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The Walking Dead | Recensione 4×09 – After

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The Walking Dead | Recensione 4×09 – After

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“The Walking Dead” torna dalla lunga pausa invernale con questo “After”, nono episodio sui sedici previsti in questa quarta stagione. Avevamo lasciato il nostro gruppo di sopravvissuti smembrato dopo l’attacco del Governatore alla prigione: l’amato/odiato villain è morto, mentre i vari gruppetti di fuggitivi si sono dispersi in direzioni diverse. Questa 4×09 si focalizza su Rick e Carl e la solitaria Michonne. Padre e figlio si ritrovano a girovagare in cerca di un riparo e di provviste, mentre la donna vaga alla ricerca di volti amici. L’episodio, volutamente e sapientemente caratterizzato da ritmi per lo più lenti, si focalizza sulla psicologia dei personaggi e, nel caso della guerriera, sul suo passato: alla forsennata azione del mid-season finale, “After” contrappone una sorta di calma apparente.
Dopo i drammatici fatti accaduti nel passato e le tante perdite è il momento dei confronti: Rick è ormai un leader logoro e debilitato dal combattimento con il Governatore e la sua unica spalla è suo figlio Carl. Il ragazzino mostra di essere davvero maturato, l’apocalisse l’ha reso un piccolo uomo in grado – per quanto possibile data la sua giovane età – di badare a se stesso e al genitore. Ma non è tutto rose e fiori: “After” fa venire in superficie un conflitto latente che era nell’aria da tempo. Grimes junior non vede diafter3 buon occhio le debolezze del padre, non lo vede come un leader in grado di comandare e lo ritiene responsabile di molte morti, tra cui quella di sua madre Lori. E come si può dargli torto? Rick è un uomo buono, ma non ha propriamente la stoffa del comandante. Non in una situazione di grande pericolo come è quella in cui i nostri si trovano. Più volte (troppe!) ha preso decisioni che hanno portato a conseguenze drammatiche: convincere Lori a tenere la bambina, esiliare Carol e, su tutte, non capire che il mondo è cambiato e ciò necessita decisioni drastiche e, a volte, immorali. Se vogliamo, il piccolo Carl è il fulcro di questa puntata, che in gran parte ci mostra il mondo dagli occhi di un ragazzino costretto a maturare in fretta in una realtà ostile: Carl, che gira per il quartiere con su un grosso cappello da sceriffo scimmiottando suo padre, va a compiere quello che è il lavoro dei grandi e che tante volte ha visto fare agli adulti. Quello stesso Carl che, in una sequenza estremamente ben riuscita e di grande impatto, quasi si commuove nel vedere quella che era la cameretta di un suo coetaneo: i poster, le magliette, i cd, i dvd e la tv, gli ricordano l’infanzia perduta e un mondo che – per lui come per tutti – non tornerà più. E di ciò il ragazzino è ben consapevole, tanto da strappare con foga il cavo della tv per utilizzarlo per rendere più sicura la casa: in pochi secondi è riassunta l’essenza della serie. Ora la vita del genitore è nelle sue mani e si sente all’altezza del compito, tanto da affrontare svariati walkers nel tentativo di allontanarli dalla casa in cui si sono rifugiati e di trovare provviste utili alla loro sopravvivenza. Ma il suo essere ancora un after4bambino, la sua innocenza e la sua immaturità riaffiorano e più volte rischia la vita e spreca munizioni per aver fatto il passo più lungo della gamba ed aver sovrastimato le sue capacità. Significative due sequenze su tutte: lui che mangia il budino dopo aver affrontato un walker e il ritorno a casa con relativa confessione a Rick di aver ancora bisogno di lui perché, in fondo, non è così grande ed indipendente come vuole far credere. L’approfondimento psicologico in questo episodio era dovuto: troppe volte “The Walking Dead” ci ha proposto puntate più o meno ricche di azione, ma in cui le intenzioni e i sentimenti dei vari personaggi non erano ben chiari.
“After” ci propone anche un’inedita Michonne: dopo aver perso – ancora una volta – persone a lei care, la guerriera armata di katana ha una vera e propria crisi di nervi che la porta a compiere una strage di walkers e a seguire poi delle tracce nel fango per cercare di ritrovare i suoi amici. Finalmente scopriamo qualcosa di più su questa misteriosa figura: Michonne aveva compagno e figlio, entrambi periti dopo la fine del mondo. Questo spiega la sua reazione, qualche episodio fa, nel prendere in braccio la piccola Judith. Come detto più volte “The Walking Dead” dovrebbe offrirci più flashbacks in modo da darci maggiori informazioni sui singoli personaggi (di alcuni sappiamo poco e niente!) e permetterci di empatizzare veramente con loro.
Insomma, “After” è un episodio ben riuscito che coniuga ritmi volutamente e giustamente lenti a poche (ma buone) esplosioni di azione e di violenza. Ora non resta che aspettare la prossima puntata per capire che ne è stato degli altri sopravvissuti al massacro della prigione.

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Di seguito, il promo della 4×10:

http://www.youtube.com/watch?v=Ng1AEgmU5_E

 

E per finire, una piccola e ragionevole RICHIESTA: se non siete d’accordo con il mio pensiero, siete pregati di spiegare pacatamente il perché evitando commenti sgradevoli e incivili e di non ritenervi depositari dell’unica verità in merito alla riuscita o meno della puntata di cui si discute. Grazie.

4 COMMENTS

  1. Recensione magistrale.
    Hai riassunto davvero tutte le riflessioni possibili o quasi.

    Io avrei aggiunto una nota anche su Carl che scrive sulla porta: la necessità di lasciare una traccia del proprio passaggio in una realtà che non ha futuro.

  2. Questa recensione mi è piaciuta molto, hai spiegato tutto mettendo anche del tuo.
    Ho apprezzato molto questa puntata, ovviamente preferisco quelle con più azione come l’indimenticabile 4×08, ma questa volta hanno affrontato molti aspetti importanti e abbiamo scoperto qualcosa in più sui personaggi e pur avendo avuto una trama “lenta” non è stata noiosa come quelle nella fattoria quando non succedeva quasi nulla.
    Sicuramente è una delle serie televisive più riuscite in questo periodo, aspetto con impazienza la prossima puntata anche perché dal promo ho visto che ci sarà il mio amato Daryl <3
    è una droga questo telefilm ;D

    • Grazie! In realtà, non trovo particolarmente ben riuscito “The Walking Dead”: ha troppi altri e bassi per essere considerato tale, ma non posso negare che abbia (talvolta) episodi coinvolgenti e ben realizzati.

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