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Beauty and the Beast | Recensione 2×06 – Father knows best

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Beauty and the Beast | Recensione 2×06 – Father knows best

Father knows best” è stato un episodio con tutte le carte in regola per essere definito soddisfacente: buona sceneggiatura, storia interessante e dai risvolti sorprendenti, spunti geniali da Telefilm Addicted e ottimo cliffhanger alla fine. Conclusione (si, una conclusione all’inizio della recensione è un po’ strana): ancora una volta, Beauty and the Beast non ha deluso.

La festa del Papà

Alla base dell’episodio vi è un concorso, quello di “Papà dell’anno” e gli ultimi due finalisti (che hanno battuto in semifinale i padri di Spencer e Aria in Pretty Little Liars) sono l’agente Raynolds e il “bestiale” Windsor. E se il primo ha come cavallo di battaglia quello di usare il fidanzato di sua figlia come ripuliture dei suoi errori, il secondo probabilmente non permette neanche a sua figlia di avere un fidanzato dal momento che l’ha segregata in casa. Ma lasciamo momentaneamente da parte gli scherzi e il concorso e partiamo dall’inizio.

Vincent dorme come un bimbo nella sua casa galleggiante ma quegli che gli sembrano sogni sono in realtà alcuni dei ricordi più teneri e importanti della sua storia con Cath.

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(questa possono usarla come manifesto elettorale per i PCA)

Così, appena sveglio, corre da Cath per raccontarle la bella notizia e il tempismo è effettivamente buono dato che il suo arrivo salva la vita al povero sacco do boxe che Catherine stava massacrando per cercare di allentare la tensione in seguito alla scoperta dell’identità del suo padre biologico. E qui ci sta una piccola digressione: l’episodio è stato scritto da Brad Kern ma lo sapevo ancora prima di leggerlo, credeva davvero che non avrei colto il riferimento?

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Ma la speranza di ritornare ad avere una vita e una relazione normale riporta il sorriso sul viso di Cath anche se questo non allontana i dubbi su quale parte, tra quella umana e quella animale, prenderà alla fine il sopravvento. Vincent però è ottimista, altre due missioni e sarà libero di essere l’uomo che Cath desidera. A portare il pessimismo nella vicenda ci pensa Gabe che però in fondo sembra essere l’unico ad aver quasi capito la situazione: Vincent ha altre due missioni, ma se l’ultima fosse proprio lui? Alla fine Vincent resterebbe comunque l’ultima testimonianza vivente dell’esperimento della Muirfield e dubito che Raynolds lo lasci andare dicendo: “Ok, vai ma mi raccomando non dire niente a nessuno”. Così Gabe riporta in auge il piano “Flatline”, ossia uccidere la bestia per riportare in vita l’uomo. A convincerlo ancora di più questa volta vi è la coincidenza che la penultima bestia in circolazione, Windsor, appartenga alla stessa generazione di Gabe e quindi gli effetti della terapia d’urto potrebbero essere gli stessi. Unico problema: a Windsor i suoi poteri piacciono e non sembra una persona disposta a ragionare. Se mettete in conto che ad interpretarlo c’è Paul “Dan Scott” Johansson che mi spaventava anche quando era semplicemente un fratricida a Tree Hill, capirete la gravità della situazione.

Ma ogni creatura che sembra invincibile ha un punto debole, un tallone d’Achille e quello di Windsor è sua figlia Tori. Durante il primo scontro con Windsor, Vincent, che non ha ancora del tutto capito la differenza tra rapimento e salvataggio, porta via con sé Tori preoccupato che il padre potesse farle del male. Ovviamente questo fa innescare una serie di reazioni a catena e Raynolds, Windsor e Cath si mettono sulle tracce di Vincent per ragioni differenti. Cath riesce a trovarlo per prima e in qualche modo prova a farlo ragionare e a fargli accettare il piano di Gabe perché se dovesse funzionare, tutti ne uscirebbero vincitori: Tori riavrebbe suo padre, la penultima bestia sarebbe eliminata e almeno una parte dell’umanità di Vincent sarebbe salva. Ora bisognava solo convincere Windsor del piano. E qui arriva quella che, a mio parere, è la scena più bella dell’episodio: Kristin Kreuk e Paul Johansson sono stati sublimi dando vita a un momento di pura verità e gioco di forza in cui Cath e Windsor hanno scoperto le loro carte in un duello dal quale Catherine esce vincitrice con una frase (e un’interpretazione) da ola.

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Bestia o no, Windsor ama sua figlia e sceglie di metterla al primo posto sottoponendosi al trattamento Lowen. Tutto sembra andare secondo i piani ma quando Windsor si trasforma, Vincent, nel cercare di fermarlo, perde del tutto il controllo e invece di uccidere momentaneamente Windsor, lo uccide del tutto nella maniera più brutale e del tutto lontana da quell’umanità che Cath cercava di far rinascere. Una domanda veloce: ma perché avete questa abitudine di far strappare i cuori alla gente? Almeno però quelli di Regina sono tutti luminosi!!

Alla fine tutti perdono: Tori perde suo padre, Vincent perde il controllo e Cath perde parte di quell’ottimistica speranza di essere arrivata al traguardo quando invece sembra tutto da rifare.

Finale a sorpresa perché quando l’afflitta Tori torna a casa e si guarda allo specchio, i suoi occhi cominciano a illuminarsi e non come succederebbe a una ragazza che ha perso suo padre ma come a una figlia che ha appena scoperto (?) la sua eredità.

 

Morto un papà, se ne fa un altro

Piccolo focus anche sulle vicende personali di Cath e di suo padre, Bob Raynolds. Come ho già detto, uno degli aspetti che più mi piace di Catherine è che non si perde in chiacchiere e invece di rimuginare sulle cose, le affronta a viso aperto. Così piomba nell’ufficio di Raynolds, lo chiama ironicamente “papà” e lo invita per un caffè. Raynolds a dir la verità mi ha un po’ confuso in questo episodio: nelle scene con sua figlia sembrava piuttosto sincero e preoccupato e a tratti anche simpatico per come tentava di costruire un rapporto. Dall’altra parte però se non fosse per lui, Cath non dovrebbe preoccuparsi del fatto che l’uomo che ama possa trasformarsi in mostro da un momento all’altro. Per questo per ora sospendo il mio giudizio su di lui e aspetto sviluppi.

 

Il punto debole

Un’unica lamentela … avanti lo sapete bene a cosa mi riferisco … avete indovinato? Ok, ve lo dico io: Tess, la mia Tess Vargas. Io non vorrei ripetermi ma voglio soltanto capire come gestiscono i personaggi, mi spiego meglio: Cath in questa stagione ha delle battute fantastiche a volte, ironiche, dirette, di quelle che fanno sorridere; Tess è, fin dalla prima stagione, un personaggio costruito davvero bene, sarcastica, intuitiva, leale ma ho la terribile sensazione che ultimamente stia diventando l’ultima ruota del show, della serie “ah si, c’è anche lei”. Insomma, sono circa tre episodi che le sue scene si basano quasi esclusivamente sullo spingere Gabe a rivelare i suoi sentimenti a Cath e oltre a questo in realtà non le resta grande spazio, anche se la battuta sul piano ricorrente di Gabe di “uccidere e riportare in vita” è stata uno dei punti forti dell’episodio. Io capisco che lei non si fidi di Vincent al momento (e come darle torto) ed è bello vedere che al di là di tutto, il suo primo pensiero sia quello di proteggere Cath ma paradossalmente gli stessi scrittori che adesso in qualche modo “ignorano” un po’ il personaggio di Tess sono gli stessi che hanno reso Tess così affascinante e che hanno messo, consapevolmente o no, fin dall’inizio della seconda stagione, le basi per una possibile storia (GaTe ship) che, se fate un giretto su Twitter lo noterete, non ha colpito soltanto me. Magari, una volta terminata la caccia alla bestia, si tornerà ad ampliare il raggio d’azione delle storie, facendo rientrare Tess nel radar degli sceneggiatori.

 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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