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UnREAL | Recensione 2×05 – Infiltration

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UnREAL | Recensione 2×05 – Infiltration

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Bentornati a tutti, fan di UnREAL.
Siamo ormai a metà della seconda stagione di uno show, che ha, come tutti, la pesante responsabilità di competere con il notevole debutto dello scorso anno e il fermo intento di superare se stesso.
Trattandosi di un telefilm così particolare nelle sue premesse, che è riuscito a impressionare il pubblico televisivo portando all’estremo qualità come il realismo spietato e il cinismo senza scusanti, è normale che in questa stagione abbia alzato l’asticella di quello che è moralmente giustificabile fino a livelli che, confesso, qualche volta percepisco solo come scelte brutali lanciate in puntata giusto per trovare qualcosa che riesca ancora a sconvolgerci e che eviti il rischio di assuefazione, sempre molto presente.

A tratti, in queste prime puntate, mi è sembrato che tendessero a volerci sconcertare in qualsiasi modo, accettabile o meno, invece che costruire storie articolate con le quali intrattenerci. Non è invece quello che è successo in questo episodio, che ho trovato costruito con un impianto molto solido, capace di gestire con equilibrio tutte le storyline aperte, senza tralasciare i colpi di scena che sono stati eclatanti per come siamo abituati ad aspettarceli. Credo sia la migliore puntata della seconda stagione, fino a questo punto.
Tra tutte le cose impreviste successe, una di queste si erge in mezzo agli altri momenti “WTF?!” che ne hanno scandito l’intera durata: come è possibile che adesso ci troviamo a dover cancellare Chet dalla lista degli insopportabili, dove invece giace ancora Jeremy, coperto dall’onta di tutto il biasimo che sono riuscita a scovare? Non è inquietante che adesso possiamo essergli quantomeno grati per quello che ha fatto?

Comincerei con Jeremy, per l’appunto. Nonostante lo scorso anno ci fosse stato presentato sotto una luce opposta rispetto all’uomo indegno giustamente allontanato con il pubblico in piedi ad applaudire, io non penso che si sia trasformato dopo il tradimento di Rachel, come se fosse bastato quello a fargli mutare la personalità, povero caro. Penso invece che le sue caratteristiche di uomo aggressivo, potenzialmente violento, futuro stalker e reale pericolo per le donne, fossero ben presenti anche quando si proponeva per il ruolo del bravo ragazzo da sposare ma sfortunatamente rovinato dall’arpia.
Si trattava solo l’altro lato della stessa medaglia. Sotto la superficie si intravedevano già molto bene le sue tendenze giudicanti, vendicative, ossessive e l’abitudine a incolpare gli altri dei suoi fallimenti. Lui era quello perfetto e il resto del mondo – Rachel prima della lista – era invece danneggiato e corrotto e per fortuna ci sono rimasti uomini di grandi speranze e moralità intatta come te, Jeremy, come faremmo senza.
In questa stagione si è semplicemente tolto la maschera, dal mio punto di vista. Ha tirato fuori quella prepotenza verbale, che purtroppo è diventata anche fisica, in un’escalation prevedibile, gestita da impulsi che le regole civili interiorizzate non sono più riuscite a tenere sotto controllo. Siamo partiti dalle battute sarcastiche, agli atteggiamenti da bullo giustificati, ai suoi occhi, dal vedersi vittima di Rachel e il desiderio di ripagarla della stessa moneta, fino ad arrivare ad atteggiamenti segnati da una violenza non più latente, come usare il suo volto come target, urinare sulla macchina del suo nuovo fidanzato (quanti anni hai, Jeremy? Cinque?) e, infine, colpirla fisicamente in un’aggressione vergognosa, costringendo Chet a intervenire in difesa di Rachel e a cacciarlo. Per non parlare del portarsi a letto la sosia di Rachel. Ce n’è abbastanza per una full immersion con la dottoressa Wagerstein.

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Chet, rilasciato in fretta dalla polizia, ha in questa puntata diversi momenti di gloria, che lo riscattano agli occhi del pubblico: oltre ad aver salvato la donzella in difficoltà e licenziato il bruto, lo vediamo dirigersi subito da Quinn per riprendere il discorso lasciato in sospeso e ripeterle, con molta semplicità – invece di sommergerla di discorsi ridondanti con lo scopo di convincerla a tornare con lui – che è l’amore della sua vita.
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Continuo a credere che lui non sia la persona giusta per lei, o per chiunque, e ha fatto molto bene Quinn a non cedere davanti alla sua dichiarazione d’amore (che stia cominciando ad allontanarsi dalla sua ossessione?). Ho però apprezzato l’intento sincero delle sue parole. Lui la ama davvero, per come può amare Chet. Cioè, nel deserto della Patagonia, lontano da ogni donna del pianeta.

Mi è piaciuto molto che si sia reso utile, accollandosi la responsabilità della gestione di un Jeremy in caduta libera, di cui avremmo voluto tutti liberarci alla svelta, traendo spunto dagli insegnamenti dell’esperienza paleolitica. Alla fine qualcosa di utile l’ha imparato, oltre a un certo grado di maschilismo indegno della società moderna. Sono contraria alla violenza, ma ho apprezzato simbolicamente gli schiaffoni che ha rifilato a Jeremy quando, di nuovo, stava incolpando chiunque delle sue miserie – tutti tranne se stesso – come tipico di certe personalità deboli con problemi di eccesso di ego, che vedono gli errori di tutti e non riconoscono mai il proprio contributo agli eventi. Dopo aver eliminato strati di inutili scuse, finalmente Jeremy capisce che alla base delle sue afflizioni risiede inviolato il suo amore per Rachel. Questo però non lo fa scendere a patti con la situazione, come avevo inizialmente pensato, grazie all’aver esplicitato il nucleo di rabbia che covava in sé, ma lo spedisce ad aggredire Rachel, di fatto “slatentizzando” il suo desiderio inconscio di farle del male, che prima riusciva a traslare sull’immagine cartacea invece di accanirsi sulla persona fisica. Cosa di per sé già grave e a cui Rachel avrebbe dovuto dar maggiore peso, come nota Coleman che, nella sua natura poco fattiva, cerca di risolvere il problema declassando Jeremy, ma di fatto peggiorando gli eventi, che degenerano.

Il secondo importante blocco narrativo che ha interessato gran parte della puntata è stata la lotta senza esclusione di colpi nel palcoscenico lavorativo, che è dove si svolge di fatto la loro relazione, tra Quinn e Rachel. Entrambe cercano di dimostrare all’altra di essere più brave, vivendo e nutrendosi della loro sfida tra giganti.
Questo ha indubbiamente il vantaggio di far tirar fuori il meglio da loro stesse e per lo show, stimolandole a trovare soluzioni sempre più ingegnose, ma in realtà, se mettessero da parte la loro attuale (temporanea, vorrei sperare) inimicizia, dovrebbero rendersi conto che tutta la forza spesa per opporsi all’altra sarebbe meglio impiegata se lavorassero insieme al medesimo scopo. Devono rimanere alleate per dimostrare quanto valgono e avere il successo che meritano, soprattutto in un ambiente così maschilista che tende a soffocarle.

Tra le due si è instaurato il classico rapporto madre-figlia in cui Rachel, la più giovane, sta tentando di ribellarsi e combattere la figura materna, come normalmente si fa nelle fasi della crescita, ma proiettando su Quinn il nodo problematico che ha vissuto con la madre oppressiva. Lo fa con atteggiamenti un po’ infantili, come quando le annuncia che lei andrà al party degli Impact Award perché ha i biglietti e l’altra no (mancava solo che le facesse qualche smorfia alle spalle e la trasformazione in adolescente irritante sarebbe stata completa). Quinn invece, nonostante il tradimento, nonostante sia di solito molto più puntuale e letale nelle sue vendette, fa un passo indietro, dimostrandosi quella più adulta. Ammira Rachel e lo dichiara apertamente, evitando quel sarcasmo con cui di solito sotterra chiunque altro. Le dà anche consigli onesti, che Rachel non sa prendere per quello che sono, cioè il tentativo di metterla in guardia dai pericoli che Quinn vede con maggiore lungimiranza. L’avverte di non correre ad appoggiarsi all’ennesimo uomo, che non saprà affatto valorizzarla, ma le ruberà idee e meriti, come ha fatto Chet con lei. Non è un partner, sostiene Quinn. È qualcuno che vale meno di lei e che soffocherà le sue ambizioni, approfittando delle sue capacità. Rachel, invece, come è nella sua natura, è partita per la tangente, senza che intervengano le basilari norme di buonsenso a fermarla, immaginando un futuro in cui lei e Coleman partiranno nella gloria del tramonto e lei avrà sia il successo lavorativo che un uomo che la ama accanto. E vissero per sempre felici e contenti.

  

A me ha colpito molto come Quinn le dice di stare attenta. Non è la Quinn che vuole affondarla. È sinceramente preoccupata perché tiene a lei sul serio. Né le importa, come le aveva meschinamente fatto notare Coleman, di essere stata superata dall’allieva. Non solo sa riconoscere il suo valore, ma le è anche affezionata.
Peccato che Rachel non lo capisca e vaghi persa nel mondo che si è inventata.
Non che non siano obiettivi realistici, quelli che vuole per sé, le auguriamo anzi di realizzare i suoi sogni, ma da quanto lo conosci, Rachel? Due giorni? Inoltre, che cosa avrebbe di tanto speciale Coleman? A parte riempirla di parole incoraggianti e vuote, uscire sempre perdente dagli scontri dialettici con Quinn, rivelando la stessa età mentale di Rachel e avere lo stesso impatto dell’ultimo dei giardinieri (con rispetto alla categoria) nello show che dovrebbe dirigere, io non vedo che cosa ci trovi in lui, a meno che non le serva solo per aiutarla distaccarsi da Quinn, come è naturale che sia.
Inoltre, se lui è tanto importante per Rachel, perché non gli ha raccontato di Jeremy, preferendo invece tenergli nascosta la sua passata relazione? Se vuoi un rapporto sano, Rachel, dovresti impegnarti per costruirlo.
Rachel mi sembra sempre più isolata, assente, poco incisiva e lontana con la testa dal set di Everlasting. Forse sta già sognando il momento in cui spiccherà il volo, ma di fatto, puntata dopo puntata, è sempre meno la Rachel geniale di un tempo, e sempre di più l’ombra di se stessa. Non so, in questo, come reagirà alla violenta aggressione di Jeremy, che potrebbe rompere il fragile equilibrio che l’ha fin qui sostenuta.

In questa puntata, per una volta, sono centrali le vicende di una delle corteggiatrici, analizzate e messe in scena nel modo a cui eravamo abituati lo scorso anno, la cui mancanza attuale, secondo me, è una delle pecche di questa stagione. Di solito seguiamo i complessi e ingarbugliati rapporti del cast principale del dietro le quinte di Everlasting, trascurando i veri protagonisti dello show nello show. Come prevedibile, la scelta è ricaduta su Ruby, che è l’unica finora ad aver beneficiato di un ricco svolgimento e di una storia personale.
A me Ruby non è mai piaciuta molto, perché la trovavo noiosa (come anche al pubblico di Everlasting, a quanto pare, visti gli ascolti). L’idea di un’attivista di colore molto dotata, che lascia l’università di prestigio per entrare in un programma televisivo trash ben al di sotto dei suoi standard per promuovere la sua campagna sociale, era molto promettente, anche per l’idea sottesa della televisione come mezzo democratico per raggiungere le masse.
Il problema è che di tutte queste premesse non ce ne siamo fatti nulla. È entrata battagliera, ha litigato un paio di volte con Beth Ann (un’altra concorrente di cui si è persa traccia) ed è scivolata nella bolla del Principe Azzurro. Bolla che le si è frantumata in testa quando, in rapida successione: 1. suo padre ha fatto irruzione nella stanza privata in cui lei e Darius stavano vivendo quella che lei avrà immaginato come prima notte di nozze; 2. il tutto è stato ripreso da telecamere che non dovevano esserci; 3. ha dichiarato al popolo televisivo di essersi innamorata di Darius, invece che dirlo a lui per primo ed evitarsi ulteriori umiliazioni.
La scena è stata abilmente orchestrata da Quinn, in cerca di gloria e riscatto ed è servita a impressione il nuovo proprietario del network, John Booth (per il quale io dico subito di avere un debole per le partecipazioni dell’attore in Castle – meno – e nel compianto Forever) e si è dimostrato ancora una volta un piano vincente, che è servito a dimostrare – laddove ce ne fosse ancora bisogno – chi è il vero creatore di Everlasting. Anche Rachel si strappa per un attimo dalle sue aspirazioni mistiche di rivoluzionaria sociale e si rende conto che la via di Quinn è quella che avrà successo e porterà ascolti. Messa di fronte al dilemma di seguire la strada della sua prima maestra o rimanere moralmente ineccepibile insieme a Coleman, non ci mette molto a farsi convincere della fondatezza delle idee del suo vero mentore che le ricorda chi sono e come amano lavorare, e far entrare le telecamere.

   

I vecchi schemi tornano a galla e creano la prima frattura tra Rachel e Coleman, che se ne rende conto nel suo solito modo tiepido di gestire le cose sul set e con Rachel.

– I guess I’m just a little surprised you let Quinn get between us.
– She’s not. She’s not between us.
– Good.

Wow. Che dialogo pregnante. Due carezzine in testa e passa tutto? Coleman continua a essere troppo sottotono per quello che mi aspettavo da lui. Lasciamo anche stare quando dice a Booth, presentando se stesso e Rachel:

What J.J. is doing for Star Wars, that’s what we’re doing for Everlasting.

Certo. Come no.

Con mia enorme sorpresa Darius decide di allontanare Ruby dal programma.
Diciamo che sono in realtà contenta che lo abbia fatto perché la dinamica molto comune nelle relazioni in cui uno dei due – di solito la donna – si infila con grande entusiasmo nel compito di “cambiare l’altro” e “farlo diventare una persona migliore come nessun altro al mondo tranne me” è di solito fallimentare già in partenza. E, nonostante sia lastricata di ottime intenzioni, la convizione: “Ti renderò il Grande Uomo che sei già in potenza, fidati di me”, è in realtà già manipolatoria e lede la libertà altrui.
Ecco perché sono sollevata che Darius abbia disinnescato da subito questa dinamica disfunzionale che non avrebbe portato beneficio a nessuno, ma mi ha comunque lasciato stupefatta, perché ero convinta che Darius, che interiormente è il bravo ragazzo di periferia dai saldi principi morali che ha mantenuto nonostante il successo, avesse abbracciato l’idea della storia d’amore salvifica che si eleva moralmente sul contesto corrotto in cui è nata.

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Mi è invece spiaciuto per il padre perché, se anche è intervenuto per imporre il suo punto di vista alla figlia (possiamo discutere per giorni sul fatto che avesse indubbiamente ragione, ma è pur sempre la vita di Ruby e c’è un limite all’ingerenza dei genitori sui figli adulti), non l’ha fatto con toni dittatoriali, ma ha espresso il suo punto di vista con grande dignità e contegno. Ho trovato anche giusto che le chiedesse come potesse parlare d’amore tanto in fretta (proprio come Rachel), dopo solo qualche settimana, indicandone la causa nell’esaltazione dei sentimenti dovuta alla cattività in cui sono costretti.

Sul lato più leggero, sono contenta che Booth sia tanto entusiasta di Quinn che, dopo alcune puntate in cui gliene capitavano una peggio dell’altra tra ex amanti impazziti, show rubato e amica-traditrice, ha finalmente qualcuno che, ai piani alti, ne riconosce il merito. Booth mi sembra il bambino che si è appena comprato il luna park e non sa esattamente cosa farsene, però, per fortuna di tutti, sta puntando sul cavallo giusto.


Per me poi ha già vinto tutto quando si è offerto di accompagnarla a comprare la bara al padre, in un posto aperto anche di notte. Ha già quello spiccato umorismo weird che ci farà divertire tutti, soprattutto se manterrà quello stato di esaltazione alla sola idea di mettere piede sul set.
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Vedremo come evolverà il nuovo romanzo di UnREAL.

Lascio l’onore della menzione speciale a Quinn, inguainata in un terribile vestito celeste da improbabile Cenerentola.
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Un’altra puntata di UnREAL è volata via, sempre appassionante e interessante come al solito. A voi è piaciuta?
Vi lascio con il promo della prossima puntata (la cui regista sarà Shiri Appleby) e vi ricordo di passare da questa pagina che mantenervi sempre aggiornati sulle notizie settimanali di UnREAL.
UnREAL Italia

A presto!
– Syl

2 COMMENTS

  1. Puntata che è proprio volata, interessante e ricca di colpi di scena.
    Parto subito con Quinn. Mi ripeto, ma quando si mette in assetto da guerra, prepara il grande colpo e infrange le regole (che lei stessa ha stabilito e che, quindi, logicamente, può infrangere XD), io non vorrei essere nei paraggi. “Noi non inventiamo nulla, noi lo facciamo accadere”. Che dire? Riassunto perfetto di Everlasting…
    Rachel (detto che, anche io, spero si ritorni presto alla alleanza con Quinn) in questa fase, però, mi piacerebbe vederela seguire in modo costante una sua linea. Stai con Coleman e vuoi fare il programma di una certa “rilevanza sociale”, come hai sbandierato due secondi prima al proprietario del Network? Allora, cara Rachel, tieni fermo questo proposito e non entrare con le telecamere nella stanza di Darius, allineandoti ancora alla strategia acchiappa-ascolti di Quinn. La vedo confusa, vuole dimostrare di potercela fare, ma ha bisogno di un appoggio costante e Coleman non si sta rivelando assolutamente il personaggio carismatico che mi ero immaginata e speravo fosse. (Bello il discorso, che hai ripreso, in cui Quinn la mette in guardia da Coleman e, anche a me, ha colpito lo “stai attenta, okey?”, molto sentito di Quinn).
    In merito al doppio colpo di scena finale: dopo il discorso, poco prima della fase di eliminazione, tra Ruby e Darius, il dubbio che lui potesse eliminarla per lasciarla libera di “seguire il suo destino” mi era venuto (d’altronde, come detto, quest’anno quando approfondiscono la storia di una corteggiatrice, a fine puntata, per lei è previsto il “ciaone” XD). Mi ha, invece, totalmente presa alla sprovvista l’aggressione ai danni di Rachel da parte di Jeremy (pensavo, anzi, che, dopo aver preso coscienza di essere ancora innamorato di lei, il suo atteggiamento potesse cambiare, che agisse per riconquistarla, una sorta di Chet 2) e sono anche io estremamente curiosa di vedere le ripercussioni che avrà questo nuovo evento su una sempre più fragile Rachel.
    Bellissima sorpresa trovare Ioan Gruffudd (e il suo accento 😀 ) e concordo, il suo personaggio con uno spiccato lato da “fangirl”, mi ispira parecchio, speriamo venga ben sviluppato.
    Altro momento fantastico: “Coraggio, America, chiama è ora di far sentire la tua voce”, Quinn: “non so nemmeno di chi sia il numero che chiamano” XD
    Ora sono curiosa di vedere il prossimo episodio diretto da Shiri, mi incuriosiscono sempre le puntate girate dagli stessi attori.
    Alla prossima!

    • Ciao! Anche a me è venuto da ridere quando Quinn ha detto “Ma quale televoto?” 😀 ho pensato a tutti quelli “nostrani”, chissà se seguono la medesima sorte. Io ancora non sono convinta che Ruby se ne sia andata per sempre, hanno puntato su di lei fin dall’inizio e adesso se la lasciano scappare? Delle persone rimaste io non conosco nessuno, a parte Hot Rachel che non ho ancora capito cosa stia lì a fare. È sotto copertura? È una giornalista? Non ne ho idea, ma certo che per “accompagnarsi” a Jeremy ce ne vuole…
      Chet ti è piaciuto? XD Rachel la vedo veramente poco se stessa in questa linea che si è scelta a immagine e somiglianza di Coleman (quindi noiosa), spero che torni presto quella grande manipolatrice che è. Quinn sempre grandiosa e, soprattutto, sempre fedele a quella che è. Non vedo l’ora che prosegua la sua relazione con Booth! (Anche io Fangirl On :D)
      Alla prossima settimana e grazie! 🙂
      Alla prossima settimana!

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