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Castle | Recensione 8×13 – And Justice For All

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Castle | Recensione 8×13 – And Justice For All

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Bentrovati! Puntuale come sempre è arrivato il *nostro* martedì castelloso.

Una delle cose che apprezzo dell’attuale stagione è la diversificazione della struttura fissa che ha da sempre caratterizzato gli episodi di Castle: il caso molto centrale – stiamo parlando di un procedurale – e tre momenti dedicati ai personaggi, messi in onda secondo una sequenza prevedibile, all’inizio, a metà (con ripresa dei grattacieli di New York, è gradito il tramonto) e alla fine.
Capisco che l’andamento abitudinario regali conforto al pubblico che ne ha necessità e che la ripetizione di un pattern sempre uguale contribuisca a creare l’identità dello show, differenziandolo dagli altri, soprattutto in fase di consolidamento.
C’è però il rischio concreto, nel caso in cui l’omicidio della settimana e successive indagini non si dimostrino abbastanza interessanti e coinvolgenti, che la media degli spettatori se ne stia trentasei minuti buoni a sfogliare il catalogo della raccolta punti del supermercato, tornando a concentrarsi sullo schermo quando finalmente arriva l’ora dell’appuntamento Caskett.
Quest’anno è molto diverso ed è per me stata una gradita sorpresa: nonostante lo schema non possa essere modificato nelle sue fondamenta, visto che ci si dovrà concentrare sempre intorno a omicidi più o meno strambi, sono previsti molti più inserti “personali”, di durata inferiore, forse, ma meno prevedibili nella loro apparizione, che ci permettono di dare un’occhiata meno superficiale alla vita dei personaggi tutti Caskett, raccontandoci molto di più della loro quotidianità.
Qualche volta mi è sembrato che si dovesse timbrare il cartellino Caskett: “Oh, si è fatta quell’ora della sera, mettiamoli sul divano a bere il vino dal cartone”. Trovo che piccoli inserti disseminati nella puntata, inaspettati e per questo forse più preziosi, ci svelino tonalità del loro rapporto quotidiano che conservo gelosamente (mi riferisco sempre ai Caskett, di dove va a comprarsi i vestiti Hayley mi interessa poco).
Ho la sensazione di un continuum armonioso che si snoda nel corso di tutta la puntata, invece che percepirli come settori a se stanti, separati l’uno dall’altro.

Entrando nello specifico di questo tredicesimo episodio (di già?! Come vola il tempo quando ci si diverte…), mi è piaciuto molto il loro primo momento insieme, per quello che ci ha svelato della coppia. È stato come fare il punto della situazione, soffermandosi su dove sono arrivati nel loro percorso narrativo, e nel loro rapporto, e mettendo sul piatto diverse questioni interessanti, in pochi minuti.

Tanto per cominciare, amo vederli gironzolare per il loft con una tranquillità che sa di piacevole routine domestica. Confesso che ho sempre avuto l’impressione che quella fosse l’abitazione di Castle e che Beckett fosse solo un’aggiunta. La sensazione non del tutto confortevole che, nonostante ormai ci vivesse da moglie, Kate non fosse connaturata a quello spazio, che non lo sentisse proprio. Non è facile trasferirsi in una casa che esiste da prima del tuo arrivo (e ha visto altri matrimoni), è più semplice costruirsi un nuovo nido da cui partire da zero. Purtroppo l’ho sempre percepita più come un’ospite che si ferma a dormire, invece che un’abitante a tutti gli effetti di casa Castle.
Sarà che adesso non ci sono più in giro altre persone (per me una coppia ha il diritto e la necessità di iniziare la propria vita insieme senza terzi incomodi, per la salute mentale della persone coinvolte, e del legame stesso), o per via del fatto che ha il suo spazio di lavoro nello studio, ma mi è sembrato, forse per la prima volta, che si sentisse a casa propria.
È strano sentirlo proprio in un momento in cui, in realtà, Kate si ferma davvero solo a dormire, in qualità di moglie segreta, ma è una cosa che mi piace molto. Parla di rapporto consolidato e confidenza profonda, oltre che di intimità fisica.

Riguardo al loro scambio, all’apparenza incentrato sul blocco dello scrittore di Castle, io ho visto qualcosa di più. Come temevo, a Castle non sta affatto bene la loro finta separazione. Capisce cosa c’è in gioco, sa che la situazione è pericolosa, e infatti, per ora, evita di intervenire a bomba, come suo solito, però non gli sta bene. Vuole la vita di prima, e vuole essere al fianco di sua moglie. A risolvere casi o, più in generale, stare con lei, punto.
Lo vedo soprattutto nella risposta di Beckett, quel suo abbassare mesta la voce a ripetergli, ancora, i motivi per cui non possono comportarsi come un tempo. Mi colpisce a un livello oltre quello razionale, e mi fa intuire che anche a lei manca, e molto. Lui non ce la fa proprio più con questa storia, secondo me.

Ed è così che leggo la successiva telefonata in cui Beckett chiede a Castle di presentarsi al corso di inglese sotto copertura. Beckett cerca in ogni modo di avere Castle a indagare con lei, da quando sono tornati insieme senza dirlo agli altri.
Come è ovvio, deve sempre dare l’impressione che non ce lo voglia, almeno all’inizio, quando cerca di riportarlo nello spazio che lei sente sicuro, e nel quale si concede di viverlo, cioè a casa:

ma, di fatto, lo infila nel caso appena le si apre un varco.
Lo fa per lui, perché si sente in colpa. Ma lo fa soprattutto per se stessa, perché la partnership con suo marito è una parte integrante della sua – e loro – vita e nessuno dei due ha smesso di desiderarla, dovendo rinunciare solo per cause esterne.
La parte di lei che recita la parte del “tu non dovresti essere qui”, è quella ragionevole che sa che indagare con Castle, lasciare che lui le si avvicini, comporta il reale rischio di compiere un passo falso e di farsi scoprire. La posta in gioco è troppo alta. Diciamo anche che Beckett si è già bella che stancata di dover far finta che non stiano insieme. Io la vedo a tanto così dal mandare Vikram nel posto da cui è venuto e dichiarare al mondo che è stanca di portarselo sulle spalle (il mondo, non Vikram). Anche perché Vikram, con tutto che io non ti sono nemica, ce la metti tutta per non farti apprezzare, se te ne esci con: Who’s the sexiest digital investigator alive? Non tu. Fattene una ragione.

È stato sfiorato anche un altro dei numerosi fili che legano Castle a Beckett (oltre all’amore, il destino e l’universo, intendo. E potremmo già chiuderla qui): il fatto che lei è ancora, sempre, la sua fonte di ispirazione.
Si va quindi a ricordare, come si è fatto molto spesso in questa stagione, la professione di Castle. Quel “Writer and his Muse” che ci ammalia da sempre. È uno dei capisaldi della loro relazione, fin dal pilot, fin prima di sapere che avrebbero cambiato la traiettoria di vita dell’altro, inserendosi nelle pieghe della loro anima. Sono rimandi che a me emozionano sempre. È uno dei motivi di grande fascino, per me, vedere Beckett raccontata dagli occhi e dalle parole di Castle. La consapevolezza che debba essere davvero misteriosa e “infinita” per stimolare ancora la creatività di una persona come lui, e il rendermi conto che quel “filone d’oro” non si è ancora esaurito, dopo tanti anni. Significa che lei è quel mistero che non lui non risolverà mai e che continua ogni giorno ad affascinarlo e stimolarlo, al punto da sentirsi perso senza di lei. Siamo sempre a “Seven years ago, I thought I would never write again, and then you walked through the door, and my whole world changed” (7×23).
Io capisco che lei, piena di buonsenso, gli consigli: “Vedi un po’ se trovi altro da scrivere, fai due passi, trovati un hobby”. Caterina bella, tu mi sei donna da “Critica della ragion pura”, ma non è che alla gente vengano le cose da scrivere solo perché lo desidera. Un po’ di rispetto per il processo creativo. Se non gli viene, non è perché è pigro, poveretto! “Like it’s so easy writing a best-selling novel.’Cause I’d like to see you try it, Mr. Cursor!”. Sagge parole…
Credo che l’averla butta su “Senza di te non so cosa scrivere”, celi una questione più ampia, che è stata solo intenzionalmente deviata, per non affrontare un argomento che è ancora un vicolo cieco.

Castle ha una mente creativa, poliedrica, che si interessa di tutto e che viene stimolata dal minimo dettaglio. Intelletti del genere hanno però un rovescio della medaglia: si annoiano in fretta e rischiano di girare a vuoto, implodendo. Ero dalla sua parte quando il “duo tuttologo” (Alexis e Hayley) gli ha fatto la predica “Oh, perdonaci se ti abbiamo raccolto dalla strada e abbiamo fatto diventare questa tua agenzia investigativa un successo”. I cento modi con cui Hayley riesce a far saltare i nervi dello spettatore medio nei due minuti in cui è in scena a settimane alterne. Ora.
Castle è milionario, mi pare evidente che non ha aperto la società perché gli servivano i soldi, è lui stesso a dirlo. Ricordiamoci che gli serviva piuttosto di trovare un modo per tornare a indagare con sua moglie, suo interesse primario da sempre, visto che era stato mandato via dal distretto per il patto di sangue stretto con il mafioso. Ha tutto il diritto di non aver voglia di star dietro alle pratiche noiose, no? Almeno lui avrà diritto di scelta?!
Inoltre, benedico sempre di più la sorte che gli ha fatto incontrare e sposare una donna come Beckett, molto solida e inquadrata, certo, ma che presenta anche tratti della personalità che la rendono non solo a lui compatibile, ma che sono in grado di condividere ed esaltare, senza spegnerle e soffocarle, certe sue caratteristiche mercuriali che le maestrine bacchetterebbero subito (tipo Hayley. E Gina).
Inoltre, Hayley cara, non eri quella che “faceva cose, vedeva gente”, in giro per il mondo, oggi a Nairobi, domani a Bangkok, oggi mi vedi domani chissà, come mai ti sei fermata a fare la dipendente di Richard Castle? Così per sapere, eh. Non vorrei che ti sciupassi la reputazione.
Ho temuto che Castle avrebbe trovato un caso interessante presso le saputelle, ho invece esultato quando è bastato ascoltare il notiziario per venire subito colpito da un omicidio che, guarda il caso, era quello della moglie. Caskett wins.

Perlmutter è tornato alla grande. Premetto che a me Lanie piace molto, anzi, avrei dato maggiore peso al suo ruolo, invece che introdurre volti nuovi, ma ho debole per Perlmutter che non mi stanca mai nel suo livore contro Castle, e il suo forte istinto protettivo, che nel suo caso diventa comico, nei confronti di Kate. A modo suo, certo. Offrendole il suo gemello omozigote. Alla reazione di lei “Oh, there’s two of you?”, ho dovuto tenermi al muro. E come le si para davanti, facendole scudo, per proteggerla dal bell’uomo privo di sostanza che ha avuto la sciagura di scegliere e che finalmente ha deciso di allontanare, a favore di uomini che l’apprezzano per quella che è? Perlmutter, lascia fare. Nessuno è più giusto per lei di Castle [*momento: spallata della shipper contro gli intrusi*].


La puntata poteva essere un semplice episodio verticale di quelli che non lasciano memoria a posteriori: bello il tema degli immigrati, del melting pot, di voi che fate grande l’America, che risolvete il caso come metafora della diversità come ricchezza e gli Stati Uniti come nazione accogliente che apre le frontiere. Il tutto espresso tra l’altro con pochissima retorica. Mi aspettavo giusto che partisse l’inno americano e loro in piedi con la mano sul cuore, dopo il proclama commosso di Martha, al loft.
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Mi fa piacere che abbiano affrontato il tema, e che l’abbiano fatto in questo modo, lasciando passare un messaggio importante. Giudico sempre in modo positivo quando in uno show vengono trattati argomenti politici, soprattutto se progressisti, che parlano di libertà personali e integrazione, solo un po’ meno di enfasi.
Inoltre ci ha mostrato un Castle francesizzato grazie a una camicina frou frou, una sciarpina (poco cliché anche questo) e a un accento franco-canadese.
Il problema è che, a sorpresa, la puntata si è rivelata una sorta di prequel della prossima, visto che ha inserito i semi che si svilupperanno nel futuro prossimo, cosa rara in Castle, che ha sempre preferito episodi stand alone, piuttosto slegati dagli altri, anche per catturare pubblico nuovo con meno difficoltà.

Mi ha stupito vederli trattare l’argomento della scomparsa di Castle già in questa occasione. Il risultato è che, per forza di cose, il caso è passato in secondo piano, perché volevo sapere di più della Corea. E subito! Per quanto, al palesarsi di un’altra nazione oltreoceano ho pensato che si stava seriamente rischiando la débâcle.
E la cosa è peggiorata quando ho avuto la sensazione di trovarmi in un flashback di Arrow, aspettandomi di lì a poco di scoprire che Castle era finito su un’isola deserta a venir addestrato dalla Lega degli Assassini insieme a Oliver Queen. Per fortuna una mano benefica è intervenuta riportando il tutto a una più credibile Los Angeles, almeno dentro ai confini del Paese, perché già la vicenda ha assunto risvolti poco credibili con “Ho salvato la patria insieme a Chuck Norris”, vorremmo almeno che ci rimanesse la dignità.
Già con il riassunto delle teorie iniziali ho visto una strizzatina d’occhio per il pubblico che ha dovuto digerire parecchio lo scorso anno.

La faccia di Beckett è quella del fandom. (Speriamo bene).
Ammetto che vederlo vagare per le strade di Koreatown, confuso e stranito mi ha incuriosito parecchio. Voglio saperne di più. E come me, anche Castle, che si è fatto prendere, come sempre quando si tratta della sua scomparsa (come dargli torto), un po’ la mano, volendo fare tutto subito, bagagli già pronti, tesoro partiamo per la Corea, ti dico tutto strada facendo. Dimostra inoltre che lui non si è mai messo via la spiegazione del: “Ho sventato un attacco terroristico su più fronti”. Per fortuna!
Beckett l’ha fermato, come ci si aspettava da lei, facendo sentire la voce della ragione. Ho notato in lei una certa rigidità, nella sua reazione. Non solo doveva ripristinare il “sistema marito nel caos”, premendo “control-alt-canc”, quindi è dovuta intervenire con urgenza e decisione, per riportarlo alla calma. L’ho anche percepita tesa come una corda di violino sulla questione, come se fosse qualcosa che non ha mai smesso di angustiarla, una parentesi della loro vita che vorrebbe rimanesse innocua in un angolo e di cui teme la periodica fuoriuscita. Vedremo cosa succederà.

Il momento che ho amato di più è stata la scena finale. In Castle ci sono state spesso chiusure che non mi hanno lasciato nessuna sensazione e che mi sono sempre sembrate più il compito settimanale da sbrigare, più che qualcosa di significativo (quella dello scorso episodio, per esempio).
Adesso, invece, sono ancora qui con il sorriso caskettoso dopo averli visti dormire stesi stretti stretti. Non è successo niente, non hanno fatto niente, ma li ho sentiti più intimi e innamorati rispetto a tante altre volte. Pensare che si cercano inconsciamente e che hanno bisogno di contatto fisico anche mentre dormono è la realizzazione della fantasia più estrema di ogni fan Caskett. È uno di quei momenti così privati e personali, così autentici, da far venir voglia di chiudere la porta e lasciarli da soli (cioè noi e loro, intendo. Il resto fuori).
Anche il modo che ha lei di svegliarsi e voltarsi verso di lui per chiedergli cosa stesse succedendo, dopo il brutto sogno (un altro…) e nel farlo quasi sdraiarglisi addosso, vista la prossimità dei loro corpi, è qualcosa che mi ha sciolto e continua a farlo. È come se ci avessero permesso di vederli per come sono realmente, tra di loro, quando nessuno guarda, vedere quanto è forte il loro legame e quanto siano aperti all’altro quando non ci sono barriere esterne.
Un’intimità così totale, quasi accecante, credo di averla vista poche volte, in Castle. Un po’ come è successo nella 8×07, quando hanno festeggiato il loro anniversario. È stato tutto spontaneo, rilassato, e loro. Ho i brividi.

Detto questo: hanno risparmiato sul procedimento con cui hanno tolto i ricordi a Castle, visto che appena si gira trova qualcosa che rimesta nel suo inconscio e produce ricordi della sua assenza? È tutto qui quello che può fare la CIA? Sono tipo le tinte che vengono via dopo qualche lavaggio? Possibile che non esistesse qualcosa di permanente? CIA, mi deludi profondamente. Pensavo che nella vita si potesse contare su qualcosa di affidabile. E invece no.

Segnalo momenti Beckett fangirling: “Come mio marito nessuno mai”.

 

 

Momenti memorabili
– Momento super hot in cui le ha solo toccato le labbra con le dita, ma io non mi sono ancora ripresa dalle vampate di caldo:
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– La loro classica camminata al distretto, che mi manca sempre!c5
– Il momento caffè:
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– La competizione sana esistente tra Castle e Beckett, non quella dettata dal desiderio di primeggiare sull’altro a ogni costo, ma quella che spinge a dare il proprio meglio per una causa comune. Ma sempre con il sottile rimarcare che il detective sono io, no io, darling:

– Beckett che beve al bar. Cheers!
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– Beckett in difesa del suo distretto e di chi ci lavora, contro l’insopportabile FBI.
– Il lato comico di Hayley quando ha tradotto l’incomprensibile lingua mista dell’uomo di Newcastle.
– Castle che suona la batteria!
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Anche per questa settimana è tutto! Ci vediamo alla prossima. Nel frattempo, se volete rimanere sempre aggiornati sulle novità di Castle, vi consiglio di passare da queste pagine:

Tutti pazzi per Castle

Castle Italia

Castle and Beckett Italian Fan Page

Ecco il promo della prossima puntata, che ci svelerà, speriamo, cosa è successo a Castle durante la sua scomparsa!

Aspetto sempre i vostri commenti!
– Syl

9 COMMENTS

  1. Che dire? Concordo con te su tutto. Io aspetto con ansia il momento in cui Rick sbroccherà alla grandissima per questa situazione. Lo aspetto da quando ha detto a Rita che la rabbia di tanto in tanto si fa sentire. Credo che ormai sia una situazione insostenibile per entrambi. Adoro il personaggio di Hayley. Ma quello che ancora non capisco è quand’è che Martha e Alexis si trasferiscono? Veramente. Ho dei buchi allucinanti!

    • Su Martha e Alexis, riflettendo, sono arrivata alla conclusione che se ne fossero andate perché: 1. Martha aveva detto di volersene andare e poi in Castle le cose di solito proseguono off screen 2. Alexis si vede per lo più in ufficio e la volta in cui le ha trovate in casa entrando al loft ha detto “Lucy, potevi dirmi che avevamo ospiti”. E credo che Kate non potrebbe andare da lui una o due volte al giorno, e rimanere a dormire, fare colazione (cioè appena è libera) se Alexis vivesse lì. Però sono miei ragionamenti, non l’hanno specificatamente detto 😀
      Grazie per il commento!

  2. E’ un dato di fatto ormai: le tue fantastiche recensioni mi aiutano ad entrare completamente nella puntata. A volte ci sono delle sottili sensazioni che da spettatrice avverto, negative o positive che siano, ma a cui non do peso, fino a quando leggendo le tue riflessioni mi dico “ecco è quello, è esattamente quello!”.
    Faccio un esempio concreto. Kate al loft. Ho sempre avvertito la sensazione di un tassello che mancava, di “nota stonata”. Non gli ho dato mai peso(focalizzando la mia attenzione sui caskett 🙂 ), ma, in effetti, a pensarci, questa sensazione era causata dall'”effetto ospite” per Kate. Dal fatto che ho sempre percepito il loft come loft di Castle. Non di Castle & Kate. Sensazione che, ammetto, non è ancora totalmente svanita, anche se, come hai sottolineato, è bello vedere una postazione Beckett nello studio di Castle.
    Altra cosa che hai individuato e sottolineato con la tua solita maestria: “Castle scrittore”, finalmente ripreso in questa stagione. Non mi ero accorta di quanto mi fosse mancato, nelle ultime stagioni, vederli in modalità “writer and his muse” e mi piace tantissimo questo ritorno alle origini.
    Ho adorato questo passaggio “Quel “writer and his muse” che ci ammalia da sempre. E’ uno dei capisaldi della loro relazione, fin dal pilot, fin da prima di sapere che avrebbero cambiato la traiettoria di vita dell’altro, inserendosi nelle pieghe della loro anima”. Stupendo. *.*

    In merito alla puntata, mi ha stupita e spiazzata l’uso del flashback per introdurre la scomparsa di Rick (interessante vedere Castle novello Chuck Bartowski, con flash improvvisi. Temevo la scoperta di un intersect magari dono della CIA 😀 ) e ora sono stracuriosa di vedere cosa si inventano.
    Al 13° episodio posso ufficialmente affermare che sull’isola deserta di Arrow 😀 manderei, con biglietto aereo di sola andata, il fantastico gruppo composto da: Alexis, Hayley e Vikram. Il loro minutaggio lo regalo tuuuttoo ai caskett (mi piace vincere facile 😀 ). Ok, se non mi è consentito questo gesto di generosità verso il fandom, il minutaggio lo regalo a Perlmutter (grandissimo e graditissimo ritorno).
    Insomma, questa seconda parte di stagione mi sta convincendo molto e sono stracontenta. 🙂

  3. Sorvolo sulla tua bravura, ormai acclarata ed evidente.

    Ho come la sensazione che Kate rifiuti di approfondire la sparizione di Rick. Perché è presa da altro ma anche perché si comporta come ha sempre fatto, cioè che debba sempre in qualche modo trovare una scusa per avere un motivo d’angoscia, un segreto, qualcosa da mettere lì in un suo angolo e che non le permetta di vivere serenamente. Del resto è quello che le ha detto lui aggiungendo pure che non può fare nulla per cambiare la situazione. Altrimenti l’avrebbe già fatto.

    Questa puntata ha confermato l’opinione che avevo espresso tempo fa al momento della separazione. Temevo che per convenienza (e quindi poca aderenza alla realtà, se realtà si può chiamare un telefilm) gli autori avrebbero sorvolato sulle conseguenze della separazione che Rick avrebbe patito. Invece la faccenda l’ha colpito nel profondo come è logico che sia e ce lo fanno vedere.
    E’ vero che lui (entrambi) fanno sempre più fatica a nascondere la finzione, ma credo che per lui questo derivi più dal “colpo” che lei gli ha inferto che non dalla recita stessa.

    Passando alle mie sensazioni personali, percepisco una Stana sempre meno coinvolta nella storia, vedo meno entusiasmo. E’ anche vero che dipende dagli autori: mi mancano terribilmente gli sguardi, le espressioni, la loro vita di coppia indagatrice (e soprattutto, anzi soltanto di coppia amorosa che si sta formando), i dialoghi, insomma tutto quello che mi ha fatto amare Castle. La loro storia. Mi sembra che si sia fermata, conclusa.
    Però si sarebbe potuto evitarlo.
    Resta il fatto che colgo una forzatura maggiore nelle sue espressioni nei confronti di Rick, una recita più evidente e meno spontanea.

    D’accordo che vogliono rappresentare Beckett più seria e inserita nel suo nuovo ruolo di capitano, cosa che fa meravigliosamente (eccezionale quando mette a tacere l’odioso dell’FBI), ma vado oltre e la “sento” meno coinvolta da lui, meno espressiva nei momenti di coppia. Meno innamorata, meno tenera.
    Sensazioni mie o l’inizio della fine di Castle?

    • Al contrario, in questa puntata io l’ho trovata molto coinvolta e molto presa da Castle, anche in espressioni spontanee non necessarie alla trama in sé.
      Non sento nemmeno la mancanza di loro due sempre sullo schermo insieme. Penso che riescano a rendere molto bene i loro momenti, che negli anni passati io avevo recepito come poco vitali (in alcune occasioni). Quindi magari è la fine del tuo amore di Castle, non della fine del mondo castelloso in sé.

      • Può essere, però mi sembra strano che possa finire il mio amore per Castle, ma più probabile che me lo facciano diminuire. Perché io ho le stesse esigenze di prima, loro invece trovo che siano cambiati. E’ come se fossero sposati da vent’anni, non da uno.
        Spero sia la trama degli episodi a farmeli vedere così e quindi ad indurmi in errore e dopo il rientro a casa di Kate si risistemi tutto. (Perché per me qualcosa è cambiato, soprattutto in lei come attrice, a questo mi riferivo). Non chiedo di meglio.

        P. S.: Credo che Alexis abiti sotto lo stesso ponte usato da Kate nei primi tempi della separazione.
        Così come credo che a breve Martha o Alexis piomberanno a sorpresa nel loft scoprendoli.

        P. S. bis: Finalmente i bros sembrano tornati quelli dei bei tempi.

        • Beh, ognuno ha una propria ricezione, io non leggo in lei stanchezza, né nella loro coppia noia. Mi davano questa impressione più in certi episodi della sesta stagione. Però ognuno ha la propria idea, grazie di aver condiviso la tua, alla prossima!

          • Hai perfettamente ragione tu. Ho rivisto l’episodio che forse avevo guardato con poca attenzione (alibi penoso…).
            Deve essere stata una sensazione mia, probabilmente causata da qualcosa di esterno che ha influito su di me.
            Come non detto. Grazie per avermi aperto gli occhi, invitandomi a riflettere meglio.

  4. Niente da aggiungere, la prossima volta cercherò di mettere un commento prima che tu pubblichi la recensione. È l’unico mod.
    Bravissima come sempre.

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