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Doctor Who | Recensione 9×01 – The Magician’s Apprentice

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Doctor Who | Recensione 9×01 – The Magician’s Apprentice

Cinquantadue anni di storia infinita nello spazio e nel tempo racchiusi nella prima parte di un solo episodio. Sapete, se la Dodicesima incarnazione del Dottore fosse anche l’ultima, io credo onestamente che non avremmo rimpianti, io almeno non avrei rimpianti perché ciò che ho appena visto è stato non solo il più scioccante, travolgente e destabilizzante viaggio nel tempo che potessi compiere con questa serie, ma è stato anche uno scontro frontale e illuminante con il Dottore, con chiunque lui sia stato e chiunque diverrà, perché sul limitare del suo destino, loro erano tutti lì, li ho avvertiti e li ho sentiti come se l’intera pellicola si riavvolgesse in pochi istanti, tutti i suoi volti erano di nuovo lì con lui, quando tutto è cominciato. Anche per chi, come me, è purtroppo ancora mancante della serie classica, The Magician’s Apprentice ha rappresentato una chiave di lettura per tutta questa avventura, per le sue origini, per colui che ha dato inizio alla nostra eterna domanda e per chi invece è il simbolo della sua guerra più antica.

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Amicizie. Destino. Morte. Dilemma.

“Anyone can hide from an enemy, Doctor. No one from a friend”

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Credo che la vita di ognuno di noi sia sempre accompagnata da queste due parole: “Friend” (Amico) e “Enemy” (Nemico), dai loro significati più profondi, dai mondi che racchiudono al loro interno ma la particolarità che tante volte non vediamo sta nei confini estremamente labili di questi due concetti, più vicini e simili di quanto possiamo immaginare. Ma il Dottore non ha mai avuto dubbi a riguardo perché la sua intera esistenza è stata segnata da incontri, scelte e momenti che hanno sfumato i contorni di amici e nemici così tanto da cancellare le etichette e semplicemente vivere nel mezzo, lì dove il mondo non è bianco o nero ma soltanto il riflesso di ciò che vogliamo vederci. Ed è così che ci avevano presentato questo episodio, è così che avevano introdotto il ritorno di questo mondo immenso, tramite un prequel che impostava i ritmi e i colori della première, tramite una meditazione che disegnava un percorso, quello che alla fine avrebbe condotto il Dottore a fronteggiare un vecchio nemico che per molto tempo lui afferma di aver considerato amico ma che adesso è in grado di spegnere la luce nei suoi occhi, preannunciando la sua ultima battaglia.

Il Maldovarium, il Proclama Ombra, Karn e la Sorellanza, Colony Sarff. Chi sta cercando il Dottore? Chi si cela dietro una minaccia così imponente da spingere il Dottore ad isolarsi, meditare, e compiere tutte le ultime tappe previste dall’eterno percorso che un Signore del Tempo chiama VITA? La risposta forse era più evidente di quanto potessimo vedere e la otteniamo all’inizio di tutto, dell’episodio e forse dell’intera serie, quando ritroviamo il Dottore nel mezzo di una guerra che non riconosce e di fronte a un bambino innocente che grida aiuto, che prega di essere salvato dalle grinfie di mani che continuano a guardarlo nell’attesa di prenderlo e renderlo uno di loro. Tutto sembra terribilmente ordinario per il Dottore che lancia a quel bambino il suo cacciavite sonico mentre cerca di aiutarlo ma un nome, un solo nome cambia tutto, riavvolgendo la storia e ponendo il Dottore di fronte a quel dilemma che tante volte ha anche paura di affrontare: il bambino è Davros, colui che ha dato origine alla stirpe dei Dalek, colui che ha mutato una specie per renderla invincibile e priva di tutte quelle debolezze che le emozioni comportano. E di fronte a quel bambino che rappresenta tutti i suoi lati più oscuri, il Dottore va via, consapevole però di non poter fuggire in eterno e di dover affrontare ancora una volta, le conseguenze delle sue azioni.

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Ma come ho detto, per quanto spesso diventi difficile distinguerli, per ogni nemico che gli darà la caccia, un amico lo cercherà per combattere al suo fianco e il Dottore non potrà mai nascondersi davvero da un amico. Figuriamoci da due.

Clara Oswald non è esattamente la ragazza che resta a casa, vicina al telefono, sperando in una telefonata dal tipo per cui ha una cotta.

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Clara è tornata, riprende in mano la sua vita con più forza, consapevolezza e determinazione che mai, insegna Jane Austen aggiungendo alla sua lezione aneddoti che non si trovano sulle pagine dei libri (e che sarei davvero curiosa di scoprire come ne sia venuta a conoscenza) ma più di tutto Clara osserva il mondo che la circonda con occhi sempre più aperti, sempre più attenti ad ogni piccolo cambiamento, ad ogni messaggio che nessuno a parte lei potrebbe decifrare, qualcosa come un aereo congelato nei cieli di Londra.

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È il suo momento e lei lo sa bene, così sfreccia a bordo della sua moto per raggiungere la sede operativa della UNIT e affiancare Kate Stewart in una crisi che profuma sempre di più di assurdo e di Dottore. Ma lui ancora non c’è e il mondo invece non è ancora stato invaso o distrutto quindi ciò che resta non è altro che un messaggio, una richiesta d’attenzione, un’eccentrica, megalomane, psicotica entrata in scena con una firma inconfondibile: you so fine, you blow my mind,

Hey, MISSY

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Affrontare il rapporto tra Clara & Missy in questo modo è stato probabilmente uno degli aspetti che più ho amato di questo episodio. Come dicevo, il binomio amico/nemico mi è sembrato il cuore pulsante di questa storia e nessuno meglio di queste due donne così diverse avrebbe potuto incarnarlo. Scortata dalla UNIT, Clara incontra la persona che forse più odia al mondo e il motivo viene presto ricordato da Missy stessa che non perde occasione di colpire Clara lì dove fa più male: Danny. Ma la verità è che, per quanto cinico possa sembrare, c’è molto di più in gioco al momento ed entrambe sono disposte a restare l’una di fronte all’altra pur di raggiungere quell’unico obiettivo comune. Il momento che apparentemente nasce da questo incontro era prettamente inevitabile e, per quanto profondo, anche fortemente “UMANO”, in poche parole un confronto non detto tra “Lui vuole più bene a me” e “Non è vero, sono io la sua migliore amica”.

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Separate da un tavolino e da un abisso caratteriale, Clara e Missy iniziano a conoscersi davvero e lo fanno tramite il loro unico trait d’union, il Dottore, quella persona che entrambe amano più di ogni altra cosa al mondo, seppure tendano a dimostrare questo amore in modalità leggermente diverse. Eppure eccole lì, con un unico desiderio: trovarlo. Missy si vanta di essere l’unica a possedere il diritto di stringere tra le mani il testamento del suo migliore amico ma nonostante tutto ha fermato il cielo per raggiungere Clara e chiedere il suo aiuto perché anche se non lo ammetterebbe mai, sa che quella ragazza di fronte a sé è diventata per il Dottore importante tanto quanto lei, abbastanza da rimettersi al suo ordine di non uccidere nessun altro pur di raggiungere il Dottore prima della sua ultima fatale battaglia.

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E dal suo canto Clara sembra riuscire a dimenticare il passato e persino ad accettare il rapporto che unisce Missy al suo Dottore perché tutto ciò che conta in quel momento era ritrovarlo e restare con lui, qualunque sia l’oscurità che deve affrontare. E proprio grazie a quella conoscenza intensa e profonda che entrambe posseggono del Dottore, Clara & Missy riescono a trovarlo nello spazio e nel tempo, in quello che dovrebbe essere il suo ultimo giorno di vita.

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E come trascorre il Dottore il suo ultimo giorno di vita? Rock Party baby, Rock Party!

Il Dottore lascia liberi tutti i suoi lati più riservati, tutti quei desideri nascosti e repressi, tutta la gioia di vivere troppo spesso soppressa da rimorsi e scelte difficili che vanno comunque fatte perché troppe volte sono anche le uniche disponibili (cit. Mummy on the Orient Express). Ode quindi a Peter Capaldi e al suo animo rock, ode a un aspetto del Dottore che ti travolge come un treno e ti lascia in balia di emozioni contrastanti mentre a bocca aperta ti chiedi “Santo cielo cosa sta succedendo? Cos’è tutta questa perfezione”. Re della festa e Dio in terra, il Dottore si crogiola nell’adorazione dei suoi fan al centro del suo palco nel 1138 ma manca ancora qualcosa al suo trionfo finale e i suoi occhi si illuminano quando scorge tra la folla il suo tassello mancante.

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Sulle note di “Pretty Woman” il Dottore chiede alle persone più importanti della sua vita di unirsi a lui in quello che diventa sempre di più un addio degno del suo nome. E per quanto divertita e, ammettiamolo, indubbiamente lusingata (anch’io vorrei che Peter Capaldi suonasse per me “Pretty Woman” alla chitarra, della serie “Richard Gere scansati che sei superato”), Clara abbraccia il suo Dottore ma non riesce a riconoscerlo sotto quegli occhiali da sole e quell’aspetto da rockstar indiscusso.

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Il Dottore la stringe a sè ma proprio per questo nasconde il suo volto, per paura forse che lei potesse leggere ancora una volta nei suoi occhi e vedere quell’addio che incombe su di loro ma che forse colpirà chi meno se lo aspetta.

“Which one of us is dying?”

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La festa finisce inevitabilmente per l’arrivo di un ospite inaspettato (e anche parecchio inquietante, viscido e rivoltante) ma che alla fine mostra il suo vero volto, quello di un semplice messaggero per il vero mittente di quella richiesta: Davros. Il Dottore sembra davvero pronto adesso, è pronto per la sua ultima battaglia e ha strappato al suo nemico una promessa: restare lontano dalle persone a cui tiene, ossia da tutti. Certo, forse è stato un po’ ingenuo se ha creduto anche solo per un istante che Clara sarebbe rimasta ferma e immobile mentre lo portavano via. Senza neanche pensarci infatti, Clara chiede, no, Clara afferma di voler essere portata via con lui e in un momento che continuava a sorprendermi incredibilmente istante dopo istante, condivide con Missy una sorta di tacito accordo, come se avesse già imparato a rispettare la sua posizione nella vita del Dottore, rendendola partecipe di quel momento, come se fossero quasi una squadra.

Ed eccoli lì infatti, insieme, mentre raggiungono quella che sembra un’isolata nave spaziale nell’infinità dell’universo, dove Davros, ormai malato e moribondo, attende il suo ospite, quella nemesi che conosce più di quanto lui stesso immagini. Ricordo fin troppo bene l’ultima apparizione di Davros nella serie, nel finale della quarta stagione del nuovo ciclo, e ciò che ricordo particolarmente era la sua sicurezza nel sapere dove colpire il Dottore, credo che lui l’abbia sempre saputo. Di fronte agli occhi impotenti di Ten, Davros minacciava la vita di Rose Tyler, Jack Harkness, Jackie Tyler e Mickey Smith, adesso di fronte a Twelve, il progenitore dei Dalek lascia cadere il suo sipario, mostrando al Dottore la sua trappola più pericolosa e semplice, la sua casa: SKARO. Il pianeta d’origine dei Dalek è stato ricostruito e il Dottore adesso si ritrova di fronte al suo peggiore incubo. In quello che da “ignorante” mi sembra un devoto ritorno alle origini, ogni tipo di Dalek circonda ora Clara & Missy mentre il Dottore, disperato e supplicante come non credevo che avrei mai potuto vederlo, prega per la vita dei suoi amici, e soprattutto di chi non aveva alcuna colpa se non quella di amarlo più di ogni altra cosa.

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Puoi quasi sentire il suo cuore si spezza quando, dopo aver ucciso Missy, i Dalek circondano Clara, colpendola fatalmente nel momento in cui lei prova a fuggire, mentre Davros assiste al compimento della sua vendetta e alla distruzione del Tardis.

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E tramite le parole di Tom Baker, per quanto mi riguarda, si affaccia nella vita e nel cuore del Dottore il dilemma più antico di sempre: cosa sei disposto a fare per salvare le persone che ami? In un finale che ti attraversa da parte a parte come una lama ben affilata ma evanescente, ritroviamo il Dottore indietro nel tempo, di fronte a quel bambino che gli chiede aiuto ma che ai suoi occhi ormai è soltanto il simbolo del suo dolore più grande, del suo cuore spezzato, del suo bisogno di riavere con sé la persona più importante. E forse era proprio questa la vera trappola di Davros.

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Prima di terminare questa recensione, vorrei soffermarmi ancora un po’ sul mio grande amore:
I Personaggi.

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Missy. Missy è onestamente sublime secondo me perché mai come in questo episodio mi ha davvero fatto capire cosa sia stato il Maestro nella vita del Dottore e soprattutto Missy ha rappresentato la sfumatura, è diventata l’emblema di ciò che ho scritto in questo contesto ossia l’impossibilità di chiudere una storia o un personaggio in un’etichetta, “buono” “cattivo” “amico” “nemico”, Missy va oltre , Missy vive secondo le sue regole, affrontando la vita come un eterno gioco crudele a spese di chiunque provi a mettersi sulla sua strada e alla fine tutto ciò che le importa davvero è ritrovare il suo migliore amico, per poi perderlo nuovamente e inevitabilmente, ma questo è il loro rapporto e lei non lo cambierebbe per niente al mondo. Resta senza spiegazione almeno per il momento come abbia potuto evitare la morte nel finale della precedente stagione ma posso solo essere felice che non sia accaduto perché ciò che ho visto in questo episodio è una delle caratterizzazioni più profonde e geniali a cui abbia mai assistito. Bonus Point: Tre affermazioni, una tra queste è una bugia … since he was a little girl … I know what you’re doing here Moffat!

Clara Oswald

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Personalmente, io credo che Clara sia tutto ciò che si possa desiderare. A riempirmi completamente è il suo sguardo ancora vivo ed emozionato di fronte all’inspiegabile, di fronte a quelle meraviglie che ancora oggi la lasciano senza parole e la travolgono con la forza di un’energia inesauribile. L’immagine di lei tra le stelle di un apparente universo è un momento magico che richiama (volontariamente?) il suo passato ma probabilmente mai quanto quel sorriso accecante e dolce che riserva soltanto al suo Dottore. Proprio quando credevo infatti che lei gli avesse ormai donato tutta la sua lealtà, Clara mi sorprende ancora una volta e fa di meglio. La paradossale partnership con Missy non è soltanto un espediente esilarante che conduce la storia a nuovi incredibili livelli ma diventa la concreta testimonianza di ciò che Clara sarebbe disposta a fare per il Dottore, dei compromessi che accetterebbe per salvarlo e anche della sua volontà di conoscerlo ancora di più, aprendosi all’idea del suo strano legame con Missy e perdonandogli l’ennesima bugia, tutto solo per costringerlo a doverle un favore: tornare da lei.

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E il Dottore dal canto suo adesso non accetta di perderla, non concepisce anche solo la possibilità di non averla al suo fianco e ciò che ci resta da scoprire ora è fin dove è disposto a spingersi pur di riportarla con sé.
È la terza volta che vedo morire uno dei miei personaggi preferiti in assoluto e non so se essere felice o disperata dalla certezza che non sarà l’ultima, non ancora.

Doctor Who è ufficialmente tornato e per quanto io sia già arrivata alla mia nona stagione, ancora mi sorprende e mi stupisce quanto travolgente e intensa questa serie riesca ad essere. Abbracciando un lato oscuro sempre presente ma adesso forse ancora più pronunciato, Doctor Who dedica la sua première a un destino incombente e che molto probabilmente non vedremo arrivare.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

12 COMMENTS

    • Oddio grazie mille!!! Era esattamente ciò che volevo fare: riuscire ad analizzare oggettivamente l’episodio con una forte impronta personale perchè non posso scrivere o guardare una serie tv senza metterci dentro una parte di me! E in Doctor Who c’è molto più di una parte di me, quindi ho cercato il giusto equilibrio! Grazie ancora!

  1. Bella recensione! Mi è piaciuta l’intensità della puntata e adoro come dopo aver vissuto più di mille anni, al Dottore vengano ancora posti quesiti morali, perché è ancora un essere in divenire, ancora soggetto al cambiamento un po’ come lo sono tutti gli uomini durante l’intero arco di vita. La domanda sul bambino innocente che diventerà spietato è tipica (ma mi è piaciuto il riferimento alla serie classica), basti pensare ad Hitler. Mi è venuto in mente lo speciale “A Christmas Carol” con Matt, in quel caso lui tornò indietro per cambiare Kazran, per renderlo buono… non so, che si prospetti qualcosa del genere? Sono curiosa, questa puntata ha sicuramente gettato delle buone fondamenta per l’intera stagione. Per quanto riguarda Clara, è una delle mie companion preferite e mi dispiacerà dirle addio, anche perché ho idea che sarà straziante, ma d’altronde quando non lo è? XD Ancora bravissima, recensire questa puntata non deve essere stato facile, ma te la sei cavata benissimo!

    • Grazie mille Irene!!! L’episodio è stato magnifico perchè fondamentalmente “semplice” ma intenso e travolgente come pochi! La differenza con le azioni di Eleven in A Christmas Carol sta proprio nell’enorme cambiamento che invece comporterebbe agire nella storia di Davros! Ucciderlo o farlo diventare buono significherebbe cancellare i dalek e in questo modo cancellare gran parte della sua stessa storia e del destino dei Signori del Tempo, è assurdo! Però allo stessto tempo il Dottore non accetta di perdere Clara quindi ha bisogno di fare qualcosa affinchè questo non succeda, sarà esplosivo! Grazie ancora per il tuo commento, è importantissimo!

  2. Finalmente sono riuscita a leggerla! Bellissima recensione, tu hai un modo di scrivere che fa trasparire le emozioni, pur usando un linguaggio molto curato elegante, riuscendo ad appagare entrambe le mie anime.
    Brava!!

    • Wow Silvia, sei stata gentilissima, GRAZIE DI CUORE!!! La mia passione per questa serie è ormai infinita quindi ho solo cercato di rispettarla fino in fondo provando a coglierne l’essenza! Spero di esserci riuscita!

  3. interessante la domanda che sentiamo da una delle tante incarnazioni del Dottore (ditemi voi che ne sapete di più qual’è 😀 ) “se avessimo la possibilità di tornare indietro nel tempo e uccidere la persona che un giorno porterà morte e distruzione nel mondo, anche se fosse un bambino innocente…ne avremmo il coraggio?

    di sicuro non è un caso che mentre guardavo la puntata ho pensato subito a Eleventh (s6 ep.8 uccidiamo Hitler) anche se lì il dittatore era già bello che cresciuto.

    Ciao alla prossima!

  4. Bella recensione, brava.

    Ho trovato l’episodio strepitoso, mi ha sorpreso e fatto stare continuamente col fiato sospeso.
    E mi ha divertito, molto.
    Strepitosa Missy e fa-vo-lo-so il modo in cui si è annunciata sul canale del Dottore. Una delle cose ch eho apprezzato di più è stato proprio il suo discorso sull’amicizia. Dovrebbe essere riportato in ogni dove.

    E, soprattutto, amo il modo in cui Moffat sottolinea spesso e volentieri la continuità della e nella storia, come fece, ad esempio, quando venne presentato Eleven, introdotto dalle immagini delle passate Incarnazioni. E come poi ha ricordato tante e tante volte.
    Piccoli particolari, che però testimoniano l’attenzione posta nel lavoro di costruzione della storia.

    La stagione si preannuncia molto intensa, sì.

    • Grazie mille Simo!!! Una delle cose che amo di più di Moffat è il rispetto che ha e che dimostra per la storia di Doctor Who, si avverte il suo amore profondo per questo mondo e per tutto ciò che c’è stato prima! E in episodi come questo diventa sempre più illuminante il suo desiderio di riallacciarsi alla serie classica! Non uscirò incolume da questa stagione! 😀

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