È uscito oggi Trench, il quinto album studio dei Twenty One Pilots: a un anno e quattro mesi di distanza dalla fine dell’era di Blurryface, e a tre anni e mezzo dall’uscita di quest’ultimo, abbandoniamo il rosso per immergerci nel giallo. Il disco è stato anticipato da ben quattro tracce – Jumpsuit, Nico And The Niners, Levitate e My Blood – i cui video raccontano una storia ben precisa e ci forniscono un sacco di indizi su chi siano Dema, Nico, i Niners e Clancy. Per scoprirne di più su di essi vi invito ad esplorare i meandri del dark web (in realtà vi basta aprire tumblr), io oggi sono qui a parlarvi dell’album e basta.
the new album Trench is now available. when you listen to it sometimes you’ll react like this and sometimes you’ll react like this. https://t.co/dDXhl0XWNx pic.twitter.com/kcrm4fBWLm
— twenty one pilots (@twentyonepilots) October 5, 2018
Se il Self Titled e Regional at Best sono due album che meriterebbero un trattato in dieci tomi e Vessel credo sia il mio album preferito in assoluto, Blurryface invece – pur essendo fantastico – dal mio punto di vista è stato molto al di sotto delle loro capacità artistiche. Cosa aspettarci quindi da Trench? Ammetto di essermi approcciata all’ascolto con un timore reverenziale assurdo, combattuta fra l’aspettativa altissima e la paura che potesse in qualche modo deludermi – perdonatemi, Tyler e Josh, perché ho peccato.
Le danze vengono aperte da Jumpsuit, pezzo con cui è stato annunciato l’album quattro mesi fa, un opening che mette da subito le cose in chiaro sulla potenza emotiva di questo lavoro perché, in fondo, a rendere così grande questa band è proprio il lato emotivo della loro musica. Le loro canzoni non sono semplici tracce da canticchiare in macchina, sono veri e propri viaggi all’interno della psiche di ognuno di noi, parole che vanno ascoltate e soprattutto capite, storie che si dipanano accordo dopo accordo raccontandoci ciò che in fondo già conosciamo: le nostre vite interiori.
E proprio come l’elettrocardiogramma impazzito che è la vita emotiva di una persona, in Trench si alternano pezzi dal ritmo impossibile da seguire come Levitate, ritmi più umani e quotidiani come quelli di Morphe, Chlorine o Cut My Lip, e quelli molto più introversi di pezzi quali Smithereens, Bandito e Neon Gravestones. A chiudere l’album Leave The City – moderna versione dei più datati Addict With a Pen, Truce e Goner – che fornisce una conclusione a ciò che era iniziato in Jumpsuit e lascia già addosso l’attesa e l’anticipazione per ciò che verrà dopo.
Come ho già detto, sono quattordici brani che vanno ascoltati nel senso più pieno e profondo del termine. Per quanto il livello tecnico sia altissimo e ci sia solo da inchinarsi di fronte al talento di Tyler Joseph e Joshua Dun, a rendere questo lavoro speciale e unico sono proprio le parole, le storie, le emozioni messe in musica. Ascoltatelo, lasciate che gli accordi vi entrino nelle ossa e le parole nel cuore. Imparate a conoscere e temere la prigione di Dema e poi imparate ad evadere. Perché DEMA DON’T CONTROL US.
Voto: 9/10
Brano preferito: Chlorine
STAY ALIVE, FRENS ||-//