Eccomi qui, a scrivere l’articolo più difficile che potessi immaginare. Con voi posso ammetterlo: ho rimandato questo momento per tutto il tempo che riuscissi a prendere perché avevo paura, perché per la seconda volta mi ritrovo a dire la mia su quella serie immensa e infinita che porta il nome di Doctor Who, quel mondo assurdo che vive da anni ormai oltre lo spazio e il tempo. Però, nonostante io sia una persona estremamente riflessiva, quando ho conosciuto questa rubrica le mie mani hanno presa vita autonoma e senza che me ne rendessi conto mi ero prenotata per la mia Cotta Telefilmica scrivendo una parola di sole tre lettere, digitando solo tre tasti: TEN.
Parlare di “Cotta” temo che possa anche sminuire quello che penso di questo personaggio e ad ogni modo non voglio neanche salire in cattedra e illustrarvi un’icona che, se siete qui a leggere questo articolo, certamente conoscerete già, io voglio semplicemente essere una delle tante, voglio essere la Companion di turno che ha “vissuto” il SUO Dottore e inevitabilmente se n’è innamorata, quindi ho capito che l’unico modo per uscire dall’impasse in cui mi trovavo non era quello di “raccontarvi il Decimo Dottore”, ma confessarvi ciò che io ho visto in lui, confessarvi perché quell’uomo è il mio volto preferito di una stessa persona, dell’eterno Dottore.
Clara, la mia Clara, ci aveva visto bene fin dall’inizio e guardandoci indietro non possiamo di certo dire che la ragazza abbia torto. “Il trucco è non innamorarsi” ed era così che avevo deciso di cominciare la mia avventura con Doctor Who quando scelsi di guardare il “pilot” della nuova serie, quella che prende il via nel 2005 con lo showrunner Russel T Davies. E per quanto mi sia piaciuto davvero tanto, la situazione con Nine era ancora sotto controllo, forse perché ero all’inizio, forse perché tutto ciò che amo in un personaggio doveva ancora prendere forma. Ma ecco che arriva la mia prima rigenerazione (in quanto whovian sono terribile perché mancante della serie classica quindi TUTTO ciò che vi dirò va contestualizzato nella serie nuova) e da Nine passiamo a Ten, al Decimo Dottore, da Christopher Ecclestone arriviamo a David Tennant.
Il Dottore è per me l’emblema di tutto ciò che di più perfetto si possa incontrare nella propria vita ma Ten, Ten è il simbolo di tutto ciò che amo in un personaggio maschile, e perché no, di tutto ciò che apprezzo in un uomo. Vi ripeto, prendete queste parole come un modo per guardare Ten con i miei occhi perché, per qualche motivo, io l’ho visto e vissuto in questo modo e guardandomi indietro ora posso dire che ciò che più mi ha fatto perdere la testa per l’Ultimo Signore del Tempo è il suo immenso e sconfinato AMORE.
Ho sempre creduto che, tra i volti che ho conosciuto (da Nine a Twelve), Ten è sempre stato per me il più “umano” tra i Dottori perché era legato, quasi morbosamente legato, alla più umana delle emozioni: l’AMORE. Amo Ten perché per me lui era follemente Innamorato Della Vita, in tutti i suoi aspetti e soprattutto ne era talmente innamorato da avere il terrore di perderla, da aver paura che il suo cuore potesse spezzarsi ancora una volta ma nonostante tutto non era disposto, neanche per un secondo, a lasciare andare un solo giorno, un solo momento, senza prima aver vissuto a pieno a tutte quelle emozioni tremendamente umane che lo rendevano vivo.
Ten era innamorato dell’umanità, del nostro genere, con tutti i nostri piccoli grandi difetti, con la nostra ingratitudine genetica, con la propensione ad attaccare tutto ciò che di diverso incontriamo sulla nostra strada, eppure lui continuava ad amarci, continuava a credere in noi, a quella bontà che riusciamo a dimostrare se qualcuno come lui ce ne dà la possibilità ma più di tutto credo che Ten fosse innamorato della nostra forza, del coraggio di una specie che tante volte è caduta ma ancor di più tante volte si è rialzata. E Ten, il Dottore, dall’alto della sua unicità, diventava ogni giorno uno di noi perché anche lui cadeva ma continuava a rialzarsi, anche lui accettava qualunque conseguenza derivasse dall’esporsi completamente alle emozioni, ai pensieri, ai rischi di vivere una vita giorno dopo giorno.
Ten sapeva essere analitico, riflessivo, egocentrico, a volte quasi spietato come la sua natura da Signore del Tempo dettava ma quella stessa persona non riusciva quasi mai ad essere distante, distaccato, impassibile ed è ciò che amavo di lui, il suo bisogno di creare sempre un contatto, un legame, di essere circondato da quegli umani che inevitabilmente l’avrebbero deluso o lasciato o che semplicemente avrebbe perso lungo il suo percorso ma a lui non importava, Ten aveva bisogno di vivere quella vita come se fosse l’ultima, come un uomo.
Ten era innamorato, completamente perso e infinitamente affascinato dalla conoscenza, dalla diversità, dall’ignoto, da tutto ciò che di nuovo e sconosciuto esistesse nell’universo, nel nostro e in tutti gli altri. Questo aspetto è indubbiamente comune a tutte le diverse vite del Dottore ma Ten sapeva portare del suo anche in questo, Ten sapeva conquistarmi con il suo entusiasmo contagioso e con quello sguardo buono e rispettoso che rivolgeva ad ogni forma di vita che incontrava. Sempre di corsa, sempre a mille, adorabilmente strambo e irresistibilmente energico quasi al limite della nevrosi, Ten mi faceva impazzire con le sue posate osservazioni e con quelle deduzioni esplosive che non potevano non coinvolgerti al punto di perderti nelle sue parole, nei suoi “ALLONS-Y”, nei suoi vezzi, nel suo assurdo voler assaggiare qualsiasi cosa per capirne la sostanza, nel suo scompigliarsi i capelli quando sentiva sempre più vicina la soluzione o nel suo portare gli occhiali da vista mentre elaborava le sue conoscenze e cercava quel dettaglio, quella particolarità che gli avrebbe permesso di risolvere l’ennesima crisi, aliena o umana che fosse.
Eppure, nonostante fosse follemente pieno della sua brama di sapere, una piccola parte di Ten, la sua parte più umana, quella che a volte quasi non ammetteva neanche a se stesso, quella piccola parte dunque aveva anche il coraggio di tirarsi indietro, di fermarsi di fronte a un’oscurità che in fondo preoccupava anche l’ultimo Signore del Tempo perché il suo attaccamento alla vita era tale da aver paura di perderla, di lasciare andare qualcosa di bello, qualcosa o QUALCUNO.
Ed ecco quindi che sono arrivata, sono di fronte a quel lato di Ten che più mi ha emozionato a tal punto da stringermi lo stomaco ogni volta che ci ripenso. Ten era innamorato della vita, dell’umanità e come ho già detto, era perso nel più umano dei sentimenti: l’AMORE in tutte le sue forme. Se ci pensate, tra i Dottori della nuova serie, Ten è stato quello che ha avuto più persone nel suo Tardis ed è stato quello che, giorno dopo giorno, li ha visti andare via, uno dopo l’altro, ed è stato costretto a lasciarli andare perché in un modo o nell’altro quello era il loro destino.
Ten ha amato e rispettato tutti i suoi compagni come se fossero il suo bene più prezioso, come se ognuno di loro fosse una parte dei suoi due cuori, la parte che più amava e che voleva proteggere più di ogni altra cosa perché perdere quella parte di sé sarebbe stato per lui un dolore troppo forte da affrontare, non di nuovo. Ten ha amato Martha Jones, con la sua intelligenza, la sua freschezza, la lealtà nei confronti della sua famiglia, la sua crescita, la forza incredibile che ha dimostrato quando era completamente sola e il coraggio di continuare a percorrere una strada completamente nuova anziché riappropriarsi della sicurezza di quella passata;
Ten ha amato Donna Noble, la sua migliore amica, la donna che sarebbe rimasta con lui per sempre, la compagna che lo ha risollevato nel preciso momento in cui Ten aveva perso la persona più importante, la persona che lo aveva fatto sentire umano più di chiunque altro;
Ten ha amato, oh quanto ha amato Rose Tyler, il primo e ultimo volto che quegli occhi hanno visto, la ragazza davanti a cui è nato, la stessa ragazza per cui è riuscito a rigenerarsi la prima volta senza cambiare aspetto, senza cambiare il suo modo di essere, la ragazza di cui ha aspettato il ritorno ogni giorno, di cui continuava a conservare il ricordo gelosamente, la ragazza per cui ha bruciato un sole per dirle addio. Sono innamorata di Ten anche perché sono sinceramente innamorata del suo amore per Rose, del modo in cui le prendeva la mano e le sorrideva, del modo in cui le corre incontro quando, contro ogni legge dell’universo, riesce a rivederla e lei è semplicemente tutto ciò che lui voleva in quel momento.
Amo Ten senza alcun tipo di remora o vergogna perché per me è tutto ciò che ho sempre sognato, tutto ciò che spero di incontrare un giorno in un amico, in un estraneo, in un qualsiasi eroe sulla mia strada. Amo Ten perché lui era innamorato della vita, del suo lato più umano a tal punto da piangere pur di non lasciarlo andare quando per la prima volta diventa davvero John Smith, amo Ten perché fino all’ultimo istante della sua vita, di QUELLA vita, ha sperato di poter restare e di non andare via.
Omg.
Credo di avere il cuore lacerato dai feelings.
Resterà sempre uno dei dottori che più ho amato.