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Castle | Recensione 8×18 – Backstabber

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Castle | Recensione 8×18 – Backstabber


Bentornati, fan di Castle!

Mi sembrava di buon augurio iniziare la recensione di oggi con un Castle Total Black in grande spolvero, per farci compagnia durante la nostra consueta chiacchierata. Rimani pure in silenzio, Rick, ci basta la presenza. Le rose le distribuisci alla fine.

Cominciamo con il toglierci subito il peso del punto principale all’ordine del giorno: Backstabber è una puntata Hayley-centrica.

Questo pone in essere la questione già sviscerata in occasione di quella che avuto per protagonista Esposito, e cioè il presentarsi puntuale delle due ugualmente legittime posizioni, che riassumerò in breve: “Mi piace quando si approfondisce il cast secondario” versus “Dateci i Caskett, che ci importa del mondo”, con l’aggravante di 1. arrivare solo due episodi dopo quella dedicata a Espo, intervallati dalla scorsa Caskett Bliss 2. trattare un personaggio molto controverso 3. essere piazzata poco prima della finale di stagione.

Prima di iniziare ad analizzare la puntata di oggi, voglio fare una breve premessa: nei giorni precedenti a ogni appuntamento castelloso, faccio di norma qualche riflessione in base a quello che suppongo esserci in serbo per noi secondo spoiler e sinossi, non tanto calandomi nei panni di chi ama Castle di amore imperituro del normale pubblico fruitore, quanto di chi deve, con grande piacere, esprimere la propria opinione. Opinione certo personale, ma della quale preferisco limare spigoli troppo faziosi. Nonostante ciò che ho più volte espresso nei confronti di questo personaggio, ho preferito scegliere di accostarmi alla visione con occhi nuovi e liberi da ogni pregiudizio, per quanto umanamente possibile. La scelta è però riferita a me e relativamente al mio compito di recensore. Per il resto si è tutti liberi di amarla o odiarla, pace e bene, andiamo a berci un caffè, piuttosto.

A fronte di tutti i miei preparativi mentali, o forse proprio grazie a quelli, la puntata mi è piaciuta davvero! Mi sorprende dirlo perché non ho nemmeno dovuto farmi forza nella visione, non ho controllato quanti minuti mancassero alla fine e l’ho già riguardata senza nessuna fatica.
Hayley, dunque. Nella mia visione della cosa, il problema di questo personaggio è che è stato ficcato a forza dentro a uno schema consolidato, senza introdurla con quello che io avrei ritenuto il giusto approccio, e cioè gradualmente, ma esaltandola con diversi articoli estivi e imponendoci di accettarla senza troppe spiegazioni se non reiterati proclami: è un personaggio dinamico la cui energia manca nello show, siamo tanto eccitati, non vediamo l’ora di mostrarvela (ho tradotto le stesse identiche frasi fino alla nausea, a un certo punto avevo finito i sinonimi). È chiaro che il pubblico, o parte di esso, ha reagito dicendo: “Noi stavamo bene anche prima, grazie”, ponendosi sulla difensiva. Tanto più che in Castle, in modo piuttosto unico nel panorama televisivo, il cast secondario è stato spesso relegato ai margini, perdendo ottime occasioni di approfondimento. Quindi, se proprio dobbiamo riempire degli spazi, o ampliarne il respiro narrativo, perché diamine non fai fare più cose alla gente che hai già e a cui siamo affezionati, nel limite del possibile, cioè per il poco che ce li hai fatti conoscere? La scelta però è andata in quella direzione e noi si è fatto buon viso a cattivo gioco.

Non ha aiutato, inoltre, la spigolosità del suo carattere, che se poteva avere una vaghissima somiglianza al cactus alla Beckett di un tempo, con l’apparenza badass che cela un ricco mondo affettiva protetto dalle insidie della vita, ha fatto non solo correre il rischio di essere considerata all’inizio un inutile doppione, ma se non ci costruisci qualcosa intorno, se non me la avvicini da una qualche angolatura (come Castle ha fatto con Beckett, che abbiamo conosciuto e amato anche attraverso i suoi occhi, fidandoci di lui e della sua tenacia) rischi che il pubblico la voglia fuori dalla porta con un biglietto per l’Inghilterra di sola andata. Io non mi sento colpevole di non amarla, perché non mi hanno indotto a farlo. Posso cercare di capirla, ma solo se ne ho voglia e senza obblighi.

Nonostante all’inizio io non fossi fan di una puntata dedicata solo a Hayley, dopo averla vista inizio a pensare che forse sarebbe stato meglio non aspettare diciotto episodi prima di mostrarci qualcosa del suo passato, e magari non farlo quando stavamo in pena per la Storia d’Amore ostacolata dal Fato, ma subito dopo aver risolto la questione che ci stava più a cuore. Era quello il momento giusto di farcela conoscere meglio.
La verità è che a me è interessato saperne di più sul suo conto. Non significa che io mi sia affezionata a lei, o che adesso mi piaccia, perché queste non sono condizioni necessarie del mio gradimento al tipo umano rappresentato – probabilmente, se esistesse nella realtà, le nostre strade non si incrocerebbero mai – ma mi fa piacere avere appreso altri elementi che la rendono un personaggio più sfaccettato. Più “round” e meno “flat”, come da reminiscenze del mio libro di inglese del liceo.
Inoltre, come Castle, ho una certa predilezione per le storie di spie/controspie/complotti/CIA/twist inaspettati/gente morta e risorta, e, soprattutto, per l’accento britannico, quindi mi sono avvicinata alla storia odierna ben felice di ascoltarne il racconto, che ammetto essere stato coinvolgente e soddisfacente, anche se, con tutto il bene che in tutta onestà posso arrivare a dire di lei, Hayley non è Sophia Turner aka la prima musa di Castle, che rimane esempio inarrivabile di spia doppiogiochista letale e affascinante, nonché grandissima manipolatrice psicologica. Ti ricordi Kate come ti ha cucinato a fuoco lento? (Ok, poi è morta e tu hai sposato Castle facendo trionfare l’amore sulle ex amanti incattivite, ma hai passato lo stesso un brutto quarto d’ora, ammettilo).

La puntata ha avuto un altro grande pregio a miei occhi, che è stato quello di mostrare una coralità che ha allargato in modo piacevole e proficuo la visuale non incentrata solo sui Caskett, eventualità che quando si propone temiamo significhi dimenticarceli sullo sfondo fino alla prossima settimana, motivo per cui gli annunci di trame divergenti dalla loro relazione ci fanno correre brividi freddi lungo la schiena. Tutti hanno fatto cerchio intorno a Hayley schierandosi dalla sua parte e dandosi da fare per riabilitarla agli occhi della legge, ciascuno non solo secondo la propria mansione, ma anche in base al rapporto instaurato con lei, e al proprio carattere. Tre punti chiave che sono stati gestiti con molta bravura e attenzione.
Non mi sarebbe piaciuto vederli strapparsi i capelli per la sua salvezza, perché non sarebbe stato né giustificato, né verosimile. Se al centro del complotto ci fosse stato uno dei due tra Espo e Ryan, i sentimenti in gioco sarebbe stati giustamente diversi e più intensi. Ho apprezzato invece l’opportuna sobrietà della partecipazione interessata che hanno dimostrato tutti gli altri. Il che, tradotto, significa che sei una di noi e ti proteggiamo, però ci sono gradi di coinvolgimento che, per me, sono stati scelti con la giusta misura, contribuendo ad aumentare la veridicità di quanto messo in scena.
Come era prevedibile, la più colpita è stata Alexis, che è quella più legata a Hayley, anche se ci sarebbe molto da dire su questo rapporto. Per prima cosa, in che modo sono arrivate a essere così amiche? Non dico che sia impossibile, o che sia strano da vedere, se si piacciono tanto e si vogliono bene buon per loro, Castle mostra spesso rapporti affettuosi, di grande sostegno e collaborazione, dico solo che sarebbe stato bello vedere svilupparsi quel vincolo di sorellanza e mentoring di cui si parla tanto, ma non si vede quasi mai. Alexis poi io non riesco a vederla avere reazioni sempre così eccessive. Era una ragazzina assennata, dove è finita la giovane donna che doveva sbocciarne? Me ne sono già lamentata e voglio continuare a farlo: nessuno la tratta da adulta, nemmeno Hayley. Lei cerca di farsi notare e accettare, anche con atteggiamenti e abiti non adatti alla sua età, dandomi la sensazione di voler un riconoscimento e un’attenzione che, di fondo, nessuno le riserva. Secondo me ha spesso idee molto buone, è stata in molte occasioni la voce della saggezza, tralasciando certi modi saccenti, eppure io la percepisco relegata in un angolo dimenticata da tutti. E la cosa mi fa stringere un po’ il cuore, anche se non sono una sua fan.

Castle, dal canto suo, quando ha smesso di voler dimostrare ai presenti di essere il miglior detective del circondario, secondo solo a sua moglie genio, con quell’atteggiamento che, con tutto che gli riconosciamo enormi doti di uomo-marito-partner-amante, a me fa venir voglia di chiuderlo in un sacco e infilarlo in una cella frigorifera della morgue, ha capito al secondo sguardo che Hayley gli stava nascondendo qualcosa. Nel prosieguo, con la lealtà che gli è propria, è sceso in campo a difenderla, sia perché credeva alla sua innocenza, ma soprattutto per una sorta di legame per conto terzi, per via del rapporto che Hayley ha con Alexis, che lui osserva con occhio affettuoso e grato, senza evidenziare mai, cosa che ho gradito molto, momenti di vicinanza eccessivi e ingiustificati. Non l’ha abbracciata, non l’ha consolata, non ha sentito la necessità di farle nessun sermone (attività che, pur amando molto, riserva solo alle donne della sua vita) e ha lasciato che della sua parte emotiva, in sostanza, se ne occupasse Alexis. Qui per me gli autori hanno azzeccato la trattazione sentimentale della vicenda.
Kate si è comportata per come la conosciamo. Se Castle ha dalla sua una propensione più immediata a farsi convincere da una buona storia, prendendo impulsivamente le difese di qualcuno di cui sente l’innocenza a livello di pancia, o qualche volta solo perché ha una conoscenza pregressa, Kate è sempre molto rigorosa e corretta, non solo per deformazione professionale, ma perché è fatta così. Prima di mettersi in gioco e fare quelle cose per cui l’amiamo tanto, cioè mentire all’FBI dando asilo ai ricercati, opponendosi alla Legge che rappresenta, quando questa sta prendendo una strada che non corrisponde a quello che lei sente giusto, la affronta accusandola, tra le righe (ma anche non tra le righe) di essere lei l’assassina.

Non mi aspettavo il confronto Beckett-Hayely nella stanza degli interrogatori, ma mi è piaciuto moltissimo vederlo, anche perché, come già notavo proprio recentemente in un rewatch in ottima compagnia, Hayley ha sempre abbassato molto le arie quando si trova di fronte a Kate. E non solo perché capisce di avere davanti una donna altrettanto valida e intelligente su cui i suoi modi sprezzanti non avrebbero nessuna efficacia, ma perché, a me sembra, ne riconosce istintivamente l’autorevolezza, che è una delle caratteristiche che più mi affascinano di Beckett, il suo entrare in una stanza e i presenti a raddrizzare le spalle, fare inchini e confessarle subito i loro misfatti.
Nel confronto, infatti, Hayley si trasforma subito in una testimone molto meno reticente e spiattella tutto quello che aveva tenuto nascosto ai due Castle. All’inizio non capivo perché Castle fosse rimasto fuori dalla stanza, visto che era presente, ma credo che l’impatto di una scena a due tutte al femminile sia stato decisamente più forte.
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È innegabile che al centro della vicenda, nonostante si sia, con la consueta leggerezza alla Castle, presa la via del complotto mondiale a colpi di spie, traditori, attacchi cibernetici, terrorismo, con qualche menzione alla Regina, siano stati posti i buoni sentimenti, gli affetti, i legami, tornando come sempre alla quotidianità delle piccole cose che contano, con storie che iniziano volando alte, per poi accomodarsi su temi intimi, se pur universali.
Tutta la puntata è stata incentrata sull’importanza e la ricchezza di poter contare su qualcuno che ci copre le spalle e che è lì per noi. Lezione che Hayley sembra aver finalmente imparato, lei che era abituata a scappare, a non affezionarsi alle persone, a rifuggirne la vicinanza, per via del suo lavoro e del suo carattere, e che invece per la prima volta si trova di fronte a un gruppo compatto che prende le sue difese e che si preoccupa per lei, scegliendo di fidarsi e di sostenerla, anche di fronte ad autorevoli insinuazioni della sua colpevolezza. Al manifestarsi del problema, a inizio puntata, Hayley scivola dapprima nei suoi soliti schemi automatici, mentendo e preparandosi alla fuga, ma viene fermata da Alexis, l’interlocutrice piena di buonsenso che le fa cambiare idea, ricordandole che non si scappa dalle persone che ci vogliono bene, ma ci si confida e si chiede aiuto. Le ricorda che lì ha trovato una famiglia e che non è giusto andarsene, ma bisogna rimanere e combattere, grazie alla collaborazione di chi tiene a noi.

After years of floating, from one place to the next, you’ve finally found a real home here.

You have to stay and fight, figure out what’s really going on here and fix it.

Beckett si espone in prima persona, assumendosi la responsabilità di mandare a casa una ricercata, dicendoglielo con quella voce morbida che vibra di comprensione che le viene quando smette di essere capitano e si preoccupa del benessere gli altri:

No, we got your back.
Just go.

Il prendersi cura dell’altro, il non far sentire nessuno solo, l’esserci in senso attivo, correndo qualche rischio, è uno dei grandi temi protagonisti della relazione tra Castle e Beckett fin dagli esordi. Mi ricorda questo:

Sì, mi rendo conto che qui la posta in gioco, così come il nostro coinvolgimento, era tutta un’altra cosa e capisco che il paragone sia tra due estremi all’apparenza inconciliabili, ma io credo che il senso sia lo stesso, ed è un valore a cui Castle, intenso come show in generale, ha sempre dimostrato di tenere molto, direi quasi che è una delle sue fondamenta.
Nonostante io non sia fan di Hayley e non mi provochi grandi emozioni, mi sono sentita molto coinvolta nell’incontro con il suo ex partner creduto morto e invece sopravvissuto, che aveva evidentemente preso la strada della follia mostrando qualche leggero disturbo della personalità, per via degli anni di prigionie e tortura. Non solo ero in pena per lei quanto se ne stava appesa per le braccia sopra al vuoto, ma soprattutto quando è stata costretta a ucciderlo per non morire lei stessa. È un momento di cui ho sentito forte l’impatto e ho sperato, contro ogni possibilità, ogni volta che ho guardato la scena, che intervenisse qualcuno al posto suo. Apprezzabile anche l’arrivo di Castle che le sta vicino rispettando quel limite che il loro rapporto non strettissimo impone.

Tutto è bene quel che finisce bene. La coralità si manifesta anche nelle due scene di gruppo gemelle, quando Beckett offre da bere ai suoi detective (mi pare evidente che si siano dimenticati tutti che Espo, almeno nominalmente, adesso è sergente?), portandoseli via con quel cameratismo che ricorda molto Montgomery e non certo la Gates, dimostrando come Kate sia in grado di gestire con equilibrio il suo incarico, non tralasciando di essere severa quando la situazione lo impone, rispettando il ruolo che ricopre, ma mantenendo intatto quel calore che il loro rapporto ha costruito negli anni.

 

Di contro, nello studio di PI, Castle brinda al pericolo scampato, con una Hayley un po’ scossa, consolata da Alexis. Hayley, finalmente “a casa”, rinuncia all’offerta di tornare nei servizi segreti britannici, per godere del calore della sua nuova “famiglia”.
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Mi è piaciuto che la puntata sia stata costruita sull’identità e la forza del gruppo, sottolineando anche come i Caskett, pur esistendo spesso solo come monade a se stante, troppo presi dal loro amore per accorgersi di altro, riescano ad aprirsi al mondo coltivando legami stabili, cosa sana, oltre che necessaria (poi, certo, noi li vorremmo quaranta minuti seduti a guardarsi e muti, ne convengo).

E veniamo finalmente ai Caskett del nostro cuore, lasciandoci il dolce per ultimo, prima il dovere poi il piacere, togliamoci le scarpe e rilassiamoci, eccetera. Davvero io non ho parole. Solo suoni inarticolati.

I Caskett, molto professionali e concentrati quando si è trattato di salvare la reputazione di Hayley, si sono ritagliati nella puntata il loro tipico spazio romantico-lieve-frizzante che si è contrapposto alla serietà degli eventi.
A me fa morire quando Kate, di solito tutta d’un pezzo, brillante in ogni dove e in grado di tener testa ai servizi segreti di varie bandiere, donna consapevole e ben piantata a terra, possa scivolare in modo tanto buffo (da portarsela via) in quelle dinamiche tipiche della donna innamorata che per amore diventa un po’ vulnerabile. La frase: “Ho sognato che mi tradivi, stronzo, perfido ingannatore”, è così tipica da farmi venir voglia di creare un gruppo whatsapp privato in cui raccontarci le nostre cose. Così come è tipica la risposta di Castle, se pur non giusta di fronte al tribunale morale: “Scusami. Ti prometto di non tradirti mai, nemmeno in sogno”. Perché non mi sono stupita che Castle l’abbia pronunciata? No, non si tratta del fatto che lui di media si senta sempre colpevole di tutto, quando entra in campo lei, ma del fatto che sono stati adorabilissimi perché autentici nel loro nonsense.
   
Si noti poi come lei inizia serissima per poi imbarazzarsi quando deve confessare che è successo in sogno, mostrandosi scossa e ancora un po’ ferita per quello che deve essere stato un incubo piuttosto vivido, le cui sensazioni permangono anche nello stato di veglia.
La reazione di lui è impagabile e traducibile con un: “Ma neanche se mi minacciassero di morte, con tutta la fatica che ho fatto per averti e poi tenerti. Piuttosto un pellegrinaggio sulle ginocchia nude”.

Il siparietto diventa ancora più comico quando Castle viene messo al muro dai bros che lo accusano di immoralità oniriche di cui lui non è al corrente. Mi sarebbe tanto piaciuto assistere alle confidenze di Beckett a Espo e Ryan, quel mattino: “Sapete, Castle mi ha tradito in sogno”. Immagino le facce partecipi, ma intimamente stupefatte, con cui hanno accolto le sue parole. Non riesco nemmeno a immaginare la scena.

Il tutto si conclude con il solito capitolo “Castle: perfezione ne abbiamo?” in onda ogni settimana at ten o’clock on ABC (voiceover a sfumarsi).
Il mio cedimento emotivo inizia quando Kate apre la porta e Castle è pronto ad attenderla con una rosa. In effetti in otto anni di relazione più o meno ufficiale, Castle non ha donato molti fiori, cosa che invece trovo molto coerente con il suo personaggio. Sì, lo so, è un gesto poco originale rispetto alla rappresentazione sempre un po’ sui generis del loro amore, ma io lo sento molto suo.


Farei notare anche qui come lei riceva la rosa mostrandosi sospettosissima con quell’alzata di sopracciglia, già pronta a ficcargli le spine una a una dove la carne è più sensibile. Deve essere stato davvero un sogno molto realistico.

Le confida che sì, essendo lei super genio e detective, ma solo dopo Batman, ha captato inconsciamente che lui le stava tenendo nascosto qualcosa (all’accenno di “Trattazione dei Segreti Caskett, capitolo venticinque” Kate aveva già sentito ripresentarsi il pranzo di Natale), e non una cosa di poca importanza ma nientedimendo che… il recupero della sua amatissima moto! Qualcosa che lei ha desiderato, lavorando sodo per ottenerla, ma che poi ha perso per strada per colpa dell vicende della vita, qualche assassino, un matrimonio, la carriera.


Ora, non devo nemmeno star qui a spendere due parole (è una frase retorica, figurarsi se mi perdo l’occasione di parlare del Sacro Amore Caskett) sulla meraviglia di un uomo così profondamente attento all’altra metà del suo cielo da sapere sempre con esattezza dove andare a pescare per renderla più che felice. Non è solo un grande regalo, è il regalo giusto che la manda in estasi. Lo sommiamo all’orologio del padre, disperso nell’esplosione del suo primo appartamento e fatto riparare, la foto autografata di Temptation Lane che guardava con sua mamma e tutta l’immensità di piccoli e grandi gesti che quest’uomo mette in atto e che dimostrano un amore infinito composto da attenzioni, premure, cura e ascolto.
Amo vedere Castle che si inebria della felicità di Beckett nel ricevere il dono. E come la guarda?

E amo che lei, riprendendo il tema della puntata, gli dica che vuole condividere con lui uno dei desideri a lungo accarezzati, cioè farsi un viaggio per l’America in sella alla sua moto. Sarebbe anche uno dei finali di serie che sceglierei: loro due che se ne vanno al tramonto rombando, tra tanti anni (noi tutti in macchina dietro a seguirli, mi pare ovvio).

Per concludere, classico scambio di convenevoli che sono un attentato alla nostra incolumità emotiva.

Nonostante la promessa che “La notte è giovane” e “Chi dorme non piglia pesci” e, soprattutto l’occhiata eloquente da: “La prossima volta facciamolo senza tigre”

io preferirei fare finta di non aver mai visto questa ultima immagine di Castle, che avrebbe indotto me ad andare a letto a dormire e tanti saluti alla vita spericolata.

E anche per questa settimana la recensione è terminata. Adesso ci attende una puntata con fiocchi e controfiocchi, che non vedo l’ora di guardare e poi commentare.
L’episodio vi è piaciuto? Avete cambiato idea su Hayley?

Nell’attesa vi consiglio sempre di passare da queste pagine sempre super aggiornate!

Tutti pazzi per Castle

Castle Italia

Castle and Beckett Italian Fan Page

A presto, Syl.

8 COMMENTS

  1. Ho visto la puntata e quindi letto la recensione, dopo la bruttissima notizia. Non riesco neanche a commentare, dico solo che ho visto la puntata in maniera diversa dal solito, non ho parole.

  2. Ottima recensione, anche considerando che il materiale su cui lavorare non era granché, naturalmente per i miei gusti. Ho trovato il tutto troppo semplificato ed esagerato (la nuova famiglia, Alexis, ecc.).
    Non mi va di aggiungere altro dopo la ferale notizia della fine dei Caskett.

    Da quel che ho letto qui, pare che la decisione di eliminare Stana sia dell’ABC (poi vai a sapere cosa bolle in pentola realmente al di là delle dichiarazioni di facciata).
    Nel caso, trovo incomprensibile una scelta del genere, magari a favore di altri telefilm tutti fatti con lo stampino e privi di rapporti così intensi e originali come quelli caskettiani.
    Come già detto, addirittura il solo pensare ad una 9a stagione senza la coppia è semplicemente demenziale. Significa non aver compreso l’essenza stessa di Castle (e ce ne sarebbero ancora tantissime di cose da far fare a quei due insieme).
    Se invece deriva da una scelta del pubblico pagante, beh, allora è un’ulteriore conferma dei motivi che mi spingono sempre più ad allontanarmi dalla massa umana.

    Al ginnasio mi ero innamorato di una compagna. Avevo un anno in più ma lei era molto più matura di me, per questo credo sia durata poco. Però mi ricordo ancora il lacerante senso di abbandono che ho provato quando mi ha detto stop (al telefono, pensa che roba). Ecco, ora mi sento esattamente così. Spero che nessuno cerchi di consolarmi o mi si avvicini per dirmi che chiusa una porta se ne apre un’altra o fesserie del genere, roba che, seppur spinta dalle migliori intenzioni altrui, assolutamente non serve a niente, anzi, irrita.

    E adesso cosa faccio?

    • Io non guarderò la prossima stagione, o qualsiasi cosa faranno. Già sarà brutto dover guardare il finale e doverne parlare. Ma PER ME qualsiasi versione arriverà, NON sarà il finale.

  3. Ancora non mi sono ripresa dallo choc, ma la tua recensione mi ha aiutata a tirarmi su! Ottima come sempre! Finirò anch’io di guardare questa stagione e poi Ciao Castle! Non mi alzerò più presto, con tanta gioia da parte della mia famiglia! Eliminare un personaggio femminile, anzi 2, sempre le donne … Certo la verità non la sapremo mai! Sarebbe stato meglio chiuderla con un bel finale… A me è sembrato un tradimento, anche verso di noi pubblico, Castle e Beckett erano l’anima di questo show, sarà dura vedere la fine, spero in un finale non mortale per Kate, se no oltre il danno anche la beffa! Scusa lo sfogo! Alla prossima settimana, è sempre un piacere leggerti.

    • Figurati! Mi fa piacere sapere che le mie recensioni possono servire, immagino che la gente che guarderà le puntate sia (giustamente) dimezzata.
      Io temo la morte di Kate, temo vederla morente e non posso pensare che il mio telefilm si chiuda così. Mi sento tradita in quelli che sono stati anni investiti in una cosa tanto bella. Grazie e alla prossima 🙂

  4. tutto sommato l’episodio mi è piaciuto. Alcuni eccessi qua e là, ma gradevole. Molto molto simpatico il finale e la sorpresa a Kate … adorabile.
    Lunedì mattina ero così contenta di avere già la puntata a mia disposizione (grazie a CTV) e quando sono tornata a casa, quasi pronta per la visione, la notizia della giornata mi ha lasciata sgomenta. Mi ci sono volute 24 ore prima di avere lo spirito giusto per vedere la puntata. Nelle settimane passate, ero speranzosa che il rinnovo fosse vicino, difficile sì ma vicino e/o possibile. Da lunedì sera tutto è cambiato.
    Se decidessero di proseguire (senza Kate 🙁 ) farò come per altre serie: attendere che sia finita (o con notevole ritardo) per l’eventuale visione, e la cosa mi dispiace enormemente. Mi rifugerò nelle FF a partire da metà maggio.
    A proposito: spero vivamente che uno dei due finale che hanno girato NON sia “tragico”: rovinerebbe tutto quello costruito in 173 episodi. Incrocio le dita.

    PS: grazie ancora Syl per le tue sentitissime recensioni <3. So che questa volta il "mood" della giornata non è stata in tuo favore.

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