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This Is Us | Recensione 1×04 – The Pool

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This Is Us | Recensione 1×04 – The Pool


Anche nella puntata odierna, This Is Us ci ha fatto viaggiare intensamente nelle diverse e complesse emozioni della famiglia che stiamo pian piano imparando a conoscere e a cui siamo già molto più che affezionati (io sì, moltissimo). Ancora una volta abbiamo riso, ci siamo commossi e abbiamo partecipato fortemente alle loro vicende, un po’ come se fossero dei nostri amici entrati da poco a dar parte delle nostre vite, ma con cui ci troviamo straordinariamente bene.
Si è trattato, tutto sommato, di una puntata un po’ diversa rispetto alle precedenti, in cui i twist ci regalavano di norma inaspettate e travolgenti deviazioni di rotta da lasciarci a bocca aperta ad arrovellarci per giorni, o viravano verso picchi emozionali che riempivano il nostro ricco bottino sentimentale.
Al contrario, è stata una puntata tranquilla, quasi sobria, che ci ha guidati – con l’uso dei soliti flashback e ritorni alla realtà presente, sempre dosati con equilibrio – a immergerci più in profondità all’interno delle dinamiche famigliari, mostrandoci i personaggi alle prese con un giorno qualunque di normalità quotidiana.  Perché This Is Us non vuole mai essere niente di diverso da questo. Ma “questo” è un concentrato vibrante di vita che non stanca mai.

Amo riuscire a gettare uno sguardo più attento nelle vite dei singoli elementi che compongono questa famiglia, grazie ai piccoli dettagli che ci fanno immergere più a fondo nella psicologia dei personaggi, facendoceli comprendere meglio quando poi li ritroviamo adulti. Ci troviamo in mano molte altre chiavi di letture, che ci permettono di analizzare con più compassione i loro comportamenti. Costruiamo, infine, un legame con loro, grazie al fatto di aver visto agire gli stessi meccanismi fin dall’infanzia, meccanismi che si ripresentano nella loro vita da adulti.

Bene. L’allegra giornata da trascorrere tutti insieme in una piscina pubblica all’aperto, secondo me, era già partita sotto ai peggiori auspici, al solo concepirla.
Come ti viene in mente di decidere una meta del genere, in un giorno tra i più afosi, quando sei certo, già prima di caricarli tutti in macchina, che l’intero Stato si sarà riversato lì in cerca di refrigerio?

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Quando ho visto l’affollamento foriero di litigi su “questa è la mia ombra”, io ho fatto mentalmente dietro front per andare a comprarmi un condizionatore portatile. Ma i nostri eroi temerari hanno invece deciso di rimanere a “godersi” una delle giornate più campali della vita della loro famiglia. Del resto non poteva che essere così, se parti già con il dover presidiare il fortino le sdraio perché nessuno te le rubi e passi il tempo a controllare che se ne liberi qualcuna, per sottrarla a un altro litigante. Relax. Esattamente.
Li ho visti completamente spersi e disorientati, come se non si fossero mai mossi di casa, e mi hanno fatto molta tenerezza. Sono proprio la tipica famiglia che si barcamena con pochi fondi, cercando di fare il possibile per offrire esperienze positive ai figli.

La gita insieme ha avuto il potere di mostrarci, come una vetrina, le singole battaglie di ciascuno dei bambini che, se pur così piccoli, si sono trovati tutti di fronte alla cosa che temevano di più, al loro mostro più grande. Insieme con i loro genitori.
Kevin è il bambino estroverso che, potenzialmente, vuole spaccare il mondo, grazie al suo carattere predisposto all’azione e una generale curiosità verso la vita, che vuole assaporare con impazienza. Si mette alla prova, vuole superare i propri limiti e infatti è l’unico che si butta nell’acqua alta. Nasconde però un’anima più fragile che ha bisogno di essere accudita. Ha bisogno dello “sguardo” del padre, ha bisogno di un’attenzione totale, che è invece costretto – per evidenti motivi logistici – a condividere con i suoi fratelli. Ha grossi problemi di gelosia nei confronti di Randall,  per colpa di un’autostima debole che necessita di essere fortificata. Kevin si lamenta a gran voce della distrazione del padre, che lui scambia per disinteresse, incentrato su se stesso come è normale che sia a quell’età. Non ha certamente torto a far presente che nessuno si è curato di lui in acqua, dove ha dovuto affrontare un’esperienza piuttosto spaventosa che poteva rivelarsi pericolosa (ma, soprattutto, dove erano i bagnini?!). Di certo però il padre non l’ha fatto per mancanza d’amore, o preferenza per gli altri suoi figli, era semplicemente sopraffatto da una situazione che non era preparato a gestire. Kevin però è ipersensible, e prende tutto come una dimostrazione che la sua sensazione di non essere considerato abbastanza è vera e reale.
Mi è piaciuto come Jack non l’abbia sgridato, nonostante i toni poco gentili del bambino, ma gli sia andato dietro per rassicurarlo, perché una delle cose che trovo più apprezzabili di questo telefilm, tenendo conto che gli anni ottanta non erano esattamente progressisti in campo pedagogico, è il fatto che Jack e Rebecca, in fondo, ce la mettono tutta, senza volersi mostrare per forza ai figli come le rocce indistruttibili che non chiedono mai scusa. Non si presentano come l’Autorità Assoluta che non può essere messa in discussione. Si mostrano vulnerabili, scendono al loro livello, confidano paure e incertezze, dando loro un grande insegnamento di umanità e anche di umiltà.


Kevin non è cambiato molto, da allora. Conserva intatta quella ferita, che continua ad agire su di lui, portandolo a credere di non valere abbastanza e a cercare perennemente qualcuno che gli dica che è bravo. Il successo come attore ha credo esacerbato il problema, perché l’ha illuso di essere amato e accettato globalmente, ma si tratta di un riconoscimento effimero, incapace di riempire alcun vuoto.
L’impatto con di New York è molto duro per lui. E l’incontro con la sua partner teatrale si rivela il primo scontro con la realtà, dopo aver vissuto nel mondo dorato di Hollywood, visto che, in sostanza, gli spiattella in faccia di andarsene, perché non è preparato, come la maggior parte degli attori carini di Hollywood, che credono di venire a fare teatro per “provare qualcosa di reale” e invece non ne sono in grado. Welcome to New York, Kevin! 

tiu5 tu6E, dopo non aver trovato conforto in Kate – che finalmente si sta dedicando alla sua vita, senza correre in soccorso del fratello- , Kevin si auto invita a casa di Randall che, mi pare di capire, è considerato un po’ il porto di mare e il rifugio di tutta la famiglia. Quando il mondo non ti vuole più, vai da Randall!

Kate si trova di fronte a un’esperienza di rifiuto piuttosto impegnativa da affrontare, in piscina. Mi si è spezzato il cuore nel vederla trasformarsi dalla bambina spensierata, incurante dell’opinione della gente, che ballava orgogliosa del suo costume e del suo corpo in una bambina triste, ferita e consapevole, per la prima volta, dei suoi problemi di peso, che lei non aveva mai percepito come tali. Non li aveva mai messi in relazione con la sua vita sociale.

Ora. Siamo d’accordo che i bambini sono bambini e sono crudeli tra loro, ma quanto sono state odiose quelle ragazzine, posso dirlo? E anche che avrei voluto personalmente intervenire, proprio come Jack?
Anche in questa circostanza Jack è stato magnifico, con il racconto della maglietta magica che ci trasforma in quello che desideriamo che gli altri vedano di noi. Kate si fa prendere dalla narrazione, nonostante l’iniziale broncio, e alla fine si apre in un sorriso. Sono quei gesti minuscoli e semplici che hanno però un immenso significato e che resteranno per sempre incisi nella sua memoria, insieme alla frase del padre che “Lui la vede già come una principessa, senza bisogno della maglietta magica”. Dategli il premio di miglior padre dell’anno!

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Da adulta, come sappiamo, il problema del peso è ancora molto potente (e prepotente) in lei. Gestisce la sua vita e le sue decisioni, facendola comportare spesso in modo un po’ avventato.
La sua relazione con Toby si fa sempre più seria ed è proprio Toby che si fa conoscere meglio in questa puntata. Finora è sempre stato il “ragazzo carino e divertente” che faceva di tutto per farla stare bene, completamente devoto, un cavaliere pronto a gettarsi in suo soccorso. Ma anche lui ha drammi personali che cerca di superare e metabolizzare, per lasciarseli alle spalle. Kate si lascia intimorire dall’ex moglie di Toby, bella, magra e di successo, davanti alla quale si sente immediatamente inferiore, facendo emergere tutte le sue insicurezze legate all’aspetto fisico. Di fatto non è ancora convinta di meritare l’amore di Toby. L’amore di nessuno.

ti7Questo la spinge ad agire di nascosto, cosa che non è mai augurabile in una relazione nascente e a voler stalkerare Josie. Toby si trasforma davanti ai nostri occhi, mostrandoci tutta la sofferenza che teneva sepolta dentro di lui, raccontandole di come il rapporto con l’arpia l’abbia quasi spinto al suicidio. Di come si sia sentito solo e miserabile e abbia messo su 45 chili in un anno. È un bel cambiamento per loro, un passo avanti notevole nel loro rapporto e un modo certamente doloroso ma utile per togliersi strati di maschere e farsi conoscere meglio dall’altro.
Senza dimenticare la sua dichiarazione che non se ne andrà tanto presto dalla sua vita. Awwww. Un Toby a testa a ciascuna di noi!

Anche Randall, come sempre, ha la sua parte di esperienze significative. A me fa infinita tenerezza – e non perché abbia un debole per lui (che tanto ho già confessato di avere) -, vederlo silenzioso a sopportare le intemperanze di Kevin, costretto a crescere in una famiglia bianca, in un quartiere bianco, sentendosi profondamente diverso. E senza che nessuno riesca davvero ad aiutarlo a gestire la sua identità. Jack e Rebecca fanno senz’altro del loro meglio perché non si senta diverso dagli altri, ma forse il limite è proprio quello. Anche se è figlio loro a tutti gli effetti, non significa che la sua condizione particolare non abbia bisogno di interventi diversi che per gli altri, più specifici. Il problema identitario, sommato alla mancanza di conoscenza delle sue origini è molto forte in lui, al punto da farlo aggregare naturalmente al gruppo di persone di colore e segnare sul quaderno gli uomini neri che incontra, chiedendosi se siano il suo vero padre (quel quaderno è straziantissimo, diciamocelo). E tutto senza dire niente ad alta voce, per non ferire i suoi genitori. Vieni a farti abbracciare, Randall!
E la questione viene portata in superficie da un dettaglio banale, all’apparenza insignificante: siamo sicuri che gli serva davvero la crema solare? È molto bello che Jack e Rebecca non ci abbiano mai pensato, significa che per loro è uguale agli altri figli. Ma questo non preclude il fatto che ha bisogno di attenzioni diverse. Amo il suo rapporto con la madre, amo come Rebecca sia iperprotettiva con Randall e come ingoi il suo orgoglio chiedendo consigli a una madre di colore. È un passo verso l’accettazione dell’identità di suo figlio che, pur presente nel suo cuore proprio come tutti gli altri, ha un background diverso che, necessariamente, dovrà saltar fuori.

La questione razziale viene ulteriormente toccata nel passaggio verso il Randall adulto, nel confronto con il padre. Mi piace molto come sono in grado di mostrarci con rispetto e sincerità i vari aspetti di una questione sociale molto complessa e difficile, in ogni epoca. Randall ha una personalità accomodante, per indole o necessità, e trova giusto un atteggiamento più pacifista e tollerante, di fronte alle ingiustizie che ancora gli tocca vivere sulla sua pelle, mentre il padre è più reattivo e interventista. Hanno avuto due vite diverse. Avrebbero potuto vivere esperienze simili, ma è stato proprio William ad agire come causa separativa, abbandonandolo. Randall ha subito l’esperienza di dover crescere come “estraneo” in una società di bianchi, in cui ha imparato a mantenere un profilo basso. William ha partecipato a manifestazioni e ha lottato come attivista. Per Randall la visione della questione, vissuta sulla sua pelle, non è così categorica, perché se pure deve essere stato difficile essere il “bambino nero”, non può che riconoscere che quel tipo di vita gli ha dato moltissime possibilità, rendendolo l’uomo che è ora, anche se non è stato ovviamente facile.

 

È un argomento complesso, per lui, che non è ancora in grado di definire con esattezza e che forse non sarà mai definibile una volta per tutte.
Come la scorsa puntata, anche questa si chiude con un momento di incontro molto intimo tra William e Randall. Stavo scrivendo “padre e figlio”, perché è così che li ho percepiti, senza voler mancare di rispetto a Jack.
All’inizio li abbiamo visti nella situazione in cui Randall, solido uomo di successo, doveva prendersi cura del padre malmesso, come se non fosse mai cambiato. William invece cresce sempre di più nella sua (e mia) stima, proponendosi come persona sensibile, saggia e molto consapevole. Non è il drogato incapace di prendersi cura di se stesso. È un uomo in grado di dare molto a suo figlio, per il tempo che sarà loro possibile.
You are doing everything good, son”, seguito da un’affettuosa stretta di ginocchio mi ha fatto recuperare in fretta un fazzoletto – nonostante pensassi di passare indenne almeno attraverso questa puntata.

Ci pensa poi l’arrivo di Kevin a stemperare l’emotività, strappandomi una risata, soprattutto quando si scopre che William è fan di “Manny”, fangirlando davanti a lui esattamente come tutti gli altri.

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Ma non prima di essere stato presentato dal figlio come “padre biologico” al fratello, evento ancora più significativo se anche voi, come me, avete notato che Randall non ha esattamente accolto Kevin con immenso entusiasmo, forse perché è capitato all’improvviso, o forse perché (è la mia ipotesi) il rapporto tra i due non è ancora completamente risolto, nonostante il grande affetto che provano l’uno per l’altro.
Quindi, confidargli di aver cercato il padre e averlo portato a vivere con lui, dal mio punto di vista, è qualcosa di piuttosto impegnativo.
In ultimo, ho trovato molto bello il rapporto che si è instaurato tra “il nonno” e le nipotine. A rischio di sembrare troppo sentimentale, e sapendo che provo un grande rispetto per William, mi fa davvero piacere, di cuore, che possa vivere affettuosamente gli ultimi mesi di una vita che, fino a questo punto, io immagino piuttosto vuota. Lui e il gatto brutto, da soli. (*Va in un angolo a provare pena per William).

Vi è piaciuta la puntata? Ho visto che gli ascolti sono stati ancora ottimi, quindi direi che possiamo stare tranquilli in compagnia di This Is Us, sperabilmente, ancora a lungo.
Ci vediamo la prossima settimana!
Vi lascio il promo e vi invito a passare da queste pagine per essere sempre informati sulle ultime novità, foto, spoiler e tutto quello che riguarda il mondo di This Is Us.

This Is Us Italia
Milo Ventimiglia Italia
Mandy Moore Italia

A presto!

13 COMMENTS

  1. Le tue recensioni stanno diventando davvero fastidiose. Dovresti smetterla di essere sempre così attenta ai particolari e approfondire a tal punto le varie situazioni e tematiche. Mica per niente, ma così non riesco a trovare argomenti per il contraddittorio. Non posso tutte le volte arrampicarmi sugli specchi per inventarmi opinioni nelle quali spesso non credo nemmeno io più di tanto, tranne in alcuni casi. Mi sembra che commentare dicendo sempre: ah che bello il telefilm e quanto sei brava con te che ringrazi, finisca poi per perdere di significato. Fatta salva la legittimità e libertà di ribadire i gusti personali rendendo omaggio a chi di dovere, servono anche idee per arricchire la sezione, ma con il tuo comportamento tanto mirabile diventa davvero difficile tirarne fuori. Forse sarebbe preferibile che mi limitassi anch’io.

    Detto questo, l’unico aspetto che mi viene in mente è che temo che stiamo per assistere ad una specie di Grande Fratello, anche se per il momento direi che non è successo. Tuttavia è anche vero che quando si descrivono le vite di alcune persone sia facile scivolare in un interesse particolare e la speranza è che rimanga confinato nell’opera d’arte. Sempre che rimanga un’opera d’arte e che una serie televisiva governata da fattori esterni in grado di condizionarne gli sviluppi sia o possa essere considerata tale. Della qual cosa dubito fortemente. Sto volutamente estremizzando tutto, sia chiaro, tenendo presente quanto suddetto.
    Personalmente, ci vedo ancora un po’ troppo buonismo esasperato. Comunque, per il momento, mi va bene così. Vorrei anche un pochino più di simbologia in certi particolari, diciamo così, “materiali”. Alla Castle per intenderci.

    • Ciao!
      Secondo me non c’è moltissimo da dire “contro” perché siamo alla quarta puntata di un telefilm valido. Voglio dire, fosse una ciofeca, potremmo già ovviamente sotterrarlo, ma visto che è un buon prodotto, non si può fare altro che elogiarlo aspettando sviluppi, secondo me (poi magari qualcuno ha già delle critiche da muovere, però al momento non le ho ancora lette). Alla quarta puntata di Castle che cosa avremmo detto? Che carini, che chimica, come è divertente, mancava un telefilm così eccetera.
      Credo che abbiano voluto partire con il botto per creare interesse, adesso stiano invece costruendo un legame tra noi e i personaggi e poi immagino che ci saranno altri twist, anche perché non penso possano andare avanti con questa gente meravigliosa che fa cose splendide per stagioni e stagioni. Lo showrunner ha sempre detto nelle interviste che “è brava gente che compie degli errori”, quindi immagino che prima o poi incespicheremo in questi errori.
      Non ho capito però il tuo discorso del Grande Fratello e dell’opera d’arte.
      Grazie di essere passato 🙂

  2. Giusto per ribadire il concetto: sono molto felice di potermi leggere ogni settimana le tue recensioni di This Is Us 🙂
    Mi verrebbe subito da scrivere qualcosa su Randall, ma poi qui finisce che facciamo il fan club del nostro trovatello preferito e non ne usciamo più ahahah! Piuttosto, dato che l’episodio ha dato maggiore profondità anche agli altri personaggi, colgo l’occasione per parlare anche di loro.
    Innanzitutto adoro il modo in cui Rebecca e Jack si approcciano al loro ruolo di genitori, considerando appunto anche il periodo in cui i loro flashback sono ambientati. Consapevoli dei propri limiti eppure disposti a tutto perchè i loro figli si sentano protetti e assolutamente all’altezza del mondo che li circonda. C’è una tenerezza infinita in questa coppia che mi fa sempre commuovere.
    William si sta ufficialmente facendo strada nel mio cuore. Considerando che effettivamente lui e Randall si conoscono solo da pochi giorni, la chimica naturale che si è creata tra loro due è sconcertante; viene quasi da pensare che in qualche modo stiamo facendo un torto a Jack, ma i loro discorsi e le loro interazioni sono sempre la mia parte preferita dell’episodio.
    Toby mi è piaciuto molto. Fino ad ora avevamo visto solo il bonaccione autoironico, ma sentire di questa profonda sofferenza passata mi ha aperto gli occhi. Temevo un po’ all’inizio per l’evoluzione della sua relazione con Kate e adesso invece credo che possa uscirne davvero qualcosa di positivo.
    Kevin in salita, ma aspetto trepidante di vederlo a stretto contatto con Randall, considerando che li abbiamo visti insieme solo da piccoli, in questo rapporto quasi conflittuale (com’è normale che sia a quell’età nella loro situazione e con i rispettivi caratteri).
    Ancora complimenti per la recensione, alla prossima!!

    • Ciao e grazie di passare sempre! 🙂 A un certo punto volevo perfino citarti sul “trovatello”, perché davvero non potevi trovare un termine migliore e ancora ai tempi non sapevamo quanto ci avrebbe fatto tenerezza Randall!
      La chimica tra padre e figlio (versione biologica) è davvero incredibile. Cioè, è strano da dire, ma hanno un sacco di caratteristiche in comune, compreso anche il senso dell’umorismo che mi fa schiantare ogni volta 😀
      Anche io vorrei sviscerare meglio il rapporto tra Kevin e Randall. Le storyline di Kate e Kevin, nonostante abbiano il loro spazio nell’episodio e siano sempre curate, sono quelle forse leggermente più prevedibili. Spero che anche per loro sia previsto qualche di un po’ più inaspettato, come per Toby e Randall. Ma immagino che la vita a New York metterà molto alla prova Kevin (soprattutto se dovrà recitare a lungo con Miss Simpatia Maine).
      A presto e grazie per il commento 🙂

  3. Ciao.
    Non intendevo “contro” il telefilm in sé, ma contro (si fa per dire) di te, nel senso di offrire spunti diversi di conversazione, pareri differenti su personaggi e situazioni. Forse Castle offriva più occasioni per farlo.

    Alla quarta puntata di Castle io ero già perdutamente innamorato di quei due e non lo giudicavo “carino” ma fantastico. Mi aspettavo sviluppi che puntualmente ci sono poi stati, rafforzando in me l’assoluta dedizione ai personaggi. Che poi alla fine abbiano rovinato tutto, è un altro discorso e fa parte dei fattori esterni che ho accennato.

    Grande Fratello (tv): roba da guardoni che non hanno una vita propria. Definizione un tantino esagerata ma che va al fondo della questione. Ripeto che non è questo il caso. Assolutamente. Anzi, è piacevole assistere alla descrizione dei personaggi e seguirne la vita, purché, appunto, non si trasformi in desiderio morboso di conoscere i fatti altrui. Per evitarlo, è necessario che il telefilm mantenga inalterate le caratteristiche finora mostrate. Opera d’arte in questo senso, definizione senz’altro esagerata.
    Spero di essermi spiegato un pochino meglio, anche se non ne sono sicuro. Oggi va così, abbi pazienza.

    • Sì, avevo capito che intendevi il contraddittorio con me, ma secondo me è perché c’è ancora poco su cui dibattere e quello che ci hanno mostrato finora sono esseri umani pieni di calore e comprensione, che compiono errori, si scusano e tentano di migliorarsi. Secondo me gli autori lasciano anche poco spazio per avere giudizi contrastanti su di loro, cosa che immagino verrà con il tempo.
      Sull’effetto Grande Fratello non so ancora se ho capito, ma io non ci trovo niente di male. Voglio sapere tutto della loro vita, non sono lì per quello? Quando guardo/leggo e mi immergo nella vita di un personaggio non penso mai “Oh, questo magari avrei preferito non saperlo”. Finora ho sempre pensato che fosse nella natura dell’opera in sé, no? Ma magari non ho colto il senso 🙂

      • Poco da dibattere: alla 4a puntata di Castle io avrei già avuto 3568 argomenti, espressioni facciali, comportamenti ed altro su cui discettare. Tu no? Se così fosse, mi dispiace ma non ci credo proprio. Pensaci bene.

        GF: intendevo la parte kitsch del programma, il finto costruito apposta per suscitare pettegolezzi (non mi viene un altro termine). Lo spiare, lo spettegolare fine a se stesso, giudicando comportamenti e affini dei “personaggi”, che, ripeto, finora NON compare. Tipo Amici, Uomini e donne, Grande fratello, appunto. Spero che l’idea del telefilm non nasca dal cavalcare quel tipo di programmi di successo popolare che, personalmente, aborro. In questo senso mi auguro che rimanga un certo tipo di “arte”, seppur telefilmica. Va beh, lascia perdere: non è importante e trattasi soltanto di un mio dubbietto piccolo piccolo.

        • Capiti male perché io ho iniziato castle alla quarta stagione e quando sono tornata alla prima non ho realmente apprezzato la prima stagione ho capito cosa vuoi dire. Non vuoi che si trasformi in “Shondaland”

    • E’ la compagnia di produzione di Shonda Rhimes che ha creato Scandal, Grey’s Anatomy (e altri 150) e che ha quel gusto per intrighi scandalosi&politici che credo intendessi tu

      • Grazie dell’informazione. Immagino di sembrarti piuttosto ignorante in materia ed è effettivamente proprio così.
        Allora direi che ci siamo abbastanza capiti.

  4. “This is us ci mostra i personaggi alle prese con un giorno qualunque di normale quotidianità. Non vuole essere niente di diverso da questo. Ma “questo” è un concentrato vibrante di vita che non stanca mai”.
    Nella miriade di passaggi bellissimi della tua recensione, mi ha colpito molto questa definizione, che va dritta al cuore di questo show. Uno show che, anche in questa puntata, più tranquilla delle precedenti, riesce comunque ad introdurre frammenti, momenti, dettagli che fanno emozionare.
    Parto dal fondo, ma il finale è stato fantastico e la colonna sonora ha contribuito a dare quel “quid” in più.
    Mi è piaciuto tantissimo l’abbraccio collettivo (e quel “è un brutto momento per parlare di un altro bimbo?” a stemperare l’emozione), ma, soprattutto, ho amato l’inquadratura che stacca dalla famiglia per posarsi, per un attimo, prima sul foglio che ha ferito Kate (bellissimo il dettaglio dell’acqua che sta “cancellando” l’offesa, così come le parole e la maglietta di Jack erano riuscite a consolare Kate (anche se sappiamo come questa prima ferita, associata a probabili altre future, non si sia mai rimarginata)) e poi sul bloc-notes di Randall che (dopo il discorso con William) ci appare in tutto il suo potente significato. Ecco, sono questi i dettagli che amo. E’ stato un momento intenso e delicatissimo.
    In merito a Kevin, al suo bisogno di attenzioni e alla sua fragilità, molto bella, come hai sottolineato, la reazione di Jack. Lo insegue e senza accampare scuse gli dice, semplicemente, quello che sente “mi dispiace. Ci sto provando, ma è la prima volta anche per me”.
    Kate modalità stalker, invece, mi ha fatto ridere, soprattutto per la reazione dell’ex moglie di Toby. Pensavo si spaventasse (il minimo, a mio avviso, se una sconosciuta ti spiattella tutta la vita, morte, miracoli 😀 ), invece, ecco il “mi piacciono le persone che si presentano informate…”… contenta lei 😀
    Voglio partecipare al concorso un Toby per tutte. 😀 Come dicevo, dopo una partenza nel pilot in cui non l’avevo inquadrato bene, quest’uomo sta guadagnando punti su punti alla velocità della luce. La sua confessione, il suo mostrarsi in tutta la sua fragilità, il far capire a Kate che non è la sola ad avere mostri contro cui combattere, quell’affermare che non se ne andrà… *.*
    Sul finale, con il campanello che suona, ho provato un attimo di ansia (memore del finale Espo-Rebecca), sono stata, invece, contenta di veder comparire Kevin. Mi intriga l’idea di un approfondimento del rapporto tra i due fratelli.
    Momento top della puntata, naturalmente, William modalità fangirl XD
    Complimenti Syl, recensioni sempre fantastiche!
    Alla prossima!! 🙂

    • Ciao e grazie 🙂
      Sul “è un brutto momento per parlare di un altro bambino” pensavo che lei gli lanciasse il libro in testa 😀 Già tenerne d’occhio tre li ha esauriti, figurarsi con un altro (non è che salta fuori un quarto fratello, vero? No, così, mi è venuto il dubbio adesso… ).
      In effetti anche io verso la fine delle puntate comincio a inquietarmi, aspettandomi qualche twist, gente che muore, brutte notizie, mariti che cambiano e credo che anzi, prima o poi faranno uscire dal cilindro qualche altra sorpresa. Le prime due puntate mi hanno dato un imprinting che sarà difficile levarmi 🙂
      Quanto manca alla prossima?! 😀
      A presto e grazie 🙂

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