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Castle | Recensione 6×10 – The Good, The Bad and The Baby

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Castle | Recensione 6×10 – The Good, The Bad and The Baby

Prima di vederla, non ero certa di questa puntata, non mi convinceva la storia del bambino e di come si sarebbe certamente inserita nelle vite dei protagonisti ma mi era sfuggito un dettaglio: Terri Edda Miller ha scritto l’episodio e John Terlesky l’ha diretto. Il risultato è stato un mix straordinario di comicità, romanticismo e profumo di famiglia, il risultato è stato semplicemente “Castle”.

 Thanksgiving Baby
Ammettiamolo, questo episodio non era dedicato né a un caso, né alle indagini né al grande valore della Polizia di New York, questo episodio è nato per i personaggi, per le loro storie, per le emozioni e soltanto sullo sfondo scorre quella trama che ci ha permesso di conoscere e amare ancora di più quelle persone che ormai da sei anni sono diventate una parte importante della vita di ogni Castillion.
Si avvicina il giorno del Ringraziamento e sappiamo tutti che per gli Americani questo giorno è un po’ il primo Natale così, per rispettare le tradizioni, tutto comincia e ruota intorno a un bambino di pochi mesi lasciato in una chiesa dalla vittima dell’episodio. La trama ve la racconto subito perché come ho detto mi piacerebbe soffermarmi, così come ha fatto Terri (si, la chiamo per nome), sui personaggi e sulle loro reazioni. Alla base di tutto vi è un rapimento con una richiesta di riscatto piuttosto inusuale: la presentatrice della lotteria doveva infatti falsificare il gioco permettendo una particolare combinazione numerica al fine di lasciare che il montepremi fosse vinto da coloro che avevano rapito suo marito e il suo bambino. Grazie anche all’eroismo della vittima che si era ritrovata a dover prendere parte al rapimento, Beckett e la sua squadra riescono a fermare il piano regalando alla famiglia un lieto fine da favola natalizia.
Per tutta la durata delle indagini però il Dodicesimo Distretto ha avuto una mascotte che ha fatto perdere la testa a tutti … o quasi! Innamoratosi del bambino a prima vista, Castle, autonominatosi “The Baby Whisperer” , crea subito un legame dolcissimo e paterno con il piccolo che sembra aver trovato tra le sue braccia la culla perfetta.

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Dall’altra parte invece Beckett rappresenta come sempre il polo opposto: amante dei bambini quando sono a distanza di sicurezza, Kate adotta la regola del “guardare ma non toccare”, intimorendo Castle sul loro futuro.

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Effettivamente ero scettica anch’io a riguardo, forse perché neanche io riuscivo a vedere Beckett come una “baby-person” nonostante un passato a tratti rivelatore

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ma poi è arrivata LA scena e mi sono resa conto di quanto “Castle” sappia annientare ogni dubbio e ogni timore. La serata Caskett con il bambino è stata un tripudio di perfezione: le scene sono state letteralmente adorabili e genuinamente divertenti, la regia è stata sublime come sempre e ha mantenuto i ritmi opportuni, Stana & Nathan hanno dato un nuovo significato alla parola “tenerezza”  e Robert Duncan ha racchiuso il tutto in una cornice musicale che rasenta la perfezione con una musica quasi thriller durante il cambio del pannolino e un accenno della colonna sonora Caskett per eccellenza quando Kate si è resa conto di essere fidanzata con un uomo perfetto.

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La perla finale nonché una delle battute migliori mai sentite in Castle è stata quella di Alexis di ritorno a casa forse dopo più tempo di quanto avesse immaginato!

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La storia del bambino ha permesso a noi fan di sbirciare il futuro e di non avere più dubbi, semmai li avessimo avuti: Castle e Beckett hanno cominciato con “Call me Muse again and I will break both of your legs” ma un giorno (che comunque spero sia ancora lontano) saranno dei genitori magnifici per il loro bambino. Devono però inoltre spiegarmi: come fanno Castle & Beckett ad essere così terribilmente perfetti anche in un cassonetto della spazzatura? E come fa Ryan ad essere così bravo a interrompere puntualmente questi momenti? Io mi prostro umilmente di fronte a Terri Edda Miller perché non ha bisogno di un tramonto sulla spiaggia per un’esplosione di romanticismo.

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Omaggio anche alle scene finali che ancora una volta dimostrano quanto Kate si stia lentamente trasformando in una Castle restando però sempre sé stessa. Dammi il 5 Kate!

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Kevin “Disturbatore” Ryan
Ragazzi, parliamo un momento di questa creatura fantastica di nome Kevin Ryan. È un mito, mi fa letteralmente morire dal ridere, è un fanboy ma l’aspetto più bello è che quando è totalmente preso da qualcosa, il mondo gli passa semplicemente davanti e lui non se ne rende conto. L’intero episodio è stato un susseguirsi dei suoi momenti migliori che sono stati inseriti con nonchalance nella storia come piccole scaglie di genialità. Ecco quindi una top 3 del nostro detective irlandese preferito:

3. Not Ready – Desideroso di fare una prova generale come neo-papà, Ryan chiede in prestito a Castle un paio di volte il bambino che però distrugge la sua auto-stima cominciando a piangere disperatamente tra le sue braccia.

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2. Crollo di una certezza – C’è chi crede a Babbo Natale e chi alla Lotteria! Quando Castle svela l’inganno che si cela dietro l’estrazione, i sogni di Ryan di diventare milionario e provvedere con sicurezza al prossimo nascituro vengono distrutti

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1. Massima Concentrazione – Il primo posto va al momento cult di Kevin Ryan quando, mentre il suo partner Esposito lotta per fermare il sospettato #1, lui resta tranquillamente in ricevitoria a giocare i suoi numeri fortunati con estrema soddisfazione!

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In una stagione cominciata tra dubbi e incertezze, “Castle” sembra essere tornato nuovamente su quella traiettoria originale e magica che da sempre caratterizza il suo viaggio.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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