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Upload: perché recuperare questa serie Amazon Prime se ve la siete persa

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Upload: perché recuperare questa serie Amazon Prime se ve la siete persa

Tra le novità rilasciate da Prime Video a maggio di questo anno, Upload è probabilmente stata una di quelle che ho trovato più piacevoli da seguire, con una trama non scontata ma comunque abbastanza disimpegnata, personaggi con cui è facile empatizzare, un episodio che tirava l’altro e un finale che ti lascia con la voglia di vedere presto una seconda stagione.

La storia di per sé è originale… ma neanche troppo (tanto per dire, già anni fa Doctor Who e Futurama, giusto per nominarne solo un paio, avevano mostrato la loro versione di una trama analoga): in un futuro non troppo lontano, a una società tecnologicamente più avanzata sarà fornita addirittura la possibilità a cui l’umanità anela da secoli, ovvero sopravvivere alla propria morte fisica continuando a vivere a tempo indeterminato. In Upload questo è possibile, come il titolo suggerisce, “uploadando” la propria coscienza in uno spazio virtuale in cui l’aspetto, i ricordi e la personalità del morente vengono riprodotte in maniera impeccabile, caricando poi il tutto in un ambiente più o meno sfarzoso a seconda di quanto la persona possa permettersi.
Vivere in upload ha infatti un costo non indifferente già di per sé, senza contare le molte possibilità di upgrade del proprio “piano tariffario” e i vari optional di cui si può usufruire a pagamento. Questo crea già di per sé un primo livello di narrazione: uno degli argomenti ricorrenti è infatti il divario che si viene a creare in questo spazio virtuale tra persone particolarmente benestanti e persone “normali”, riflettendo il gap sociale tra fasce più e meno ricche riscontrabile anche nel mondo attuale in maniera amplificata, attraverso un sistema di vita quotidiana che riprende (e a tratti sembra quasi che “scimmiotti”) il format e le caratteristiche di diverse realtà online a cui siamo ormai abituati (gli acquisti in rete, i pop-up e i banner pubblicitari, la distorsione della propria immagine nei siti di incontri, il sistema delle valutazioni a stelle… a tratti sembra quasi di vedere un episodio di Black Mirror ma in versione simil-comedy!).

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L’ambiente dell’Upload così realizzato crea già di per sé un contesto piuttosto bizzarro e a suo modo divertente in cui seguire le vicende del protagonista Nathan (Robbie Amell), contesto reso in più brillante a livello visivo grazie al continuo giocare con cose come i glitch di sistema e altre imperfezioni di un mondo virtuale ricreato ad arte ma che, nella suo tentativo di riprodurre fedelmente la nostra realtà, non può che continuare ad avere impercettibili ma persistenti imperfezioni.

Noi spettatori scopriamo uno dei più lussuosi scenari di “aldilà virtuali” proprio al fianco di Nathan, giovane brillante ma apparentemente vanesio morto in circostanze non molto chiare e uploadato, su richiesta della ricca fidanzata, a Lake View (uno dei “paradisi per abbienti”). A seguirlo in questa avventura post-mortem sarà il suo “angelo custode” Nora (Andy Allo), ovvero la dipendente del customer service dell’azienda produttrice di Lake View. La ragazza, che dovrebbe tecnicamente ricoprire un ruolo di mero supporto e assistenza alla transizione degli ospiti verso questa nuova, stramba quotidianità, finirà in realtà ben presto per affezionarsi particolarmente a Nathan (affetto ovviamente reciproco) e alla sua situazione, comprese le condizioni ambigue della sua dipartita. Con lei andremo poi gradualmente a scoprire anche un lato più profondo di quel ragazzo a prima vista così superficiale.

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Fatte tutte queste premesse appaiono già chiari alcuni dei motivi per cui ho trovato Upload una serie piuttosto godibile e che mi sentirei quindi di consigliare per un rapido recupero:

  • Quella che avrebbe potuto essere solo una serie leggera, ambientata in un mondo diverso (ma non troppo) dal nostro, viene infarcita fin dal primissimo episodio da svariati elementi che ne arricchiscono la trama dal punto di vista degli intrecci interpersonali e delle sottotrame. Ci incuriosiamo subito, ad esempio, alle circostanze della morte di Nathan, di cui seguiamo man mano gli sviluppi chiedendoci chi possa essere coinvolto e perché. La componente del mistero va perciò ad affiancarsi a una vena più giocosa, a una sottotrama più romantica e ad altri temi come l’elaborazione del lutto in un universo in cui per alcuni è possibile “scampare” alla finalità della morte e l’estremizzazione del divario sociale sulla base del portafoglio (e di conseguenza del diverso accesso a risorse come la possibilità di usufruire di un upload, che teoricamente dovrebbero poter essere fruibili da chiunque). Tutto questo crea un mix di sottogeneri che fa sì che una storia potenzialmente banale o già vista si differenzi dal mucchio;
  • La componente visiva, gli effetti speciali, le scelte scenografiche e i moltissimi dettagli micro- e macroscopici dell’ambientazione virtuale hanno permesso di creare un contesto distintivo partendo da quello che, in quanto spunto già presente anche in altri prodotti, avrebbe potuto essere nulla di nuovo o estremamente rivoluzionario, trasformandolo qui nel fulcro dell’azione (e a pieno titolo uno dei protagonisti della storia);
  • Anche i vari personaggi che vediamo in scena non saranno unici nel loro genere, ma si fanno amare ognuno a suo modo. Finiamo per affezionarci presto ai loro dubbi, alle incertezze, alle loro gioie e sofferenze… di alcuni sospettiamo solo per venire smentiti in seguito o viceversa, di altri crediamo di aver inquadrato la personalità frivola dopo cinque minuti solo per trovarci ad apprezzarne lati insospettabili qualche episodio dopo.
    Col tempo proverà a svilupparsi (non troppo sorprendentemente, quindi non lo considero uno spoiler) anche una sorta di interesse amoroso, ma la particolare situazione dei personaggi coinvolti fa sì che ci si pongano interrogativi non scontati e di certo diversi dal solito. Infine anche i personaggi di supporto, per quanto il più delle volte relegati a ruoli monocorde e poco approfonditi, si inseriscono bene all’interno del cast corale e contribuiscono a creare una buona dinamica.

E voi avete già visto Upload? Siete curiosi di recuperarlo? E se l’avete già seguito, siete d’accordo con i motivi per metterla in watchlist oppure non la consigliereste?
Attendo di leggere tutti i vostri pareri in proposito qui sotto nei commenti.
Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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