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This Is Us | Recensione 1×05 – The Game Plan

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This Is Us | Recensione 1×05 – The Game Plan

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Pensavo di farcela, questa volta. Pensavo che non mi sarei di nuovo sciolta in lacrime di fronte a una nuova puntata di This Is Us. Ogni settimana, il martedì mattina, mi ripeto con convinzione che non possono farlo di nuovo, che c’è un limite ai momenti commoventi che possono inserire, alle storie di vita di tutti i giorni, raccontate con gentilezza e umanità che puntano dritto al cuore, e che quindi prima o poi ne uscirò indenne. Prima o poi dovranno fare una puntata “media”, no? O, come si dovrebbe dire, “filler”.

Bene. Dopo cinque episodi non è ancora successo, finisco sempre accovacciata in un angolo a gioire e soffrire con loro e io non sono di norma una persona con le lacrime in tasca, quando si tratta di telefilm.
Voglio dire, a un certo punto ci si crea anche una scorza un po’ più dura e resistente, altrimenti tra morti, cancellazioni e hiatus infiniti staremmo sempre a disperarci per qualcosa. I network, dopo un periodo variabile per ciascuno, riescono nel loro intento di temprarci.

Ma questo non accade con This Is Us, che è invece in grado, puntata dopo puntata, di oltrepassare le nostre corazze difensive di Telefilm Addicted Sopravvissuti Al Peggio e farci riscaldare al calore delle cose semplici, ma autentiche, facendoci innamorare di una storia delicata e vera. So di dirlo in ogni recensione, ma ogni settimana si conferma l’impressione generale di non avere a che fare con un orientamento narrativo che prevede twist, cliffhanger o trovate clamorose inserite solo per sconvolgere emotivamente il pubblico e indurci a guardare la volta successiva.
È ovvio che anche questo telefilm debba seguire delle logiche commerciali, perché nessuno vuole diventare la Madre Teresa dei TvShow – se non avessero ascolti chiuderebbero anche loro, come tutti – ma, come spettatrice, non vedo queste logiche così platealmente e brutalmente messe in atto. Quelle che ti fanno dire “Eh, qualcosa devono pure inventarsi”, giustificandole, ma senza apprezzarle troppo. Percepisco invece cura, attaccamento e quasi un senso di protezione per la storia stessa.
Non che non succedano cose dolorose. Perché questa è la vita, e sulla scena ci siamo noi. Quindi i personaggi si comportano in modo testardo, egoista, con poco tatto, fanno scelte avventate, parlano a sproposito, feriscono inavvertitamente. Soprattutto, la gente a cui teniamo muore, perché è così che funziona, perché la Natura non è né matrigna né cattiva. Nasciamo e moriamo, in un continuo ciclo di vite che si formano e si spengono, ma che non se ne vanno mai del tutto, come suggerisce il lungo monologo di Kevin a fine puntata, colpevole di aver infranto le barriere del mio autocontrollo.
Ho trovato l’impianto di questo episodio fortemente orientato proprio sulla dualità degli eventi fondamentali dell’esistenza: la Nascita e la Morte. Hanno voluto andare all’origine della vita stessa, ai due archetipi che ci costituiscono e ci spaventano di più. Affrontandoli, come sempre, nelle diverse fasi temporali, per mostrarci come certe tematiche siano universali e tutti gli esseri umani, nel loro piccolo, e quando tocca a loro essere in scena, sono costretti ad averci a che fare.
Con un poderoso balzo indietro nel tempo, ritroviamo i giovani Jack e Rebecca intenti a viversi intensamente la loro vita matrimoniale pre bambini. Ancora più lontano nel passato, vediamo una Rebecca bambina costretta a crescere in una tipica famiglia tradizionale degli anni cinquanta, in cui i bambini non hanno diritto di parola e le mogli sono a servizio dei mariti – sovrani dispotici e indiscussi (ho cercato di metterla diplomatica, ma il mio istinto sarebbe stato quello di chiudere fuori di casa al freddo il padre di Rebecca, poi vediamo se vai ancora in giro a ferire tua figlia piccola). È un’immagine simbolica di forte impatto, che ci rende più facile capire, in parte, il motivo della sua resistenza all’idea di avere dei bambini in prima persona, quando il discorso balza inaspettatamente (per lei) in primo piano, e cioè quando Jack si impunta a volerne assolutamente parlare in mondovisione, mettendo tutti in imbarazzo.
Tenendo sempre conto che non stiamo parlando del 2016, trovo che sia stato molto coraggioso da parte di Rebecca ammettere ad alta voce di non desiderare dei figli. Non è una cosa facile da dichiarare apertamente adesso, figuriamoci una quarantina di anni fa. E mi piace questo, di Rebecca, mi piace la sua onestà, che si era già manifestata quando aveva confessato, ancora peggio (per la società), di non voler bene al neonato adottato. Jack, da parte sua, potrebbe magari gestirsi con un minimo di autocontrollo in più, perché non è che ti puoi svegliare un mattino con le idee sulla famiglia completamente capovolte e poi prendertela con tua moglie perché è convinta che tu sia rimasto a un punto di riflessione precedente, condiviso da entrambi.

Come giustamente fa notare Rebecca: “Sapevi come la pensavo quando mi hai sposato e grazie di non avermi aggiornato del cambiamento di programma”. Nemmeno finire in una rissa con il primo che passa ha aiutato a rendere l’atmosfera particolarmente adatta a una risoluzione armoniosa del dibattito, come dire. Questo “scontro” ci permette però di arrivare un punto estremamente romantico della puntata, cioè quando Jack fa Jack. Cioè il marito amorevole, innamorato perso, l’uomo sentimentalmente risolto, capace di esternare i suoi sentimenti. E noi, come sempre, perdiamo i sensi sull’asfalto.

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(*sventola bandiera bianca per avere un po’ di tregua emotiva)

In questo episodio fa la ricomparsa anche il nostro Miguel. Ora, io non vorrei avercela con lui, però, showrunner, non è che mi puoi piazzare il secondo marito di Rebecca in scena insieme al primo, nostro eroe indiscusso, miglior uomo, amante, padre dell’intero Universo, sapendo che lui lo “sostituirai” (eufemismo) in seno alla sua (nostra) famiglia. Non lamentarti, poi, Miguel, se ti si guarda in cagnesco. Mi hanno fatto comunque ridere i suoi siparietti con la moglie con la quale c’è una grande sintonia, costretti a filarsela al bancone ogni volta che Jack tirava fuori il tarlo ossessivo della serata. Moglie di cui, tra l’altro, dovranno svelarci l’ignoto destino, no?

Al tempo presente abbiamo un’altra donna non esattamente entusiasta della prospettiva di avere un altro bambino. Io continuo a trovare incantevoli le storie che si svolgono a casa Randall. Vorrei abitare lì con loro, anche solo per un breve periodo, nonostante sia già piuttosto affollata. Mi piace proprio lui, con i suoi entusiasmi, l’involontaria comicità e il sapersi prendere cura di tutti. Randall era il personaggio che più temevo venisse stereotipato come “Uomo Buono che si è riscattato dal triste destino”, quello che ha vinto i pregiudizi e che ha una vita di successo. Poteva perfino trasformarsi in un uomo interessato solo alla carriera, come sinceramente mi era apparso per qualche minuto nel pilot. Invece ce lo mostrano come un uomo a tutto tondo, pieno di quell’umanità e amore per il prossimo che è stato del padre (di entrambi i padri, uno grazie alla genetica e l’altro con l’esempio), ma senza quei colpi di testa e intemperanze che rendevano Jack un po’ troppo impulsivo.

Nonostante alla fine avessero iniziato ad abituarsi all’idea di avere un altro bambino, ho respirato di sollievo anche io alla notizia della non gravidanza. Così Randall potrà continuare con il suo sogno di andare in pensione a Charleston, tra uragani e accento del Sud. In effetti, sono progetti seri che spiaceva proprio dover interrompere per colpa di una gravidanza inaspettata (adoro il sarcasmo di Beth, che riesce a equilibrare l’atteggiamento qualche volta troppo generoso di Randall).

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Kevin e Kate seguono ancora il solito trend di essere sì presenti in puntata dando il loro contributo, ma non hanno ancora delle storyline precise ed esaustive come gli altri.
Kevin è sempre l’uomo insicuro e incentrato su stesso e con poca autoconsapevolezza. Già ti autoinviti e ti piazzi a casa di tuo fratello, poi ti fai servire e riverire come se fossi al ristorante e, infine, quando ti fanno capire (grandissima Beth!) di essere di troppo, non è che ti scusi e vai a vergognarti di aver imposto la tua presenza, ma la butti ancora sul personale, lamentandoti di essere molto ricco e di avere la migliore suite di un albergo, povero caro, ma di sentirti tanto solo perché la gente cattiva del teatro ti guarda come se fossi un incapace. Kevin, Man Up. Fai l’uomo. Prendi in mano la tua vita e smettila di lamentarti!

Ovviamente lo dico solo perché devo spronarlo, perché a me Kevin sta decisamente simpatico e capisco che, sotto ai suoi modi un po’ superficiali, è una persona sensibile. È solo che… non è capace. Non sa andare avanti per conto suo, non sa reggersi sulle proprie gambe. Deve comunque imparare a farlo, perché non è che funziona che si taglia il cordone ombelicale con una persona (Kate) semplicemente per andare a ricreare la stessa dinamica con Randall. Non può sempre attaccarsi a qualcuno della sua famiglia, perché si prenda cura di lui. Considerando anche il fatto che, di nuovo, non ho visto un grande rapporto tra lui e Randall. Non che siano ai ferri corti, è più una sensazione sotterranea dovuta al fatto che, se pure sono molto cortesi e in buoni rapporti – Randall del resto se lo sta tenendo in casa – non c’è quel grande display emotivo che siamo abituati a vedere tra lui e Kate.
Mi è piaciuto molto lo scambio che ha avuto con William che, in questa occasione, ha fatto davvero il gufo saggio. William sa essere un punto di riferimento per tutti, con quel fare pacato, adulto e cortese senza essere troppo buonista o servile. È un grande uomo che è sceso a patti con il suo destino ed è una presenza benefica per chiunque.
Kate non ha avuto moltissimo spazio in puntata, ma è toccato a lei darci la rivelazione che attendevamo da diverse puntate: che fine ha fatto Milo Ventimiglia Jack?

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Sapevamo, in fondo, che il motivo poteva essere solo uno, che non poteva essersene semplicemente “andato” per “incompatibilità” o altri motivi, litigi, incomprensioni. Non potevano aver smesso di amarsi. Non quei due.

Quindi doveva essere per forza l’altra alternativa, cioè la morte. Faccio perfino fatica a scriverlo, perché nel giro di pochissimo tempo mi sono affezionata a lui e alla coppia che formava con Rebecca e trovo comunque ancora poco accettabile il fatto che sia dovuto morire (non sono molto brava nell’accettare la dipartita di tutti alcuni personaggi, parlando in generale). Ed è stato molto delicato, dolce e anche divertente il modo in cui ne siamo stati messi al correte. È in momenti come questo che mi sento più “protetta e rispettata” come pubblico. Perché non ci hanno voluto sconvolgere scaricandoci addosso un evento doloroso per suscitare emozioni violente. Ce l’hanno detto nel modo più rispettoso possibile, e io ne sono grata.

Sono felice che Jack sia riuscito a instaurare con i suoi figli la tradizione del guardare la partita tutti insieme ma, a differenza del padre, lasciando che i figli si esprimessero liberamente, proprio come aveva promesso a Rebecca fuori dal locale, tanti anni prima. È riuscito a “prendere dei limoni e farci una limonata” (*singhiozza perfino mentre rilegge).

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E se anche, in effetti, guardare la partita con le ceneri del padre accanto non è esattamente qualcosa che la gente fa normalmente (chi siamo noi per giudicare cosa fa ognuno a casa propria), Kate mi ha fatto infinita tenerezza. Me l’ha fatta anche tenendo conto che di solito, nel suo rapporto con Toby, lei è quella “con le paturnie” e lui quello che “deve andarle dietro”. Qualche volta Kate mi è sembrata molto simile a Kevin, confesso. In questa occasione, invece, si è mossa in punta di piedi, con una recitazione sommessa, senza le solite scenate, contenendosi molto.

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Per reazione Toby ha invece, per la prima volta, non azzeccato i termini con i quali approcciarsi a lei, senza la consueta sensibilità. O forse, semplicemente, i soliti modi accattivanti e teatrali non hanno funzionato. Insomma, ha pestato una merda, come suol dirsi. Ha insistito per sapere a tutti i costi qualcosa che Kate doveva sentirsi libera di confessargli secondo i suoi tempi, ha oltrepassato tutti i cartelli di allarme, con la grazia di un carrarmato. Le ha pure imposto la presenza di un estraneo, quando lei aveva specificatamente chiesto di rimanere da sola! Nonostante non possa vincere il premio di miglior fidanzato dell’anno nella giornata corrente, mi è piaciuto vedere i ruoli ribaltarsi, senza viaggiare nei soliti canali relazionali già impostati tra loro. E poi, quando ha messo il cappello sull’urna, ha comunque vinto tutto lo stesso.

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Infine, se non fosse bastata la morte di Jack a farci singhiozzare disperati, ci ha pensato il lungo monologo di Kevin a darci il colpo di grazia. Non avevo idea di come Kevin potesse riuscire a risolvere la situazione compromessa con le nipotine, ma l’idea del disegno, con relativa spiegazione, è stata geniale. Questa è la vita, questi siamo noi, non ci limitiamo a comparire e scomparire come meteore, portando i nostri colori sulla tavolozza, ma siamo eternamente presenti, come essenza, come ricordo, come contributo che abbiamo dato a chi è venuto dopo di noi, attingendo ai doni di chi ci ha preceduto. Quindi, in sostanza, si muore senza morire mai davvero. Jack è con lui anche se non è fisicamente presente, ma c’è stato, si è nutrito dell’albero genealogico che l’ha prodotto e ha generato nuovi semi.
Esattamente come William, che in apparenza ha solo dato la vita a Randall, ma che è poi tornato ad arricchire la sua vita, se pure per un breve periodo, con la sua presenza, i suoi consigli, le sue esperienze di vita. Perché alla fine veniamo a scoprire che anche William non ce l’ha fatta, in una scena in cui io ho pianto tutte le mie lacrime, perché se anche sapevo ovviamente che sarebbe successo, non mi aspettavo che lo facesse così in fretta (proprio ora che mi ero affezionata!!), con l’immagine di Randall che ripone i suoi oggetti personali, proprio nella puntata in cui abbiamo scoperto il destino di Jack (per quanto ci sia ancora precluso il come e il quando).
Eppure non ho trovato le scelte narrative crudeli. È proprio quel ciclo di morte e rinascita di cui si parlava all’inizio. Nessuno ne è escluso, fa parte del nostro destino. Quello che cambia è ciò che si decide di fare del tempo che ci è concesso. E con questa perla di saggezza concludo la recensione di un altro magnifico episodio pieno di gentilezza, allegria, affetto e parecchie lacrime.

Ah, no, un’ultima cosa. A voi non sembra che le figlie di Beth e Randall siano troppo calme, buone, servizievoli? Vi giuro che a me cominciano a spaventare.


(Volevo concludere con due foto gioiose e festose, piene di amore tra Jack e Rebecca).
Vi lascio il promo e vi invito a passare da queste pagine per essere sempre informati sulle ultime novità, foto, spoiler e tutto quello che riguarda il mondo di This Is Us.

This Is Us Italia
Milo Ventimiglia Italia
Mandy Moore Italia

A presto! – Syl

6 COMMENTS

  1. Non capisco le recensioni senza aver ancora visto il telefilm,aspetto quando lo daranno su Fox Life. Ma mi sembra di aver capito che dovrò preparare molti fazzoletti!Ti farò sapere poi!

  2. Ormai l’ansia per il twist finale è diventata l’ansia della lacrime per il twist finale, che ormai tanto ho capito che qui si deve piangere se no non hai un cuore. Tra il divorzio e la morte, senza dubbio meglio la morte, perchè non sta nè in cielo nè in terra che qualcosa possa mettersi tra Jack e Rebecca. Bec ha vinto tutto portandosi a casa praticamente l’uomo migliore (come padre, marito e amico) che si possa trovare, però anche Jack ha fatto un colpaccio: dove la trovi un’altra donna che ne capisce di sport e ti sveglia la mattina con uno shot? Solo una catastrofe li avrebbe potuti separare. Ora torno ad essere cuore di pietra e ti lancio la domanda: secondo te quanto resterà Jack nella vita dei suoi figli? La risposta ovvia è sempre, chiaro, ma dato che sappiamo che così non è, a questo punto preferirei quasi una morte piuttosto precoce, per vedere come le dinamiche famigliari si potrebbero evolvere (e così giustificherei anche Rebecca che dopo molti moltissimi anni di solitudine si è lasciata convincere da Miguel a condividere la vecchiaia).
    Kevin grande sorpresa: si inizia a vedere che c’è molto di più dietro la facciata da star viziata, e non so perchè ho la sensazione che lui più di tutti abbia sofferto della morte del padre, forse proprio per la sua continua ricerca di conferme e di attenzioni. Però ora voglio vedere di più! Kate e Kevin ancora non mi soddisfano a pieno, non potranno mai raggiungere il livello di Randall, ma potrebbero dare molto di più, soprattutto ora che sono divisi!
    Splendida recensione come sempre 🙂

    • Ciao! La domanda è abbastanza dolorosa, perché nella mia mente ovviamente Jack non è morto e Miguel non esiste, ma dovendo entrare nello specifico, ho la sensazione che non sia avvenuto tardi, tipo quando era in pensione. Per me è successo in un momento delicato della vita dei figli, magari durante l’adolescenza. Mi viene in mente adesso, le figlie di Randall chiamano Miguel nonno, giusto? Magari non hanno mai incontrato quello “vero”. Anche se questo non anticipa di molto l’evento, la più grande avrà dieci anni? Sarebbero stati comunque “abbastanza adulti”. Mi piace l’idea di Miguel e Rebecca che si sposano per non rimanere da soli, dopo aver, immagino sepolto la prima moglie. Moglie che mi fa ricordare che, nella seconda puntata, Miguel fa la telefonata melodrammatica “sono geloso di voi, hai la moglie con il bel sedere”… quindi era GIA’ separato/vedovo? Erano passati otto anni e qualcosa dalla serata al bar. Dovremmo anche conoscere i suoi figli? (Anche no XD).

      Anche io vorrei più Kevin e Kate, alla fine la storia di Randall è interessantissima, ma praticamente so tutto di lui, e pochissimo degli altri. Le vicende di Kevin a teatro con la collega molto disponibile e per niente oppositiva sono un buon punto di partenza, però non vediamo mai niente! E mi piacerebbe anche vedere Kate al di fuori della sua relazione con Toby. Avrà una vita, no?

      Grazie di passare sempre a commentare! 🙂

  3. Kevin e Kate: un attimo di pazienza e poi sapremo. Mica possono farci vedere tutto in così poche puntate, no?
    Recensione immensa, grazie Syl, come al solito. Hai detto tutto e pure di più con la consueta maestria. Niente da aggiungere.

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