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The Following | Recensione 2×13 – The Reaping

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The Following | Recensione 2×13 – The Reaping

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Miei cari follower, bentornati!

Siete pronti a commentare quest’ultimo episodio? Sì? Bene….. io no! 🙂

Scusate, ma ho trovato quest’episodio emotivamente difficile da affrontare e di conseguenza da commentare. Questa è l’ultima recensione che scrivo su The Following, quindi sento di dover tirare un po’ le somme della stagione, almeno fino alla 2×13.

Sono sincera, non l’ho amata particolarmente, anzi l’ho trovata spesso banale, poco realistica, senza la cura nei dettagli che mi aspetto da serie di questo tipo. Confesso di aver iniziato The Following solo ed esclusivamente per Kevin Bacon e per l’affascinante idea di un serial killer ispirato a Poe. Le inquietanti maschere del poeta portate dai follower di Joe, la teatralità di alcune scene e il carisma di Purefoy mi avevano convinto che sarebbe stata magnifica, poi il calo nel finale e questa seconda difficile stagione.

Ho come l’impressione che chi scrive questa serie si affidi un po’ troppo al nome e alla bravura di questi fantastici attori, tralasciando altri aspetti, come la già citata cura dei dettagli, le procedure inesistenti, l’impunità di Ryan per qualsiasi tipo di reato, i computer che si connettono ovunque, raggiungendo in pochi secondi qualsiasi tipo di segnale GPS, o database, per non parlare del cuore di Ryan che ormai gode di una seconda giovinezza. Insomma, con un cast così si può fare di meglio, a mio avviso.

Non ho apprezzato il percorso di Joe in questa stagione, nella prima era inquietante, geniale spietato, nella seconda sembra più un invasato, una macchietta del Joe che conoscevamo. La rinuncia a Poe, al suo essere scrittore e il suo continuo dire a Ryan che sono uguali, i discorsi sulla religione non mi hanno convinto, non riesco più a percepire l’appeal che può portare un follower ad affidarsi a lui.

Dopo questa lunga premessa, vi avverto che questa sarà una recensione “Mike-centrica“. Tralasciando la piccola cotta che ho per lui, devo dire che ho sempre provato tanta simpatia e tenerezza per questo personaggio e mi ha spezzato il cuore assistere al crudele percorso che gli hanno riservato.

Lo abbiamo conosciuto quando era un giovane agente, allegro e appassionato, che amava il suo lavoro e venerava Ryan.

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L’indagine su Joe Carroll l’ha portato a mettere in discussione tutti i suoi principi fino ad essere egli stesso vittima dei follower, pestato e ridotto in fin di vita. Mantiene il segreto su Claire, due volte. La prima a rischio della vita, la seconda, a rischio di perdere l’amicizia di Ryan. Sempre in silenzio, lui solo con i suoi demoni e i suoi sensi di colpa.

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Come se non bastasse, dopo un’estenuante ricerca, non riescono a salvare Debra, che muore tragicamente, con il conseguente omicidio ai danni di un follower disarmato da parte di Ryan, il suo mito.

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La morte di Debra lascerà un segno pesante, rimarrà un trauma dal quale tuttora non si è ancora ripreso. Un trauma che nessuno ha mai preso davvero in considerazione, nonostante i segnali di allarme, l’irascibilità, la violenza, “Mike è un brav’uomo”, dicono tutti. Si riprenderà.

Proprio quando era sull’orlo del baratro, in bilico, ecco la goccia che lo spinge giù. La morte di suo padre, ucciso da Lily, una sconosciuta che ha deciso di punirlo perchè fa il suo lavoro. Perchè “Mike è un brav’uomo”.

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Quanto dolore può sopportare un uomo prima di impazzire? Arrivato al massimo della sopportazione, Mike ha preso la decisione peggiore, ha deciso di non soffrire, di zittire la sua disperazione chiudendosi in un “mutismo emotivo”, buttandosi sul lavoro, prefissandosi di uccidere Lily per eliminare la fonte del suo dolore, il simbolo di tutto ciò che l’ha portato a questo punto. Lily non sapeva che pronunciando le parole “Good man”, avrebbe scatenato ancora di più la sua ira e la frustrazione di dover sempre fare la cosa giusta, anche con la morte nel cuore. E Mike stavolta non ce la fa, non può e non vuole più essere un brav’uomo, deve ucciderla e liberare il mondo dalle persone che gli hanno rubato la vita.

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Non si può evitare di fare il parallelismo con il Ryan della prima stagione, la scena è molto simile e Hardy lo capisce, ma fa un errore, secondo me. Non tutto riguarda lui, non tutti sono quello che sono per colpa sua. Questa sorta di egocentrismo del dolore che caratterizza Ryan, finisce per danneggiare se stesso e gli altri. Mike non si comporta così perchè l’ha visto fare a lui, si comporta in questo modo perché sta male e deve essere disarmato, non psicanalizzato.

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L’unica che ha sempre intuito il buio che Mike aveva dentro è stata Max, ma purtroppo ha avuto poco tempo per stargli vicino. Infatti, anche in questo caso, l’FBI non fa una bella figura. Non è possibile che a una persona con svariati traumi che ha assistito all’omicidio del padre, venga permesso di continuare ad indagare proprio sull’assassina. Non è bastato neanche il pestaggio a Luke per dissuaderli dal continuare a coinvolgerlo, l’unica che dà l’allarme è sempre e solo Max. Credo che, a questo punto, sia anche l’unica che può salvarlo. Aspetto questo bacio come una manna dal cielo! 🙂

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Dopo questo doloroso addio al Mike che conoscevamo, passo al resto. Devo dire che ho trovato tutto estremamente prevedibile, ma allo stesso tempo inquietante. Il figlio del predicatore, simbolo della religione, rapito e costretto ad andare contro i principi del padre per dimostrare al mondo che non esiste nessun Dio, che Tanner non ha ragione e che la morte è l’unica risposta. Joe Carroll è l’unica risposta.

Il confronto tra Ryan e Joe è stato praticamente comico: Hardy che lo prende in giro, Carroll che ci ride su, sembrano due uomini che flirtano, piuttosto che due nemici, ma diciamo che funzionano insieme.

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Nel frattempo, Emma non è più sicura della leadership di Joe, la sua follia comincia a spaventarla, non vuole andare in prigione e non fa che rimproverarlo per la sua ostinazione nel conversare con Ryan quando l’FBI è probabilmente in arrivo. A Joe non interessa minimamente la sua opinione ed è assurdo che Emma non lo capisca e continui a rimanergli accanto.

Ora che Claire è tornata per lei la situazione non può altro che peggiorare. Joe non scapperà mai se ha il sospetto che la ex moglie sia ancora viva e la speranza di riprendersi il figlio.

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Non ho ben capito se hanno intenzione di far sopravvivere Lily, quello che è certo è che, in entrambi i casi, i gemelli non la prenderanno bene. Non mi è chiaro come facciano ad amarla, ma vabbè… LOL

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Sono molto curiosa di capire come si incroceranno Joe Carroll, i figli di Lily, e la squadra di Ryan ma il finale di stagione è vicino e ormai mi aspetto davvero di tutto.

Questo il promo del prossimo episodio, vi lascio alla mia bravissima collega Natasha per la doppietta di episodi che vi porterà alla fine di questo viaggio fatto insieme!

https://www.youtube.com/watch?v=2ws0LhlA7GY

Se volete essere sempre super informati su The Following non dimenticate di seguire le pagine facebook The Following Italia (FOX) e The Following Italia, dove potrete trovare ogni tipo di curiosità e novità sullo show!

Alla prossima recensione!

2 COMMENTS

  1. Bellissima recensione, complimenti.
    Mi è piaciuto tantissimo commentare con te questa stagione ad episodi alterni e spero che lo rifaremo presto!

    Sono d’accordo su quasi tutto quello che hai espresso in questa recensione, tranne il fatto che a me questa stagione è piaciuta parecchio, anche se sono rimasta, come te, delusa dall’abbandono di Poe e al concentrarsi sulla religione, che l’ho trovato un tema poco esplorato e forzato.

    Aspettiamo gli ultimi due episodi!!! 🙂

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