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Suits | Recensione 7×03 – Mudmare

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Suits | Recensione 7×03 – Mudmare

Come direbbe Tina Cipollari: No Maria, io esco.

Questo terzo episodio è decisamente un no. Ho visto la puntata ed ho dovuto prendermi alcune ore di tempo per calmare i nervi che non erano irritati dalla delusione per la puntata in sé per sé ma per via delle emozioni scatenate dalle interazioni all’interno: sono stati in grado di innescare un tale livello di empatia, che ho terminato la visione incavolata nera come ciascuno dei personaggi. Se lo scopo era questo: bravi, altrimenti hanno dimenticato che il telespettatore medio ha una vita al di fuori delle serie tv e non può permettersi di staccare la testa delle persone a morsi perché Harvey è posseduto dallo spirito di un dittatore a scelta.

Come avevo già subodorato dopo la visione del promo, questa puntata ha vanificato tutti i passi avanti fatti nelle prime due, riportando i personaggi ancor più indietro del punto di partenza.

Forse lo scopo degli autori è mostrarci come si possano costruire i nuovi equilibri dopo Jessica. E’ logico pensare che siano passati troppi episodi dall’addio della Pearson per essere ancora fermi qui ma voglio ipotizzare che la situazione nella seconda parte della sesta stagione fosse diversa da quella attuale, in primis perché tutti i personaggi avevano uno scopo comune mentre ora, che si è raggiunta una situazione di relativa pace, i conflitti e i problemi iniziano ad emergere.

Ci tengo dunque a chiarire che lo scopo è nobile e la strada scelta corretta ma gli ingredienti necessari sono stati mescolati male e la maturazione dei personaggi resta ad un punto fermo.

L’esempio più evidente è Louis. Da quante stagioni ci illudono che l’uomo sia ad un punto di svolta solo per farlo regredire nuovamente? In questa puntata ha toccato il fondo ed io dico: Basta, non se ne può più. Quante volte Louis sarà così avviluppato nella propria insicurezza e sindrome del side-kick/potenziale omicida (perché, ammettiamolo, se Suits fosse un crime, Harvey verrebbe ucciso da Louis che crollerebbe in aula tra le lacrime) prima di incamminarsi definitivamente sulla via dell’autostima e staccarsi da Harvey? A quanto pare agli autori piace molto ridurre Louis ad un bambino petulante e capriccioso ma noi spettatori (e presumo anche il suo psicanalista) siamo piuttosto stanchi. Ci mancava solo il transfert fra Harvey e il dott. Lipschitz! Insomma, è un NO grande quanto un grattacielo sulle spalle dell’Everest.

Men che meno mi piace questa aria da Grande Dittatore che sta assumendo Harvey: se da un lato Louis esterna la propria insicurezza con crisi di rabbia e veleno, Harvey decide di potenziare la propria arroganza e prepotenza al livello SuperSayan. Alla fine del litigio con Louis e Donna, avrei voluto veramente prenderlo a schiaffi. Se continua così, della lealtà che lo legava ai suoi colleghi/amici, resterà ben poco. Spero che presto si renda conto del proprio atteggiamento sbagliato.

E mi auguro altresì che la smettano di far scrivere i suoi dialoghi con la psicanalista dal peggior romanziere Harmony: vi prego!Nun se po’ sentì!Ho letto fanfiction migliori…e sono scritte da non professionisti, non come dovrebbero essere i dialoghi della serie tv!

Tra l’altro credo che la versione Hitleriana di Harvey abbia molto a che fare con il suo aver cessato la terapia: non posso non chiedermi se avremmo avuto un Harvey diverso se l’uomo avesse continuato le sue sedute.

Per quanto banale, ho però apprezzato il parallelo Harvey/Donna – Donna/Rachel: un mezzuccio semplice che è servito a ribadire (nel caso non ce lo fossimo chiesto) che entrambe le donne hanno bisogno di più tempo per vestire le nuove scarpe. Di tutti i percorsi, il loro è quello più interessante. E comunque, Donna ha fatto solo bene a licenziare Stephanie: va bene farsi valere ma bisogna farlo sempre rispettando la controparte e non agendo come una diva consumata. L’insubordinazione non è tollerabile, punto. Ma Donna ha anche sbagliato intervenendo al posto di Rachel e sono contenta che se ne sia resa conto.

Per una volta ho apprezzato che la storyline di Mike, per quanto abbia occupato notevole minutaggio, sia stata più un deus ex machina per l’arco narrativo principale che per lo stesso Mike. Mi piace che sia finita senza troppi drammi, anzi saldando il mutuo rispetto fra mr Ross e Alex Williams e mi piace che abbia portato a galla il problema del nuovo equilibrio che Harvey dovrà trovare anche con Mike.

A proposito di Alex, posso dire che mi stia piacendo. Forse sta riuscendo dove Harvey ha fallito, quasi sicuramente perché lui non ha il bagaglio affettivo che invece ha Harvey. Mi ha fatto piacere che sia riuscito a trovare una base comune sia con Louis che con Mike e non mi stupirebbe se un giorno potessimo temere che Alex possa mettere in pericolo la posizione di Harvey. Mi ha fatto tornare alla mente una citazione da “C’è posta per te” (il film con Meg Ryan e Tom Hanks, s’intende): Niente di personale, solo affari. Una visione cinica che forse ci voleva in questa serie tv.

Insomma, questo terzo episodio aveva degli ottimi propositi ma sono falliti nella misura in cui la puntata (e 3/4 dei protagonisti) sono stati quanto di più irritante immaginabile.

Vi lascio al promo della prossima puntata…

…mmm, interessante. Nel caso non l’aveste intuito, ho l’abitudine di guardare i promo solo dopo aver scritto la recensione e la ragione è proprio quella dimostrata la scorsa settimana: non influenzare il mio giudizio sul singolo episodio.

Cosa ne pensate della nuova puntata? Vi aspetto nei commenti.
Vi saluto e vi ricordo Suits Italia e…alla prossima

-The Lady and The Band

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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