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Telefilm Addicted consiglia… Home Fires

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Telefilm Addicted consiglia… Home Fires

Eccoci ancora una volta qui con la rubrica “Telefilm Addicted consiglia” che ha un solo obiettivo: allungare le vostre liste di serie da recuperare (a tal proposito, ci stiamo riuscendo? Avete scoperto qualche nuova serie grazie alla nostra rubrica?).

Oggi è il turno di una serie che probabilmente abbiamo visto in quattro gatti (e forse quattro sono anche troppi), ma che merita un articolo ad hoc per la storia trattata, l’ambientazione, la qualità della recitazione, la fotografia, la scelta della colonna sonora.
Si tratta di Home Fires, serie inglese targata ITV (che ancora una volta si dimostra un’emittente più seria e coscienziosa della sua rivale BBC, la serie difatti è già stata rinnovata per una seconda stagione), andata in onda questa primavera.

Come sempre, il mio giudizio su un nuovo telefilm inizia già a definirsi dalla sigla. Dopo anni in cui l’opening era passata di moda e le sigle corpose e significative cadute nel dimenticatoio, negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una nuova era, una rinascita che ha permesso di riscoprire quello che considero un elemento fondamentale di una serie, che non può semplicemente essere ridotto a pochi secondi risicati ed inespressivi.

Home Fires mi ha conquistato sin dall’opening che potete ascoltare qui:
https://www.youtube.com/watch?v=Qk2w4aE4Bik

Questa prima stagione è ambientata tra il 1939 ed il 1940, in un piccolo paese del Cheshire. La storia prende il via poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, permettendo di assistere ai profondi cambiamenti sociali che di lì a poco si verificheranno.
Come suggerisce il titolo, le protagoniste sono un gruppo di donne, membri del Women’s Institute.
Ed il focalizzarsi sulle donne, sulle loro reazioni, sulle loro paure, sulla loro tenacia, il grande punto di forza della serie che, per una volta, si concentra quasi unicamente sui problemi domestici della guerra.

In queste prime 6 puntate non ci viene mostrato il fronte, né un punto di vista prettamente maschile, tutto è filtrato attraverso gli occhi femminili.
C’è chi ha una disperata paura di perdere l’unico figlio in guerra, che sa quali sono gli effetti delle battaglie sulla psiche umana perché ha visto il proprio marito soffrire e difficilmente ritornare alla propria vita di sempre.
C’è la donna che capisce il bisogno del proprio uomo di fare la sua parte per la Patria e, con la morte nel cuore, dà il proprio appoggio al marito.
C’è chi non ha figli o marito in età da guerra, che dunque potrebbe rimanere in disparte e non essere toccata in prima persona dall’orrore, ma decide di impegnarsi duramente e fare di tutto per contribuire quanto più possibile.

In un mondo privato degli uomini, le donne comprendono sin da subito che la guerra si combatte su tutti i fronti ed anche il loro apporto risulta fondamentale.

Home Fires colpisce non solo per il tema trattato, ma colpisce anche per il cast di ottima qualità.
Mi preme nominare per prima la meravigliosa Claire Rushbrook. Già in My Mad Fat Diary aveva dato prova di essere un’attrice versatile, in grado di passare con disinvoltura dal comedy al drama (ruolo per il quale ha anche ricevuto una nomination ai Bafta come miglior attrice non protagonista).
Qui dà vita al personaggio più complesso della serie, sposata ad un marito padre-padrone, violento e ottuso nonostante sia un uomo di cultura.
Mi aspetto una nomination e perché no, anche una vittoria ai prossimi Bafta per lei. E’ stata a dir poco splendida e fino ad ora non ha rivali. Claire, tifo per te!

Ma Home Fires ha tra le sue fila anche l’intramontabile Francesca Annis (Cranford, Wives and daughters) e Samantha Bond, una vecchia conoscenza per chi segue Downton Abbey, Lady Rosamund, la figlia di Lady Violet.

Chi ha confidenza con i period drama inglesi sa che gli albionici hanno una marcia in più per delicatezza e profondità della trattazione, paesaggi mozzafiato e qualità della sceneggiatura. Questa è una serie che non fa eccezione ed anzi, spicca particolarmente proprio perché tratta la guerra soffermandosi su un aspetto che potrebbe essere considerato “di serie B”, non narrando direttamente gli orrori dei campi di battaglia.
E’ la storia del dolore delle donne, perennemente in pena per i propri uomini al fronte ed in troppi casi costrette ad affrontare la morte del proprio amato e che, nonostante tutto, lottano a loro modo per mantenere in piedi un intero Paese.

Nobody understands the true cost of war better than women. 

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