Altro episodio anomalo sotto molti punti di vista. Anche se Oliver è tornato tra di noi, Starling City non è più la stessa senza di lui e non ci vuole un acume particolare per accorgersene. A casa ha lasciato un Team pasticcione, stanco, alla deriva, come una nave il cui capitano ha alzato troppo il gomito e fatica a ritrovare la rotta. A dare una svolta alla situazione pietosa ci penserà, come al solito Felicity, che ha il coraggio di tornare sui suoi passi e prendere in mano le redini di un gruppo ormai allo scatafascio, in preda ad un susseguirsi di alti e bassi privi di una linea logica.
Felicity si è rivelata sottotono per buona parte dell’episodio: l’abbiamo vista musona e remissiva, due caratteristiche che proprio non le si addicono, ma anche questa volta è stata lei a trovare il coraggio di rimettersi in piedi e riportare un po’ d’ordine all’interno del Team. Se lei non fosse scesa in campo, i consiglieri di Starling starebbero ancora tra le mani di Brick o, peggio, sarebbero passati a miglior vita. Invece lei, con la maturità da venticinquenne, ha dato una grande lezione di coerenza, coraggio ed onestà intellettuale a quei frignoni del Team. Laurel in primis.

E qui, devo aprire una parentesi, per quanto io odi parlare della Lance e cerchi di evitarlo il più possibile, nel bene e nel male, questa volta non posso esimermi. La bruttezza di questo personaggio è difficile da descrivere a parole. Ogni volta che compare sulla scena, mi si chiude lo stomaco e mi viene la nausea. È come quando qualcuno graffia con unghie lunghe ed affilate una lavagna: per tutta la durata delle scene in cui c’è lei, io sento inevitabile dentro di me crescere quel tipo di fastidio. A questo ci aggiungo il fatto che, riflettendo sulla sua recitazione, mi sono resa conto che è davvero pessima. C’è chi critica Amell incolpandolo di essere mono espressione o troppo impostato, ma lei è una lagna continua. Ha sempre e comunque un’espressione da cane bastonato, da vittima del mondo, come se lei fosse l’unica a dover affrontare problemi insormontabili. E anche quelle rare volte che sorride, sembra fare uno sforzo epico, che a confronto il ritorno a casa di Ulisse sembra una passeggiata per le strade del mondo antico.

Lo slancio con cui indossa, profanandoli, i vestiti di sua sorella è inversamente proporzionale alla facilità con cui, al primo intoppo, decide di mollare tutto. Per carità, non fraintendetemi, non che farebbe male, ma un po’ di coerenza figlia mia, non gusterebbe mica. Credo che sia il peggiore personaggio uscito dalla penna degli autori, gli stessi che hanno talmente tanto estro e abilità da rendere un capolavoro anche un personaggio di passaggio, con lei hanno fallito veramente. Mi chiedo cosa abbia di nobile ed eroico questa donna per vestire i panni di Canary. Una che non ha le palle neppure di dire al padre la verità sulla sorella. E questa credo sia la bassezza peggiore che possa compiere, insieme a quella di fingersi Sara e creare l’illusione nel cuore di quel povero uomo, ancora ignaro della sorte toccata alla figlia. È troppo debole, è troppo una brutta persona per essere un’eroina. Basta la morte di uno dei consiglieri per gettarla nel baratro più oscuro. Cosa pensa? Che fare questo “lavoro” sia una gita al luna park? Tutto zucchero filato, luci e risate? È entrata in un cammino di oscurità che nemmeno immagina, che non può presumere di sapere solo perché è stata accanto ad Ollie o a Sara. Felicity è una donna con i contro ca**i che si rende conto che, anche dopo aver perso tanto, bisogna agire per chi è rimasto, per chi si ama ancora e c’è, e per la città che ha bisogno di loro. Questi sono discorsi. Lei ha avuto una normalissima battuta d’arresto, ma poi si è rimessa in sesto e ha iniziato ad agire, pianificando come salvare i consiglieri, prendendosi cura di Ray (una volta lo faceva con Ollie ) e decidendo di sposare la sua causa.

Laurel non ha la stoffa per far parte di questo Team. Ma neanche di questo mondo, poi si lamentano se speravo che Brick la uccidesse. Brick, dal canto suo, è una pippa colossale: un efferato criminale che non azzecca un colpo di pistola non si è mai visto. Un cieco al tiro a segno farebbe più punti di lui.
Comunque è un po’ assurdo anche il fatto che Laurel vada per strada allo sbaraglio, tanto che glielo fa notare perfino Roy, il quale sta alzando la cresta un bel po’, considerando che ha trovato anche il coraggio di cantarle addirittura a Merlyn. Quest’ultimo lo vediamo in versione papà troppo protettivo, che cerca in tutti i modi di convertire alla fuga una sempre più bad ass Thea, che non ha nessuna intenzione di farsi intimorire da nessuno, neppure da Ra’s al Ghul.

Oliver è in fase di ripresa. Vogliamo parlare del sogno con cui si apre l’episodio? Il suo subconscio è più avanti di lui e ha capito che la donna della sua vita è una sola. Anche se può essere letto come l’ennesimo troll degli autori. -.-“

La sua permanenza nella baita con Maseo e signora, comunque, è piuttosto inutile, serve giusto agli autori per inserire qualche flash back ad Hong Kong, anche questi piuttosto forzati e poco credibili, come la scena in cui i 3 scappano incolumi dalle grinfie della biondina della Triade.
Colpo di scena finale, inaspettato, che mette allo scoperto un legame piuttosto improbabile tra Maseo e Chase, il dj biondino, ultimo acquisto del Verdant.
Un’ultima osservazione: ma l’indizio che Deadshot diede a Diggle su suo fratello, quel famoso acronimo H.I.V.E., è caduto nel dimenticatoio? Che stanno aspettando ad esplorare quella storyline?
In conclusione, un altro episodio sotto tono. Mi auguro che si riprenda presto!!!

P.S. Oliver torna, questo palo aspetta a teeeeeee

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