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The Walking Dead | Recensione 4×05 – Internment

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The Walking Dead | Recensione 4×05 – Internment

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Premessa: seguo “The Walking Dead” dalla prima stagione e non ne ho mai perso un episodio. In questi anni ho imparato ad affezionarmi (più o meno) ai personaggi e ad apprezzare i pregi dello show e i suoi bravi interpreti. Il che non mi ha impedito di notare anche grosse pecche: da episodi filler a comportamenti insensati dei personaggi, passando per momenti di vuoto – leggi: noia – nella trama imputabili, più che all’esigenza di trasmettere una sensazione di dramma e vacuità post-apocalittica, al tentativo di allungare il brodo. Insomma, è una bella serie che ha alternato alti e bassi, ma che forse non merita tutto il clamore e il successo che sta avendo. Parere personale e, probabilmente, impopolare.

PREVIOUSLY ON THE BORING WALKING DEAD: RiNck, memore degli insegnamenti dei suoi genitori (“Non dire bugie!”) e non riuscendo a mantenere il segreto relativo all’uccisione di Karen e David, decide di portare Carol a fare un giro e di abbandonarla lontano da casa. Perché dirlo a Tyreese non sarebbe stato saggio ed invece lasciare sola una donna in un mondo popolato da zombies e bande armate lo è. WTF!?! Intanto, Daryl ha un acceso confronto con Bob, reo di aver riempito la borsa con una bottiglia di un alcolico (UNA! E la borsa era MEZZA VUOTA!), invece che con medicinali. Ok.

E, prima di passare al commento dell’episodio, una piccola e ragionevole RICHIESTA: se non siete d’accordo con il mio pensiero, siete pregati di spiegare pacatamente il perché evitando commenti sgradevoli e incivili e di non ritenervi depositari dell’unica verità in merito alla riuscita o meno della puntata di cui si discute. Grazie.

Ed ecco la RECENSIONE.

L’infezione si è propagata e tutto precipita. Hershel, ancora speranzoso di riuscire a salvare la situazione, si ingegna come può per curare gli infetti sino all’arrivo dei rinforzi. Ma il virus è forte e molti dei survivors non ce la fanno e muoiono, ritornando come walkers. Da qui l’episodio si divide su due fronti: da una parte c’è il vecchio ex fattore che cerca di arginare la carneficina che si è scatenata tra le persone malate in quarantena e dall’altra c’è Rick che cerca di rimediare al problema delle recinzioni che cedono.
Il buon Hershel dimostra un grande coraggio nel voler, da sano, stare a contatto con gli infetti e cercare di rincuorarli il più possibile:inter1 addirittura non vuole che i morti vengano “riuccisi” davanti ai vivi. Una decisione toccante, ma che non aiuta certo a far metabolizzare il fatto che il mondo non è più quello di prima e che tutti devono avere la freddezza necessaria per compiere azioni drammatiche ed impressionanti come, ad esempio, colpire alla testa un altro essere umano morto per evitare che si rianimi. Vedasi l’uomo che rifiuta la proposta di Hershel di visitare il suo compagno di cella che, molto probabilmente, sapeva essere morto o in condizioni molto critiche e che così facendo scatena un massacro: alcuni degli appartenenti al gruppo di Rick, e in parte lo stesso Sceriffo, non hanno ben compreso come vanno le cose adesso e come si deve agire. Inoltre, come già a suo tempo detto sulla vicenda riguardante Patrick, anche in questa occasione chiudersi nelle celle avrebbe salvato delle vite: se solo ai malati fosse stato raccomandato di chiudersi dentro (invece di andare in giro tossendo), si sarebbe evitata la carneficina perché i walkers, di certo, non sono così intelligenti da capire come aprire una porta. A volte i comportamenti dei personaggi di questa serie sono così ingenui e poco sensati da risultare forzati e da sembrare un modo, un escamotage, per far scatenare l’azione e/o far proseguire la vicenda.
E se in prigione regna il caos, fuori dalle sue mura la situazione non è da meno: le recinzioni stanno cedendo e i nostri faticano a tenerle su. Giunta la notte, e con Rick e Carl come sbigottiti testimoni, un’orda di walkers butta giù parte di esse e si fa largo nel inter2cortile. Ma padre e figlio, coraggiosamente, non si perdono d’animo e fronteggiano il nemico a colpi d’arma da fuoco, abbattendo tutti i non-morti e ristabilendo (ma per quanto ancora?) la quiete in quel posto che hanno imparato a chiamare casa. Una sequenza d’impatto che è certamente tra le migliori dell’episodio.
Il pericolo, però, è ancora in agguato e, a fine puntata, vediamo una figura nelle vicinanze della prigione spiare i nostri: il Governatore è tornato e cerca vendetta. Speriamo che questa storyline non verrà portata troppo per le lunghe o che comunque verrà gestita al meglio dagli autori perché questo villain è molto interessante e il suo interprete (David Morrissey, già visto in “Basic Instinct 2”) bravo e carismatico, ma un buon personaggio senza idee adeguate ed un percorso coerente che lo supportino può poco.
Questo quinto episodio della serie tratta dal fumetto di Robert Kirkman è decisamente ben riuscito e soddisfa coloro i quali chiedevano a “The Walking Dead” una dose maggiore di azione: è la puntata più adrenalinica tra quelle di questa quarta stagione trasmesse fino ad ora e rimanda di poco la fondamentale ed attesa questione relativa alla reazione degli altri sopravvissuti alla decisione presa da Rick di abbandonare Carol. Di certo non mancheranno pareri in contrasto con il suo, anche se, a giudicare dal promo della 4×06, i nostri avranno ben presto preoccupazioni e problemi più impellenti da affrontare.

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