Miei cari follower, bentornati!
Siete pronti a commentare quest’ultimo episodio? Sì? Bene….. io no! 🙂
Scusate, ma ho trovato quest’episodio emotivamente difficile da affrontare e di conseguenza da commentare. Questa è l’ultima recensione che scrivo su The Following, quindi sento di dover tirare un po’ le somme della stagione, almeno fino alla 2×13.
Sono sincera, non l’ho amata particolarmente, anzi l’ho trovata spesso banale, poco realistica, senza la cura nei dettagli che mi aspetto da serie di questo tipo. Confesso di aver iniziato The Following solo ed esclusivamente per Kevin Bacon e per l’affascinante idea di un serial killer ispirato a Poe. Le inquietanti maschere del poeta portate dai follower di Joe, la teatralità di alcune scene e il carisma di Purefoy mi avevano convinto che sarebbe stata magnifica, poi il calo nel finale e questa seconda difficile stagione.
Ho come l’impressione che chi scrive questa serie si affidi un po’ troppo al nome e alla bravura di questi fantastici attori, tralasciando altri aspetti, come la già citata cura dei dettagli, le procedure inesistenti, l’impunità di Ryan per qualsiasi tipo di reato, i computer che si connettono ovunque, raggiungendo in pochi secondi qualsiasi tipo di segnale GPS, o database, per non parlare del cuore di Ryan che ormai gode di una seconda giovinezza. Insomma, con un cast così si può fare di meglio, a mio avviso.
Non ho apprezzato il percorso di Joe in questa stagione, nella prima era inquietante, geniale spietato, nella seconda sembra più un invasato, una macchietta del Joe che conoscevamo. La rinuncia a Poe, al suo essere scrittore e il suo continuo dire a Ryan che sono uguali, i discorsi sulla religione non mi hanno convinto, non riesco più a percepire l’appeal che può portare un follower ad affidarsi a lui.
Dopo questa lunga premessa, vi avverto che questa sarà una recensione “Mike-centrica“. Tralasciando la piccola cotta che ho per lui, devo dire che ho sempre provato tanta simpatia e tenerezza per questo personaggio e mi ha spezzato il cuore assistere al crudele percorso che gli hanno riservato.
Lo abbiamo conosciuto quando era un giovane agente, allegro e appassionato, che amava il suo lavoro e venerava Ryan.
Proprio quando era sull’orlo del baratro, in bilico, ecco la goccia che lo spinge giù. La morte di suo padre, ucciso da Lily, una sconosciuta che ha deciso di punirlo perchè fa il suo lavoro. Perchè “Mike è un brav’uomo”.
Dopo questo doloroso addio al Mike che conoscevamo, passo al resto. Devo dire che ho trovato tutto estremamente prevedibile, ma allo stesso tempo inquietante. Il figlio del predicatore, simbolo della religione, rapito e costretto ad andare contro i principi del padre per dimostrare al mondo che non esiste nessun Dio, che Tanner non ha ragione e che la morte è l’unica risposta. Joe Carroll è l’unica risposta.
Il confronto tra Ryan e Joe è stato praticamente comico: Hardy che lo prende in giro, Carroll che ci ride su, sembrano due uomini che flirtano, piuttosto che due nemici, ma diciamo che funzionano insieme.
Ora che Claire è tornata per lei la situazione non può altro che peggiorare. Joe non scapperà mai se ha il sospetto che la ex moglie sia ancora viva e la speranza di riprendersi il figlio.
Questo il promo del prossimo episodio, vi lascio alla mia bravissima collega Natasha per la doppietta di episodi che vi porterà alla fine di questo viaggio fatto insieme!
https://www.youtube.com/watch?v=2ws0LhlA7GY
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Alla prossima recensione!
Bellissima recensione, complimenti.
Mi è piaciuto tantissimo commentare con te questa stagione ad episodi alterni e spero che lo rifaremo presto!
Sono d’accordo su quasi tutto quello che hai espresso in questa recensione, tranne il fatto che a me questa stagione è piaciuta parecchio, anche se sono rimasta, come te, delusa dall’abbandono di Poe e al concentrarsi sulla religione, che l’ho trovato un tema poco esplorato e forzato.
Aspettiamo gli ultimi due episodi!!! 🙂
Grazie mille, anche per me è stato un piacere!! <3