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Doctor Who | Recensione 9×07 – The Zygon Invasion

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Doctor Who | Recensione 9×07 – The Zygon Invasion

Che sarebbe stato l’episodio dalle metafore politiche più evidenti degli ultimi tempi, l’avevano anticipato ma, onestamente, come capita spesso con questa realtà parallela che diventa sempre più strano etichettare come Serie Tv, non avevo davvero capito a cosa si riferissero con questa descrizione perché è difficile immaginare il Dottore invischiato nella politica umana, probabilmente l’aspetto che più odia della Terra. Eppure in fondo non è la prima volta che il Dottore si ritrova a dover affrontare anche questo lato della nostra quotidianità, a fronteggiare il nostro modo di gestire una crisi, di prepararci a una guerra imminente, un carattere che probabilmente ci allontana da lui più di quanto vorremmo, rivelando inevitabilmente le nostre più profonde differenze. Ciò che succede in episodi come questi, che si tratti di The Christmas Invasion o di Kill The Moon, passando per l’epico The Day of the Doctor, è che ci si ritrova a dover fare una scelta del tutto umana, e sottolineo “umana” perché se permetti al Dottore di parlare, ti confonde con la sua speranza e il suo rispetto per qualsiasi specie vivente e ti costringe a capire che in fondo ha ragione lui. Ma la verità è che in questi momenti diventa inevitabile per me la nascita di un’interessante discussione, di una domanda che continua a girarmi in testa ogni volta che Doctor Who offre questi punti di riflessione così attuali, ossia: che cosa avrei fatto io in quella situazione? È qualcosa che mi domando in continuazione non riuscendo a trovare davvero una risposta, o forse ho semplicemente troppa paura di scoprirlo. Personaggi come Harriet Jones, Kate Stewart o la stessa intera organizzazione della UNIT, rappresentano secondo me la più alta forma di umanità, importante nella realtà del Dottore ma dal significato fondamentale anche nel nostro mondo, al di qua dello schermo, in una quotidianità non poi così lontana. Anche le compagne che affiancano il Dottore in questo caso non rientrano davvero nello scenario di questa più profonda umanità perché in qualche modo, viaggiando con lui hanno imparato a vedere il mondo attraverso i suoi occhi, a credere in qualcosa di più, ad essere qualcosa di più, ad essere migliori. Ma è proprio chi resta sulla Terra invece, e affronta ogni giorno il confronto con il diverso, con lo straniero, con la paura che a volte ne deriva, che si ritrova a dover prendere quelle decisioni che ci sembrano le migliori anche quando non lo sono ma che alla fine sono anche le uniche a nostra disposizione. Lasciar andare o attaccare la nave Sycorax, far esplodere o lasciar schiudere la luna, negoziare o attaccare gli Zygon ribelli, in un episodio dai caratteri quasi opposti a quello precedente, che quindi privilegia la storia e i suoi livelli di significato, Doctor Who ci riporta tutti in prima linea in una situazione che continua a ripetersi, come una scena in loop, in qualsiasi nostra realtà: l’incombere di una guerra.

 

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Facciamo un passo indietro. Anche Doctor Who a quanto pare ha un previously on tutto suo e il momento a cui ci riporta è fondamentale non solo per la storia dell’episodio corrente ma anche e soprattutto per il significato generale che circonda momenti come questi. Nel giorno dell’epico incontro di tre vite del Dottore, la Decima e l’Undicesima incarnazione del Signore del Tempo costrinsero, in un momento simbolo della loro missione ma soprattutto della loro personalità, Umani e Zygons ad accordarsi obbligatoriamente con un trattato di pace che favorisse equamente entrambe le parti, onde evitare la distruzione completa dell’intera città di Londra, sacrificio di massa che Kate Stewart era ben disposta a compiere pur di salvaguardare l’intero pianeta con gli unici mezzi a sua disposizione. E per essere sicuro di riuscire nel suo intento, l’unica soluzione disponibile per il Dottore era mettere gli uni nei panni degli altri, letteralmente, impedendo a entrambi i rappresentati della specie umana e Zygon di ricordare a quale razza appartenessero.

tumblr_nx4gmpUtlg1qm8tiko7_250 A distanza di due anni circa, scopriamo ora che il trattato di pace non solo è ancora in vigore ma che a ben venti milioni di Zygon è stato concesso di vivere sulla Terra con sembianze umane, nel totale rispetto e armonia tra le due razze, rispettando il più profondo, autentico e forse anche un po’ utopico insegnamento del Dottore, fatto proprio, più di chiunque altro, dalle due identiche Osgood, che diventano così l’incarnazione più concreta dell’importante traguardo raggiunto dall’umanità. Ma la scomparsa di una delle due Osgood per mano di Missy incrina inevitabilmente l’equilibrio formatosi con l’accordo di pace, dando inizio a un domino inarrestabile di eventi sempre più difficili da controllare, soprattutto in assenza dell’emblema di un rapporto di completa simbiosi e sorellanza come quello che era stato stabilito dalle due versioni dell’ingenua ma fondamentalmente buona assistente di Kate Stewart alla UNIT. E dopo un periodo di forte lutto, la sua perfetta replica, che sia umana o zygon, attiva a malincuore lo “scenario da incubo”, quel piano d’emergenza che comprendeva l’entrata in scena del Dottore nel momento in cui inevitabilmente una delle due razze avrebbe spezzato il patto, portando nel giro di poco tempo la Terra al limite di una guerra civile in cui l’umanità non avrebbe neanche avuto la possibilità di riconoscere il proprio nemico, nascosto probabilmente dietro il volto di un amico.

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È in questo momento quindi che il Dottore e Kate Stewart ricominciano a collaborare diventando però ogni minuto di più, capitani di squadre diverse, di ideologie diverse, di volontà e scelte differenti che segnano profondamente il confine tra noi e lui, tra l’umanità e il Signore del Tempo. Un gruppo ribelle di Zygon si considera tradito dall’accordo di pace, cominciando ad agire anarchicamente e a pretendere di vivere sulla Terra secondo le loro regole e soprattutto con il loro aspetto reale, cercando e ottenendo vendetta da chiunque li abbia traditi, obbligando gli uomini alla verità o condannandoli alle conseguenze che derivano dalle loro azioni. Il primo passo del Dottore è esattamente ciò che lo caratterizza da sempre, è il tentativo di creare un contatto, di parlare, di trovare un punto d’incontro e infine negoziare, mediando un contrasto prima della guerra, spegnendo dolcemente la fiamma prima che divampi l’incendio.

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Dall’altra parte però Kate Stewart sente sulle sue spalle il peso di chi ha concesso a venti milioni di Zygon di cui in fondo non conosceva nulla di vivere tra di noi, tra gli umani, di credere in una convivenza pacifica, in un’evoluzione da sogno che invece si è trasformata per l’ennesima volta in un incubo e adesso più che mai, Kate avverte nuovamente l’incombere di una decisione che alla fine spetterà sempre a lei, perché è lei, in tutta la sua fragile, spaventata e imperfetta umanità ad avere il compito di proteggere la Terra da ogni tipo di minaccia aliena, e qualunque scelta in fondo sembrerà sempre inesorabilmente sbagliata ma nonostante tutto sarà lei a doverla fare, a qualsiasi costo.

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Il confronto tra il Dottore e Kate Stewart assume ora sfumature importanti, marcate da parole e scambi di battute che evidenziano il nostro carattere così umano e impulsivo a volte ma mostrano anche il nostro tentativo di essere un po’ più come il Dottore e provare almeno una volta a comportarci come lui, a concedere il beneficio del dubbio, a cercare il nostro punto d’incontro, a darci ancora una possibilità di ricostruire ciò che è stato distrutto, porgendo la mano all’ignoto e alla diversità. Il Dottore convince Kate e la sua squadra alla UNIT a non alimentare la rivoluzione, a proteggere il popolo che invece desiderava soltanto vivere in pace, a non condannare la maggioranza per le colpe di pochi, in breve a non rinunciare alla sua umanità.

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Ed è proprio seguendo le sue istruzioni, lavorando al suo fianco, che Kate scopre l’origine di questa ribellione, ritrovandosi di fronte alla più umana delle motivazioni: la mancata accettazione, il terrore di ciò che non capiamo, e il bisogno di chiudere fuori tutto ciò che è diverso dalla nostra normalità. Da una metafora politica si arriva quindi a una metafora umana in cui gli Zygon diventano, a causa di un singolo evento, esattamente ciò che gli uomini avevano sempre temuto che loro potessero diventare: mostri, da temere, allontanare e alla fine distruggere. Nel finale gli Zygon ribelli prendono il sopravvento sulle diverse postazioni della UNIT, dando inizio ufficialmente alla loro invasione.

HYBRID. A questo punto penso che sia chiaro quale sia la parola chiave di questa stagione, la storyline che viene snocciolata momento dopo momento, in maniera quasi impercettibile, e che soltanto alla fine si spiegherà davanti a noi con una chiarezza che ci permetterà di collegare tutti quegli elementi che prima non avremmo mai potuto capire e che invece in quel momento diventano quasi troppo evidenti da ignorare.

Il Dalek potenziato dall’energia rigenerativa del Signore del Tempo, Clara all’interno del Dalek, l’immortalità nell’umanità di Ashildr, l’uomo & lo Zygon, per tutti questi episodi il Dottore continua a imbattersi in questa possibilità che in qualche modo sembra quasi spaventarlo, la possibilità di poter assistere per davvero alla formazione di una creatura ibrida, che unisca contro ogni legge e ogni natura due razze completamente differenti, dando vita a una concatenazione di conseguenze che il Dottore stesso non saprebbe affrontare perché sarebbe un’incognita da scoprire, una variabile dai risultati imprevedibili.

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In questo episodio in particolar modo abbiamo assistito a due possibili forme di ibrido, a due esempi che non rappresentano affatto un traguardo definitivo ma diventano ulteriori conferme di ciò che sta per accadere, di quella trasformazione che colpirà nel momento più opportuno. Da una parte abbiamo infatti il personaggio di Osgood … o forse no, o forse abbiamo soltanto la sua perfetta replica Zygon. La particolarità è che non potremmo mai davvero scoprirlo, non finché il Dottore si rifiuterà di utilizzare l’unica arma in grado di riconoscere e annientare quel particolare dna alieno. Osgood, come viene affermato da lei stessa e dal Dottore, rappresenta, in qualunque sua forma, l’essenza della pace tra umani e alieni, la dimostrazione della perfetta convivenza e della completa accettazione dell’altro tanto da fare propria la diversità di chi ci sta vicino, creando un connubio che va oltre la concezione di razza o specie e si afferma semplicemente nel rispetto e nella consapevolezza di un’uguaglianza così difficile da notare ma non impossibile da capire.

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Ma Osgood purtroppo è l’emblema, così come il Dottore, di un’utopia meravigliosa che si scontra volta dopo volta con la realtà effettiva, con un’accettazione che incontrerà sempre i suoi limiti e con una risposta che non farà altro che confermare questi stessi limiti, trovando nella guerra l’unica soluzione.

Dall’altra parte infatti, abbiamo la rottura dell’equilibrio, abbiamo il sentirsi traditi dall’accordo di pace tra umani e Zygon, abbiamo tutto ciò che ne deriva e una di queste conseguenze prende ancora una volta le sembianze di Clara, la persona più vicina al Dottore e alla UNIT, e quindi tramite fondamentale per scoprire i piani di entrambi.

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Qui entro certamente in uno spazio personale ma vi confesso che in seguito alla sua prima comparsa nell’episodio accompagnata da una nuova versione del suo theme inconfondibile, per tutto il resto del tempo ho avvertito Clara diversa, distante: dal Dottore, dagli eventi, dalle persone coinvolte, da me.

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Il modo in cui il personaggio è stato scritto e interpretato in questo frangente sfiora per me la perfezione, perché mentre assistevi alle sue scene e ascoltavi le sue parole, tu vedevi lei, vedevi Clara ma allo stesso tempo, quasi inconsciamente, potevi avvertire la sua mancanza di umanità, potevi vedere la sua maschera che cadeva scena dopo scena, riuscivi a cogliere quelle debolezze, quelle mancanze che la sua replica ancora non poteva aver colmato avendo preso da poco tempo il posto di una persona che invece nel nostro mondo vive da tanto e sarebbe quasi impossibile confonderla con una banale copia. Nonostante quindi ancora una volta, Clara, la vera Clara, sembri allontanarsi dalla storia e da noi, lo Zygon Bonnie ha permesso a Jenna Coleman di reinventarsi ancora in questo stesso show, dando vita a una sua innovativa interpretazione che lascia letteralmente senza parole, tra estremo fascino e inquietante sicurezza di sé.

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L’intero episodio è stato quindi un confronto su diversi livelli: dal punto di vista politico, tra la speranza del Dottore e la concreta umanità di Kate Stewart, tra la scelta di porgere ancora una volta la mano alla diversità e la coraggiosa ma oscura e difficile decisione di essere pronti a tutto pur di proteggere la Terra dalla minaccia, chiedendo il perdono dopo anziché il permesso prima; dal punto di vista umano tra Osgood e Bonnie, tra chi resta fedele alla pace e a tutti i suoi significati più profondi e chi invece sceglie di combattere, di vendicarsi, di conquistare e in questo modo di affermarsi come la minaccia che tutti temono e infine di diventare, per il Dottore, l’ennesima realizzazione del suo incubo peggiore.

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E quella domanda che gira nella mia testa non trova ancora una risposta: a capo della UNIT, di fronte a una ribellione capace di distruggere la nostra realtà così come la conosciamo, voi che cosa avreste fatto?

 

Non dimenticate di passare da questa splendida pagina dedicata a Clara Oswald e alla sua interprete Jenna Coleman! • Clara Oswald » Jenna Coleman. ϟ

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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