Mancava davvero poco prima che sulla scena del crimine cominciassero ad apparire doppi arcobaleni e gli agenti iniziassero a prendere le deposizioni a cavallo di puri unicorni. La prima reazione a questo episodio di Castle è stata una sensazione di rilassante tranquillità e gioia, un’atmosfera solitamente troppo rara quindi, se per una volta va tutto deliziosamente bene, io non mi lamento. Ma già al secondo minuto sapevo di aver assistito alla scena migliore dell’episodio perché niente avrebbe mai potuto superare questo momento
Anche se questo abbraccio potrebbe illuminare lo stadio del Super Bowl!
Make things right
Sarebbe bello se la felicità di Kate potesse annullare quella piccola parte inevitabilmente oscura della storia, quella che riguarda la scomparsa di un ragazzo troppo giovane che nonostante fosse riuscito a cambiare il suo destino, aveva scelto di tornare indietro per sistemare la più grande ingiustizia del suo passato, che alla fine non gli avrebbe mai davvero permesso di andare avanti.
Logan Moore (la vittima) non aveva mai avuto una vita facile né una famiglia amorevole che ti protegge e ti spinge a cercare qualcosa di buono anche quando sembra impossibile crederci così anche nella peggiore delle situazioni, partendo dal Bronx, si era creato da solo una strada che potesse aiutarlo ad uscire dalla sua realtà e a concedergli anche solo la speranza di un futuro migliore. Dopo 6 anni, alle porte della realizzazione del suo sogno, Logan decide di chiudere col suo passato ma sceglie di farlo nel modo in cui la sua coscienza gli comanda, riparando un torto del quale a nessuno importava tanto da rendergli giustizia. Ma proprio questo suo desiderio di non dimenticare lo porta ad affrontare lo stesso destino dal quale voleva fuggire e il suo senso di giustizia termina nelle mani di Beckett, forse l’unica davvero in grado di risolvere un caso e liberare la vittima da quel pesante fardello che aveva portato per tutta la sua vita.
Una volta indagato il mondo di Logan, le indagini si dirigono inevitabilmente sul suo passato e i maggiori protagonisti dei suoi ricordi sono Tommy Fulton e Ross De Koning ed entrambi sembrano voler indirizzare le possibili colpe nell’ambito familiare e dalla mafia albanese sottolineando i suoi rapporti con una figura pericolosa recentemente tornata dal suo passato. In realtà però più le indagini proseguono, più la storia sembra allontanarsi dalla famiglia e avvicinarsi a quel microcosmo che Logan si era costruito nel Bronx, quella fuga dalla realtà che ruotava intorno alla passione per lo skateboard. Logan cercava disperatamente qualcosa, una prova per la quale era disposto a superare limiti e ad abbattere una barriera dopo l’altra, noncurante di quelle ripercussioni che lo avevano spaventato sei anni prima. Tra testimonianze e ricordi, si torna indietro all’adolescenza di Logan nel Bronx e a quell’evento che aveva definito da quel momento in poi ogni giorno e ogni scelta che la vittima aveva affrontato. La spensieratezza vissuta con Tommy e Ross era stata spezzata da una tragedia, la scomparsa mai risolta e mai superata del più giovane e anche più talentuoso skateboarder del suo piccolo gruppo di amici. In una storia che fin dall’inizio si avvertiva inevitabilmente legata a doppio filo a qualcosa di ancora sconosciuto, Beckett e la sua squadra rivalutano tutto alla luce di questa nuova informazione e proprio coloro che avevano spinto per allontanare i sospetti da questo passato, diventano ora i protagonisti assoluti per la risoluzione del caso.
È magnifico leggere nella voce e nelle azioni di Beckett quella determinazione che la pervade ogni volta che si relaziona ad un caso, all’ennesima vittima innocente e troppo anonima per ricevere la giustizia che merita. Nella stanza interrogatori, con tutte le informazioni ormai pronte e la sua conclusione a un passo da lei, Kate non accetta o permette altri segreti e altre bugie, pretende la verità e indossa quell’armatura che è diventata ormai la sua seconda pelle, quella che la rende inarrestabile e che la conduce all’unico traguardo che è disposta a raggiungere.
Di fronte alla determinazione di Beckett, Tommy Fulton non ha più la forza o la voglia di mentire e diventa la chiave di volta di quella prova per cui Logan era disposto a morire. Un giorno che sembrava ordinario sei anni prima si era trasformato nella più evidente dimostrazione di quanto l’invidia potesse accecare la mente e guidare le azioni di un ragazzo ambizioso come Ross De Koning, spingendolo ad uccidere un bambino di 12 anni solo perché più talentuoso di lui su una semplice tavola. Spaventati e confusi, Logan e Tommy avevano accettato di restare in silenzio per tutto quel tempo ma il rimorso era diventato per Logan impossibile da sopportare e, a un passo dalla sua giustizia, De Koning, ora appena ventunenne, aveva messo nuovamente a tacere la vittima e questa volta definitivamente.
Best Men
A volte ragazzi, ho seri dubbi sul fatto che Ryan & Esposito siano effettivamente adulti però paradossalmente questo aspetto di loro mi fa letteralmente impazzire e ha rappresentato nell’episodio quella vena fondamentale di comicità e leggerezza che rendeva il caso un po’ più facile da affrontare.
Cosa ha scatenato questa volta la serietà indiscutibile di questi due integerrimi detective? Una sfida all’ultimo sangue per diventare il testimone di nozze di Castle, dopo aver appreso che Lanie sarebbe stata (ovviamente) la damigella d’onore di Beckett. Prima di procedere con la sfida, voglio soffermarmi un attimo sulla straordinaria Tamala Jones che, anche in quei piccoli spazi che le dedicano, riesce a rendere la sua Lanie meravigliosamente inimitabile!
Ma ora passiamo alla competizione, ROUND 1: I regali, meglio conosciuti come corruzione!
ROUND 2: Supporto morale
ROUND 3: (da veri uomini) Lanie ha sempre la soluzione
E alla fine, la tappa finale, ROUND 4: Lasciamo decidere lo sposo!
Ma il problema è che la scelta non sempre è facile da digerire, soprattutto per due orgogliosi BEST MEN!