
Benvenuti ad una recensione rigorosamente spoiler free (anche se in realtà basterebbe una veloce ricerca su Google per spoilerarvi) della miniserie di Netflix con Octavia Spencer, Self-Made, su Madam CJ Walker.
Quattro episodi per raccontare brevemente la storia della scalata al successo della prima miliardaria di colore d’America, tutto tratto dalla biografia On her own ground di A’Lelia Bundles, discendente diretta di Madam e qui impegnata anche a scrivere la sceneggiatura.
Sarah Breedlove – vero nome di Madam CJ Walker – nasce qualche anno prima dell’emancipazione dei neri, si sposa a 14 anni, rimane vedova del primo marito a 20. Gli anni successivi, li passa cercando di crescere la figlia e lavorando come lavandaia, col risultato che inizia a perdere i capelli. L’incontro con un preparato di Addie Monroe le cambia la vita e la motiva nel voler creare un prodotto che sia adatto alle donne di colore e ai loro specifici capelli.
Inizia così l’avventura di una donna determinata che distrugge ogni ostacolo di natura razziale e maschile che le si pone sul cammino.
Self-Made si regge sulle spalle della sempre eccezionale Octavia Spencer e in quattro puntate si presta benissimo ad una maratona di una sola serata (come ho fatto io).
Malgrado talvolta pecchi di eccessiva semplificazione, la narrazione si mantiene su un buon ritmo e la protagonista riesce a catturare abilmente l’attenzione dello spettatore, portandolo a tifare per la riuscita del suo intento.
Il cast di comprimari ha alcuni nomi importanti – Tiffany Haddish e Blair Underwood su tutti – ma spesso finisce per farle da spalla più che avere contorni propri.
Ciononostante, la storia di Madam CJ Walker è una finestra importante su un mondo, quello della prima imprenditoria di colore, che non era privo di difetti. Ciò che emerge con chiarezza dalla storia di Sarah è il maschilismo che la circonda: il vero nemico non è tanto il mondo bianco (che è dipinto sullo sfondo) o la concorrenza (che si fa portatrice di un altro tema: il posto dei mulatti nella società dell’epoca) quanto gli stessi uomini che reputano che l’unico posto per una donna sia la cucina (e la camera da letto).
Su tutto e tutti, si erge Madam CJ Walker che abbatte uno ad uno gli ostacoli, restando fedele a se stessa e a coloro che le sono accanto.
A visione ultimata si ha comunque l’impressione che avrebbero dovuto farne un film di due ore (rinunciando ad alcune scene) per rendere tutto più compatto, oppure avrebbero dovuto aggiungere almeno due episodi, per permettere un approfondimento anche di altri personaggi e tematiche.
Nonostante i difetti, Self Made, la miniserie con Octavia Spencer, è un buon prodotto e lo consiglio. Gli spunti di riflessione su cui costruire un eventuale approfondimento sono tanti ma soprattutto Octavia Spencer regge l’intera serie tv con la maestria che la contraddistingue e il suo personaggio magnetico traghetta lo spettatore attraverso una storia interessante ed accattivante.
PS. Da notare come tra i produttori figuri il cestista LeBron James e la regista sia Kasi Lemmons che ha diretto il recente Harriet dedicato ad Harriet Tubman, un’altra eroina della storia afroamericana.