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Shadowhunters | Recensione 1×08 – Bad Blood

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Shadowhunters | Recensione 1×08 – Bad Blood

Con “Bad Blood”, “Shadowhunters” presenta il primo episodio che, salvo per un paio di parti, è quasi interamente costellato di eventi non presenti nei libri. Creare una puntata del genere è sempre un rischio… eppure, sorprendentemente, l’episodio non è male.

Come sempre, partiamo dagli aspetti negativi.

Per molti, di certo, il maggiore è rappresentato dallo spostamento degli eventi tra i primi due libri… lo capisco, qualunque lettore e amante di un romanzo o di una saga vorrebbe l’esatto ordine. Anche questo episodio ha presentato un cambiamento in tal senso, visto che la trasformazione di Simon non avviene ora, ma più avanti, in una serata… particolare, per il nostro gruppo di giovani eroi. Una serata del tutto dimenticabile, diciamo, che vede lo svolgersi di un evento in qualche modo eccezionale (e molto amato dai lettori).
Per ora, però, dobbiamo rassegnarci.

FlashbackIl flashback nel quale vediamo Luke reduce dalla trappola in cui Valentine lo aveva fatto cadere: non è tanto il fatto che siano uniti il suo pensare al suicidio, la certezza della trasformazione, il pensiero che sia stato proprio Valentine a farlo cadere in quell’imboscata e il parlarne con Jocelyn ciò che sembra essere potenzialmente problematico, poiché si tratta di realizzare in breve ciò che avviene in un arco temporale leggermente più ampio, ma in tutto questo, la gravidanza di Jocelyn esattamente dove la vorrebbero collocare? Domanda che sorge inevitabilmente, visto che quando Luke venne ferito lei era già in stato di gravidanza avanzata, incinta di Jonathan. La gestione delle tempistiche deve essere affrontata con cautela, perché tutto quel periodo è molto delicato, per Jocelyn.

Inevitabilmente, anche questa settimana non ci si può esimere dall’ennesimo appunto sulla folla inutile. Non è voler cercare l’ago nel pagliaio, è che gli autori lo servono su un piatto d’argento. I componenti della nostra folla non-preferita vedono entrare “Valentine”, o quantomeno vedono Alec sfoderare di colpo arco e frecce (non si capisce da dove) e non reagiscono se non chiedendo “Ma che succede?”
Ci credo che la neo arrivata Lydia dica che il tempo di reazione è lento, in realtà non reagiscono proprio… e uno Shadowhunter prima sfodera le armi e ammazza qualcuno, poi chiede cosa sta succedendo.
Più tardi poi, si vede Hodge assalito da un Dimenticato “potenziato” e non c’è nessuno. Sono sempre tutti lì e quando l’Istituto viene invaso (il Dimenticato, tra l’altro, non entra proprio di soppiatto), non c’è nessuno.
Come sempre, il tutto inficia sulla credibilità delle scene ed è un peccato, perché le due scene non sono affatto male, anzi (ci ritorno dopo).

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Il fidanzamento di Alec. Entro nel merito più avanti, perché riflettendoci nei giorni scorsi ho pensato che forse non era così insensata come scelta (non sto dicendo che sia da apprezzare, semplicemente mediante riflessione sono arrivata alle basi su cui si fonda) e questo episodio lo ha evidenziato, ma la tempistica è pessima. Lydia arriva la mattina e Alec la sera le chiede di sposarlo.
Parliamo dello stesso Alexander Gideon Lightwood che all’inizio non si fida di nessuno, a cui al principio non piace mai nessuno, Jace compreso. Certo, Lydia si è dimostrata collaborativa e comprensiva, tutt’altro che desiderosa di mandare i Lightwood al rogo, ma un giorno?! Non è credibile, proprio non lo è. Non per Alec, anche considerando le confidenze di lei, perché Alec avrebbe pensato che potevano essere menzogne e avrebbe voluto una qualche certezza che quanto narrato da Lydia fosse la verità.
Quando si fa una scelta così rischiosa la si deve sviluppare nel modo appropriato sotto ogni punto di vista, anche quello della tempistica.

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Camille: dunque lei è il Sire di Simon? Potenzialmente problematico. Non posso aggiungere altro, ma chi ha letto i romanzi penso capisca cosa voglio dire.

Una considerazione neutra riguarda la tecnologia: piaccia o non piaccia, almeno questa settimana è servita a qualcosa. Visto che l’Istituto è invaso, quantomeno nella parte centrale, che qualche volta sia utilizzata, altrimenti ha ancora meno senso che sia presente.

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E torniamo al fidanzamento di Alec. Tale scelta narrativa resta discutibile (nel senso letterale del termine), pertanto può piacere o meno, ma ho iniziato a pensarci molto, per trovarvi un senso logico che non fosse solo allungare lo sviluppo del rapporto con Magnus.
In effetti, il fondamento c’è, nei romanzi. Non scendo in particolari per non spoilerare, ma noi lettori sappiamo che uno Shadowhunter del passato relativamente recente si è trovato in una situazione analoga a quella di Alec, si è sposato con una donna e ha avuto un figlio; sappiamo che un altro Shadowhunter, dello stesso periodo, si è piegato a una moglie scelta per lui da una terza persona e che un altro Shadowhunter è “fuggito” dall’Istituto che la sua famiglia dirigeva per fare le sue scelte, anche in ambito matrimoniale, rifiutandosi dunque di piegarsi alla famiglia che intendeva imporgli la propria decisione (certo, questo caso si è verificato in Oriente, ma teniamolo in considerazione).
Si può dire dunque che probabilmente la scelta narrativa su Alec nasce da questi casi presenti nei romanzi, oltre al fatto che a questo punto della storia Alec pensa ancora di dover nascondere la sua natura per tutta la vita.
Come dicevo, essa può piacere o meno, ma c’è una cosa che, grazie a questo episodio, si dimostra apprezzabile: la situazione è più complessa di quanto si potesse immaginare. Lydia non è la fidanzata imposta dalla famiglia, in effetti Robert e Maryse non hanno nemmeno avuto tempo di pensare a chi potesse essere la potenziale candidata… e, soprattutto, Lydia ha una sua caratterizzazione che non la rende la tipica esponente di una famiglia altrettanto tipica di Idris, che non sa cosa voglia dire vivere nel mondo al di fuori dello Stato super protetto degli Shadowhunter; dunque, come personaggio non è monodimensionale.

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Passiamo, pertanto, agli aspetti positivi della puntata.

In questo episodio danno brevemente varie informazioni: la Coppa Mortale potenzialmente letale per i mondani; il rapporto tra Clary e Alec è ben lungi dall’aver intrapreso un cammino verso l’amicizia; attraverso il breve flashback viene resa l’idea (in forma embrionale) delle enormi difficoltà che comporta il divenire un Nascosto e, con l’escamotage di Lydia, viene riportato al centro dell’attenzione Valentine. Proprio in merito a lui, il problema è, infatti, che Valentine è uno Shadowhunter… e le implicazioni che questo fatto comporta sono e saranno devastanti.
La scena che lo vede protagonista ancora una volta ci presenta un personaggio assolutamente fedele a quello dei romanzi (Alan Van Sprang, sei sempre perfetto, grazie); inoltre, abbiamo una traduzione in immagini di quanto narrato in “Città di Vetro”, terzo romanzo di “The Mortal Instruments”, in cui un personaggio spiega a Clary che lui parla a Jocelyn mentre lei è in quello stato, sotto l’effetto della pozione, a volte semi-cosciente (per quanto impossibilitata a risvegliarsi), altre no. Tutto ciò che Valentine dice a Jocelyn è da lui, così come il fatto che abbia capito che Clary è sua figlia, perché quando si palesa a tutti loro sa benissimo chi sia Clary.

Valentine

I due grandi filoni narrativi dell’episodio sono la trasformazione di Simon e l’arrivo di Lydia, per i quali hanno diviso i ragazzi (per chi non ha letto i libri: in verità, quando Simon si trasforma ci sono tutti e quattro… ma non ci sono Camille e il clan).
Partiamo dalla trasformazione di Simon (ancora una volta, bravo Alberto Rosende). Come ho detto prima, in realtà questo avviene in “Città di Cenere”, secondo libro della saga, quindi è stato anticipato e i tempi sono stati allungati (poiché avviene tutto entro un arco di qualche ora, nella stessa notte). E’ Clary and Mamma Lewisnaturale preferire la versione originale, ma cionondimeno la trasformazione è gestita piuttosto bene, con la dovuta drammaticità, acuita dallo spettro temporale ampliato e dall’inserimento dei confronti di Clary con la madre di Simon e Luke. La prima è apprezzabile perché, in effetti, nei romanzi questo aspetto è un po’ tralasciato: certo, è estate, ma Simon spesso è fuori con Clary anche di notte e non si vede mai come giustifichi il tutto con la madre; il coinvolgimento di Luke invece lo rende maggiormente partecipe degli eventi (vale anche, quindi, per i momenti con Alec). Se c’è qualcuno a cui chiedere spiegazioni e consigli sui Nascosti, sul divenire uno di essi, quel qualcuno è Luke e il suo coinvolgimento serve a sottolineare ancora una volta come lui sia il vero padre di Clary.
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Alcuni possono ritenere che la lontananza Clary-Simon vista ultimamente non sia corretta, eppure anche nei libri Simon è solo. Lo è in “Città di Ossa”, quando lascia l’Istituto, mentre Clary rimane lì, e lo è fino alla trasformazione in “Città di Cenere”, perché spesso Clary ha la mente altrove, a causa delle preoccupazioni che la assillano e dunque, anche se lei è presente fisicamente, non lo è davvero. Inoltre, anche nei libri Simon affronta le conseguenze dell’essere stato prigioniero al Dumort da solo (non dice nulla a Clary) e da solo vi ritorna, ansioso di avere risposte… e da solo viene attaccato e ridotto in fin di vita. Qui vediamo Clary colpevolizzarsi e tecnicamente è vero che Simon è stato trascinato nel Mondo delle Ombre perché è il suo migliore amico, ma niente di ciò che gli capita è colpa di Clary, che cerca solo di salvare sua madre e si ritrova lei stessa in una realtà di cui non immaginava nemmeno lontanamente l’esistenza.
Il fatto che sia Clary a iniziare a scavare la fossa e poi a ricoprirla è un segno di grande significato simbolico, perché in effetti in “Città di Cenere” lei non esita nemmeno un momento. Il suo discorso a Jace è bello e profondamente tipico di Clary, così come il confronto con il “nuovo” Simon, una volta che lui emerge dalla tomba.

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Questa parte ci permette di rivedere Raphael, il quale è sempre quello dei romanzi: il politico, il vampiro che riesce a pronunciare il nome di Dio, a fare il segno della croce e addirittura a portarne una al collo, tutto per la sua forza di volontà (il come e perché è narrato ne “Le Cronache di Magnus Bane – Alla Ricerca di Raphael Santiago”).
Grazie a Raphael, viene narrato e mostrato il cambio al vertice del clan: nei libri ciò è raccontato brevemente da Raphael (dunque quello che vediamo è, ancora una volta, un’integrazione di un qualcosa che è “tra le righe”) e si svolge in modo più pacifico, ma questa scelta è in linea con ciò che avviene successivamente. Lo scontro tra il vampiro e Camille è ben reso e presenta i due personaggi in character.

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In ultimo, finalmente questa parte ci permette di avere un frammento del passato di Jace, un pezzo del complesso puzzle che il ragazzo è. Il racconto del falcone, in realtà, avviene nella serra, in occasione de Il Fiore di Mezzanotte, ma viene usato qui per inserirlo in un contesto drammatico e ribadire implicitamente ciò che Jace spiega a Clary, l’insegnamento che gli diede suo padre in quell’occasione: “To love is to destroy and to be loved is to be the one destroyed”.
(Per chi non ha letto i libri: vi state chiedendo che tipo di persona fosse il padre di Jace? Fate bene.)
Era ora che Jace iniziasse a emergere.

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Passiamo dunque al filone che riguarda l’arrivo di Lydia Branwell.
Maryse e RobertIl tutto inizia con una bella scena tra Maryse e Robert Lightwood, che poi si amplia comprendendo anche Alec e Isabelle: abbiamo finalmente uno sprazzo dei due da soli insieme, cosa che fa capire che tra Robert e Maryse il rapporto non è facile; vediamo invece l’affiatamento tra fratello e sorella, il loro proteggersi a vicenda. La scena nel suo complesso, soprattutto, prepara il terreno per ciò che aspetta i Lightwood; in tal senso, il discorso di Maryse ai figli è chiarissimo.
Da loro passiamo ad Alec e Max… il piccolo è adorabile come nei romanzi ed è bello vederlo di più con i fratelli maggiori rispetto ai libri (aspettiamo di vederlo con Jace). Il movimento di Alec, che alla comparsa di “Valentine” spinge dietro di sé il fratellino, è oltremodo simbolico. Forse non è voluto esplicitamente dagli autori, ma lo è: Alec protegge Max da “Valentine”… i lettori sanno come finisce questa mia frase.

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Ed ecco Lydia Branwell, che si presenta in un modo non idilliaco… insomma, ragazza, arrivare e dire “Sono l’inviata del Clave” è il modo migliore per schizzare in cima alla lista dei più odiati. Forse non da loro, ma da noi di certo.
Scherzi a parte, la caratterizzazione di questo nuovo personaggio è una piacevole sorpresa: all’inizio sembra odiosa, la perfetta “apri-porta” al personaggio che verrà e dal quale nasce l’ispirazione per lei (il cui atteggiamento rimanda a “Città di Cenere” e permette anche di vedere Maryse nuovamente in character, sempre con un comportamento che deriva da “Città di Cenere”), ma poi si scopre che quell’atteggiamento è forse dovuto al senso di responsabilità che lei sente sulle spalle e che dietro esso c’è molto di più. Innanzitutto, è necessario partire da chi lei sia tecnicamente, soprattutto per chi non ha letto i romanzi e potrebbe non avere chiari i collegamenti: Lydia (personaggio non presente nei libri) è una discendente di Henry Branwell, marito di Charlotte Fairchild (ecco perché Isabelle dice che è cugina di Clary, che è una Fairchild per parte materna), la coppia che dirigeva l’Istituto di Londra in “The Infernal Devices”, la trilogia de “Le Cronache degli Shadowhunters” ambientata nella capitale britannica durante l’epoca vittoriana. Henry era un genio, inventore di molti strumenti utilizzati nel presente dagli Shadowhunter, conobbe Magnus (che all’epoca viveva a Londra) ed effettivamente fu il creatore del Portale, come riportato da “Il Codice degli Shadowhunters”.
Inoltre, il racconto della giovane donna sul suo recente passato costituisce una citazione di “Città di Vetro”, terzo romanzo della saga: in esso infatti, ad Alicante, capitale di Idris, appaiono i Monteverde, che in effetti dirigono l’Istituto di Lisbona. In più, Catia Monteverde è la bisnonna paterna di Alec, Isabelle e Max, in quanto madre di Andrew Lightwood, padre di Robert.

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Il suo arrivo, in senso letterale, è interessante: innanzitutto, proprio perché sotto le sembianze di Valentine, cosa che sembra richiamare le apparizioni che l’uomo fa più avanti; in secondo luogo, per la Runa che ha usato. Non posso spiegare oltre per non fare spoiler, ma potrebbe essere una possibile spiegazione da dare a una piccola pecca dei romanzi.
(Personalmente, questa entrata in scena mi ha anche fatto pensare: non sarebbe grandioso se Valentine lo facesse davvero? Se ben gestito, potrebbe essere un confronto interessante.)

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Come dicevo, dietro l’apparenza di tipica “figlia di Idris” la giovane donna rivela un atteggiamento tutt’altro che estremista, capace di ascoltare e collaborare (vedasi con Luke). Sembra che lei sia stata indurita dal dolore patito per la perdita del proprio marito, dunque dagli eventi.
L’introduzione di Lydia permette due rivelazioni: la prima, che a Idris il Consiglio sa di Luke (cosa sensata, visto che sono informati di Clary e Jocelyn); la seconda, ben più importante, si abbatte involontariamente su Alec, il quale scopre finalmente che Maryse e Robert Lightwood erano membri del Circolo. Mi ripeto, ma finalmente è emerso questo particolare tutt’altro che insignificante. (Proprio a questo mi riferivo, nelle settimane scorse, quando dicevo che i due dovrebbero passare la vita a vergognarsi di se stessi, Maryse in particolare, invece di spargere la loro arroganza.)
Il trauma che deriva da questa notizia, per Isabelle e suo fratello, è rappresentato perfettamente nell’espressione di Alec e nelle sue parole a Lydia. Fondamentalmente, i due hanno sempre ammirato i propri genitori, ritenendoli tra i migliori Shadowhunter viventi, e scoprire il loro oscuro passato altera gli equilibri nei rapporti, perché Alec e Isabelle iniziano a interrogarsi su quanto gli insegnamenti ricevuti siano giusti, esattamente come vediamo nella scena di Alec e Magnus (e la scena che riporto, proprio per il modo in cui è creata, con Lydia e Alec in ombra, simbolizza tutto ciò).

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Questo momento tra Alec e Magnus, inoltre, è una citazione de “Le Cronache di Magnus Bane – Il Corso di Un Amor Cortese (e dei Primi Appuntamenti)” (Alec senza maglietta, gli apprezzamenti di Magnus…) e de “Le Cronache dell’Accademia degli Shadowhunters – Born To Endless Night” (il discorso di Alec sul non essere a capo dell’Istituto). Inoltre, di nuovo Alec è del tutto il personaggio dei romanzi: il discorso che lui fa a Magnus sull’essere sempre stato come gli altri (ovvero i genitori) volevano, esprime ancora una volta la sua sofferenza. La confidenza a Magnus è corretta, poiché il Sommo Stregone di Brooklyn è la prima persona, nei romanzi, che lo capisce profondamente, con la quale Alec si apre, e che cerca di andargli incontro per questo. Le parole del giovane uomo hanno poi una nuova prospettiva e profondità proprio alla luce di quanto scoperto sui genitori.

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Certo, poi Alec non segue davvero il consiglio di Magnus, visto che fa quella proposta a Lydia, ma questo è il momento in cui lui inizia solo a porsi delle domande, a dubitare di famiglia e Clave, e il suo primo istinto è sempre quello di proteggere la propria famiglia, come vediamo qui. Consola, in qualche modo, che la sua sia una scelta politica, poiché un senso esiste (resta la pessima tempistica).

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E’ poi narrativamente interessante questa scelta di Dimenticati in qualche modo potenziati, poiché tipica di Valentine, totalmente in linea con il suo personaggio. E se qualcuno volesse mettere in dubbio la correttezza “dell’invasione” dell’Istituto, faccio notare che ne “Le Cronache dell’Accademia Shadowhunters – The Whitechapel Fiend” l’Istutito di Londra viene invaso da un demone (cosa che peraltro rende corretta anche quella dell’Istituto di New York nel film).

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Infine, Isabelle. La battuta a Jace e Clary rimanda a “Città di Ossa”, in cui la giovane Shadowhunter rivela a Clary che non indossa mai tacchi al di sotto dei quindici centimetri, sui quali combatte anche. L’arrivo di Lydia permette di vedere un guizzo di quell’Isabelle abituata a essere l’unica ragazza, nonché Shadowhunter strepitosa, difficilmente eguagliabile dalle altre.
E la scena con Magnus serve a far capire che tra i due sta nascendo un rapporto particolare e bello.
Davvero apprezzabile la scelta di lei come esperta (anche se di solito sono i Fratelli Silenti a fare tutto), poiché pone l’accento sulle sue capacità, sulla sua intelligenza, sulla sua preparazione, e mostra che Isabelle Lightwood non è solo una bellissima ragazza in grado di sedurre chiunque e di prendere a calci duramente quanto un uomo, ma ha anche un cervello da non sottovalutare.

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Come dicevo nell’introduzione, un episodio di eventi non presenti nei libri, trasformazione di Simon a parte. Eppure, a ben vedere, la maggior parte di quanto visto è un mostrare accadimenti “dietro le quinte” o presenti tra le righe di quanto narrato nei romanzi, con i personaggi in character. E proprio per questo, la puntata funziona, in generale.

 

Bene, qui mi fermo e vi lascio, come sempre, con il promo del prossimo episodio, “Rise Up”.

 

Alla prossima!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

6 COMMENTS

  1. Come sempre le tue recensioni mi piacciono un sacco! Sempre ben calibrate
    Da amante dei libri devo dire che sono stata felice abbiano anticipato la trasformazione di Simon, che il ritmo sia un po’ più veloce. Sulla carta l’attesa funziona molto più che sullo schermo e Alberto non è stato magnifico, di più. Simon non è propriamente il mio personaggio preferito nei libri, ma l’interpretazione di Alberto me lo sta facendo rivalutare! Complimenti a lui! Poi devo dire che in questo episodio anche Kat mi è piaciuta molto! E ho apprezzato che lei non fosse subito così decisa nel cosa fare. È riuscita a far capire come non sia una decisione semplice perché comunque diventare vampiro per Simon non è una cosa da niente…porta seri cambiamenti! Poi mi è piaciuta molto la scena con luke e Clary, ben fatto! Anche se ammetto che anche io sono un po’ perplessa sulla questione gravidanza…ma speriamo in bene
    Lydia mi è davvero piaciuta e anche Alec! Anche se concordo con te la tempistica della proposta non è stata il massimo…ma ci si può passare in cima
    Poi che altro dire…ho amato la visione che danno dei personaggi femminili. Izzy inteleligente, Lydia decisa, Clary passionale…davvero belle!
    E vorrei anche far notare quanto Dom sia stato bravo durante il racconto della storia…mi ha emozionato ❤
    Non sono i libri e provare gli stessi brividi in circostanze diverse mi fa capire che sono sulla buona strada!
    Non vedo l’ora sia la prossima settimana per leggere la tua prossima recensione

    • Ciao. 🙂

      Grazie. 🙂

      Io invece da amante dei libri avrei preferito una fedeltà maggiore in generale, ma questo abbiamo.

      Katherine è migliorata, anche se non corrisponde alla Clary dei libri. In effetti sì, per come è stata gestita la faccenda hanno dato proprio questa sensazione della tragicità e complessità della questione, il che è una buona cosa.
      Alberto mi è piaciuto dal pilot. E’ sempre convincente. Pur non essendo Simon il mio personaggio preferito, mi è sempre piaciuto, per cui sono molto contenta che venga reso così bene.
      Ora tocca a Jace, emergere. Su!

      Sulla tempistica io non sono molto “va bé, pazienza”. Almeno potevano aspettare un episodio o due, uno e mezzo, toh! Da mattina a sera non è credibile ed è uno di quegli stupidi errori che va a inficiarre sulla credibilità generale. Come ho detto, se si sceglie di optare per una decisione così rischiosa bisogna gestirla nel migliore dei modi e questo non lo è.
      Lydia, comunque, è stata una piacevole sorpresa, come personaggio inventato.

      Nonostante gli errori, continuo a sperare per il meglio.

      Grazie mille! 😀
      Sei molto gentile. 😀

  2. Allora… devo ammettere che Lydia come personaggio non mi dispiace. Il fatto che a legarla ad Alec non sia stato un matrimonio imposto, ma il riconoscimento di un’affinità mi è sembrata una buona idea. Sappiamo benissimo che Alec non può amarla e che la sua scelta è in un certo senso una richiesta d’aiuto a qualcuno che gli sembra in grado di capirlo.
    Molto bello il confronto fra Luke e Clary, questo porre l’accento sul loro rapporto padre/figlia non poteva che farmi piacere.
    Una cosa con cui non riuscirò mai a riconciliarmi, invece, è questa versione di Camille… Ho finito ora di leggere “L’angelo” e sinceramente… boh 🙁

    • Sì, infatti, per questo la situazione Lydia-Alec è migliore di quanto ci si aspettasse.
      E tuttavia la tempistica… va bé.

      Perché non riesci a riconciliarti con Camille? Per l’aspetto fisico?

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