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The Shannara Chronicles | Recensione 1×01/1×02 – Chosen

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The Shannara Chronicles | Recensione 1×01/1×02 – Chosen

Recensire un episodio pilota non è mai un compito semplice, o almeno non lo è per me. Se poi l’episodio in questione è quello che dà il via a una serie ispirata a una delle saghe fantasy più famose di tutti i tempi, le difficoltà si moltiplicano a livello inaudito.
Ciò nonostante, ho deciso di cimentarmi nell’impresa, nella speranza che mi seguirete nei miei deliri e che sarete clementi nei confronti dei numerosi errori che farò.

I primi cinque minuti dell’episodio sono bastati a confermare una cosa che ho sospettato fin dall’uscita del trailer, cioè che la serie, per quanto pesantemente legata al secondo volume del Ciclo di Shannara, è di fatto quasi un prodotto a sé, che si distanzia notevolmente dall’opera che l’ha ispirata.
In questa prima puntata, gli aspiranti Eletti si affrontano in una gara senza esclusione di colpi per guadagnarsi il diritto di servire l’Eterea, la pianta sacra che protegge l’intera nazione elfica, mentre in originale era lo stesso albero a designare i giovani destinati a prendersi cura di lei.
Questo cambiamento, che strizza l’occhio a prodotti come Hunger Games e Divergent, non mi è francamente dispiaciuto. Per quanto in genere sia una purista quando si tratta di adattamenti televisivi o cinematografici delle mie letture preferite, mi rendo anche conto che sono ormai passati trentaquattro anni dall’uscita de Le pietre magiche di Shannara e che la fedeltà deve essere in alcuni casi sacrificata per rendere il prodotto finale più attuale e più facilmente godibile dal pubblico odierno, che è cresciuto con Katniss e Tris così come io sono cresciuta con i protagonisti delle avventure fantastiche di Brooks.
Se avete quindi paura che le mie recensioni saranno piene di “Ah, qua hanno sbagliato, nei libri succedeva la tal cosa ed era molto meglio”, potete tranquillizzarvi. Ci saranno ovviamente dei richiami, ma non sono così schiava dell’esattezza della trasposizione da risentirmi a ogni minimo cambiamento.

Fin dai primissimi momenti, Amberle, la protagonista, sembra determinata a guadagnarsi un posto fra quella schiera di eroine, di forti figure femminili che hanno popolato il cinema negli ultimi anni e che hanno trovato la loro massima espressione in personaggi come Hermione, Annabeth e le già citate Katniss e Tris.
La principessa elfica entra in scena sfidando le convenzioni, decisa a frantumare una tradizione vecchia di secoli e a sconfiggere i pregiudizi e il maschilismo dei suoi coetanei e del suo popolo.

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Ho apprezzato enormemente anche l’introduzione del personaggio di Catania e la forte complicità esistente fra lei e la principessa.

Will, d’altro canto, sembra essere l’esatto contrario di Amberle, impacciato, insicuro, assolutamente incapace di combattere. Penso che non ci sia un singolo spettatore che non abbia dato ragione ad Allanon quando, scuotendo la testa, si è domandato perché gli fosse toccato in sorte proprio quello Shannara (fossi stato in lui, durante la visita alla fortezza di Paranor lo avrei preso a craniate sui denti fino a lasciarlo tramortito, altro che spettacolino di magia). Però, nonostante tutto… sì, nonostante la vigliaccheria, l’ostinazione a non credere nell’esistenza della magia, nonostante la tendenza ad essere logorroico e incauto, c’è del buono in Will Ohmsford.
La maniera in cui, nonostante la riluttanza iniziale, accetta infine di abbracciare il suo destino e il suo modo di affrontare con umorismo la prospettiva di una dipartita quasi certa mi hanno gradualmente conquistata.
Una scena, in particolar modo, mi ha convinto a dare una possibilità a un personaggio che avevo inizialmente, e con superficialità, classificato come petulante e inutile.

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Il rapporto fra Allanon e Will si sta evolvendo in maniera molto interessante. Il druido ha perso molto della solennità che caratterizzava il personaggio originale e questo ha permesso di dare vita a una dinamica molto interessante e fresca.

La figura del saggio è quella che ha subito forse i cambiamenti più radicali, ma, dato che non è mai stato uno dei miei preferiti (anzi, sono una vivace sostenitrice della linea di condotta di zio Flick, mai fidarsi di quell’uomo!), sono particolarmente entusiasta del taglio più moderno che gli autori hanno deciso di adottare e trovo il suo sarcasmo assolutamente impagabile.
Sono particolarmente entusiasta anche dalla scelta di Manu Bennett, la scena del risveglio di Allanon dal sonno del druido sembra un incrocio fra Vikings e Conan il Barbaro e mi ha mandato in corto circuito i neuroni per almeno dieci minuti!

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“May the magic of this Earth course through my veins from this day until my last.”

Ehm, sì… appunto.

Il druido è pesantemente segnato dalla maledizione non scritta che grava su tutti quegli esseri la cui vita è destinata a essere molto più lunga di quella dei comuni mortali, la maledizione di vedere le persone che ti circondano e che ami invecchiare mentre per te il tempo non sembra scorrere. A ricordarcelo, l’amore perduto per Pyria e il confronto con Eventine di fronte alle bare che racchiudono il corpo senza vita degli Eletti.

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Per la serie, tiè, beccatela.

In qualche modo Allanon mi ricorda il Dottore, condannato a dire addio a chiunque incontri lungo il suo interminabile cammino.

Altro personaggio completamente stravolto, ma in una maniera che mi ha trovata assolutamente entusiasta, è quello di Ander Elessedil. Da timido studioso che vive con sofferenza il continuo confronto con il fratello Arion, si è trasformata in una pecora nera piuttosto sfrontata, incurante delle tradizioni, ma dalla mente aperta e dall’intelligenza vivace.

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I rapporti all’interno della famiglia reale rimangono pressappoco invariati, con Ander e Arion in perenne contrapposizione. Eventine, tuttavia, perde parte della senilità e della seraficità che lo caratterizzavano a favore di un cipiglio più burbero e di una forza brusca che non risparmiano nemmeno il suo amato primogenito.

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E arriviamo a lei, la mia preferita in assoluto, la donna che ho adorato nel libro e che, per fortuna, non solo non è stata tagliata via da questa trasposizione televisiva, ma ha ottenuto anzi un ruolo di maggior rilievo all’interno della narrazione. Sto parlando di Eretria, e lo dico subito, io ho sempre shippato lei e Will fin da quando ho letto le loro avventure per la prima volta (l’Amberle del libro è sempre stata un po’ troppo mestruata e passivo-aggressiva per i miei gusti, non vogliatemene… sono sicura però che la versione telefilmica mi farà ricredere sul suo personaggio).
E anche in questa versione, non sono rimasta delusa. Fin dal primo episodio l’interazione fra la vagabonda e il giovane della Valle ci ha regalato momenti assolutamente impagabili.

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Ho apprezzato tantissimo anche l’incontro di Eretria con Amberle. Sono sicura che fra queste due donne, così forti e determinate, si svilupperà un rapporto conflittuale e di riluttante rispetto allo stesso tempo. Sinceramente è uno degli aspetti che sono più impaziente di veder esplorare.

Insomma, tirando le somme questi primi due episodi sono stati decisamente all’altezza delle aspettative: la storia è stata riscritta in una maniera che ha permesso agli autori di confezionare un prodotto fresco e godibile e la produzione chiaramente non ha badato a spese. Le location sono azzeccatissime, i panorami decisamente mozzafiato e i costumi si sono rivelati assolutamente strepitosi (alzi la mano la ragazza che non ucciderebbe per i vestiti di Amberle). Gli effetti speciali, uno delle mie maggiori fonti di preoccupazione, si sono rivelati ben costruiti e credibili, assolutamente lontani dalla delusione artificiosa che temevo. Il cast è assolutamente indovinato e sembra appena uscito dalla rubrica Giovedì Gnocchi, il che di sicuro non guasta.
Che dire, non vedo l’ora di gustarmi il terzo episodio… sì, perché santa MTV ne ha già rilasciati ben cinque! In attesa della recensione della terza puntata vi lascio dunque con un quesito: dopo “Magic always comes with a price” di tremotiniana memoria, quale altra citazione riuscirà a rubare Allanon? Alla prossima!

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Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

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