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The Walking Dead Recensione 10×16: Ripresa Incerta?

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The Walking Dead Recensione 10×16: Ripresa Incerta?

Ciao a tutti e bentornati, dopo mesi di stop forzato dovuto al Covid, a commentare insieme il ritorno (per ora isolato) di una delle serie post-apocalittiche più discusse degli ultimi anni in questa recensione della 10×16 di The Walking Dead.

Confesso (ma ve ne sarete già accorti dal fatto che non ho più recensito TWD praticamente dall’abbandono di Rick) che in realtà nel mio caso la sospensione della produzione causa pandemia è stato soltanto un elemento secondario: questa decima stagione, infatti, l’avevo già di per sé seguita con un occhio aperto e uno chiuso, senza dedicarmi alle recensioni settimanali visto che, diciamo la verità, certe settimane ci sarebbe stato ben poco da scrivere…
Tuttavia, a seguito dell’annuncio che la prossima sarà la stagione conclusiva per il lungo corso di questa serie, non ho potuto fare a meno di provare quello sprint per cui, nonostante fossi quasi allo stremo e pronta a gettare la spugna (gesto di enorme autoviolenza per una persona ossessivo-compulsiva come me…), sapere di avere la possibilità di vedere a breve la luce in fondo al tunnel mi ha dato la forza per portare a termine questo percorso e amen.

Con queste premesse, eccomi dunque tornare al timone e stilare una recensione per questa 10×16 di The Walking Dead, episodio andato in onda negli States il 4 ottobre a ben sei mesi di distanza dal precedente e che teoricamente avrebbe dovuto fungere da season finale (ma che, dopo la pausa di post-produzione dovuta alla crisi sanitaria, è stato deciso che sarebbe stato seguito da un ulteriore batch di sei episodi che andranno però in onda il prossimo anno. La stagione si concluderà quindi a quota 22).

RECENSIONE 10X16 THE WALKING DEAD

✔ IL RAPPORTO TRA NEGAN E LYDIA. È stato intelligente creare un doppio filo conduttore tra i due viste le diverse analogie: lui è sì colui che ha ucciso sua madre, ma vista la complessità del rapporto tra le due sarebbe stato sciocco non affrontare affatto il conflitto interiore di lei nei confronti della perdita e, di conseguenza, dell’artefice di questa perdita.
Inoltre sono entrambi membri di fazioni che nel tempo hanno dato notevoli grattacapi ai protagonisti, quindi evidenziare come diversi personaggi del gruppo principale vedano ancora l’uno e l’altra con sospetto è stata una buona mossa per aumentare la tensione all’interno dei Survivor prima dell’attuazione del piano di evacuazione.
Mi piace infine che nella sorta di “tenerezza” (passatemi il termine) con cui Negan si approccia a Lydia si possa quasi riconoscere un’affinità simile a quella provata al tempo nei confronti di Carl e, più di recente, di Judith. Negan è di fatto un personaggio disprezzabile e ingiustificabile sotto innumerevoli punti di vista, ma con un innegabile soft spot e un certo istinto di protezione quando si tratta delle “nuove generazioni” (l’episodio con Brandon nella 10×05 ne è stato un altro buon esempio).

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✔ IL RITORNO DI MAGGIE. Era stato già buttato lì dalla Kang in diverse occasioni che avrebbero fatto di tutto per tenere aperto uno spiraglio al possibile rientro nel cast principale di Lauren Cohan qualora quest’ultima ne avesse avuto desiderio e possibilità, poi il trailer di questo episodio ci aveva dato il sentore che l’attrice avrebbe fatto forse appena un cameo-contentino nell’arco della puntata… infine la conferma che, a quanto pare, Maggie sarà davvero di nuovo parte integrante del gruppo a partire già dai prossimi episodi. Per quanto mi riguarda una buona notizia visto che avevo apprezzato lo sviluppo del personaggio negli ultimi tempi in cui è stata presente, affermandosi sempre di più grazie a buone doti di leadership (sebbene con vari aspetti certamente da affinare).
Ora aspetto di vederla impegnata in una veste più profonda a livello umano, all’indomani di questo rocambolesco rientro in scena nel momento dell’azione, in cui si troverà sicuramente ad affrontare l’accettazione di pesanti verità appena apprese come la morte di Jesus, Enid e molti altri abitanti di Hilltop a cui era affezionata. Sono curiosa, in generale, di vedere come verrà studiato il suo prendere le misure delle circostanze attuali e in qualche modo riprendere la sua posizione dopo la lunga assenza.

✘ L’INFINITA CRISI MISTICA DI CAROL. Non se ne può quasi più, ricordo l’episodio in cui sono intrappolati nella caverna e lei soffre di claustrofobia con fitte di dolore fisico! Sono davvero esasperata dalle svolte di Carol perché è un personaggio che ho apprezzato molto negli anni, ma che arrivato un certo punto è sembrato che gli autori non sapessero più gestire se non con svolte narrative ESTREME: ora è una madre e moglie sottomessa, ora è Rambo, ora fa la casalinga disperata, ora è un’eremita, ora fa la First Lady del Regno poi è di nuovo una complessata con tendenze suicide… Okay che in un mondo come questo il bipolarismo è una via in fondo alquanto realistica per certe personalità, ma mi dispiace vedere un personaggio tutto sommato buono, precedentemente ben scritto e che ha presentato alcuni risvolti degni di nota impantanato in un circolo senza uscita. Ripeto, capisco la necessità che qualcuno ogni tanto abbia una crisi mistica per il gusto del pathos, ma spero che la conclusione del suo più recente arco narrativo con la confessione a Daryl (quasi l’ammissione di una tossica) che “non ha trovato ciò che cercava, ma forse non lo troverà mai” funga anche da punto e a capo per questa lunga spirale di insoddisfazione e avventatezza spesso sfociata in autolesionismo (se non lesionismo altrui) a cui abbiamo dovuto assistere.

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Da questo punto di vista un po’ melenso ma comunque efficace il salvataggio in extremis di Lydia: ero già pronta a dire addio a Carol, credendo che il gesto estremo fosse la via scelta dagli autori per darle finalmente pace, e magari questo cambio di rotta dell’ultimo secondo potrebbe a prima vista sembrare la via più facile, ma forse l’intervento di Lydia e le sue parole erano invece proprio la scossa che serviva a Carol per fare della a lungo rimandata autoanalisi.

NEGAN. A mani basse… e anche semplicemente perché non ha questa gran competizione intorno. Continuo ad apprezzare il fatto che mentre molti altri personaggi sembrano appiattirsi nei propri ruoli lui continua a spiccare anche nel più semplice dei dialoghi e si distingua anche in una micro-inquadratura: sarà sicuramente in gran parte merito dell’interprete, ma anche la scrittura su Negan sta facendo un lavoro che mi sembra mancare su molti altri protagonisti, ovvero continuare a rimarcare le sue complessità e i suoi conflitti in maniera interessante e sfaccettata.
Ammetto però che in questo episodio specifico non ho disprezzato totalmente neanche Lydia, che come dicevo poco più su forse proprio perché affiancata spesso a Negan è emersa meglio di come ha fatto nei mesi passati.

LA FINE DI BETA. Non che la sequenza della sua morte sia stata ‘sto gran capolavoro di regia e montaggio, anzi dal punto di vista tecnico l’ho trovata piuttosto scontata, però va menzionata in quanto chiusura tematica del cerchio: dopo l’eliminazione di Alpha, togliere dai giochi anche il suo secondo in comando era il punto di arrivo necessario per poter chiudere la parentesi Whisperer e aprire il capitolo successivo. Un plus per il commento di stucco di Negan quando riconosce il cantante Half Moon come vera identità di Beta nel momento in cui gli viene strappata la maschera (avevamo già avuto vari suggerimenti in merito sia nella serie madre che in Fear TWD, ma se volete in questo articolo di Insider trovate anche un paio di Easter Egg che personalmente non avevo proprio colto. E voi?).
Parlando di maschere, mi è piaciuto anche il lancio di quella di Alpha nel baratro insieme all’orda di zombie che cade in massa, simbolicamente ben riuscita.

RECENSIONE THE WALKING DEAD 10×16

Sei mesi fa eravamo rimasti con i nostri intrappolati in un ospedale abbandonato, circondati dall’orda di vaganti trasportata lì da un Beta fuori controllo, in cerca di vendetta e che sente le voci (pessima combo!). Gli eventi riprendono in questo sedicesimo episodio esattamente da dove li avevamo lasciati, con un buon montaggio iniziale che, sebbene fatto “sulle note” del solito discorsetto motivazionale di circostanza, tutto sommato fa bene il suo lavoro di tirare le fila per tutti i protagonisti in ballo e crea il giusto ritmo che culmina nella riapparizione di Maggie.

Da qui in avanti però confesso che le parti di episodio che mi hanno appassionata di più sono state poche e quasi tutte slegate dal “grande piano” di evasione e contrattacco… è spiacevole dirlo così, ma mi accorgo di non sentirmi più coinvolta come una volta dallo svolgersi dell’azione perché ormai mi preoccupo davvero solo per la sorte di un minuscolo gruppo di sopravvissuti, mentre della massa me ne frega sì e no. Emblematico in questo senso il fatto che quando Beatrice di Oceanside è stata ferita e divorata dagli zombie tra urla strazianti io ero lì a pensare: “E vabbè, narrativamente ERA OVVIO che di tutto il gruppo qualcuno non ce l’avrebbe fatta ad arrivare dall’altra parte, mi sta bene che sia un personaggio ‘minore’. [Certamente meglio lei che Luke, che invece mi sta pure simpatico]”.
Questa “lucidità” e quasi schematicità con cui ormai mi approccio alla visione di TWD è uno dei motivi di cui parlavo a inizio articolo per cui volevo gettare la spugna: mi arrabbio perché gli spunti ci sarebbero pure per creare dialoghi, quando non intere sottotrame, intriganti (vedi quei pochi scambi significativi già elencati in precedenza o, all’interno della stagione più in generale, momenti come i flashback sul passato di Alpha, la rivelazione su Dante, il periodo “da infiltrato” di Negan ecc.), ma alla fine molti episodi si riducono al pattern ‘crea situazione problematica > organizza soluzione > danno collaterale/complicazione > piano di riserva > risoluzione (temporanea o permanente, a seconda di a che punto della stagione siamo)’. In questo senso, questo episodio rispecchia perfettamente lo schema, però “a livello di pancia” nel complesso ho finito per gradirlo leggermente di più rispetto ad altri precedenti… non saprei dire se sia per reali meriti di scrittura (dubito, perché cose come il brillante piano di ripiego di Daryl di aggirarsi tra i morti e ammazzare i Whisperer uno a uno con estrema facilità mi fanno tuttora storcere il naso…) o se perché i sei mesi di distanziamento dal resto della stagione mi hanno fatto vivere la visione di questa puntata con ritrovata freschezza.
Di fondo ritroviamo un vibe generale alla #everybodylives analogo al finale dell’ottava stagione (ok, come detto qualcuno ce le lascia le penne, ma quelli che sembravano doversi prospettare come i sacrifici più penosi, ovvero Carol e Gabriel, vengono prontamente sventati giusto in tempo), ma la cosa in questo frangente non mi disturba troppo.

Credo che nel complesso questa 10×16 si posizioni comunque a un livello qualitativo appena più alto della media della stagione (non che ci voglia tanto… puntata della caverna alert!) per via di un leggermente migliore equilibrio tra il solito piano semi-suicida che vorrebbe ispirare tensione ma ci riesce solo a metà e momenti più introspettivi che vorrebbero farci riflettere ma in genere finiscono per essere caratterizzati da dialoghi perlopiù vuoti.

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In quest’ultima categoria (wannabe introspettivi) non posso che inserire le parentesi dedicate a Eugene & co. Ogni volta che Eugene apre bocca qualcosa dentro di me muore, è più forte di me… Diciamo che la missione per incontrare Stephanie non mi ha entusiasmata da subito, ma la percezione è in parte cambiata dopo l’incontro con Princess, la cui introduzione mi piace perché potrebbe potenzialmente dare nuovo sprint al gruppo con la sua schietta follia. Tolta lei, però, mi dispiace dire che una prospettiva sulla carta interessante come quella di spingersi a cercare nuovi individui e comunità da inglobare perde quasi totalmente di interesse quando ti accorgi in mano a chi sta: Ezekiel, anche noto come Capitan Noia negli ultimi tempi, Yumiko, che in generale non mi dispiace come personaggio ma prima di questi due episodi on the road con gli altri non è che si fosse fatta conoscere poi così tanto da poter dire “evviva, finalmente più Yumiko onscreen!” (in quest’ottica, chissà, magari ben venga il maggiore focus) e FUCKIN’ EUGENE!! È come chiedere a quattro Umpa Lumpa di portare in salvo l’Antico Vaso!
Poi niente, arrivano gli Stormtrooper e non capisci più dove ti trovi e cosa stai guardando…

67/100

Qualcuno potrebbe obiettare che quasi sette è un voto fin troppo alto per un episodio che non fa certo sperticare in lodi (soprattutto dopo l’apparente affossatura che ne ho fatto), ma ho pensato che probabilmente la valutazione dovesse essere calibrata sulla media della stagione… e francamente se avessi messo meno a questo episodio gran parte dei quindici precedenti sarebbero stati fissi sotto la sufficienza. Seguendo l’esempio dei professori a scuola, quindi, se hai una classe di “ciucci” premi quello che si distingue appena di più… anche per spronarlo a dare ancora meglio in futuro.

Aspetto ora di leggere qui sotto nei commenti le vostre impressioni su questo pseudo-mid-season finale e, se vi va, un parere sull’intera decima stagione finora. Se vi va ditemi inoltre quali sono le vostre aspettative e, soprattutto, speranze per il futuro di The Walking Dead.
Alla prossima!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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