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The Shannara Chronicles 2×01 – Modalità “Carramba, Che Sorpresa!” ON

MooNRiSinG by MooNRiSinG
15 Ottobre 2017
in Recensioni, The Shannara Chronicles
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Bentornati nelle Quattro Terre, carissimi addicted! Ne è passata di acqua sotto i ponti dal termine della prima stagione, ma The Shannara Chronicles è finalmente tornato, pronto a convincerci con i suoi solidissimi argomenti.

Più di un anno è trascorso da quando Amberle ha liberato il suo pollice verde interiore. Eretria si è costruita una nuova immagine fighissima, a metà fra Lara Croft e l’ispettore Gadget, e trascorre le sue giornate in una comunità di hippie che han passato troppo tempo a giocare a Farmville limonando con una tipa a caso (evidentemente gli autori si sentivano in colpa per non aver accontentato i fan l’anno scorso).
La principessa elfica però è rimasta una rompicoglioni pure in versione platano e decide immediatamente che se lei dovrà passare il resto della sua vita a farsi due palle tante contandosi le foglie, allora anche l’ex-nomade ha da soffrire. Detto fatto, le si presenta sotto forma di visione, indossando un vestito fru fru che manco l’abito da sposa di Lady Diana, e le butta lì un’oscura profezia a caso, borbottando qualcosa in merito a un pericolo imminente e buttandoci in mezzo il nome di Will.

Eretria, checché ne dica alla tizia di cui non di ricordo il nome e per cui non ho nemmeno intenzione di sforzarmi, una botta all’elfo secondo me gliela darebbe ancora e decide prontamente di mettersi in viaggio, senza nemmeno passare dal via.

Le prospettive non sono rosee nemmeno per Ander, il principe degli elfi, che si ritrova fondamentalmente con le pezze al culo ed è costretto a vivere una sorta di crossover con “Merlin”: la banda dei Crimson si è messa in mente di sterminare tutti coloro che si permettono di utilizzare la magia, a partire ovviamente dal nostro Ohmsford di sfiducia.

Passiamo quindi all’eroe di questa vicenda, quel concentrato di fascino fanciullesco e idiozia che è Will. Se il fascino fanciullesco è rimasto invariato, complice anche il fortunato incontro con un parrucchiere volenteroso, l’idiozia ha avuto modo di decollare verso l’infinito e oltre.
In una mossa molto alla Madre Teresa di Calcutta, il mezzelfo si è ritirato in una comunità di troll crocerossine e non fa che ripetere con aria da figo a chiunque gli chieda il suo nome “Qui sono solo un altro guaritore”… qualcuno per favore gli faccia presente che il fattore emo è passato di moda secoli fa.

Nel frattempo Bandon è guarito dalla congiuntivite e, dopo un paio di riprese chiaramente rubate alla trilogia di Tolkien per risparmiare, ha raggiunto il modellino della Montagna del Teschio di Skeletor, in cui, rullo di tamburi pieno di pathos, si trova il cuore del Signore degli Inganni.
Bandon vorrebbe pure risvegliarlo, però nel bel mezzo di un rituale particolarmente ispirato (no, scherzavo, che qualcuno paghi un corso di scrittura creativa agli sceneggiatori, sono solo a un basito di distanza dallo scrivere per “Gli Occhi del Cuore”), Allanon sfonda la porta con la consueta delicatezza, pronto a rompergli le uova nel paniere.
Ora, io ho da spendere un paio di parole di biasimo per quest’entrata in scena, che, per quanto esteticamente accattivante e di sicuro effetto, mancava di una componente insostituibile, le chiappe di Manu Bennet.  Ci avevate abituato al fatto che il risveglio dal sonno dei Druidi avviene sempre in un tripudio di terga granitiche e pose molto plastiche, non è che per questioni di minutaggio e per dar spazio alla trama orizzontale potete tagliarci queste scene di importanza FON-DA-MEN-TA-LE! Shame, shame, shame.

Dopo i convenevoli di rito e una serie di botta e risposta indegna persino di bambini di cinque anni o di Grecia Colmenares in “Milagros” (“Ah, tu hai ferito i miei sentimenti” “Sì, ma tu mi hai fatto litigare con la mia amichetta del cuore!”) si passa all’inevitabile combattimento con gli effetti speciali quelli belli.
Inizialmente Allanon sembra avere la meglio con una poderosa sventagliata d’ascella e un guizzo del procione morto che ha per parrucchino, ma alla fine i rinati servitori del Signore degli Inganni lo spediscono con scatto felino e agile mossa a far compagnia ai pinguini.

Nel frattempo Will sta vivendo delle difficoltà nel suo addestramento da guaritore, complice soprattutto il fatto che nessuno gli ha mai regalato un Allegro Chirurgo quand’era ancora un pischello.
Dopo un paio di scene messe lì a caso per far vedere i suoi addominali e accontentare gli shipper, il mezzelfo, con un guizzo della sua consueta intelligenza, cerca di infilzare l’unica persona nel raggio di cento chilometri che non sta effettivamente cercando di ucciderlo.

“Se lo stanno chiedendo tutti in sala!” (cit. Kronk)

Per fortuna della sua misteriosa stalker, il ragazzo con il coltello non riuscirebbe manco ad affettare il panettone (Brace yourselves, Christmas is coming!) e dopo essere sfuggiti alle grinfie dei servi del Signore degli Inganni, la novella Raffaella Carrà può finalmente rivelargli la verità e cioè che dopo un anno… la figlia di Allanon… È QUIIIIIIIIIIIIIIII!

(applausi scroscianti e pausa ad effetto)

Top 3 della settimana:

  • Catania che scuote la testa e guarda Ander come se lui avesse lo stesso quoziente intellettivo di un lombrico che è caduto ripetutamente dal seggiolone
  • Will versione carta di Sakura
  • la figlia di Allanon che sembra sappia fare cose fighe (se hanno detto il suo nome, giuro che stavo dormendo, ma vagando su Twitter ho scoperto che dovrebbe chiamarsi Mareth)

Flop 3 della settimana:

  • il consulente d’immagine di Bandon
  • il capoccia degli Gnomi e i suoi discorsi motivazionali, a un certo punto pensavo che mi tirasse fuori l’evergreen “Non è cane, non è lupo… sa soltanto quello che non è!”
  • Eretria e la tipa senza nome che si fanno catturare dai nomadi dopo dieci metri di cammino

Ansiosa e trepidante, vi do appuntamento alla prossima settimana con il secondo episodio, intitolato “Wraith”. Non mancate!

MooNRiSinG

MooNRiSinG

Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

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