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Telefilm Addicted Consiglia… The Night Shift

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Telefilm Addicted Consiglia… The Night Shift

Come ben sapete, un paio di settimane fa il season finale di Riverdale mi ha lasciata in una galattica crisi d’astinenza e con un enorme vuoto da riempire.
Non sapendo bene come arginare il dolore lancinante e l’ansia, ho fatto quello che il telefilm addicted medio fa in queste situazioni: chiodo scaccia chiodo e avanti con la prossima ossessione.

Tale nuova ossessione si è presentata sotto forma di The Night Shift, particolarmente indicata a prendermi fin da subito perché:
1) è da troppo tempo che non seguivo un medical drama e si sa, non è una dipendenza facile da superare.
2) la trama orizzontale è solida… solidissima!
3) tutti i protagonisti sono estremamente e meravigliosamente tamarri.
4) ci sono Freddy Rodriguez e Brendan Fehr.

La storia, come si può evincere dal titolo, ruota attorno a ciò che accade nel corso del turno di notte al Pronto Soccorso di Sant’Antonio (l’unico nel raggio di svariate centinaia di chilometri pare, visto che le vittime di un qualunque disastro naturale abbattutosi sulla regione vengono scaricate lì senza nemmeno passare dal via).

Ovviamente l’ospedale non poteva essere come tutti gli ospedali normali, che ruotano i turni in maniera ciclica, no! A godere dell’inestimabile gioia di mandare a farsi benedire il proprio ciclo sonno-veglia son sempre i soliti  cinque o sei imbecilli.
Per inciso, se vuoi avere anche una minima chance di essere assunto devi essere un ex-militare, possibilmente con disturbo da stress post-traumatico o paturnie inenarrabili dovute alla necessità di reprimere una sessualità non convenzionale, l’ex-fidanzata di uno dei suddetti ex-militari o comunque una persona con un qualche tipo di ferita interiore che ti mestrua tantissimo.

Uno dei personaggi principali è TC Callahan, che oltre a essere la versione medica di MacGyver (della serie, datemi una Biro e vi intuberò il mondo) è un rompicoglioni attaccabrighe di proporzioni bibliche.
Nel corso degli episodi litigherà con tutti, ma proprio tutti, perfino con il tizio che si occupa di ricaricare le macchinette degli snack (questo momento pregnante è stato ovviamente tagliato in fase di post-produzione per mancanza di tempo), ma la farà sempre franca, un po’ perché è un figo e una simpatica canaglia, un po’ perché quella santa donna di Jordan si farà venire un’ulcera a furia di parargli il posteriore.

La suddetta Jordan inizia la prima stagione felicemente fidanzata con un dottore con i controfiocchi, Scott Clemmens, interpretato da Scott Wolf, a cui, per non fare confusione a causa dell’omonimia, mi riferirò d’ora in poi come “Quello di Party of Five che è invecchiato male”.
Ovviamente fra la Jordan e TC c’è una valanga di storia, rimpianti e nostalgia canaglia che Al Bano te dico levate.
Non vi spoilero nulla perché la storia fra i due è un po’ l’epicentro su cui si regge tutta la baracca, ma non aspettatevi grossi guizzi di genio e originalità, è un medical e per contratto s’ha da limonare contro gli armadietti almeno un tot di volte a puntata.

Un altro personaggio fondamentale è Drew, che si dibatte furiosamente in preda all’incapacità di conciliare la sua identità di soldato duro e puro con il fatto che il suo fidanzato è un tronco di pino di eccezionale livello estetico.
Drew ce la smenerà tantissimo, pur senza arrivare mai ai livelli vertiginosi di TC, ma alla fine è Michael di Roswell, quindi gli si perdona un po’ tutto.

In mezzo a tutto un bailamme di individui totalmente dimenticabili che chiaramente stanno lì solo per fare numero, spicca il mio grande e unico amore in questa serie, Michael Ragosa, alias Freddy Rodriguez, che inizialmente rompe un po’ i coglioni anche lui tanto per integrarsi, poi però si ravvede e diventa un personaggio con i cosiddetti. Grande Michael!

La cosa curiosa in questa serie è che, pazienti a parte, non muore quasi mai nessuno, il che, abituata alla gestione Shonda mi ha inizialmente un po’ sconcertata e lasciata con un senso di diffidenza dovuto a devastanti traumi passati (leggi Denny Duquette e George O’Malley).
Ci sono voluti un uragano, una sparatoria in ospedale e un cecchino a piede libero prima che riuscissi a rilassarmi in maniera definitiva e ad accettare il fatto che i medici di questo ospedale sembrano godere di una forma di curiosa immortalità.

Ciò che rende godibilissimo questo show è che i casi della settimana risultano interessanti quasi quanto le complesse interazioni umane fra i membri dello staff.
Con questo non voglio assolutamente affermare che le vicende romantiche dei protagonisti siano in qualche modo secondarie, anche perché in questo telefilm ho finito per shippare i miei preferiti anche con le lettighe e i defibrillatori. Per dire.

In sostanza mi sento di consigliarvi questo prodotto, ideale per passare diverse ore di svago senza eccessivo impegno. Le esagerazioni e gli eccessi che potrebbero strappare una smorfia ad alcuni sono invece, a mio parere, uno dei maggiori punti di forza degli episodi (ho sofferto un duro colpo quando hanno spostato la sala relax tamarra a bestia dal tetto dell’ospedale all’interno delle sue quattro mura… una tristezza assoluta!).

Le tre stagioni andate in onda finora sono relativamente brevi (trentacinque episodi in tutto) e c’è tempo in abbondanza per recuperarlo prima della premiere della quarta stagione, che andrà in onda il 22 Giugno.

Come estremo tentativo di convincervi a dare una possibilità a questa serie, vi lascio con il trailer, intriso di tutta la pacchianità scintillante che tanto amo in essa.

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Nata come Elisa, fin da bambina dimostra un’inquietante e insopprimibile attrazione per i telefilm e per il bad boy di turno. Le domeniche della sua infanzia le trascorre sfrecciando con Bo e Luke per le stradine polverose della sperduta contea di Hazzard. Gli anni dell’adolescenza scivolano via fra varie serie, senza incontrarne però nessuna che scateni definitivamente il mostro che dorme dentro di lei. L’irreparabile accade quando un’amica le presta i DVD di Roswell: dieci minuti in compagnia di Michael le bastano per perdersi per sempre. Dal primo amore alla follia il passo è breve: in preda a una frenesia inarrestabile comincia a recuperare titoli su titoli, stagioni su stagioni, passando da “Gilmore Girls” fino ad arrivare a serie culto quali “Friends” ed “ER”. Comedy, drama, musical… nessun genere con lei al sicuro. Al momento sta ancora cercando di superare il lutto per la fine di “Sons of Anarchy”, ma potrebbe forse riuscire a consolarsi con il ritorno di Alec in quel di Broadchurch…

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