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The Umbrella Academy – Recensione finale seconda stagione: una lode stra meritata

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The Umbrella Academy – Recensione finale seconda stagione: una lode stra meritata

Torniamo a parlare di “The Umbrella Academy” di cui Netflix ha rilasciato venerdì la seconda stagione. Abbiamo analizzato la prima metà, ora parliamo dei successivi e finali cinque episodi.

Dopo la recensione delle prime cinque puntate (sulle dieci totali) che trovate qui, completiamo il quadro con la seconda parte.

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Di nuovo, tutto.
Facciamo alcuni esempi: l’approfondirsi della storia e della relazione tra i fratelli Hargreeves; l’approfondimento sempre maggiore della figura di Reginald Hargreeves; l’umorismo graffiante e sempre presente; la colonna sonora e l’unione musica-immagini; il crescendo della storia; la scelta narrativa inerente a Vanya.
Inoltre, gli indizi, i foreshadowhing, le citazioni.


Niente anche in questo caso.
C’è solo una cosa da dire: okay la Sparrow Academy che arriva dal terzo volume dei comics di Gerard Way e Gabriel Bà, quindi va benissimo che si possa vedere un’altra versione di Ben e che Justin H. Min, suo interprete, possa variare nella sua interpretazione, ma ridateci Sweet Ben.


Gli Hargreeves. Tutti, per quanto come si diceva già nel precedente articolo Five e Klaus siano inevitabilmente quelli che spiccano di più. Lila. E menzione a The Handler, sempre una villain fantastica.


Anche in questa seconda metà di stagione sono tante: in primo luogo, il bellissimo, strappalacrime momento tra Ben e Vanya, quando lui salva la sorella; i fratelli che accorrono in aiuto di Vanya quando lei lo chiede e il dialogo Reginald-Five, in cui l’uomo si mostra davvero padre, per quanto nei confronti di un figlio che in quel momento non conosce.
Ne seguono però altri, divertenti e seri. Tra i divertenti, Five in psicosi temporale (esilarante); Klaus che fa yoga; la scena che potremmo definire come “Pretty Woman al contrario”; l’incontro generale con Reginald, in cui si vede quanto i nostri eroi disfunzionali siano fratelli e Vanya mostra di essere in grado di controllare il suo potere; Ben che si avvicina a Klaus ogni volta che questo cede al sonno e la citazione dei Backstreet Boys.
Tra i seri, invece, il momento tra Reginald e la vera Grace; Vanya vs Five, i due più potenti e pericolosi, nei loro occhi si vedono tutta la furia e la violenza pronta a esplodere, ma anche come nessuno voglia fare del male all’altro. E ovviamente, l’episodio finale, esplosivo, con la meravigliosa parte alla fattoria, l’incredibile scontro Hargreeves vs i killer della Commission (ovvero la Temps Aeternalis) e Lila (il combattimento Five-Lila è assolutamente fantastico, per quanto breve), la rivelazione e il cliffhanger finale.

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La seconda parte della stagione ha proseguito sulla via tracciata dalla prima, approfondendo ulteriormente i personaggi, in primis i fratelli Hargreeves, e tutto questo ha portato a renderli ancora più uniti e ha enfatizzato la sensazione di famiglia che si voleva chiaramente trasmettere.

L’inserimento di indizi e foreshadowing è stato geniale, un riferimento per i lettori dei fumetti, che hanno compreso cosa poteva essere in arrivo. Gli sparrow, infatti, erano un po’ ovunque, Lila nel quinto episodio sparisce e riappare misteriosamente (si poteva pensare, ovviamente, che avesse un qualche marchingegno fornitole da The Handler), inoltre l’ironica frase di Five, “È troppo tardi per non essere adottato?”, si realizza poi nel finale. Un cliffhanger, quello finale, che in un certo senso era prevedibile, poiché per tutta la stagione abbiamo visto gli Hargreeves cambiare la linea temporale intervenendo troppo (per quanto sia comprensibile: Klaus ha vissuto lì tre anni, Allison due, Luther uno, Diego qualche mese e anche nel caso di Vanya, con un solo mese, era impossibile non entrare in contatto con altri), una cosa che in un certo senso ha visto l’apice nel passaggio di poteri da Vanya a Harlan, nell’incontro con Reginald e, ovviamente, con Five che incontra se stesso e fa andare diversamente il suo “ritorno al futuro”, con Luther che rivela a Five cinquantottenne chi è il vero responsabile dell’Apocalisse. Magari non si pensava alla Sparrow Academy (per chi ha letto anche il terzo volume), ma di certo ci si doveva aspettare un colpo di scena che dipendesse da tutto questo.
Tutto questo non per sminuire tale cliffhanger, bensì per sottolineare quanto tutto sia stato preparato con attenzione e si sia sviluppato in modo fluido, arrivando proprio dove doveva arrivare.

Altra cosa geniale e divertente sono le numerose citazioni non solo dei fumetti (The Handler che ingoia AJ è un rimando a questi ultimi, dove è Five a farlo; la frase di Luther, “Se qualcuno fa una battuta sui grassi io me ne vado”, visto che nei comics Luther causa depressione ingrassa, e soprattutto la domanda di Diego su Lila, “Ma lei non è la nostra sorella biologica, vero?”, che per quanto sciocca in realtà rimanda a una rivelazione fatta nei fumetti – che non si svela per non spoilerare chi non li ha letti), ma anche di altre storie, basti pensare al “I could do this all day” di Five che cita Steve Rogers (proprio lui, Captain America dell’MCU), o la frase di Lila, “Anything you can do, I can do better” (“Anything You Can Do” dal musical del 1946 “Annie Get Your Gun”).

Per quanto attiene ai personaggi, particolarmente apprezzabile è la scelta narrativa inerente a Vanya, che passa da pericolo a salvatrice, diventando finalmente padrona di se stessa grazie alla maturazione compiuta anche affrontando le proprie paure e i propri sensi di colpa.

Così come l’approfondimento di Sir Reginald, che amava i flgli (sì, li amava… non l’ha saputo dimostrare, è stato troppo duro e ha demandato il ruolo genitoriale, insieme alla tenerezza, a Grace-Robot e Pogo, nonché alla materialità non facendo mancare loro nulla di quello che dei bambini e degli adolescenti possono desiderare – basta osservare la casa per capirlo -, e così facendo li ha resi il casino che sono, ma amarli li amava. Solo che amare non equivale a saperlo dimostrare e al fare la cosa migliore per le persone amate e lui ne è l’emblema), ma aveva anche principi morali e un cuore “romantico” che si è spezzato (oltre a una capacità di diventare spietato contro le minacce… un tratto in qualche modo ereditato da Five). E così abbiamo scoperto che Grace-Robot è stata costruita con quell’aspetto anche perché aveva le fattezze della donna che lui amava e che voleva sposare, dopo la prima moglie perduta… E ci troviamo dunque di fronte alla tristezza del fatto che in un certo senso quest’uomo forse immortale e molto potente ha costruito in quel modo la famiglia che probabilmente voleva avere con la vera Grace.
Passiamo poi ad Allison, in merito alla quale è stato bellissimo vedere la rappresentazione anche simbolica: una giovane donna di colore abituata alla modernità, a poter dire e fare quello che vuole, che improvvisamente si ritrova nel Sud segregazionista, dove le persone di colore non hanno voce… E a rappresentare tutto questo lei è letteralmente senza voce.
Lila è stata una fantastica sorpresa, e molto probabilmente ha permesso l’introduzione nello show della Sparrow Academy e ci servirà per avere risposte sugli altri bambini nati quel fatidico primo Ottobre 1989. Lei e Diego sono carinissimi insieme.

In ultimo, meraviglioso il fatto che si siano visti evolvere i poteri di questi supereroi disfunzionali che così tanto amiamo: Vanya, come evidente, ha finalmente il controllo dei suoi poteri; Klaus, come già visto nella clip di apertura, è diventato capace di evocare spiriti senza sforzo; Diego riesce a modificare la traiettoria di qualunque cosa gli venga lanciata contro, anche in ingenti quantità, e Five, finalmente, è riuscito a gestire il viaggio nel Tempo, per ora per pochi istanti come suggerito da Reginald, ma di certo questo aprirà la strada a un ulteriore sviluppo.

Una curiosità. Ora i fratelli hanno quasi tutti età diverse: Five è il più grande, come sappiamo bene, seguito da Klaus che ora ha trentaquattro anni (dopo l’anno vissuto nel Vietnam era già diventato più grande degli altri a parte Five, ora ha altri tre anni in più, essendo arrivato a Dallas nel 1960), Allison trentadue (arriva a Dallas nel 1961) e Luther trentuno (arriva nel 1962). I più piccoli sono Diego e Vanya. Chissà se questo avrà una qualche conseguenza.
Un’altra: nel finale di stagione gli Hargreeves si ritrovano sempre a essere il bersaglio di sparatorie da parte di killer della Commission. Chissà se nella S3 sarà diverso.

Complimenti, dunque, a questo cast perfetto. Tutti conoscono il talento di Robert Sheehan, Ellen Page è stata candidata all’Oscar, Emmy Raver-Lampan ha fatto parte del cast di “Hamilton”… Per cui concentriamoci su due in particolare, senza nulla togliere agli altri, anzi: Tom Hopper, che resterà per sempre nel cuore di tutti i Whovian perché è “Blimey! Get a girlfriend, Jeff!”/“Delete your internet history”, celebrato dai fan di “Black Sails” per i suoi bicipiti epocali, ha una meravigliosa verve comica che in questa stagione si è sviluppata ulteriormente.
E poi c’è lui: Aidan Gallagher. Un adolescente in grado di interpretare in modo ben più che credibile un uomo che potrebbe essere quasi suo nonno e che riesce a essere divertente e inquietante nel giro di un battito di ciglia. E che si è anche divertito (di certo) a lanciarsi nella scena di combattimento con Lila (quella del season finale, la precedente chiaramente non era lui). E non pago, scrive, canta e suona, anche. Questo ragazzo ha un talento eccezionale, fa il paio con i giovani interpreti di “Stranger Things”. Tra le due serie (e potremmo anche citare “Locke&Key”) Netflix ha sbancato quanto a giovani talenti.

Infine, veniamo ad alcune domande per la S3: quella in cui i nostri amati fratelli Hargreeves sono giunti è una linea temporale alternativa, parte di una sorta di Multiverso, oppure hanno letteralmente cambiato la loro linea temporale e quindi la loro storia, come successo nella prima stagione quando Five ha cancellato e cambiato un giorno? Lila ha qualcosa a che fare con tali cambiamenti, visto che è fuggita con una valigetta? E se no, dov’è? La Sparrow Academy, dunque, è qui per restare o no? Parlando di quel giorno cancellato nella S1, la questione verrà ripresa? The Handler è davvero morta? Vedremo l’Umbrella e la Sparrow Academy alle prese con alcuni dei villain che combattono nel terzo volume dei fumetti, i villain che Reginald intrappolò nell’Hotel Oblivion per proteggere i figli? È possibile che trovino un modo per far crescere Five almeno un pochino, per rendere più credibile un inevitabile cambiamento (almeno in parte), visto che Aidan Gallagher ha 17 anni adesso e probabilmente la S3 non verrà girata prima del prossimo anno, quando lui ne avrà quasi 18? E infine, visto che i poteri che Vanya ha involontariamente passato a Harlan assomigliano, anzi, hanno avuto una manifestazione identica a quelle luci che Sir Reginald ha lasciato uscire dall’ampolla (come si è visto all’iniziò della 1×10) è possibile che quello che lui rilasciò fosse in effetti ciò che conferisce i poteri e che è finito sulla Terra, andando così a creare i famosi quarantatré bambini speciali? Questo spiegherebbe anche il motivo per cui lui li ha voluti, in qualche modo in effetti “sarebbero suoi”.

100/100

Questa stagione ha avuto tutto: approfondimento psicologico dei personaggi, contestualizzazione storico-sociale, umorismo, avventura e colpi di scena. In più un cast perfetto e una scelta musicale azzeccatissima.
Cosa si può volere di più?

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

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