
Queste pause mi distruggono, quindi comincerei col chiedere gentilmente a The CW di avere una programmazione più regolare senza interruzioni inutili, grazie.
Con questa “Acceptable Losses” siamo ufficialmente arrivati al giro di boa per la quinta stagione di “The 100”e fino ad ora ci sono sempre più problemi e sempre meno soluzioni all’orizzonte, un po’ come il tunnel infinito di cui parlava Jasper nella sua lettera. E proprio da questa lettera mi è venuto lo spunto per una riflessione. Sono appunto quattro stagioni che la storia in un certo senso si ripete con lo stesso schema, continua infinita lotta per la sopravvivenza e gli inevitabili sacrifici che tutti prima o poi hanno dovuto compiere in nome di questa causa. Fino ad ora non mi sono mai annoiata, ma è inevitabile che, a lungo andare, la cosa possa peggiorare e ci si possa ritrovare senza idee e soprattutto senza più nulla da raccontare. Qui per la prima volta ho capito quanto sia stato importante la trasformazione di Octavia: questo cambiamento continua a farmi un po’ paura ma è indubbio che sia proprio questa variabile, questo suo essere una mina vagante, ad aver rimescolato le carte in tavola di quello che altrimenti avrebbe potuto essere l’ennesimo scontro Arkadia VS villain di stagione. Tant’è che alla fine la situazione effettivamente si ribalta e Octavia diventa il nemico da battere e Diyoza una povera donna incinta da salvare.



















Mi si è spezzato il cuore nel vedere Shaw unirsi ai prigionieri con il viso tumefatto, perché sappiamo che è di sicuro tra i buoni e che le azioni che ha compiuto sono state dettate dalla sua coscienza: quell’Ordine 11 di cui avevamo sentito parlare negli scorsi episodi non aveva niente a che fare con la malattia, ma stava semplicemente ad indicare la scelta dell’equipaggio di sacrificare i prigionieri per salvare il materiale estratto. Zeke si è schierato con i “cattivi” ma lo ha fatto perché trovava inumana la scelta del comandante. D’altra parte non si può nemmeno condannare Echo, che ha fatto l’unica cosa che credeva possibile per salvare i sui amici – dopo tutto per lei Shaw era un estraneo e quindi un qualcosa di sacrificabile (sapendo comunque che non avrebbero potuto ucciderlo in quanto pilota della nave) per dare il più presto possibile una chance a Bellamy.






- La lettera di Jasper. Non sono bipolare e continuo a pensare che la sua presenza nella scorsa stagione sia stata un’agonia e che la morte non fosse la soluzione a tutto, ma in questo caso le sue parole hanno colpito nel segno: la sopravvivenza non deve essere l’unico scopo e la guerra non può essere l’unico mezzo ufficiale, bisogna poi pensare a cosa accadrà dopo e mettere le basi per riuscire a convivere con se stessi e con il proprio passato. Poi ho trovato giusto, per un senso di continuità del personaggio, far ricordare a Monty l’amico morto, dato tutto quello che hanno vissuto insieme.
- Indra, che donna straordinaria! La vediamo poco, troppo poco in realtà, ma rimane una figura chiave per lo sviluppo di Octavia e per l’equilibrio del gruppo: è l’unica in grado di arginare la Blodreina e l’unica che osa imporsi contro le scelte estreme del suo capo. Conoscendola, non credo sarebbe favorevole alla convivenza con l’Eligius, ma rimane senza dubbio il membro della Wonkru più incline al dialogo – il che è tutto dire…
- Charmaine Diyoza. Il suo personaggio mi sta conquistando sempre di più ad ogni episodio. È spietata eppure ha una sua forte morale. Nonostante sia il cattivo della situazione (per ora) non posso fare a meno di simpatizzare almeno in parte per lei.



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