
Bentornati cari addicted! Queste settimane di pausa da Mystic Falls devo ammettere che non mi sono pesate poi tanto, un po’ perché si sa il recupero compulsivo è sempre un buon modo per tenere la mente impegnata e un po’ perché, come avevo detto nell’ultima recensione, il midseason finale mi aveva lasciato delusa, senza quell’ansia di sapere come la storia continua che di solito ti tiene incollato al computer per giorni alla ricerca disperata di spoiler. Ma ca…spiterina invece questa puntata è stata a mio avviso una bomba, in assoluto la migliore di questa stagione!
Prima di fare un qualsiasi commento all’episodio, vorrei complimentarmi con Ian Somerhalder che ha dato prova di non essere solo un bel faccino, ma anche un bravo attore; nel momento in cui realizza di essere in un loop temporale la sua voce e le sue movenze cambiano impercettibilmente, da quelle di un ragazzino immaturo e timido al solito Damon tutto sicurezza e sarcasmo. Well done, Ian, well done!
Ed eccoci arrivati quindi al tanto temuto personal hell in cui Damon è stato intrappolato dopo essere stato pugnalato da Julian con la phoenix stone. Damon si ritrova a vivere quel giorno, durante la guerra di Secessione, in cui per la prima volta ha versato del sangue innocente. Ripensando al suo comportamento nei secoli successivi, effettivamente la situazione sembra banale: un incidente, commesso in favore del bene di suo fratello, senza conseguenze, e sicuramente non al pari dei massacri fatti una volta trasformato in vampiro e persa la sua umanità. Ma allora perché quel giorno? Stefan, che è già stato riportato a casa dal suo inferno personale, ci regala un breve momento Piero Angela, dicendo che il “trucco” per uscire dalla phoenix stone è quello di non opporsi agli eventi che vivi al suo interno e di abbracciare quel dolore fino quasi a farti consumare da esso.
Ma sappiamo bene ormai che arrendersi non è la cosa che a Damon riesce meglio, perciò invece lo vediamo combattere contro questo gigantesco mulino a vento e cercare la sua via d’uscita nel motivo scatenante di tutta questa serie di eventi, ovvero il tentativo di correre per l’ennesima volta in soccorso di suo fratello. Stefan gli scrive di aver bisogno di lui e Damon risponde, pronto a tutto, pur di riuscire a tornare a Mystic Falls. Il suo opporsi senza sosta al loop in cui è ricaduto non gli fa vedere la soluzione, che è palese di fronte ai suoi occhi dal primo istante; ed ovviamente questa soluzione è Lily. Tutto ciò che Damon è diventato, l’uomo che lotta ostinatamente per difendere coloro che ama, per non perdere chi gli sta più a cuore, è frutto del dolore più antico e più radicato, quello di aver perso sua madre.




E solo allora capisce il perché della scelta di quel giorno: perché di fronte all’aver ucciso degli innocenti, di fronte alle sue mani per la prima volta imbrattate di sangue, Damon ha desiderato con tutte le sue forze il conforto di una madre. Il dolore dell’abbandono è la chiave di tutto. Damon ha perso Lily la prima volta quando ha finto la sua morte ed è diventata un vampiro, dovendosi fare carico di crescere suo fratello minore e vivere con un padre violento e dispotico; l’ha ritrovata nel mondo prigione e persa di nuovo, quando lei ha scelto un’altra famiglia al posto suo; e poi ancora quando ha scoperto che lo aveva privato della possibilità di stare con l’amore della sua vita. E se quando Lily era ancora viva, le ha mostrato solo odio e risentimento, alla fine realizza che tutto ciò che voleva era una seconda possibilità per vivere quel rapporto che non gli è stato concesso di avere, per recuperare il tempo che non hanno passato insieme come madre e figlio, semplicemente per farsi amare.







