
Bentornati a una nuova puntata di This Is Us, dopo il mini hiatus della scorsa settimana, di cui avremmo decisamente fatto a meno, desiderando visceralmente (io, almeno), saperne di più su Kevin e Sophie. Sì, certo, amo tutti e sono affezionata a ogni componente della famiglia allargata – tranne Miguel/Miggie (sto ancora ridendo), ma in questa occasione – scansatevi tutti -, le mie priorità erano: 1. saperne di più dei miei nuovi OTP e 2. farli rimettere insieme subito.
Poi, certo, l’oggettività del recensore, certo.
Spero anche di trovarvi meglio della sottoscritta, colpita e affondata dall’influenza, così come mezza Italia.
Ma veniamo a noi.
Cominciamo con il dire che quando ho visto nel “Previously” far riferimento a quella parte di vita di Jack e di Rebecca in cui le cose, apparentemente, avevano già preso la piega che non ci saremmo mai augurati, ho capito che saremmo finiti “into the woods, again”. Perché, sì, ovviamente voglio sapere che cosa è successo a Jack, e in quali rapporti fossero al momento del dramma. [Soprattutto: in quale punto della sua vita Rebecca ha iniziato a trovar piacevoli e divertenti le battute di Miguel?]
Ma allo stesso tempo, no, non voglio vedere, ipoteticamente, finir male una coppia su cui abbiamo investito tanto, perché le scelte narrative ci hanno spinto consapevolmente a farlo. E se sono d’accordo con lo showrunner che dice che nella vita reale gli esseri umani si amano e si lasciano ma questo non significa che non si siano mai amati in the first place, lasciatemi dire che è tutto molto bello e giusto, ma un lato di me farebbe anche a meno di assistere a tanto realismo. E non perché siamo in un telefilm e debba esserci il lieto fine per forza, ma perché, in questo caso specifico, la mia mente e il mio cuore si rifiutano di pensare a loro due in qualche modo divisi o emotivamente lontani (impossibile che non si amino più).
Non sono una grande fan dei matrimoni – intesi come cerimonia, non come impegno a lungo termine –, perché, insieme ai bambini piccoli, li trovo sempre estremamente noiosi in televisione (i bambini infatti scompaiono sempre provvidenzialmente, così come è accaduto a tutti i figli di Meredith Grey), ma è stato giusto mettere in scena le nozze hippie di Rebecca e Jack (lei era un incanto!) come sorta di punto di partenza simbolico del loro amore, perché potessimo confrontare questa pietra miliare di assoluta perfezione e amore purissimo, con il momento temporale preso in esame nella puntata di oggi, che mi ha lasciato sensazioni contraddittorie, in parte perché viviamo con la lente di ingrandimento in mano, in attesa di cogliere minimi dettagli che ci svelino che cosa è andato storto, e in parte perché non ci hanno presentato in realtà nessuna crisi/rottura/disorientamento espliciti, solo qualcosa che ha in sé una nota dissonante, che ancora non sappiamo spiegarci, ma che si coglie chiaramente.
All’epoca in cui li troviamo davanti allo specchio del bagno, qualche anno più tardi, impegnati in gesti automatici e scambio di informazioni senza in realtà comunicare, quando prima anche lavarsi i denti era fonte di risate, complicità e divertimento, la famiglia non si trova ad affrontare particolari problemi. I figli sono cresciuti, sono impegnati nelle numerose attività che ci si aspetta dagli adolescenti, e Jack e Rebecca sono prevedibilmente indaffarati nella gestione delle loro vite: Jack dà ancora tutto se stesso lavorando indefessamente per il bene della famiglia e Rebecca è riuscita a ritagliarsi uno spazio per sé dove dedicarsi alla sua passione di un tempo, il canto. Come nella vita di chiunque, serve organizzazione per incastrare i bisogni di tutti, con qualche piccolo sacrificio. E, fin qui, non mi pareva che ci fossero campanelli d’allarme particolarmente rumorosi, tranne per la battuta un filo passivo-aggressiva di Jack sul fatto che Rebecca è molto impegnata con la band.
Non che sia stato niente di particolarmente grave in sé, li avevamo già visti accapigliarsi al bar quando Rebecca aveva confessato di non volere figli. Quel che mi ha lasciato con la sensazione della calma prima della tempesta, è la mancanza di sintonia in essere: Rebecca non si rende conto che Jack sta scherzando e Jack dal canto suo taglia corto definendo “battuta” qualcosa che sembrava invece una vera e propria recriminazione. Il fatto che Rebecca tolga la mano dalla sua, è un chiaro segnale di qualcosa che non è ancora stato digerito. Ma possono essere solo supposizioni, visto che non abbiamo il quadro completo. Credo comunque che sia normale nel tempo perdere quell’entusiasmo travolgente da giovani innamorati, che si trasforma poi in una maggiore solidità che è solo una diversa espressione di quell’amore che nel tempo si è consolidato, approfondito e irrobustito.
La notizia del divorzio di Miguel e Shelly arriva improvvisa a dare uno scossone soprattutto a Jack, che nella sua mente lineare di persona concreta, che vive in base a principi chiari e definiti, non riesce nemmeno a immaginare come una coppia possa separarsi. “You stay together until you die”, questione finita.
Quel che è peggio, la prende sul personale, inspiegabilmente. Non so se sia stato per il fatto di aver visto degli amici cari, che pensava condividessero la sua stessa visione sul matrimonio come qualcosa di intoccabile ed eterno, avviarsi su una strada che lui non contemplava nemmeno, o l’essersi reso conto che Rebecca non era sotto shock come lui all’idea che esistesse nel mondo il concetto di “separazione” e che anzi, sembrasse quasi accettarlo come fatto naturale, o se lui per primo sentisse oscuramente che qualcosa non tornava nella sua relazione – o che magari Rebecca non fosse così avversa all’idea – (naturalmente sono solo mie supposizioni), ma la notizia sembra avere un impatto decisamente molto forte su Jack.
Per prima cosa, impulsivamente, affronta Miguel, non tanto come l’amico che cerca di capire che cosa possa essere successo – o almeno informarsi sul suo stato d’animo -, quanto come una persona profondamente offesa, quasi che il torto fosse stato fatto a lui (come se desse per scontato, tra l’altro, che ci fosse un torto).
Sapete che io non amo particolarmente Miguel, che finora non ci aveva dato motivo per ritenerlo qualcosa d’altro che una persona dai capelli bizzarri, ma in questa occasione ho decisamente apprezzato il suo comportamento e la sua risposta molto pacata, perché prima di tutto, per quanto si possa essere migliori amici, il matrimonio appartiene alla coppia e non a esterni, e dal momento che nessuno ha fatto del male all’altro – e mi pareva chiaro da come ne avevano parlato a cena, soprattutto nella frase “Facciamolo ora che siamo ancora amici, prima che i rapporti si rovinino” – stai calmo con le accuse, Jack.
Grazie al suo discorso molto serio e sentito, in cui ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinto in quella direzione, Miguel si è svelato a noi nella sua umanità e vulnerabilità, e anche saggezza, invece di fare l’uomo di mondo che vuole essere simpatico a tutti i costi, come ci è apparso durante il matrimonio degli amici (e in ogni altra occasione). Non ha di certo affrontato la fine del sul matrimonio con superficialità, ma ha dimostrato di essere capace di una certa profondità di analisi e consapevolezza, e anche grande onestà. Non deve essere certo stato facile scendere a patti con la fine di un progetto in comune in cui si è investito molto. Lasciatemi anche dire che in otto anni di Castle, non avevo idea che Jon Huertas sapesse recitare tanto bene.
Di certo la causa del divorzio non risiede in una banale relazione extraconiugale, come aveva supposto Jack in preda al risentimento, ma qualcosa di ben più importante che si era inesorabilmente spezzato quando entrambi “avevano smesso di notare l’altro e di volerlo rendere felice”. Il momento di sincerità di Miguel è una lezione per Jack che capisce di dover correre ai ripari per preservare l’amore che sente ancora forte per Rebecca e che forse realizza che si sta offuscando, prima di alzarsi un mattino e scoprire di non avere come primo pensiero quello di fare un piccolo gesto che renda felice sua moglie (nell’altra puntata dello stesso piano temporale sappiamo che aveva confidato a Miguel di aver dimenticato di dare un bacio alla moglie prima di uscire. Quindi qui i campanelli hanno suonato eccome).
Essendo Jack, non può che uscirsene con un’idea semplice, ma estremamente romantica, come è nel suo stile, cioè ritagliarsi una serata con Rebecca nel loro vecchio appartamento, dove ritrovare la scintilla che li aveva uniti all’inizio, e che teme possa spegnersi.


Chiaramente, essendo This Is Us, la rilettura delle promesse, seduti nel bagno che in questa puntata ha fatto da luogo-simbolo della loro relazione, non poteva che mandarci tutti di nuovo in una valle di lacrime. Non credo ci sia bisogno di descrivere a parole l’impatto delle loro parole cariche di emozioni, in cui vibrava intatto tutto il loro amore – amore che ha generato una famiglia e che in esso si è riversato, come simbolicamente suggerito dallo scorrere delle immagini dei loro figli adulti, alle prese con i loro problemi o, semplicemente, la vita. Jack è riuscito nel suo intento di creare una famiglia proprio come l’aveva immaginata e si era impegnato a fare:
I will create a home with you full of love, and laughter, and compassion. I will raise a family with you.
L’ha fatto, ha dimostrato ogni giorno della loro vita insieme (per quanto finora concessoci di vedere) di essere pronto a fare qualsiasi cosa per renderli felici, per dare a ciascun figlio quello di cui aveva individualmente bisogno e di dedicarsi completamente a loro, inondando la casa di felicità, entusiasmo e risate. E quando “il gioco si è fatto duro”, quando si sono trovati davanti a uno di quei momenti di cui parlava Miguel, in cui era necessario decidere se combattere per quello che avevano, o lasciarsi portare alla deriva, lui ha combattuto, memore di quelle promesse e dell’amore che li aveva ispirate.
Il fatto è che ho sempre pensato, da quando abbiamo visto la puntata delle lavatrici, che quel periodo delle loro vite fosse stato decisivo nel farli allontanare e proprio essere tornati a quegli anni, e averli sì visti un po’ traballanti, ma disposti a trovare in sé le risorse per combattere per quello che avevano, mi convince che non sia assolutamente possibile che l’amore non fosse saldo e trionfante, come all’inizio e come sempre, quando lui è morto. No, non lo accetto (e sì, ho visto il promo della prossima).
Per quanto riguarda Rebecca, amo vederla cantare sul palco e sarebbe stato davvero uno spreco se non avesse potuto riprendere a fare quello che ha sempre amato, e che le riesce tanto meravigliosamente.
Mi piace meno (per nulla) il comportamento di Ben, che cerca di dividerla da Jack. Guarda che le tue intenzioni si vedono benissimo eh, Ben. Il fastidio che mi dà la gente che cerca di intrufolarsi nei matrimoni altrui con fare saccente e saputello è indescrivibile. Grandissima la risposta badass di Rebecca che lo rimette al suo posto, definendo il marito “Freaking Superhero” perché si dà il caso che lo sia oggettivamente. Punto.
Inoltre, nel ribattere che Jack lavora il doppio per assicurarsi che lei possa avere il tempo di cantare con la band, andando alla partite dei figli e alleggerendo il carico dei lavori domestici, senza dimenticare quei minuscoli atti di premura e gentilezza, come lasciarle un bicchiere di acqua sul comodino perché non si disidrati, Jack ha fatto quello che ha promesso, l’ha incoraggiata e sostenuta nel suo sogno. Come si fa a non commuoversi, quando l’amore trionfa così? Non è più nemmeno questione di volere Jack come marito, è proprio l’estasi di trovarsi davanti all’Amore, maiuscolo.
Per quanto riguarda i tre ragazzi Pearson al tempo presente, non so dove cominciare, perché ho trovato interessanti tutte le loro storyline. Mi piace molto quando il materiale narrativo presentato dà luogo a riflessioni e a possibilità di analisi psicologiche.
Veniamo a Randall, perché la sua situazione è quella che lo sta mettendo duramente alla prova, in modo molto doloroso.
Beth ci ricorda che anche Randall ha la sua debolezza (che lei chiama “vizio”), che è quella di voler essere perfetto. Essere perfetto gli è costato molto, in passato, come ci svela la temporanea cecità che l’aveva afflitto in un momento difficile delle loro vite, qualcosa di psicosomatico che esprimeva sul corpo un disagio interiore e la necessità di non chiedere tanto a se stesso. Anche adesso la mano che trema è sintomo che non riesce più a sopportare il carico di stress che si trova a gestire, senza voler mostrare il minimo cedimento.
Ha dato spazio nella sua casa e nel suo cuore a un padre in punto di morte, e arrivati a questo punto, quando si è affezionato e ha imparato a conoscerlo, scivola nella negazione rifiutandosi categoricamente di accettare lo stato attuale delle cose e la sua “caducità” . La cosa ha indubbiamente a che vedere con la morte di Jack che, per quanto abbiamo potuto capire dalle parole di Beth sul fatto che entrambi non fossero stati pronti alla morte dei rispettivi padri, è giunta inaspettata. O forse non tanto improvvisa in senso temporale, quanto difficile da metabolizzare e superare per un giovane Randall ancora più o meno al liceo. La negazione che impone a se stesso e agli altri, con la quale pretende far scomparire l’evento ineluttabile, è certamente una via di fuga che può dare un sollievo immediato perché non ci si pensa più e si può fingere che la vita non stia per cambiare – ma impone invece un prezzo enorme da pagare, perché mentire a noi stessi richiede un enorme dispendio di energie. Se aggiungiamo che i problemi personali stanno influenzando il suo rendimento al lavoro, e teniamo conto di quanto lui si sia sempre considerato il migliore – perché lavorava sodo per esserlo -, si capisce quanto Randall viva un momento di crisi molto disorientante.
Trovo sempre invece meraviglioso il rapporto che William ha saputo instaurare con le nipotine e apprezzo come cerchi di esserci, di lasciar loro qualcosa di sé, nonostante gli costi fisicamente e sia frustrante non poter avere tutta l’energia necessaria per farlo.
È molto bella l’idea di “istituire” una scatola dei ricordi, e trovo giusto cercare di preparare le bambine all’idea della morte che, come fatto integrante della vita di tutti, non deve essere tenuta nascosta, ma è anzi un’occasione per star loro accanto in un momento difficile, in modo che abbiano gli strumenti per affrontare altri momenti dolorosi in futuro. Non che ci si possa mai veramente preparare, ma lo trovo un aiuto prezioso e un ottimo consiglio da parte dell’uomo seduto sul divano.
Kate
Ecco, per quanto riguarda Kate, io ho un grosso punto di domanda, che si è fatto vivo già nella scorsa puntata, quando ho visto i due fidanzati immersi in un’atmosfera molto poco pertinente, per nulla gioiosa, che mi era sembrata quantomeno inaspettata, dopo l’esplosione di entusiasmo per il loro fidanzamento e, soprattutto, vista la decisione di Kate di andare al Fat Camp lasciandolo da solo in una città in cui non ha legami, subito dopo l’intervento, proprio per una questione di tempismo e opportunità.
Kate si sta sottoponendo a un percorso duro, che per la prima volta ha preso molto seriamente, e a cui si dedica con impegno e onestà. Come aveva detto quella sera a cena Toby, lasciandolo, la priorità doveva essere se stessa, per smettere di farsi definire dai suoi problemi di peso, scomparendo in essi, e qui ha trovato la giusta dimensione per farlo, senza scuse o attenuanti.
Io non so di preciso il motivo, se sia stato perché non li ho percepiti come una coppia ubriaca di felicità subito dopo il fidanzamento, quando ancora le endorfine dovevano essere a mille, o perché ero coinvolta dalla storia di Kate in senso individuale, ma la sua reazione quando ha scoperto che Toby le aveva fatto un’improvvisata e pretendeva di portarla in albergo è stata uguale alla mia e cioè MEH.
Normalmente amo questo genere di sorprese, poi io sono sempre a favore dei gesti di ricongiungimento romantici, meglio se eclatanti, ma qui l’ho avvertita come un’invasione. La stessa invasione di cui Sophie accusa Kevin. E non ho assolutamente idea del motivo, in fondo mi pare normale che se te ne vai per un mese, la gente possa venire a trovarti e tu trarne piacere, invece mi ha infastidito. Soprattutto mi hanno irritato i suoi tentativi di fare dello spirito che, invece, nell’occasione delle riunioni del gruppo di auto-aiuto mi avevano spinto (con Kate) a trovarlo sopra le righe but cute. Qui, no. Volevo che se ne andasse e la smettesse di imporre la sua presenza. So di essere ingiusta e, ripeto, non ho minimamente idea del motivo.
Sarà che sento ancora l’urlo di angoscia e rabbia che Kate ha finalmente liberato e che deve essere ulteriormente indagato perché il dolore che l’ha generato possa essere superato, ma, davvero davanti alle scarpe luminose volevo cacciarlo con le bacchette di legno. E so benissimo che non ha fatto niente di male, che aveva le sue ragioni, che si sentiva solo e che, come giustamente ha detto Toby, magari anche lui aveva per una volta bisogno che lei facesse qualcosa di carino per lui.
Ma, certo, per quanto il suo arrivo sia stato inopportuno, mai quanto lo stalliere che si crede gran figo solo lui e che, invece, ha fatto breccia in Kate (anche se non sappiamo se nello chalet sia entrata e poi rimasta). Io posso anche capire l’uomo sconosciuto che ti fa sentire desiderabile, ma lui è peggio di un pain in the ass ed è sgradevole, irritante e ha lo stesso appeal di un calorifero spento. No, seriously, se volevate darci il bad guy affascinante e irresistibile (citiamo assolutamente a caso Jess in Gilmore Girls) siete del tutto fuori strada. Quale sarebbe il senso della sua presenza? Trovare una persona opposta a Toby? Non sono contraria alla storyline in sé, non giudico Kate, ma è proprio di Duke per come è stato scelto che non trovo il senso.
Kevin & Sophie.
Quanto sono belli? Quanto è meraviglioso lui? Quando li facciamo risposare?
Di Kevin ci hanno sempre mostrato le sue peggiori qualità, al punto da farci quasi chiedere se la sua personalità si esaurisse in esse. E anche quando ha provato a essere diverso, il massimo che abbiamo sempre potuto dire era “Basta il pensiero, Kev. Vedrai che poi migliori”.
Ma ditemi che con Sophie non si è rivelato una persona completamente diversa e un uomo premuroso e gentile con la donna che ama esattamente come suo padre! (Scusate, è l’entusiasmo).
Il modo in cui le sta vicino in metropolitana perché ricorda che diventa claustrofobica, se costretta in un ambiente chiuso troppo a lungo, il fatto che noti che è ansiosa da come si mangia le unghie, che sappia esattamente come era vestita in una determinata occasione, che faccia spostare di tavolo i signori anziani in una delle scene più divertenti della puntata e che, infine, le ordini le patatine, amandola perché mangia sempre come una camionista, è stato meraviglioso!
Lo so, facile fare i bei gesti eclatanti, quando invece è sulla distanza che si vede e si apprezza la “resistenza all’usura”, chiamiamola così, e lui non ha saputo accudire la bellezza del loro amore quando doveva, arrivando a tradirla (Kevin, di questo parliamo in un altro momento), ma io non ho visto in Kevin la ricerca di immediata autogratificazione, quanto un reale e genuino interesse per Sophie e, anzi, ho intravisto in lui l’uomo protettivo che doveva essere stato un tempo e non l’uomo sempre bisognoso della balia, molto viziato, incapace di empatia, incentrato su se stesso che ci hanno presentato finora. Con Sophie era ed è un’altra persona. E se ho trovato Toby “invasivo”, come dicevo, il fatto che Kevin abbia in pratica stalkerato Sophie su Facebook lo rende assolutamente irresistibile (vale solo per lui).




Kevin si è certamente mosso alla ricerca di Sophie in un modo che sembra una delle sue solite idee impulsive, ma non si sta imponendo su di lei senza tener conto dei suoi sentimenti. Ammette di provare qualcosa per lei, di amarla ancora, ma la lascia libera di scegliere, e la stessa frase “Io voglio che tu sia felice” non è la trovata un po’ manipolatoria per farsi bello a poco prezzo, ma dimostra un reale interesse per lei. Ovviamente insiste per farsi dare un’altra opportunità (non avremmo apprezzato se non lo avesse fatto, Sophie per prima), ma senza farmi venire voglia di sguinzagliargli dietro i cavalli come con Duke, che è il suo contraltare negativo della puntata.
Sophie è chiaramente ancora innamorata, quindi tanti auguri all’uomo che fa le radiografie, ma quando il destino chiama, non ci si può tirare indietro.
Devo mettere questa gif perché è un momento che non può andare perso.
Vi lascio il promo della prossima puntata e vi invito a passare da queste pagine per rimanere sempre aggiornati su This Is Us. Ci restano solo quattro puntate e già mi mancano terribilmente! Odio gli hiatus.
Milo Ventimiglia Italia
Mandy Moore Italia
This Is Us Italia
A presto!
– Syl