
Tre giorni di Natale, la recensione: Al termine del 2019, Netflix ha rilasciato tra le molte novità una miniserie spagnola che si sposa perfettamente con il clima festivo che contraddistingue dicembre; un clima che non è soltanto gioia e amore, ma è anche capace di portare a galla segreti che, rivedendo i parenti dopo mesi o perfino anni, cercavano di restarsene ben celati nella memoria. Stiamo parlando di Tre giorni di Natale, la recensione della quale è praticamente d’obbligo.
La serie è composta da tre episodi, ciascuno dei quali si colloca a trenta anni di distanza dal precedente, seguendo la storia di quattro sorelle molto diversa tra loro: Esther, la maggiore, bella e audace, la leader del gruppo; Adela, la romantica sognatrice con una cotta per Juan, il giovane medico del nonno; Maria, la più piccola e ribella, la cui fuga al lago scaturirà una serie di eventi che proseguirà per almeno sei decadi; infine Valentina, quindici anni, che si colloca tra Esther e Adela, una ragazza solitaria dal passato misterioso.
Potrebbe essere una rivisitazione spagnola di Piccole donne, ma non è così. Dietro la loro storia c’è un crimine di cui tutte si sentono responsabili, un incidente al quale comunque non avrebbero potuto porre rimedio e che tuttavia le accompagnerà nel rimorso per tutta la vita. Siamo a metà del secolo scorso, in una sperduta campagna spagnola, e una famiglia si accinge a festeggiare il Natale come ogni anno, tra pranzi, addobbi e tanta gioia nell’aria; Maria, di soli cinque anni, è fuggita per pattinare sul ghiaccio proprio mentre la polizia dà la caccia a un ricercato. È proprio lui che le ragazze incontrano nel bosco che circonda la villa e ha con sé un’altra persona: Valentina, la sua unica figlia, che lascia con loro nella speranza che la tengano nascosta e con la promessa di rivedersi quella stessa sera al lago. Purtroppo, proprio mentre si trovano lì, il sadico poliziotto che tenta di acciuffare Valentina ricorrendo perfino alle armi, muore sfondando il pavimento di ghiaccio.
Trenta anni dopo, le sorelle sono di nuovo nella villa. La famiglia si è allargata e le sorelle sono cresciute: abbandonata l’infanzia, i dettagli del loro carattere che le rendevano uniche fra loro si sono accentuate. Esther (Elena Anaya) è con la figlia avuta dal defunto marito e alla quale non sembra particolarmente legata; Adela (Anna Moliner) ha sposato Antonio, il figlio del poliziotto che avevano visto morire, e le sue sorelle sanno bene che la loro relazione è dovuta solo ai sensi di colpa della donna; Maria (Verónica Echegui) vive in Francia ed è segretamente fidanzata con Sofia; Valentina (Nerea Barros) è l’unica rimasta nella grande villa con il marito per accudire i suoi genitori adottivi, che hanno rischiato la propria vita pur di salvare la sua.
Ora la madre delle donne è morente e ha un segreto da confidare, un segreto che distruggerà per sempre i legami famigliari e che parte da una relazione adultera avuta moltissimi anni prima. Tutti i misteri e le improvvise rivelazioni sono un problema per le sorelle, che si tengono nascoste fin troppe cose: la vera identità dell’uomo con cui Esther ha concepito la figlia, il motivo per cui Adela non riesce a lasciare il marito violento, l’omosessualità di Maria, la scelta di Valentina di andarsene in città e prepararsi a vivere finalmente la propria vita senza dovere nulla a nessuno. La confessione della madre in punto di morte non farà altro che sottolineare la presenza dei tanti segreti e portare Valentina ad allontanarsi dalle sorelle una volta per tutte.
L’ultimo episodio è ambientato sessanta anni dopo il primo Natale. La famiglia è ancora più larga grazie soprattutto ad Adela (Verónica Forqué), che con figli e nipoti cerca ancora di colmare il vuoto del suo matrimonio privo di affetto; la donna è talmente logorata dal carattere violento – a parole e a fatti – di Antonio da decidere di abbandonarlo il giorno di Natale e, approfittando della sua demenza senile, gli rivela la verità sulla morte del padre. Maria (Victoria Abril) invece giunge con un segreto che non ha alcuna intenzione di rivelare, come è consuetudine tra le pareti di quella villa: la più piccola delle sorelle sta per morire e vuole vivere alla grande il poco tempo che le rimane, sposando l’amata Sofia. Esther (Charo López) si sente esattamente il contrario, perché la distanza incolmabile tra lei e la figlia l’ha spinta al suicidio, ma nella disgrazia trova l’occasione per fare ammenda e per convincere Valentina (Ángela Molina) ad accompagnarla nella villa in modo da rivedere i parenti, seppure non di sangue, che ha lasciato trenta anni fa.
Un ruolo particolare in questi Natali lo ha avuto il padre delle quattro “sorelle”, Mateo (Francesc Garrido), un uomo ancor più accomodante di Adela e il cui unico desiderio era fare trascorrere una felice vita alle adorate figlie; voleva per loro dei Natali perfetti, tanto da sopportare le angustie del poliziotto sadico e del genero, da perdonare sua moglie per il tradimento e da rimanere muto una volta scoperto che tutto ciò non era servito a niente: Valentina se n’era andata. È il suo ritorno, e non quello delle figlie di sangue, che Mateo attendeva più di ogni altra cosa.
Tutti i segreti – o quasi – vengono finalmente a galla, permettendo alle donne e alle loro famiglie di godersi appieno il Natale, senza attriti, gelosie e sensi di colpa. Un giorno di Natale imperfetto come lo è quello che vede riunite famiglie lontane e tanto diverse tra loro, un Natale che accoglie chiunque, amico o sconosciuto, e che reca con sé la prospettiva di una seconda possibilità.