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Galavant | King Richard, da antagonista ad antieroe

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Galavant | King Richard, da antagonista ad antieroe

Milord e milady di tutto il reame, per me è un immenso piacere avere l’opportunità di dedicare un articolo a questa serie di cui sono a dir poco pazza: è solo alla sua seconda stagione e si è presentata a noi lo scorso anno con appena 8 episodi spalmati su 4 domeniche, ovvero non abbiamo fatto in tempo ad affezionarci ai suoi personaggi, al suo tono scanzonato e all’evidente autoironia (senza contare quelle canzoni che ti entrano in testa e non ne escono più) che già abbiamo dovuto salutarla e sperare in un rinnovo per nulla scontato. Ma per fortuna, l’ok per una nuova stagione c’è stato (“fuck the cancellation bear”!) e in questa prima metà abbiamo visto che gli autori di Galavant non si stanno limitando a “portare a casa la pagnotta”, hanno deciso di non adagiarsi sugli allori producendo 10 episodi di cliché fiabesco/cavallereschi conditi in salsa parodica senza il minimo sprint ma di guadagnarsi l’amore incondizionato di quei fan che avevano già scelto di continuare a seguire the tale of Galavant per una seconda annata con qualcosa in più. Beh, con me ci sono riusciti! Non che mi aspettassi una sequela di banalità da uno show che aveva già dimostrato di saper bilanciare il demenziale con il brillante in maniera a mio parere eccellente, ma devo dire che, soprattutto dopo i secondi finali dell’ultimo episodio andato in onda, mi sono trovata a pensare a quanto uno potrebbe ragionevolmente aspettarsi poco più delle solite quattro risate da una serie così e invece ti accorgi che dietro c’è un impegno incredibile, volto a rinnovarsi con originalità e anche a sorprenderci. Voglio dire, chi si aspettava quel risvolto alla fine della 2×06? Io sono rimasta a bocca aperta, pensando a quale sarà il twist geniale a cui assisteremo e che porrà rimedio all’accaduto.

Ma a poco più di metà stagione, alla vigilia della messa in onda degli episodi n° 7 e 8 (e quindi a sole due domeniche dal finale di stagione, sigh) ho voluto ritagliare un angolino di spazio a Galavant per parlare in particolare di quello che è, probabilmente, il personaggio più amato dello show, che con la sua eccentricità è riuscito più di una volta a oscurare perfino il decisamente manzo fascinoso title character: sto parlando ovviamente dell’unico e inimitabile king Richard.

Mi rendo conto che definire Richard un antagonista è un po’ eccessivo, forse neanche nei pochi secondi in cui compare nella prima canzone del pilot per rapire Madalena abbiamo avuto la sensazione di trovarci davanti a un vero villain… ma seppure così fosse stato, dai suoi primi tre dialoghi abbiamo avuto la certezza che no, Richard non era assolutamente un cattivo, di certo non uno di quei cattivi da temere e probabilmente anche uno che avremmo imparato ad amare. La conferma definitiva per quanto mi riguarda è arrivata così:

A questo punto per me era già amore. Richard vuole essere lo stereotipo del classico antagonista delle favole, il re potente e crudele che ruba la fidanzata al valoroso eroe, “alza le tasse e tormenta i poveri”… proprio da manuale. Come si fa a prenderlo sul serio? Ma con il tempo abbiamo potuto svelare tutti i punti deboli di questo “antagonista”, che sono poi le caratteristiche che lo rendono uno dei preferiti dei fan: il non saper tener testa ai capricci della regina, la sua ingenuità quasi infantile, l’essere fondamentalmente di animo semplice e forse proprio per questo destinato a diventare qualcosa di totalmente diverso dal tiranno che sembrava voler apparire all’inizio. Sono davvero entusiasta della piega che sta prendendo la sua storyline in questo senso, assegnandogli un ruolo diverso da quello che ci saremmo aspettati attraverso un viaggio che si sta rivelando gradualmente molto più di quello che avrebbe dovuto essere: un percorso di scoperta personale.

So che fa sorridere affrontare un discorso quasi serioso sulla psicologia dei personaggi, su uno pseudo-Bildungsroman ecc. applicato a uno show che si prende notoriamente poco sul serio come Galavant… fa sorridere ancora di più me che lo sto affrontando mentre ancora canticchio “She’ll be mine”! Il punto, come accennato all’inizio, è che nonostante la serie parta come parodia di tutti i cliché dei racconti di questo genere, in questa seconda stagione si sta decisamente superando, mostrandoci qualcosa di inedito e inaspettato: dietro agli apprezzatissimi sviluppi interpersonali a cui stiamo assistendo (l’inserimento di una sottotrama romantica con la new entry Roberta, ma in particolare l’evoluzione del rapporto di Richard e Galavant) e a un chiaro desiderio di rigiocare le carte vincenti seppur schierando una squadra diversa (per me Wormwood è velatamente una specie di Richard 2.0: un cattivo goffo e poco credibile con un evil plan destinato a fallire miseramente) è impossibile non scorgere un impegno autoriale volto sì a mantenere il tono giocoso dello show, ma sulla base di una narrazione tutt’altro che semplicistica.

Ho accennato all’evoluzione del rapporto con Galavant perché trovo che questa dinamica sia alla base del successo di quanto finora visto in questa nuova stagione: mettere l’eroe protagonista e la sua presunta nemesi su uno stesso percorso che li porterà alla fine a sviluppare un rapporto d’amicizia è un topos già ampiamente esplorato in altri racconti, quindi niente di nuovo sotto il sole, ma il bello qui sta nell’osservare il modo in cui le personalità già di per sé singolari di questi due personaggi (Galavant che, seppure incarni gli stereotipi dell’eroe senza macchia e senza paura, si presenta al pubblico come discretamente realistico paragonato a Richard, che invece è proprio un cartone animato in carne e ossa) si incontrino e scontrino varie volte di fronte ai bizzarri eventi che si trovano a fronteggiare. Il percorso di Richard inoltre si sta sviluppando in maniera vagamente analoga a quella del suo attuale compagno di viaggio nella scorsa stagione: laddove l’anno scorso abbiamo assistito a un eroe caduto in disgrazia rialzarsi letteralmente dal letame e partire per il suo “hero’s journey”, qui Richard sta affrontando un percorso di stampo simile che lo sta trasformando nell’antieroe. E parlo di antieroe nell’accezione classica del termine: un personaggio che risponde a caratteristiche totalmente opposte a quelle del classico eroe letterario (impavido, coraggioso, acuto ecc.), ma che proprio mostrando una maggiore vicinanza morale allo spettatore spicca come e forse più del vero e proprio protagonista… e nel caso specifico di Richard, l’antieroe potrebbe risultare essere colui che alla fine salverà inaspettatamente la situazione.

Richard, abituato da sempre a essere re “per grazia concessa”, si ritrova dall’oggi al domani privato del suo trono e del suo potere. Nel tornare a casa scopre addirittura di non avere neanche più un castello, che i suoi sudditi se ne sono appropriati, l’hanno demolito per usarne i pezzi per i propri bisogni e hanno istituito nientemeno che una democrazia (o perlomeno la sua versione medievalizzata). Scoprendo di non avere più niente, Richard si trova ad affrontare una “crisi d’identità”, come vediamo in particolare nell’episodio 2×03 “Aw, Hell, the King”: “I don’t know how to do anything except being king… and no one wants me to be a king”. Ma la rivelazione della scorsa domenica che l’antagonista principale di questa stagione, Wormwood, sia in realtà uno stregone che può essere definitivamente fermato solo da colui che sarà in grado di estrarre la spada dal ceppo, porta alla mente tutta una serie di scenari legati a racconti come quello di Excalibur: Richard, nella sua solita naiveté, ancora non ne ha idea, ma la spada che ha estratto come niente fosse e che ora si porta dietro per gli usi più svariati, è l’oggetto che potrebbe forse garantirgli il ritorno sul trono, questa volta in maniera più legittima, risolvendo così il suo dilemma esistenziale.
Sarebbe la conclusione più soddisfacente per il viaggio di questo antieroe in cerca del suo posto che, tra una cavolata e l’altra, continua a farci piegare in due dalle risate episodio dopo episodio (quanti sperano che Tad Cooper si riveli davvero essere un drago? Anche quello sarebbe un risvolto da 10+!).

Per prepararci a cosa ci attende negli episodi in onda stasera su ABC, vi lascio qui di seguito il promo e vi invito a condividere nei commenti i vostri momenti preferiti riguardanti questo gioiellino di serie in generale e in particolare il personaggio di King Richard: so che se state leggendo è perché anche voi lo adorate e vorreste un piccolo Richard versione tascabile da portare sempre con voi… io assolutamente sì!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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