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Suits | Recensione 6×13 – Teeth, Nose, Teeth

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Suits | Recensione 6×13 – Teeth, Nose, Teeth

Donna about Mike: You finally told him to pick a hair style and stick with it?

La citazione di Donna era assolutamente necessaria. The Donna deve essere commercializzato subito!

Anche questa settimana Suits rimane stabile in qualità: ha saputo bilanciare humor e drama con maestria e ha confezionato un episodio che pone nuove premesse per il futuro.

Malgrado le ipotesi di ognuno di noi (personaggi compresi), il rifiuto della richiesta di Rachel, non era assolutamente dovuto a questioni riguardanti Mike. In pieno stile “Suits”, gli sceneggiatori hanno colto l’occasione per proporre un nuovo dilemma morale ai nostri avvocati preferiti, mettendo alla prova anche la recente evoluzione del personaggio di Harvey.

Infatti, non possiamo non ricollegare alla sua vicenda personale, il netto rifiuto (e mal simulato disprezzo) di Harvey di fronte al ricatto del membro della commissione etica.

Sicuramente il lato migliore di questa storyline sono le interazioni fra Louis e Harvey: il fatto che entrambi ammettano che l’altro è migliore in qualcosa è proprio ciò che potrebbe, in futuro, permettere allo studio di sopravvivere al conflitto di ego che la dipartita di Jessica ha lasciato.

Non è stato facile per nessuno dei due demandare all’altro qualcosa di importante ma si è rivelata la cosa giusta. Vedremo quanto durerà.

A rubare l’attenzione dello spettatore, però, sono altre due storyline: Mike e Donna.

Nel secondo caso, sono riusciti a creare il perfetto comic relief sfruttando la miticità di Donna Paulsen e i desideri nascosti di molti di noi: chi non vorrebbe avere sempre la risposta pronta?

Un’idea veramente bizzarra, quella degli sceneggiatori, ma che nonostante tutto ho trovato divertente e sorprendente. Benché di versioni computerizzate di personaggi reali, ce ne siano a bizzeffe nelle serie tv, ammetto che mai avrei pensato di ritrovarne in Suits.

Per quanto riguarda Mike, sono molto combattuta. Di nuovo.

Mi piaceva molto il legame e l’atmosfera che avevano saputo creare nell’arco di due episodi fra Mr. Ross e i due avvocati della legal clinic. Vedere Mike nei panni del mentore dei due ragazzi e osservarlo in un ruolo che gli concedesse a)di fare ciò che aveva sempre sognato di fare b)di crescere autonomamente dal personaggio del SUO mentore, era qualcosa che comunque mi entusiasmava per il futuro.

Costretto dalle circostanze, Mike potrebbe essere ricondotto in seno alla PSL: un passo indietro di 5 anni, si può dire. Certamente, con un solo avvocato della legal clinic in grado di reggere la pressione in aula, la situazione poneva ben poche scelte.

Dell’intera storyline di Mike, però, c’è una singola scena che mi ha colpito in particolare: il confronto fra mr Ross e Nathan.

Davanti al dubbio senso del dovere dell’avvocato che sceglie di andarsene al cinema anziché aiutare Mike a vincere in tribunale, mr Ross rimprovera a Nathan di disinteressarsi della cliente. Nathan gli fa notare che per anni ha rinunciato a tutto per i propri casi e che proprio per via del non avere più una sua vita, aveva scelto di assumere Mike. Ho trovato particolarmente interessante questo scambio, perché solo una settimana fa Mike aveva avuto una scena analoga con la giovane avvocatessa dello studio: solo che allora era Mike a vestire i panni disillusi di Nathan.

A prescindere dal fatto che la mamma col bambino non me la conta giusta e secondo me c’è qualcos’altro sotto, il realismo alla Sancho Panza di Nathan nei confronti della società è un tema interessante. Non è disinteresse, il suo, ma una genuina consapevolezza – unita a una buona dose di sfiducia – che alcune cause non potranno essere vinte. Sotto certi aspetti, un buon assistente legale alla clinica è qualcuno in grado di riconoscere quelle cause che hanno la possibilità di finire bene da quelle che finiranno male. I casi alla Erin Brockovich sono pochi ed anche allora, di base legale, ce n’era a bizzeffe. In questo caso, per distruggere il caso in aula, è bastata una singola norma…ed il panico di Oliver.

Sono onestamente curiosa di cosa accadrà a Mike (e Rachel) in futuro: apparire davanti alla commissione etica non sarà una passeggiata per nessuno di due, come anche il nuovo aggrapparsi a cavilli legali per non commettere nuovamente qualcosa contro la legge. Dopo Cahill, sembra che Harvey c’abbia preso gusto.

Unico lato debole dell’episodio è la vita privata di Louis. Forse stanno concedendo troppo spazio alle sue vicende sentimentali, forse è solo una mia antipatia personale per l’architetto, forse semplicemente non mi interessa assolutamente come andrà a finire. Fatto sta che mi sono decisamente annoiata durante le scene fra i due e inizio a pensare che l’unica reale funzione di tali interazioni, sia mostrarci la crescita di Louis. Una crescita che conoscevamo già dalle sue azioni in serbo alla Pearson Specter Litt.

Ma basta parlare di cose serie e concentriamoci un attimo su una quisquilia verificatasi ad inizio episodio (è stato meraviglioso rivedere Harvey e Mike scherzare come ai vecchi tempi, by the way!):

Al di là dell’essermi sganasciata dal ridere durante l’intero scambio di battute fra i due (“Per caso si vanta di continuo della sua memoria ed ha un borsello da uomo?” ahahahahahah), è solo una mia impressione o sono molto più espliciti sul Darvey durante questa stagione? Quante possibilità ci sono che FINALMENTE quei due aggiungano anche il lato fisico all’essere praticamente sposati?

Osservando il promo, sembra che la questione Mike sarà affrontata molto presto. Non ci resta che attendere la prossima puntata.

Prima di salutarvi, vi ricordo la meravigliosa Suits Italia.

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Ha un passato da ladra insieme alle sorelle Occhi di gatto, ha difeso la Terra nel team delle guerriere Sailor e fatto magie con Terry e Maggie. Ha fornito i sigari sottobanco ad Hannibal e il suo A-Team, indagato con gli Angeli di Charlie Townsend, ha riso con la tata Francesca ed è cresciuta con i 6 Friends di NY. Ha imparato ad amare San Francisco difendendo gli innocenti con le Streghe, è stata un pivello insieme a Jd-Turk-Elliott, ha risolto crimini efferati con praticamente il 90% di poliziotti e avvocati del piccolo schermo e amato la provincia americana con Lorelai e Rory Gilmore. Avrebbe voluto che il Fabbricatorte non chiudesse mai e non ha mai smesso di immaginare Chuck e Sarah che «sedano rivoluzioni con una forchetta». Lettrice appassionata, Janeites per fede, amante delle storie sotto ogni forma fin da piccola. Segue serie poliziesche, comedy e sit-com soprattutto, uniche allergie riconosciute sono quelle allo sci-fi e all'horror.

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