Con la sua prima stagione, incentrata sul processo-spettacolo a O.J. Simpson, American Crime Story ha avuto un enorme successo di pubblico, tanto che l’interrogativo di molti era se il lancio della seconda stagione avrebbe retto alle aspettative o meno. Sappiamo che con le sue serie antologiche Ryan Murphy tende a perdersi dopo un paio di stagioni (anche prima se parliamo di Scream Queens), quindi i dubbi erano legittimi: il caso dell’omicidio Versace, altro focus mediatico degli anni Novanta, sarà all’altezza?
Se possiamo fidarci di quanto visto nel pilot, ci sono alcuni elementi che mi fanno credere di sì:
La qualità tecnica
Così come The People vs. O.J. Simpson, anche questo episodio si distingue per un’ottima qualità registica (i long take, la cura nelle inquadrature ecc.) e nel montaggio. La soundtrack è assolutamente perfetta, solo guardando i pochi minuti del cold open si rimane ammaliati, tra le ambientazioni maestose dell’interno della residenza di Versace che si alternano con la squallida routine di Cunanan si può chiaramente percepire la tensione crescente pur senza la necessità di dialoghi, solo con immagini, parallelismi e la musica.
Il contesto “glamourous”
Sulla scia dei processi mediatici, anche questa seconda stagione segue le vicende dei protagonisti di un caso che ha catalizzato l’attenzione pubblica non solo per le poche settimane in cui la notizia è stata tenuta in prima pagina, ma per anni a venire. Trattandosi di una figura in vista, l’assassinio ha ovviamente scatenato quel tipo di interesse morboso che in questo pilot viene evidenziato da dettagli come il testimone che corre a prendere una polaroid per poi provare a vendere la foto esclusiva al miglior offerente, o la fan ossessiva che si fa largo per pigiare una rivista sul sangue ancora fresco sugli scalini. Che poi in background avremo un dietro le quinte nel business della moda non fa che acuire questo senso di bellezza e allo stesso tempo decadenza.
Un cast azzeccatissimo
Anche qui, la prima stagione ci aveva abituati bene ingaggiando non solo attori di fama ma anche che assomigliassero in maniera impressionante alle loro controparti reali. Confesso che quando ho sentito del casting di Edgàr Ramirez nel ruolo di Gianni Versace, basandomi un po’ sui miei ricordi di ragazzina e sulle foto che si possono tuttora reperire in rete, ero alquanto scettica, ma la prima immagine dal set ha fugato ogni mio dubbio. Lo stesso si può dire di tutti gli altri nomi coinvolti, non solo di una certa risonanza come Penelope Cruz e Ricky Martin, ma straordinariamente somiglianti alle figure reali.
Bonus: Darren Criss
Merita una menzione a parte, anche se rientrerebbe a buon titolo nel punto precedente per la somiglianza spaventosa con Andrew Cunanan, ma dopo averlo visto in azione sono ancora più convinta della sua scelta anche per motivi attoriali: in un cast stellare Darren, finora perlopiù noto per ruoli più “leggeri”, non sfigura affatto, spicca anzi come la punta di diamante, cimentandosi brillantemente in questa interpretazione (inquietante a dir poco) del serial killer. È così credile che probabilmente non riuscirò più a guardarlo con gli stessi occhi.
Bonus nel bonus: pare che Darren ci delizierà spesso anche con full nude quindi, beh, non ci lamentiamo!
Aggiungo poi che è un piacere, una volta tanto, sentire gli americani pronunciare VersacE anziché VersacI, ma questa è più una cosa mia…
Rispetto al pilot di The People vs. O.J. Simpson, che aveva registrato oltre cinque milioni di spettatori (e un buon 2% di rating nella fascia demografica 18-49), The Assassination of Gianni Versace viaggia su un più modesto 0,7% di rating e poco più di 2 milioni di spettatori, ma al di là delle cifre spero sarà la qualità a parlare… e finora le premesse sembrano più che buone!
Voi che ne pensate? Aspetto i vostri pareri qui sotto nei commenti e vi ricordo che, se avete voglia di commentarlo in diretta con noi, nel prossimo appuntamento di Talk Addicted giovedì alle 21:00 ci concentreremo proprio sul pilot di American Crime Story 2. Non mancate!