
Quando una serie tv sconvolge le menti del pubblico sin dalla sua primissima apparizione sugli schermi, produrre una seconda stagione all’altezza delle aspettative non è facile. Eppure “The Handmaid’s Tale” è riuscita nell’impresa. Lo show ha preso una direzione leggermente diversa rispetto alla prima stagione, ma non per questo la seconda è stata di minore impatto, a volte si è spinta addirittura oltre, mostrando delle scene quasi disturbanti, ma ha raggiunto il suo scopo. Lo show, infatti, non si è risparmiato nell’esporre la violenza, gli abusi e le barbarie a cui le Ancelle (e non solo) sono sottoposte a Gilead, ma ci ha anche mostrato la grande forza che risiede nell’animo di chi non vuole lasciarsi schiacciare da questi soprusi e del continuo e instancabile desiderio di ribellione.
Le donne sono state ovviamente le protagoniste assolute di questa stagione, grazie alle interpreti che hanno fatto un lavoro eccelso (in particolare una Elizabeth Moss in stato di grazia) e che hanno saputo mostrare le mille sfaccettature del vivere nella gabbia di questo regime totalitario. Sarebbero davvero tanti gli spunti di riflessione possibili su questa stagione, ma la forza della sue protagoniste femminili è ciò che più mi è rimasto impresso.






[Su Nick dovrei aprire una parentesi a parte per dire quanto abbia amato il suo personaggio – anche gli uomini hanno avuto la loro parte]
June ha lottato tutta la stagione come una leonessa per proteggere il suo cucciolo, ha provato a fuggire e ne ha dovuto sopportare le terribili conseguenze, ha ceduto alla pressione dell’aver distrutto le vite di chi aveva tentato di aiutarla, poi ha ritrovato comunque la forza di sopravvivere e ha scelto infine la strada di portare avanti la gravidanza e di continuare la sua lotta silenziosa per non lasciare che Holly/Nichole fosse costretta a sopportare lo stesso destino di tutte le donne di Gilead. La sua scelta sul finale perciò non mi ha spiazzato: dopo tutto quello che ha visto, dopo quello che è stato fatto a Eden e Serena, con la sicurezza che sua figlia sarebbe stata al sicuro, ha deciso di restare e continuare a combattere. È anche vero che restare era forse l’unica opzione possibile per portare avanti la storia nella terza stagione, ma l’ho trovata abbastanza coerente; quando ha messo la foto di Hannah nel fagotto ho capito che non sarebbe stata lei a seguire la piccola nella fuga.












Questi sono ovviamente solo tre esempi, solo le tre protagoniste principali, ma il mondo delle donne di “The Handmaid’ Tale” è ampio e vario, e questa stagione ne ha dato esempio. Impossibile non citare anche Eden, la cui esecuzione è stata il punto di rottura per tutti, per June e Serena in primis, e forse anche per la Martha di casa Waterford è stata proprio quella la scintilla che l’ha spinta a collaborare alla fuga della piccola Nichole. Eden era stata educata secondo i principi di Gilead ed è stata tradita dai suoi stessi genitori proprio in nome di quel fanatismo di cui parlavamo prima; la sua fine brutale è stata sconvolgente ed ha portato al finale grandioso che tutti abbiamo visto.
Riassumere la potenza delle immagini di questa seconda stagione in poche parole non è facile, per cui aspetto i vostri commenti per continuare a discuterne!