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Shadowhunters 3×02 – Grossi guai tra Demoni Superiori e bombe atomiche sotto l’Istituto

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Shadowhunters 3×02 – Grossi guai tra Demoni Superiori e bombe atomiche sotto l’Istituto

Secondo appuntamento con la terza stagione di “Shadowhunters”.
“The Powers That Be” è un episodio difficile da giudicare, esprime il desiderio di portare avanti la storia del nuovo demone in città ma lo fa in un modo che, ancora una volta, purtroppo priva gli spettatori della ricchezza e drammaticità dei veri eventi.

Sfortunatamente, questa puntata ha più aspetti negativi che positivi. Sia chiaro: aspetti negativi in quanto pezzo dell’adattamento della saga di “The Mortal Instruments”, non aspetti negativi che sono tali di per sé. E’ indubbio, infatti, che se si parlasse di uno show dalla “sceneggiatura originale”, questo episodio risulterebbe molto piacevole, a suo modo avvincente ma anche divertente. Il problema è che “Shadowhunters” non è uno show dalla “sceneggiatura originale”, riporta in bella vista la scritta “The Mortal Instruments” e da questo punto di vista la sceneggiatura della puntata anticipa eventi togliendoli al loro naturale contesto e così facendo elimina con un colpo di spugna il pathos che nei romanzi è legato a determinati momenti, nonché l’evoluzione di personaggi e di loro relazioni, cose che nella storia hanno un senso perfetto.
L’emblema di tutto ciò è quello che concerne Alec e Magnus. Bisogna dire che ai due, da soli e in coppia, sembra che stiano togliendo tutta l’evoluzione presente nei romanzi, dove entrambi devono prima capire cosa provano l’uno per l’altro, poi imparare a stare insieme affrontando ostacoli non indifferenti, tra i quali, dal punto di vista di Magnus, il suo passato e le sue origini. Ed è un lungo percorso.
Ovviamente siamo all’inizio di questa terza stagione, quindi le cose potrebbero sempre cambiare e questa considerazione è tale in quanto inerente a ciò che abbiamo visto sinora, ma per l’appunto, stando a quanto abbiamo visto fino a questo momento questa osservazione va fatta. La rivelazione di chi sia il padre di Magnus è un tema molto delicato, motivo per cui essa avviene solo alla fine di “Città del Fuoco Celeste”, il sesto romanzo, in un contesto drammatico. Sino a quel momento Magnus si rifiuta di rivelare alcunché del suo passato, a maggior ragione l’identità del padre, e questo crea enormi problemi tra lui e Alec. E la cosa ha senso logico, per dei motivi semplicissimi: Alec, da una parte, ha solo diciotto anni, è alla sua primissima relazione (e che relazione!) e per questo ha bisogno di essere in qualche modo rassicurato, perché lui è quello senza esperienza mentre Magnus non solo ne ha tantissima, ma è immortale e Alec, che è perdutamente innamorato di lui, teme di essere solo un amante estemporaneo nell’infinita vita di Magnus (comprensibilmente), paure che quest’ultimo non riesce a comprendere e per questo resta fermo nella sua chiusura, liquidando la faccenda “passato” come non importante. Magnus, dal canto suo, pur non comprendendo i timori di Alec, dei quali non si accorge nemmeno (cosa per la quale si deve poi assumere la responsabilità, perché tra i due è il più adulto), ha però anche delle sue motivazioni non meno importanti di quelle di Alec. Magnus, infatti, sotto la sua forza di carattere, sotto il suo spirito spumeggiante, il suo sarcasmo e le tonnellate di brillantini, sotto gli abiti firmati, cela profonde ferite, infertegli non solo da sua madre e da quello che pensava essere il padre (entrambi umani), ma dagli Shadowhunter stessi, per secoli, e per questo una parte di lui fa fatica a fidarsi completamente di Alec, ad affidarsi a lui, perché teme di essere respinto prima o poi. E l’identità di suo padre, Asmodeo, uno dei Principi dell’Inferno, rappresenta queste paure e queste ferite ed è per questo che Magnus si rifiuta a lungo di rivelarla ad Alec.


Purtroppo nello show siamo privati di tutto questo lungo percorso, della loro lunga evoluzione e della loro crescita come persone e come coppia. E’ vero che l’età dei protagonisti è stata innalzata rispetto all’originale cartaceo, ma è altresì vero che, come è stato ampiamente mostrato nella prima stagione, Alec è stato mantenuto il ragazzo privo di esperienza che non si è mai innamorato prima di Magnus. Allora perché privare lui e Magnus della loro ricca evoluzione? Ne abbiamo vista solo una minima parte, concentrata nella prima stagione e nella prima parte della seconda, e dalla 2b li vediamo come “coppia sposata” sulla strada della quale vengono buttati ostacoli momentanei (magari inventati di sana pianta, come la scelta di Magnus di schierarsi con la Regina della Corte Seelie, e che mandano anche out of character i personaggi) giusto per dare un po’ di pepe alla loro storia e non tenerli fermi, dare loro qualcosa da fare per poterli mostrare. Uno di questi ostacoli è il personaggio (totalmente inventato) di Lorenzo Rey. Vederli come “coppia sposata” non è una cosa sbagliata di per sé, anzi, solo che non è questo il momento per rappresentare tale situazione, poiché i due ci mettono molto tempo ad arrivare al punto in cui li vediamo adesso sullo schermo.
(E a proposito… autori… Alec e Madzie: we see what you did there. Non è questo il momento. Peraltro nella scorsa stagione con una scelta narrativa piuttosto scellerata hanno reso questa povera bambina un’assassina e adesso pare un dolcissimo confettino…)



Il problema, dunque, non è che non siano belli da vedere (altroché se lo sono!), o che Matthew Daddario e Harry Shum jr. non stiano bene nei loro panni (anzi, totalmente il contrario e, personalmente, non smetterò mai di dire che Matthew è Alec personificato e Harry è un Magnus favoloso), il problema è che con queste scelte narrative, con questa accelerazione inutile, si tarpano le ali ai personaggi, si sminuisce la loro importanza e bellezza, e si tarpano le ali anche ai loro interpreti. Questo dispiace, non solo perché chi è lettore vorrebbe vedere questo percorso, ma soprattutto perché chi non lo è viene privato di esso; infatti, chi li ama già vedendoli così, con così poco utilizzo del loro potenziale e della loro ricchezza, li amerebbe ancora di più vedendoli lottare strenuamente per stare insieme, prima, e per amarsi, dopo, e costruire la loro coppia, conquistare la loro vita insieme.
Il problema non è che non è bello ciò che vediamo, è che non è abbastanza.


Ovviamente, tutto può essere spiegato con il fatto che sembra che gli autori vogliano concentrare tutta la loro storia (e per tutta intendo tutto quello che i lettori hanno visto sinora) nello spazio dello show, che è molto ridotto, come dimostra il fatto che probabilmente sei romanzi veranno adattati, invece che in sei stagioni, in quattro, con potenzialmente due di esse ridotte (la prima e, forse, l’eventuale quarta). Questo per via dei dati degli ascolti, che oggettivamente non sono buoni. La domanda però sorge inevitabile: non sarebbe stato meglio essere fedeli ai romanzi, ottenendo così milioni di spettatori (visto che gli amanti della saga di Cassandra Clare sono milioni e milioni in tutto il mondo) e, di conseguenza, uno show non solo realizzato meglio, ma anche più longevo?

Altro problema resta la questione Simon e Marchio. Anche in questo caso, la rivelazione degli effetti di quel simbolo è molto più drammatica e sconvolgente di quanto mostrato nello show. (Qualcuno è in grado di spiegare perché Simon viva ancora in una rimessa per le barche?)

Infine, Luke, perché anche in merito a lui lettori e spettatori sono privati dello spessore del personaggio e della profondità del suo legame con Clary, per la quale è non “un”, ma “IL” vero padre.

E’ vero che carta e schermo sono due mezzi narrativi diversi e che per questo motivo un adattamento su schermo, grande o piccolo che sia, di una storia nata sulla carta necessiti di alcuni accorgimenti, ma nei titoli di testa di ogni episodio appare la scritta “The Mortal Instruments”, motivo per cui non si possono considerare i due prodotti, romanzi e telefilm, come staccati. Non lo sono. Lo show è l’adattamento dei romanzi e stante questo fatto in un’analisi bisogna evidenziare dove vengono commessi degli errori e quali essi siano.

Nonostante queste scelte narrative del tutto biasimabili, la puntata ha anche dei momenti positivi.

Catarina Loss. Una volta tanto, è bello vedere un personaggio che per ora è come descritto nel libro, sia per quanto riguarda la sua occupazione (ricordiamo che Luke è un antiquario, non un poliziotto) che il suo aspetto. Infatti, Catarina è di un meraviglioso blu e cela questo segno della sua origine demoniaca con un incantesimo che la fa apparire una normale umana.
Inoltre, sicuramente da apprezzare è il fatto che venga mostrato il bellissimo rapporto che c’è tra Catarina e Magnus.
Restando in tema Stregoni, di Lorenzo Rey una cosa è apprezzabile (a parte la casa e l’aver ricordato che gli Stregoni sono in tutto il mondo e in ogni città importante c’è un Sommo Stregone), ovvero avergli fatto esprimere insicurezza in merito ai suoi ricordi e a quando ha acquisito alcuni oggetti, perché è un tratto abbastanza comune per gli Stregoni, Magnus ad esempio cambia la sua età in continuazione.

 

La faccenda “Demone Superiore” per ora è da inserire in questa categoria, perché questo personaggio resta intrigante e, se da una parte si fatica a capire, o essere certi, di quale storia stiano costruendo per lei, dall’altra è normale che l’introduzione degli eventi che la riguardano avvenga in modo graduale (succede così anche in “Città degli Angeli Caduti”, il quarto libro, di cui questa parte dovrebbe costituire l’adattamento). Speriamo solo che venga mostrato il suo vero piano.
(“We are under siege by a Greater Demon”… e aspetta di scoprire quale, Alec.)




Simon e Maia. Indubbiamente dovrebbero essere meno romantici, ma non si può negare che siano carini e in fondo nei romanzi non li si vede come coppia.


Luke e Isabelle. La loro scena è molto tenera e ricorda il fatto che Luke non sia solo il padre di Clary, ma sia anche sempre presente e disposto ad aiutare tutti loro. Sarebbe bello che Luke venisse usato di più, perché lui è del tutto coinvolto negli eventi che riguardano i ragazzi.

Gli effetti speciali sono in continuo miglioramento.


Jace. E lui è l’aspetto veramente positivo. Tralasciando la cena a quattro, che ci saremmo risparmiati, la sua scena con Isabelle è stata molto carina soprattutto perché ha dato un senso del rapporto fratello-sorella che c’è tra loro (quel ciondolo va riparato e riportato al collo di Isabelle, però). Inoltre, è stata molto divertente la telefonata con Simon, che si spera sia il preludio all’approfondimento del loro rapporto per situazioni che i lettori hanno ben presenti (peraltro davvero in character il particolare di Jace che riattacca il telefono in faccia a Simon), così come è stata molto carina la scena della dichiarazione a Clary, anche se pezzi di essa risalgono a “Città di Vetro” (il terzo romanzo dell’esalogia, del quale la 2b è stata la trasposizione) e in quel contesto essa è molto più romantica (e per molto si intende livello poetico).
Infine, il vero, enorme aspetto positivo è, per ora, l’accuratezza dei suoi sogni e dunque di ciò che lo tormenta. Una cosa che si spera gli autori abbiano ampliato e approfondito nei prossimi episodi.




Classifica dei 3 momenti “what the hell”:

  • Perché, invece di adattare la storia per quella che è, gli autori si inventano cose senza senso e poi copiano da altre parti de “Le Cronache degli Shadowhunters” sulle quali non hanno i diritti? Quello che vediamo accadere agli stregoni alla festa di Lorenzo Rey, a Catarina all’ospedale e anche a Magnus, a casa, nonché la proposta di Raj di “rinchiudere gli stregoni” sono copiature di ciò che è presente nel romanzo “Signore delle Ombre” (pubblicato un anno fa), il secondo della trilogia “The Dark Artifices”, che si svolge cinque anni dopo gli eventi di “The Mortal Instruments”. E ovviamente, i motivi alla base di questi problemi sono altri.
  • Angelic core. Direi che basta già questo.

  • La cena a quattro. Ma bisognava proprio realizzarla? E aggiungo: Jace, Maia, ma dire che lei lo aveva raccontato una sera che eravate sbronzi, al pub? Troppa fatica?

Top 3:

  • Hanno finalmente introdotto la figura dei Principi dell’Inferno! Non doveva essere rivelato chi è il padre di Magnus, ma che abbiano introdotto la figura di questi Demoni è positivo. E con loro… EDOM!
  • L’isola di Wrangel! Ovviamente nei libri ha un ruolo più drammatico e non si finisce in esilio così facilmente, ma ci hanno spedito Raj. Addio Raj, non sentiremo la tua mancanza. Sei pregato di non tornare mai più. Se metà dei tecnici della Telecom vogliono accompagnarlo, non c’è alcun problema, anzi.

  • La faccia di Alec davanti a Lorenzo Rey. Nonostante il fatto che tutta questa parte sia un’accozzaglia di roba inventata e copiata da altre parti delle Cronache, la faccia di Alec è impagabile, con l’evidente “Ma chi è questo pallone gonfiato che tenta di umiliare il mio uomo?” stampato lì, e strappa un sorriso, così come il suo “Language!” a Magnus all’arrivo di Madzie.
    I momenti sono sbagliati, è tutto troppo accelerato, ma Alec e Magnus sono sempre bellissimi.


Bene, per questo sedondo episodio mi fermo qui e vi lascio non con il promo della prossima puntata “What Lies Beneath” (finora non uscito), ma una clip.

Alla prossima settimana e Buona Pasqua a tutti!

Ricordatevi di passare in queste meravigliose pagine per news, aggiornamenti e spoiler settimanali sugli episodi, news sui nostri attori e personaggi preferiti e tanto altro!

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Sam
Simona, che da bambina voleva diventare una principessa, una ballerina, una cantante, una scrittrice e un Cavaliere Jedi e della quale il padre diceva sempre: “E dove volete che sia? In mezzo ai libri, ovviamente. O al massimo ai cd.” Questo amore incondizionato per la lettura e la musica l'ha portata all'amore per le più diverse culture (forse aiutato dalle origini miste), le lingue (in particolare francese e inglese) e a quello per i viaggi. Vorrebbe tornare a vivere definitivamente a Parigi (per poter anche raggiungere Londra in poco più di due ore di treno). Ora è una giovane legale con, tralasciando la politica, una passione sfrenata per tutto ciò che all'ambito legale non appartiene, in particolare cucina, libri e, ovviamente, telefilm. Quando, di recente, si è chiesta in che momento, di preciso, sia divenuta addicted, si è resa conto, cominciando a elencare i telefilm seguiti durante l'infanzia (i preferiti: Fame e La Famiglia Addams... sì, nel fantasy ci sguazza più che felicemente), di esserci quasi nata. I gusti telefilmici sono i più vari, dal “classico”, allo spionaggio, all'ambito legale, al “glamour”, al comedy, al fantastico in senso lato, al fantascientifico, al “giallo” e via dicendo. Uno dei tanti sogni? Una libreria. Un problema: riuscirebbe a vendere i libri o vorrebbe tenerli per sé?

3 COMMENTS

  1. “nei titoli di testa di ogni episodio appare la scritta “The Mortal Instruments”, motivo per cui non si possono considerare i due prodotti, romanzi e telefilm, come staccati. Non lo sono. Lo show è l’adattamento dei romanzi e stante questo fatto in un’analisi bisogna evidenziare dove vengono commessi degli errori e quali essi siano.”

    Mi dispiace enormemente leggere certe cose su un sito specializzato nel settore come questo.
    Secondo questo ragionamento, Game of Thrones, in quanto adattamento della serie Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, andrebbe analizzato confrontandolo con i libri, quando le ultime due (fra un anno tre) stagioni sono basate sul nulla cosmico in quanto l’autore dei libri ancora non ha terminato gli ultimi due romanzi della serie. Di conseguenza le ultime due stagioni sono enormi errori perché basati sul nulla? No, le si va a giudicare in base al percorso visto nella serie tv.
    Questo è solo un misero esempio di quanto questo ragionamento sia sbagliato e vederlo scritto pubblicamente su un sito del genere mi dispiace un sacco.

    Dal primo momento che una casa di produzione compra i diritti di un libro, si compra lo sfruttamento dei personaggi, dei luoghi, delle creature e di tutta la trama e, a prescindere della fedeltà che i produttori SCELGONO o meno di avere, diventano automaticamente prodotti scollegati. Non solo, vengono anche scritti da persone con idee e interpretazioni ed esperienze di vita che influiscono su ciò che si va a scrivere e nessuno al mondo potrà replicare il lavoro della Clare. Anche l’adattamento più fedele al mondo sarà comunque diverso dal prodotto su cui si ispira.
    Una cosa nella serie tv è un errore se va contro a ciò che viene detto nella serie tv, non perché nel libro succede diversamente.
    Penso sia una cosa abbastanza grave da dire in una “recensione”.
    E non parlo di opinioni personali come “questa scelta mi piace, questa non la trovo sensata” che sono appunto personali e indiscutibili. Qui parlo proprio del concetto sbagliato “c’è scritto che è basato sui libri allora deve essere uguale altrimenti è sbagliato”, quando non è così.
    Elencare le differenze romanzo-telefilm ci può stare. Personalmente la trovo una cosa stupida ma ci sta. Ma uscirsene con “non sono prodotti scollegati” definendo “errori” scelte narrative diverse dai libri è qualcosa di assurdo, qualcosa che in una recensione su un sito del genere non pensavo di leggere.

    • Ciao!

      Sono in ritardo, ma con la Pasqua in mezzo… ora, però, eccomi a risponderti.

      Sai, quando ho scritto questa recensione sul mio pc (perché noi dello staff anche quando scriviamo articoli umoristici non buttiamo giù cose a caso, ci pensiamo, ripensiamo, rileggiamo e decidiamo se inserire o meno parti di quanto abbiamo scritto), immaginavo che qualcuno potesse obiettare tirando in ballo “Game of Thrones”.
      La risposta alla tua domanda è OVVIAMENTE NO. Il che è anche scontato, lo ammetto, ma è la verità. Il motivo è “Elementare, Watson” e lo hai citato tu nel tuo commento… per cui in teoria l’obiezione non andrebbe nemmeno fatta, ma nessun problema, anzi, parliamone, anche perché così mi dai l’occasione di esprimere il mio amore per lo show (da lettrice della saga di Martin), visto che a recensirlo favolosamente è la nostra amata Ale. 🙂
      “A Song of Ice and Fire” è una saga letteraria incompiuta, quindi gli autori di “Game of Thrones” sono obbligati a creare le sceneggiature basandosi su materiale parziale e incompiuto che è stato consegnato loro.
      “The Mortal Instruments”, invece, è terminata anni fa, tanto che al momento con i libri siamo oltre quegli eventi.

      Mi addentrerò in spiegazioni più esaustive, adesso, al fine di spiegare meglio il tutto, mi scuso per la lunghezza.

      In GOT, senza dubbio, già dalla quinta stagione ci sono stati cambiamenti importanti (tipo Dorne) per motivi che sono talmente ovvi da essere scontati: non avendo più romanzi finiti a cui attingere, per la storia dalla stagione successiva in poi, gli autori hanno dovuto compiere scelte in parte dettate dal fatto che lo schermo è uno strumento narrativo diverso dalla carta (per tempistiche e quant’altro), in parte perché costretti a eliminare personaggi il cui futuro era sconosciuto. Nel senso: sicuramente gli showrunner con gli scritti che Martin ha fornito loro sapevano che la maggior parte di quei personaggi sarebbe morta, ma dovendo mettere la pezza a una mancanza enorme dell’autore hanno deciso di fare l’unica cosa che potevano, ovvero eliminarli in modo rapido per andare al succo della storia, concentrando su questo il cuore della trama (a cui i romanzi hanno sempre puntato) delle ultime stagioni, anche perché è fondamentalmente l’unica cosa che hanno in mano. Questo ha comportato tagli pesanti e alterazioni che possono anche non piacere, verissimo (io pure preferisco la versione originale di Dorne, tanto per dire), ma è comunque tutto comprensibile perché mancano le basi cui attingere.
      E’ interessante notare, infatti che (quinta stagione a parte, che come dicevo gli autori hanno dovuto pianificare senza certezze per il prosieguo della storia da parte delle sue fondamenta – ovvero i romanzi – e questo spiega il perché dei cambiamenti), finché hanno avuto i romanzi gli autoridi GOT si sono attenuti il più possibile alla trama originale. Non solo: si sono ben guardati dal tenere lontano l’autore degli stessi, coinvolgendolo nella realizzazione dello show (cosa che è proseguita anche se Martin poi è andato un po’ più dietro le quinte – basta sentire lui parlare alle premiazioni post S4 – e proseguirà con gli spin off, infatti la scorsa estate lui stesso ha dichiarato di essere stato a Los Angeles per un periodo per scrivere ben 5 potenziali spin off con lo staff HBO).
      Chissà come mai… perché volevano un buon prodotto e per avere un adattamento di un romanzo e/o di una saga letteraria che sia un buon prodotto di solito è meglio restare il più possibile aderenti ai romanzi, nonché tenersi vicino l’autore dell’opera, anche per poter sfruttare il bacino di amanti della storia e poter giovare di questo per l’adattamento su schermo (grande o piccolo che sia).
      (E questo senza sottolineare come a livello di show “Game of Thrones” sia realizzato meglio sotto ogni aspetto, ma ciò è dovuto al fatto che la HBO è un colosso – che per di più punta sempre alle candidature a premi seri -, a differenza di Freeform ex ABC Family.)

      Ti farò anche un altro esempio: “Outlander”.
      Bellissimo show, davvero ben riuscito. Certo, anche in questo caso parliamo di un’emittente con più soldi, ma di base lo stesso principio di “Game of Thrones”: tenersi l’autore vicino per avere aiuti sulle sceneggiature e restare il più possibile fedeli ai romanzi, apportando quei cambiamenti necessari al diverso mezzo narrativo, perché certe cose che funzionano sulla carta non funzionano sullo schermo, dove possono spezzare il ritmo (quindi sì a concentrazioni di alcune parti, a tagli di cose superflue su uno schermo, e via dicendo).

      Esempi cinematografici: “Il Signore degli Anelli” e “Harry Potter”.

      Tutte cose con differenze e tagli (alcuni discutibili), ma nonostante questo molto fedeli ai romanzi. Per “Harry Potter” la produzione ha fatto la stessa cosa fatta dalla HBO e dalla Starz, ovvero hanno tenuto l’autrice ben stretta a loro per avere un aiuto nella stesura delle sceneggiatura.

      Tutti questi esempi dimostrano esattamente che non si possono considerare gli adattamenti come del tutto indipendenti dai romanzi dei quali sono, per l’appunto, la versione adattata in immagini.
      Gli adattamenti su schermo dipendono dai romanzi dei quali sono, di nuovo per l’appunto (e scusa per le ripetizioni) l’adattamento, perché senza quei romanzi non esisterebbero.

      La necessità di cambi per il diverso mezzo narrativo è una cosa che io ho sempre sottolineato nelle mie recensioni e che, non aspettandomi che tu le abbia lette tutte dal pilot in poi, ribadisco qui in modo convinto giusto per dovere di chiarezza nel nostro dialogo 🙂 : certe cose vanno fatte in modo diverso sullo schermo, per quello che ho detto qui sopra.
      Ed è quest’opera necessaria di “aggiustamento” per il diverso mezzo narrativo che crea le naturali differenze tra romanzi e loro adattamenti e che quindi porta ad affermare correttamente che non portà mai esistere un adattamento uguale in tutto e per tutto al romanzo. Che un adattamento su schermo non possa riportare anche le virgole dei romanzi è ovvio per tutto ciò che ho detto poc’anzi.
      C’è differenza, però, tra realizzare tagli di cose che su uno schermo sarebbero superflue, concentrare certe parti per non spezzare il ritmo, per mantenere unitarietà dell’azione e quant’altro, e stravolgere una trama che è stata pensata e costruita con scopi precisi, affinché i pezzi si incastrassero gli uni con gli altri, mettendo cose che poi rischiano di creare buchi di trama.
      E’ vero che, una volta che la realizzazione dell’adattamento viene affidata a un’emittente, gli showrunner hanno il diritto di mettervi mano, ma questo diritto non significa che tutto ciò che viene fatto sia giusto a prescidere per il solo fatto che una casa di produzione ha pagato l’autore, e c’è un rovescio della medaglia: se si decide di alterare una trama costruita in anni e che fila senza problemi se ne paga lo scotto quando si creano incongruenze.
      Ti faccio un esempio di queste incongruenze, cose senza senso: Alec che, nello scorso episodio, ha svelato che gli è stato chiesto di entrare a far parte del Consiglio (cosa che come ho spiegato la scorsa volta è un invito in realtà fatto alle razze di Downworlders, affinché scelgano dei rappresentanti che dovranno sedere in Consiglio)… peccato che Alec in quanto Shadowhunter ci siede di diritto nel Consiglio, perché il Consiglio è, per l’appunto, formato da Shadowhunter maggiorenni.

      Motivo per cui no, non è stupido far notare le differenza tra serie tv e romanzi, perché la cosa non è fine a se stessa, ma serve a spiegare a chi non ha letto i romanzi il motivo delle critiche a ciò che non funziona, a spiegare perché si evidenzia come una cosa non abbia senso, sia un’incongruenza.
      Il tutto perché se si fa un’affermazione bisogna spiegarla e non si può pretendere che tutti conoscano la storia originale.
      E dunque è assolutamente compito di chi, su un sito come questo, esprime una critica (sia essa positiva o negativa, a maggior ragione quando è negativa, persino) motivare tale critica.
      E criticare, termine neutro che significa analizzare, è uno dei compiti di un sito come questo.

      Ma ti dirò anche un’altra cosa: il tutto dipende, ovviamente, dai romanzi dai quali si parte, non è un discorso che vale a prescindere, bisogna sempre valutare il caso concreto.
      Basta vedere l’esempio di “The Vampire Diaries”, che con le prime 4 stagioni è stato un esempio positivo di alterazione della trama dei romanzi, poiché quella originale sullo schermo non avrebbe funzionato affatto.

      Non si può mai fare di tutta l’erba un fascio, bisogna valutare i casi singoli, non è tutto bianco o nero.
      Con “The Vampire Diaries” i cambiamenti massicci hanno funzionato e infatti le prime 4 stagioni (le prime 3 in particolare) hanno avuto un notevole successo anche di pubblico. Con “Shadowhunters” non funziona, come dimostrano i dati, perché si è presa una storia che funzionava e la si è voluta alterare senza motivo e senza nemmeno farlo bene.

      Dopodiché, ribadisco quanto ho sempre detto ovunque: che ad alcuni lo show piaccia ugualmente VA BENISSIMO e personalmente non ho niente contro chi lo apprezza comunque, anzi, mi fa piacere. 🙂

      Buona serata e alla prossima! 🙂

      • La cosa che hai sottolineato negli esempi che hai portato è che in quegli adattamenti le emittenti si sono tenute vicino gli autori per realizzare un adattamento più fedele. È una scelta che spetta all’emittente. Una volta comprati i diritti, cosa vogliono fare? Un adattamento fedele? Un adattamento parzialmente fedele? Poter sfruttare i personaggi e il mondo creato nel romanzo per fare qualcosa di nuovo? Sta a loro decidere. C’e chi sceglie per l’adattamento fedele (e questa scelta dipende da tantissimi fattori) e c’e chi sceglie la libertà assoluta (sempre per mille motivi possibili). È una scelta dell’emittente, nessuno può dire se sia giusta o meno. Attualmente Shadowhunters è alla terza stagione, quindi evidentemente una scelta così pessima non si è rivelata. Però certe cose che nelle varie recensioni definisci errori “perché nel libro…” non stanno in piedi. Perché si, nel libro le cose funzionano in un determinato modo, nella serie tv in un altro. Non mi sembra (e correggimi se sbaglio) che abbiano mai detto che tutti gli Shadowhunters maggiorenni fanno parte del consiglio, né a che età si diventi maggiorenni nel mondo degli Shadowhunters. Di conseguenza perché è errore? Perché nel libro funziona in modo diverso? Poi per carità, sono il primo che sottolinea che la serie ha mille difetti e controsensi, ma un conto è far notare i controsensi all’interno della stessa serie, un conto è chiamare “errore” qualcosa che è semplicemente diverso dal libro.
        Altra cosa: qualora la serie tv vada benissimo e arrivi alla quinta, sesta, settima e oltre stagioni… Freeform ha i diritti a malapena fino al sesto libro. Continuando di questo passo, si dovrebbe arrivare ad una quinta (più o meno) stagione sfruttando i diritti. E dopo? Mettiamo che la serie vada talmente tanto bene che la rinnovano ancora e ancora, cosa si fa? Ogni cosa è errore perché tutto inventato? Oppure in questo caso no in quanto non hanno i diritti e sono costretti ad inventare? Capisci che il “in un caso vale, in un altro no” non sta molto in piedi.

        Comunque ognuno è libero di elencare le differenze con l’opera originale ed esprimere il proprio consenso o meno. L’unica cosa che non apprezzo è elencare le differenze sostenendo che le scelte della serie tv sono insensate o sbagliate o qualsiasi cosa solo perché diverse.
        Un esempio:
        Tutto il fatto del Marchio di Simon. Sono il primo che ha storto il naso vedendo come gli è stato applicato, ma prima di giudicarlo voglio vedere dove vogliono arrivare e perché. Ancora, correggimi se sbaglio, non mi sembra che nella serie tv sia stato detto che i Seelie non possono applicare i Marchi, mi sembra dicano solo che sono metà angeli e metà demoni (forse neanche questo). Quindi non riesco a dire che è sbagliato perché nei libri questa cosa sarebbe assurda, perché nel mondo della serie tv ci può anche stare. Magari nell’ultimo episodio tireranno fuori un colpo di scena che spiega tutto magnificamente e tutto avrà un senso.
        Per quanto mi riguarda (quindi ovviamente è una cosa mia), analizzerei l’episodio per quanto riguarda la serie tv aggiungendo alla fine “nel libro succede così”, ma solo per far sapere a chi non ha letto i libri come stanno le cose nell’opera originale. Ma questo proprio perché sono prodotti scollegati, quindi se qualcuno non ha letto i libri ma segue solo la serie tv, questi input possono servire come incitamento a iniziare i libri più che a sottolineare differenze.

        Poi oh, magari sono limitato mentalmente io però ritengo che i motivi per considerarli prodotti scollegati siano maggiori.

        Ps: in Harry Potter, sebbene avessero gli input dalla Rowling, sono riusciti a fare una cosa a caso soprattutto col sesto film solo perché la produzione voleva fare un ultimo film dai toni leggeri prima del gran finale quindi anche qui si vede che è una sola questione di scelte

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