
Bentornati carissimi Addicted con la recensione della 7×10 di “The 100“.
Dopo la pausa abbiamo ripreso esattamente dove ci eravamo lasciati, con l’arrivo di Clarke a Bardo e la reunion del gruppo.
RECENSIONE THE 100 7×10
✔ LA CRESCITA DI ECHO. Sapevo che c’era un piano, era impossibile che Echo avesse subito una tale involuzione. Ho apprezzato davvero le parole di Raven, il fatto che ancora una volta ci venga ricordato come quegli anni passati nello spazio abbiano cementato il rapporto tra i protagonisti. Echo si è riscattata dallo stereotipo della bravo soldato e ha dimostrato di essere effettivamente una nuova persona rispetto alla spia che abbiamo conosciuto all’inizio.
✔ LA SCOPERTA DI JORDAN. Non tanto per l’improbabile collegamento col coreano, piazzato giusto per dare un senso al personaggio di Jordan in questa stagione, ma per la possibile svolta nella trama. Avevo già espresso nella scorsa recensione la mia perplessità sull’ultima guerra, considerato cosa abbiamo visto sulla fine della civiltà bardoana. Non è da escludere che il tutto sia una manipolazione operata da Cadogan per soggiogare i suoi Discepoli. Questo “test”, invece, per quanto ancora avvolto dal mistero, potrebbe essere più in linea con la natura di “The 100” e mi fa presagire un finale in cui il destino dell’umanità forse sarà affidato di nuovo alla scelta di una sola persona – e mi piacerebbe che questa volta non si tratti di Clarke.
✔ IL DISCORSO TRA GABRIEL E CADOGAN. La questione cardine di “The 100” in un’ennesima declinazione: cosa si è disposti a fare per sopravvivere, per far sì che l’intera razza umana sopravviva? Rinunciare all’umanità è davvero l’ultimo piccolo sacrificio da compiere? Non credo che questo discorso possa attecchire nei nostri sopravvissuti, ed è chiaro che l’interesse di Cadogan è rivolto alla soddisfazione del suo ego, più che alla preservazione dell’umanità intera, però è stato interessante vedere esplorato anche questo punto di vista.
✘ LE SCENE D’AZIONE. Mi riferisco in particolare al combattimento tra Indra e Sheidheda. Per quanto carica di emozioni, la realizzazione della scena di per sé non mi ha entusiasmato. Può essere solo una mia impressione, ma mi è sembrato di cogliere dei riferimenti nemmeno troppo velati a “Game of Thrones”, con il combattimento per singolar tenzone e l’arrivo di Madi che mi ha ricordato molto lo scontro tra Arya e il Night King. Spero di sbagliarmi e, soprattutto, spero in un finale decisamente di altro livello.
✘ L’ATTEGGIAMENTO DI HOPE. Ad ogni stagione, in ogni serie che si rispetti, è necessario un elemento di disturbo che complichi volutamente le cose. In questo caso quell’elemento è Hope. Nonostante ora sia già più vecchia di quanto lo fossero i nostri Delinquents al loro arrivo sulla Terra, il suo atteggiamento è estremamente infantile. Questo è esattamente il modo in cui è stato costruito il suo personaggio, e lo si capisce dal pianto disperato del finale, proprio quello di una bambina che ha perso la sua mamma. La morte di Diyoza potrebbe segnare un grande punto di svolta per la sua crescita.
JOHN MURPHY. Sono stata molto combattuta nella mia scelta, considerando anche il ruolo giocato da due grandi donne come Indra e Diyoza, ma alla fine il cuore ha ceduto di fronte a quello che è sempre stato il mio personaggio preferito. La sua evoluzione sta arrivando al culmine. Probabilmente rimarrà sempre uno “scarafaggio” disposto a tutto pur di sopravvivere, ma sta abbracciando una nuova strada, facendosi carico di nuove responsabilità che vanno oltre il puro egoismo. Sta diventando un punto di riferimento per gli altri ed io non posso che esserne fiera, proprio come Emori.
LA MORTE DI DIYOZA. Una scena che mi ha sinceramente commosso. Semplice, forse addirittura prevedibile, ma significativa per il percorso del personaggio. Abbiamo conosciuto Charmaine Diyoza come una terrorista spietata e l’abbiamo poi riscoperta come leader carismatico, grazie anche al suo rapporto con Kane. Abbiamo seguito il suo cambiamento durante la gravidanza e abbiamo visto nascere una splendida bromance con Octavia. Il suo ultimo gesto è stato un atto di puro amore nei confronti di quella figlia che non ha avuto la possibilità di crescere, e rimarrà cristallizzata per sempre in quel “be better” che ormai è uno dei mantra della serie.
I rapporti che i personaggi hanno instaurato e la loro evoluzione rimangono la chiave vincente di questa serie, a fronte di una trama orizzontale che a volte sembra proprio stentare a decollare. Mi sono davvero emozionata in questo episodio, ma ancora fatico a capire quale sia la strada che vogliono prendere per accompagnarci al finale. La prossima settimana finalmente rivedremo Bellamy (qualcuno non avrà davvero creduto che fosse morto?) e spero che, con il gruppo finalmente riunito e Anders fuori dai giochi, la situazione possa davvero smuoversi.
70/100
Abbondiamo per affetto e per la commozione che mi ha lasciato la scena finale. “The 100” può fare molto meglio che rasentare la sufficienza.
Vi lascio con il promo della 7×11 e vi ricordo di passare dalle pagine Facebook dedicate a “The 100”.