
Dopo solo due settimane dal suo debutto ci troviamo già a metà di questa prima stagione di “The Mandalorian”, serie live action dell’universo “Star Wars” che a livello di costruzione e investimenti non ha nulla da invidiare ai film per il cinema. Vediamo, pertanto, se le premesse del pilot sembrano confermate.
Al quesito implicito dell’introduzione possiamo dare subito risposta: eccome se le buone premesse del pilot sono state confermate!
Il secondo e il terzo episodio hanno rappresentato il prosieguo di quanto visto nel primo, tanto che possiamo dire che le tre puntate costituiscono in realtà un unico episodio diviso in tre parti che serve da base per tutto ciò che verrà dopo, a partire dalla 1×04 rilasciata venerdì e fino alla fine della stagione (e chissà, magari anche oltre).
La seconda puntata ha avuto un ritmo diverso ed è stata in un certo senso un episodio di passaggio che, però, ha avuto più azione del precedente ed è servita a fornire spiegazioni fondamentali agli spettatori sul perché quel bambino sia la preda di una taglia; inoltre, così come il successivo ha approfondito sia il personaggio del Mandaloriano che il legame tra quest’ultimo e il bambino.
Spiegazioni, si diceva… e che spiegazioni! Il bambino è un Force user. E, possiamo dire, non un Force user comune: sia in “The Clone Wars” che in “Rebels”, infatti, sono stati mostrati bambini sensibili alla Forza, ma il modo in cui li abbiamo visti usarla è completamente diverso da quanto visto con questo bambino della specie di Yoda. I bambini visti nelle precedenti serie (animate) usavano la Forza in modo del tutto istintivo, potremmo dire quasi involontariamente, come un gioco; il piccolo appartenente alla specie del Maestro Yoda, invece, la usa in modo consapevole, come farebbe quantomeno un Padawan non all’inizio del suo addestramento, sebbene poi lo sforzo si riveli troppo grande da sopportare e il bambino abbia bisogno di riprendere le forze.
Il terzo episodio è stato il migliore di questi primi quattro. La puntata che ha segnato un nuovo capitolo della storia di “Star Wars”, in quanto per la prima volta alla regia ha visto una donna (Deborah Chow, la stessa che dirigerà l’intera serie su Obi-Wan Kenobi, che vedrà il ritorno di Ewan McGregor nei panni dell’amatissimo Maestro Jedi), ha tutto quello che un fan, ma anche un “semplice” telefilm addicted, potrebbe desiderare, ovvero molta azione, suspense e approfondimento di personaggi e rapporti tra loro.
Abbiamo potuto vedere un altro flashback relativo alla vita del Mandaloriano, un momento bellissimo scandito dai colpi della riforgiatura della sua armatura da parte della leader dei Mandaloriani (un personaggio incredibilmente intrigante), come a sottolineare che lui stesso è stato forgiato nell’uomo che è da quanto accaduto, e che ha aperto la strada a interessanti domande: è la parte finale delle Guerre dei Cloni, quella che abbiamo visto? L’ultima volta che abbiamo visto Mandalore in “The Clone Wars”, infatti, i guerrieri appartenenti alla Death Watch si erano alleati con Darth Maul, causando l’omicidio della Duchessa Satine. Tra quei guerrieri c’era la sorella della stessa Satine che a quel punto, resasi conto dei propri tremendi errori e del disastro che aveva contribuito a far abbattere sul proprio popolo, aveva aiutato Obi-Wan a fuggire incitandolo ad avvisare la Repubblica di quanto avvenuto. E quando Obi-Wan le aveva fatto notare che avvisare la Repubblica avrebbe significato portarla a intervenire su Mandalore e questo avrebbe attirato l’immediata risposta dei Separatisti, lei aveva semplicemente risposto che Mandalore sarebbe sopravvissuto. E nel flashback noi abbiamo visto una nave e i droidi separatisti (il che spiega anche il motivo per cui il Mandaloriano detesti i droidi). Chi ha salvato il Mandaloriano, durante quella battaglia, quando era solo un bambino? Se quel periodo si riferisce davvero alla parte finale delle Clone Wars (anche perché a livello di date collimerebbe con l’età che, più o meno, il Mandaloriano dovrebbe avere), potrebbe essere stato qualcuno di nostra conoscenza?
La puntata non è stata avara nemmeno per quanto riguarda il bambino: per quanto sia stato solo uno scampolo, il dialogo tra “The Client” e il medico ha confermato che effettivamente qualcuno vuole quel bambino e il compito del medico è estrarre da lui qualcosa. Materiale genetico? Se sì, per fare cosa?
L’ultimo episodio rilasciato, ovvero il quarto, “Sanctuary”, è stato a sua volta impostato come filler, ma nonostante questo è stato avvincente, ha introdotto finalmente il personaggio di Cara Dune, interpretata da Gina Carano, ed è stato anch’esso visivamente molto bello. Alla regia c’era anche questa volta una donna, nientemeno che Bryce Dallas Howard, figlia di Ron Howard (che ha al suo attivo anche “Solo: A Star Wars Story”, il film antologico sul giovane Han Solo).
Come i precedenti, inoltre, ha approfondito ulteriormente il personaggio del Mandaloriano e il suo rapporto con il bambino, che ormai sembra davvero impostato come padre-figlio. Oltre allo spiccato istinto protettivo del Mandaloriano (dovuto di certo anche al fatto di aver perso i propri genitori quando lui stesso era solo un bambino), tra i due si è velocemente instaurato quel tipico rapporto giocoso tra genitori e bambini piccoli, così come il palese attaccamento del piccolo al Mandaloriano, nonché una sorta di “simbiosi”, tanto che i due a volte vengono mostrati avere la stessa reazione e muoversi all’unisono.
Man mano che le puntate proseguono, Pedro Pascal si rivela fantastico nel ruolo del Mandaloriano. Nella recensione del pilot si ricordava il lavoro di Hugo Weaving per V di “V per Vendetta” si diceva che la speranza era quella di vedere una realizzazione analoga in questo show. Ebbene, è proprio così. Per quanto sia celato (per ora) dall’elmo, Pedro Pascal riesce a trasmettere emozioni e le reazioni (ed espressioni) del Mandaloriano, riuscendo a far prendere vita a quell’elmo, come se fosse veramente il suo volto.
Tutti questi episodi della prima stagione di “The Mandalorian” non ci hanno negato umorismo (in tipico stile “Star Wars”) e degli easter egg. Eccone alcuni: i Jawa, ovviamente, l’arrivo dei Mandaloriani, il gatto di Lothal e, com’è naturale immaginare, il fatto che l’intero quarto episodio richiami il diciassettesimo della seconda stagione di “The Clone Wars”, in cui Anakin, Obi-Wan e Ahsoka si trovano ad addestrare la popolazione di Felucia per permettere loro di difendersi da dei razziatori.
The Mandalorian – Recensione metà prima stagione: la top 6 dei migliori momenti.
1. Il Mandaloriano contro i Java. Azione e umorismo mescolati in modo perfetto.
2. Il bambino usa la Forza. Un momento fantastico, per quanto in parte forse prevedibile, e che suscita numerosi interrogativi.
3. Il bambino e il pomello della leva sulla plancia della Razor Crest. All’inizio e alla fine, momenti non solo tenerissimi ma anche emblematici del legame tra il piccolo e il Mandaloriano.
4. La forgiatura dell’armatura. Scene che ci hanno dato informazioni in più sui Mandaloriani, una nuova frase iconica (“This is the way”), ma che sono anche state potenti ed evocative.
5. L’arrivo dei Mandaloriani. Un momento che probabilmente Dave Filoni ha desiderato realizzare in live action per un decennio. E’ facile immaginarlo felice come un bambino a Natale.
6. Lo scontro con Cara Dune. Cara Dune è un personaggio che si è fatto notare, una guerriera che è pari al Mandaloriano, e il rapporto tra i due è davvero bello e interessante. Speriamo che le loro strade si incrocino nuovamente il più presto possibile.
E anche per questa recensione di metà della prima stagione di “The Mandalorian” è tutto.
Il prossimo appuntamento sarà tra qualche settimana, per la recensione di fine stagione!
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