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Telefilm Addicted consiglia… Orphan Black

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Telefilm Addicted consiglia… Orphan Black

orphan-black-51c0e8e6d70b6L’estate volge ormai al termine e si avvicina la stagione che a noi telefili tanto piace: quella delle nuove proposte. Avete già tutti l’agendina/il calendario/un foglio excel belli e pronti, con elencate ordinatamente tutte le serie che avete intenzione di seguire quest’anno, per non rischiare di perdervi nulla per strada? Su, potete confessarlo, siamo tra amici!
Se invece state vivendo un momento di pausa di riflessione, meglio noto come buco seriale, e state per svalvolare perché il periodo è troppo breve per recuperare serie lunghe e ingarbugliate, ma allo stesso tempo non abbastanza breve per stare completamente a digiuno, la soluzione è semplice: buttatevi su una novità 2013, possibilmente di quelle da una decina di episodi. Se poi il plot che cercate deve sapervi intrigare e coinvolgere al massimo, magari mettendo in mezzo strani esperimenti e una trama fitta di interrogativi sennò non se ne fa niente, allora il cerchio si restringe intorno a una serie di genere thriller/sci-fi andata in onda tra fine marzo e inizio giugno di quest’anno su BBC America, di cui avrete sicuramente sentito parlare nel corso dell’estate e che probabilmente qualcuno vi ha già consigliato. Beh, mi aggiungo al coro: se il genere vi piace e non l’avete già fatto, recuperate i 10 episodi della prima stagione di Orphan Black tipo…adesso!

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La trama, in breve e senza anticipare nulla di sostanziale, si concentra sul risultato di un esperimento di clonazione umana, con tutte le varie implicazioni etiche che ne conseguono: uno dei vari temi trattati, entrando nel vivo della stagione, sarà difatti anche lo scontro tra la scienza e i suoi limiti (in)valicabili e la morale religiosa, impersonata da una sorta di setta che punta il dito contro l’esperimento, bollandolo come abominio, e tenta in tutti i modi di eliminare le cloni protagoniste della vicenda.

Ho sentito dire diverse volte che quello di Orphan Black non è stato un pilot dei più riusciti, che la serie ingrana già dal secondo episodio, ma il primo non riesce nel compito di gettarti subito al centro dell’azione. Personalmente non sono d’accordo, anzi: ricordo di aver finito di vedere i primi 42 minuti di questa serie e di aver provato il desiderio di buttarmi immediatamente sull’episodio successivo! orphan-black-sarah-at-train-stationNon solo il pilot nella sua interezza, ma già i pochi minuti prima del cut lasciano interdetti, un po’ come la stessa protagonista (Sarah Manning, interpretata da Tatiana Maslany) di fronte all’evento a cui assiste in questo frangente. Iniziamo subito a farci domande e la trama, che scorre veloce, non ci permette di riflettere abbastanza su un evento che già succede qualcos’altro.

Quello della rapidità di svolgimento della trama è un pregio, in generale, di tutte le serie composte da 10-12 episodi a stagione, un formato che a mio parere giova in particolare ai generi fantascientifico, thriller e action, che danno il meglio quando possono riempire ogni puntata di fatti, evitando quindi l’eccessivo ricorso a episodi filler. Orphan Black non fa eccezione, tiene incollati allo schermo e riversa sullo spettatore una dose esagerata di plot twist: fino all’ultimo secondo, e dico davvero l’ultimo secondo, non si riesce ad avere certezze su chi sia dalla parte di chi, di chi ci si possa realmente fidare e chi sta solo indossando una maschera. Ma eviterò di entrare troppo nei dettagli per non rovinarvi la sorpresa…

Tra gli interpreti principali potrebbe capitarvi di riconoscere qualche volto noto, come Maria Doyle Kennedy (Caterina d’Aragona in The Tudors) nei panni di Mrs S., madre adottiva di Sarah e attuale tutrice della figlia di quest’ultima… Ma trovo che per reggere uno show recitato quasi interamente da sola ci voglia un’attrice con gli attributi, e in questo Tatiana Maslany fa letteralmente sparire il resto del cast (sì, compreso Jordan Gavaris, con il suo Felix purtroppo sottoutilizzato, diviso tra lo stereotipo forzato e il ruolo marginale del confidente della protagonista ma, comunque, perfetto nei momenti in cui risolleva la situazione con la sua vena ironica).

          

La Maslany, oltre alla già nominata protagonista, interpreta qualcosa come trentordici cloni (più le varie sfumature tipo “Sarah che impersona Beth” o “Alison che prende il posto di Beth che in realtà è sempre Sarah”…), ognuna con le sue particolarità, ed è stata così in gamba a rendere questi tratti individuali riconoscibili che, a un certo punto, ti chiedi se in realtà non abbia 5 gemelle sul set con lei: non può essere sempre la stessa attrice!! Notevole soprattutto il lavoro sugli accenti…se ci tappiamo un attimo le orecchie di fronte al personaggio tedesco – dovevo pur trovare una pecca da qualche parte! – il resto è semplicemente perfetto.

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In conclusione, Orphan Black mette in gioco un tema già visto come la clonazione umana, partendo da premesse a prima vista potenzialmente banali, ma che riesce a sviluppare in modo inaspettatamente originale. Pensiamo ad esempio alla scelta degli autori di non chiarire l’identità dei cloni da subito ma di diluire un po’ le aspettative, rimandando la rivelazione di qualche episodio e sfruttando i primi per tuffarci un po’ più a fondo nelle vite dei protagonisti, per poi arrivare al fulcro della vicenda in maniera graduale… Noi ovviamente sappiamo già chi potrebbero essere quelle ragazze tutte identiche come gocce d’acqua, perché trailer e trame su internet non ci hanno tenuto nascosta questa informazione…e anche perché comunque ne abbiamo già viste di tutti i colori per non arrivarci da soli con un po’ di logica, ma la scelta è stata comunque a mio parere buona ai fini della struttura narrativa della serie. L’intreccio, poi, è fatto di numerose sottotrame che si intersecano tra loro risultando tutte ugualmente interessanti e coinvolgenti.

Insomma, un prodotto senz’altro degno di nota su più fronti, per il quale è già in cantiere una seconda stagione la cui premiere è prevista per aprile 2014… se quindi siete in cerca di una nuova dipendenza, siete amanti del genere e da quel poco che vi ho anticipato pensate che Orphan Black possa fare al caso vostro, direi che c’è tutto il tempo per un recupero assolutamente consigliato!

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Ale
Tour leader/traduttrice di giorno e telefila di notte, il suo percorso seriale parte in gioventù dai teen drama "storici" e si evolve nel tempo verso il sci-fi/fantasy/mistery, ora i suoi generi preferiti...ma la verità è che se la serie merita non si butta via niente! Sceglie in terza media la via inizialmente forse poco remunerativa, ma per lei infinitamente appagante, dello studio delle lingue e culture straniere, con una passione per quelle anglosassoni e una curiosità infinita più in generale per tutto quello che non è "casa". Adora viaggiare, se vincesse un milione di euro sarebbe già sulla porta con lo zaino in spalla (ma intanto, anche per aggirare l'ostacolo denaro, aspetta fiduciosa che passi il Dottore a offrirle un giretto sul Tardis). Il sogno nel cassetto è il coast-to-coast degli Stati Uniti [check, in versione ridotta] e mangiare tacchino il giorno del Ringraziamento [working on it...]. Tendente al logorroico, va forte con le opinioni non richieste, per questo si butta nell'allegro mondo delle recensioni. Fa parte dello schieramento dei fan di Lost che non hanno completamente smadonnato dopo il finale, si dispera ancora all'idea che serie come Pushing Daisies e Veronica Mars siano state cancellate ma si consola pensando che nell'universo rosso di Fringe sono arrivate entrambe alla decima stagione.

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