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Flesh and Bone | Tutto quello che c’è da sapere sul finale

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Flesh and Bone | Tutto quello che c’è da sapere sul finale

imageAttenzione! L’articolo contiene numerosi spoiler sull’episodio 1×08 di Flesh and Bone.

Diteci quello che provate per la fine di Flesh and Bone.

Il drama dark di Starz sul balletto è uscito di scena proprio nel modo in cui si era presentato — dark — ma il finale della miniserie si è chiuso su una nota ottimistica. Mentre Claire (Sarah Hay) è seduta nel suo camerino a realizzare di essere diventata una star grazie al ruolo di protagonista nel nuovo balletto, il direttore artistico Paul (Ben Daniels) ha provato a ribadire il suo potere. Passandole una mano sul petto e sulla guancia, Paul ha chiesto alla sua nuova star di raccontargli tutto quello che ha provato.

“No”.

Che cosa significa? EW ha intervistato la creatrice della serie Moira Walley-Beckett, chiedendole della forza della risposta di Claire, della fine di suo fratello Bryan (Josh Helman) e del motivo per cui almeno uno degli ex colleghi della Walley-Beckett della sala degli autori di Breaking Bad è preoccupato per lei.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Parliamo di quell’ultima scena del finale. Che cosa sta a significare? 
MOIRA WALLEY-BECKETT: Volevo mostrare l’autonomia di Claire, la controllo su se stessa, la sua indipendenza. Ed è questo il suo viaggio epico: la sua ricerca di sé e del suo potere personale come donna e persona. È questo che spero per il suo personaggio e ciò che spero capiscano gli spettatori.

Durante la prima stagione abbiamo visto l’equilibrio tra il tentativo di trovare il successo professionale e di mantenere la propria individualità. Come percepisci questo equilibrio nel mondo del balletto  e pensi che sia possibile che Claire ottenga entrambe le cose?
Assolutamente sì. Sai, il mondo del balletto è molto complicato e penso che sia certamente possibile avere il potere, ottenere rispetto sia all’interno che all’esterno della compagnia come artista, come donna, come persona. Quando è arrivata, Claire ha dovuto affrontare grossi ostacoli. Non aveva idea della sua forza personale e non sapeva che cosa avrebbe potuto chiedere, né che cosa le fosse concesso come persona e come artista. Penso che sia assolutamente possibile, sia per Claire che per gli altri ballerini, essere potenti. Penso ad alcuni dei miei ballerini preferiti — Gillian Murphy, Stella Radetsky e Misty Copeland: sono artisti e il loro valore è noto.

Hai un passato nel mondo della danza. Come mai hai voluto raccontare proprio questa storia su quell’ambiente?
È un mondo molto ricco e maturo e ci sono tante storie da raccontare.  Ho avuto la grande opportunità di raccontarle e di farlo da un punto di vista femminile. Al di là degli ostacoli personali di Claire, fa parte del mio percorso mostrarmi debole e continuare questo racconto finché non capirò come comportarmi.

Com’è stato girare quelle performance finali? Quanto ci è voluto?
È stato davvero intenso. intense. Ci è voluto meno di una settimana. Abbiamo trasferito la compagnia a SUNY Purchase, che è a circa un’ora e mezza da Manhattan e ci siamo sistemati là. Sul posto c’era un lighting designer esterno alla nostra produzione, dato che dovevamo illuminare il teatro e il palco…Avevamo il crane e telecamere speciali per filmare l’intero proscenio e da lì siamo partiti per riprendere entrambi i balletti. È stato estenuante. È stato estenuante per tutti. E super entusiasmante. Nel balletto l’etica del lavoro è così forte e intensa che, nonostante i ballerini fossero stanchi e affaticati e, in certi casi, doloranti, tutti quanti, senza lamentarsi, ripetevano la scena ancora una volta, e un’altra ancora, e ancora. 13 ore dopo, le ragazze con le scarpette avevano i piedi gonfi e sanguinanti, ma tutti hanno lavorato ancora e ancora.

Paul era dietro le quinte e sembrava piuttosto esitante. A che cosa pensava?
[Ride] Beh, fa parte del ruolo di osservatore, no? Perché si può sospettare ogni genere di cose. Non abbiamo scoperto chi ha messo i vetri nelle scarpe di Claire: chiunque avrebbe potuto farlo. Lo abbiamo messo lì ed è facile dire che prova invidia. Prova eccitazione. Per lui è fondamentale che lei sia eccezionale e, al tempo stesso, vorrebbe essere lei e sbranarla. Quindi c’è tutto questo. Non sapremo mai la risposta a quella domanda, ma quello che attiva il suo superpotere è il potere del dolore.image

Passando a Bryan, che cosa gli ha fatto capire, dopo tutto questo tempo, che doveva allontanarsi dalla sua dinamica con Claire?
Entrambi i fratelli, nel corso degli otto episodi, hanno affrontato un percorso di scoperta e illuminazione e penso che Bryan abbia avuto un’epifania nell’appartamento di Claire. Presta ascolto al canto della sirena, quel canto di co-dipendenza, e si rifà vivo perché sono intrecciati in modo inestricabile e c’è un momento in cui realizza che, per salvarla, deve lasciarla libera…Lei sta già provando a liberarsi. Si è tagliata la coda di cavallo, che per lui è una sorta di arma di dominio, e sta andando verso l’indipendenza. E lui fa lo stesso, scegliendo di andarsene. E poi, con Romeo [Damon Herriman] capisce, credo per la prima volta, di essere il nemico e che quello è il modo più puro, concreto e definitivo per andarsene e farsi assolvere dai suoi peccati. Il suo tatuaggio rappresenta il suo essere senza fede e proprio in quel momento trova la trova.

Puoi dirci di più su quel tatuaggio? 
Significa “infedele” o “senza fede”. Secondo la backstory di Bryan, mentre era in Afghanistan, ha fatto delle cose terribili e ha avuto pensieri oscuri e, dopo uno di quei momenti, si è fatto fare quel tatuaggio. E pensava di rappresentare quel concetto in qualche modo, quando in realtà tutto quello che voleva era tornare al faro rappresentato da Claire e a quel poco che capiva della famiglia. Quindi era in guerra con se stesso.

imageChe cosa pensa Romeo quando uccide Bryan e si indice il tatuaggio sulla pelle? 
Romeo ha fatto di Bryan l’eroe e, nel corso della stagione, è diventato confuso rispetto al suo ruolo nella storia. E Claire, quasi accidentalmente — forse accidentalmente, non lo sapremo mai — lo consacra sul balcone e lo chiama alle armi. Romeo capisce che cosa deve fare per tenere lontana l’oscurità e uccidere il drago ed essere l’eroe che Claire gli ha detto che è e salvarla. E salvare ogni cosa, penso, nella complessità in cui non mi addentrerò e di cui Romeo stava scrivendo. Dopo aver ucciso Bryan, in modo cerimoniale, secondo la tradizione dei nativi americani e di altre popolazioni che danno valore e onorano ciò che uccidono, Romeo si incide il tatuaggio: per onorare l’uccisione e portare Bryan con sé.

C’è stato un momento in cui eri preoccupata di dover gestire un argomento così oscuro e complesso e, al tempo stesso, delicato, come il rapporto tra Bryan e Claire? 
Non avevo timore rispetto al modo in cui volevo esplorarlo. Non ero intimidita e sia io che gli autori abbiamo fatto del nostro meglio per gestirlo in un modo che fosse meditato e pertinente. È complicato. E la tesi a cui ero davvero interessata riguardava le vulnerabilità e le storie di origine: i mostri nascono così o lo diventano? Penso che, dopo aver reso Bryan il nemico e averlo odiato ed esserci preoccupati per Claire, nell’episodio 6 veniamo gettati nel caos perché è possibile provare compassione per il mostro. Capiamo questa dinamica disfunzionale e come questi bambini sono stati formati e spinti verso le loro scelte.

Penso che la comoassione aiuti anche Claire perché ci aiuta a capire le sue scelte. 
Assolutamente sì: abbiamo dedicato gran parte del lavoro di ricerca al plasmare quella storia e gli ostacoli di Claire, il suo trauma, la sua vergogna, il suo disprezzo per se stessa, la sua mancanza di fiducia, la sua discrezione, persino i suoi libri. Il peso dei libri sono un’armatura e una protezione emotiva durante la notte: sono atti documentati per chi è sopravvissuto all’incesto. Non sono semplici libri, ma un peso e uno scudo. Quindi siamo stati molto attenti al riguardo. Volevo chengli spettatori abessero le loro opinioni su come percepirlo. Non volevo dire “questo è giusto, questo è sbagliato” perché è complicato voglio che proviamo compassione.

C’è qualche aspetto della stagione o del finale di cui sei particolarmente orgogliosa?

Sono molto orgogliosa di Dakini — davvero molto orgogliosa perché il concept di quel balletto era nel copione. Era incluso nel mio concept originario e nel mio progetto di mostrare il percorso di una ragazza che diventa donna e il coreografo Ethan Stiefel lo ha realizzato splendidamente. Penso che sia la prima volta che un balletto originale viene creato, coreografato e filmato per la televisione in questo modo, quindi ne vado estremamente orgogliosa. E la musica di Adam Crystal è bellissima.

Vediamo gran parte del balletto. Ho apprezzato che tu abbia voluto mostrare così tanta danza.
Sai, a parte che nel pilot, in cui era necessario presentare il mondo della danza e il balletto, in ogni episodio successivo non ho mai mostrato o impiegato la danza a meno che non servisse alla storia. Quindi non abbiamo mostrato il ballo solo per divertimento, ma era sempre parte integrante della trama. Siamo riusciti a mostrare gran parte di Dakini perché racconta davvero la storia di Claire. È stato creato in armonia con l’omicidio di Bryan. Anche nella stanza degli autori ne parlavamo in quel modo e discutevamo di quali aspetti potessimo alternare con lo strano teatro di East River Bandshell, dove andava in scena la danza di Romeo e Bryan.

Hai altri pensieri da condividere sullo show? about the show?
La fatica dell’amore, assolutamente. Il progetto della passione. È il mio lavoro più personale ed è stato un viaggio incredibile: è così personale che mi sono sentita molto vulnerabile nel condividerlo in televisione.

Com’è stata questa esperienza per te? 
Sono stata abbastanza isolata: un milione di anni fa Diana Rigg scrisse un libro sull’essere recensiti intitolato No Turn Unstoned e ho capito che l’unica opinione che deve interessarmi sul mio lavoro è la mia. Se devo credere a quello che si dice di bello, allora devo credere anche alle cose brutte ed è così che si impazzisce. Quindi me ne sono tenuta alla larga.

Le persone che fanno parte della tua vita ti hanno rivelato le loro opinioni sullo show? 
Ieri sera ho ricevuto un messaggio carinissimo da Sam Catlin, che è un po’ indietro con lo show. È uno dei miei colleghi di Breaking Bad e sta lavorando a Preacher per AMC, uno show molto dark. Ieri sera alle 11 ho ricevuto questo messaggio relativo all’episodio 5 che stava guardando in quel momento: “Merda sul cuscino? Che c’è di sbagliato in te? Sapevo che sei dark, ma cazzo!”. Tutti stanno avendo un’esperienza fantastica, il che è grandioso, e tutti sono molto preoccupati per me.

Pensi che Breaking Bad vi abbia lasciati tutti con il gusto per la scrittura di argomenti dark oppure eravate già…?
Eravamo già così. Eravamo dark e siamo rimasti dark.

Fonte

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Con il corpo è in Italia, con il cuore è in Giappone, con la testa è negli USA. Ritiene di avere ottime potenzialità come sceneggiatrice di “finali alternativi” e come moglie di attori talentuosi e affascinanti (magari con l’accento british e le fossette). In una serie cerca persone e non semplici personaggi, mondi più che location, non un sottofondo ma vere e proprie emozioni musicate, vita, non una storyline. Nel suo universo ideale la birra è rossa e il sushi è in quantità abbondante, le Harley Davidson sono meno costose, la frangia non è mai né troppo lunga né troppo corta e il suo favorito arriva incolume al finale di serie. Forse ha troppi smalti, mentre per i tatuaggi, i cani, i gadget di Spongebob e i libri troverà sempre il posto. Tiene pronti la balestra, i viveri e l’hard-disk zeppo di serie: l’Apocalisse Zombie non la coglierà impreparata!

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