
Mozart in The Jungle ripartirà a breve con la terza stagione, quindi ho pensato di cogliere l’occasione per parlarvi di questa serie e sperare di convincervi a darle una possibilità. Non che le mie parole siano poi chissà quale motivazione, dato che questo show ha già di per sé una voce chiara e squillante, potente come il suono di un’orchestra, per essere precisi come quella della Filarmonica di New York.
Per richiamare nuovi investitori e risollevare le sorti di un’istituzione antica e prestigiosa, ma ormai spenta agli occhi dei giovani, la responsabile Gloria Windsor (Bernadette Peters) decide di mandare in pensione il vecchio direttore d’orchestra Thomas Pembridge (Malcolm McDowell) per fare largo a Rodrigo de Souza (Gael Garcia Bernal), nuovo ed eclettico luminare della bacchetta. Ed è con l’arrivo di questo personaggio, sempre al limite fra genio e sregolatezza, che ogni cosa cambia, e la routine dei protagonisti viene stravolta dalla sua esuberanza.
Il mondo della musica classica è sempre stato un universo elitario, per pochi intenditori, ma questo show lo rende rock e popolare, mostrandoci contemporaneamente l’eleganza di una prima a teatro e la difficoltà di tenere a galla la baracca che regala agli spettatori lo sfarzo e l’incanto di quel palco; e scendendo poi nel dettaglio della vita quotidiana dei membri dell’orchestra (comunque raccontando le vicende con ironia, dato che si tratta pur sempre di una comedy), con la fatica di vivere di sola musica e passione e i sacrifici per riuscire a sfondare in questo campo estremamente duro e competitivo.







Mozart in The Jungle, come ho detto prima, non è infatti una serie d’elite. Io in primis non sono una grande estimatrice della musica classica, anche se mi piace ascoltarla e conosco le opere principali, sono anni luce lontano dalle competenze che servono per capire che differenza ci sia tra un bemolle e un diesis, ma la potenza di questo show va ben oltre i formalismi: la musica è l’accompagnamento perfetto per ogni scena, sia essa classica, rock o swing, mentre è la passione per la musica la vera protagonista.








Avete ancora qualche giorno, e se siete dei veri addicted degni di questo nome non avrete alcun problema a recuperare le due passate stagioni (avanti, sono solo 10 episodi da 20 minuti, che volete che sia?!) e ad arrivare freschi e preparati per la terza, in cui SPOILER si parlerà anche di orgoglio italiano – sto parlando dell’opera, non della Bellucci…