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Scream Queens | Recensione 2×07 – The Hand

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Scream Queens | Recensione 2×07 – The Hand

Carissimi addicted, bentornati al consueto appuntamento settimanale con Scream Queens! L’episodio di questa settimana si è rivelato inaspettatamente piacevole e lo spostamento momentaneo del focus su Chanel #3 e sul dottor Cassidy Cascade si è rivelata una scelta azzeccatissima per spezzare la monotonia e regalarci qualcosa di completamente diverso dal solito.
Ho anche apprezzato tantissimo lo spazio dedicato a Holt nella sua individualità e il tentativo di analizzarlo come una personalità distinta, una figura per una volta scissa dalla presenza schiacciante di Chanel e dalla relazione con lei.

Fin dall’inizio è stato messo in evidenza il fatto che la mano del dottor Holt è dotata di una volontà propria ed era abbastanza ovvio che prima o poi gli autori si sarebbero decisi ad approfondire ulteriormente l’argomento.
La parte dell’episodio dedicata al duello psicologico e non, fra l’uomo e il suo arto estraneo, è stata costruita in maniera efficace, aumentando gradualmente la tensione fino al momento risolutivo in sala operatoria e facendola poi definitivamente esplodere negli ultimi secondi dell’episodio.
I tentativi di instaurare una relazione con Chanel ci hanno permesso di scorgere un aspetto inedito della ragazza, un inaspettato accenno di maturazione nella gestione dei rapporti con l’altro sesso e una maggiore decisione nel pretendere per sé un minimo di quel rispetto che nessuno le ha mai tributato.
Rispetto che Holt sarebbe più che disposto a concederle, probabilmente, se non fosse impegnato in una lotta disperata per impedire alla sua avversaria di prendere il sopravvento…
Un’altra curiosità lasciata cadere con molta noncuranza, secondo me, è il ritorno dell’ossessione di Holt per Harvard, presentatasi stavolta sotto forma di password (SONO ANDATO AD HARVARD). Rimane da capire se si tratta solo di una peculiarità divertente che gli autori hanno intenzione di sfruttare di tanto in tanto per alleggerire il tono degli episodi o se si tratta effettivamente di un particolare che porterà a nuovi, insospettati sviluppi narrativi (uno su tutti il fatto che Holt Harvard non l’ha nemmeno mai vista da lontano e che quindi il più brillante chirurgo d’America magari non è neppure laureato).
Con la mancata scomparsa degli istinti omicidi del dottore dopo l’operazione che lo ha liberato della sua mano assassina, si apre inoltre tutta una serie di nuovi, affascinanti interrogativi sull’origine del suo desiderio di uccidere.

La Munsch in questo episodio ha dato, a mio parere, il peggio di sé. Sono d’accordo sul fatto che il suo personaggio è sempre stato caratterizzato da una sorta di cinico egoismo, ma in questo frangente è arrivata addirittura a sfiorare il fanatismo.
Nella sua ansia di far parlare dell’ospedale, non ha esitato a mettere il dottor Holt nella scomoda posizione di dover venire meno alla sua etica professionale, mettendo a rischio la vita di una paziente per non perdere il suo posto di lavoro.
Quello che le è mancato in questo episodio è l’affilata lucidità che generalmente la contraddistingue e che la mette solitamente in grado di valutare con un rapido colpo d’occhio il potenziale impatto di ogni situazione sul proprio tornaconto.
In questo caso, credo che la disperata necessità di risollevare le sorti dell’ospedale le abbia impedito di soppesare appieno il peso delle conseguenze di un eventuale fallimento dell’intervento realizzato da Holt. Ad andarci di mezzo, infatti, non sarebbe tanto il chirurgo che ha eseguito l’operazione, quanto la struttura che ha dato il permesso di procedere con un intervento a tal punto rischioso.
Se la paziente fosse morta, grazie alla copertura mediatica permessa dalla stessa Munsch, l’evento avrebbe avuto ripercussioni disastrose e letalmente definitive per il CURE, la cui reputazione era già sul punto di crollare. E anche in caso di successo l’introduzione di un elemento critico esterno in un ambiente, in cui non vige alcun rispetto per i più basilari principi deontologici e sanitari, avrebbe rappresentato comunque un rischio calcolato eccessivo, cosa in seguito confermata dalla piega presa dagli eventi.
E proprio la morte del giornalista in un momento tanto provvidenziale, mi porta a interrogarmi sulla reale identità del secondo misterioso assassino.
E se dietro una delle maschere da cattivone verde si nascondesse in realtà proprio la Munsch? Se la sua malattia avesse come effetto collaterale una forma di follia violenta in grado di spingerla al massacro? Era un’ipotesi che finora non mi ero mai curata di prendere in considerazione, ma che ora comincia ad affacciarsi alla mia mente in maniera più insistente, soprattutto per il fatto che il killer è stato ben attento a non uccidere la Chanel di cui non ricordo assolutamente il numero, ma l’ha lasciata in uno stato di morte cerebrale in modo che potesse donare il suo cuore e rendere pertanto possibile l’intervento di separazione.
Intervento che comunque siamo felici sia avvenuto perché ci ha regalato alcuni dei momenti comici migliori dell’intera serie, le facce di Chanel e il suo successivo svenimento e l’esibizione canora delle nostra tre svampite preferite.

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E veniamo ora a un altro dei punti focali dell’episodio, la complessa relazione fra il dottor Cassidy Cascade e Chanel #3 e la scoperta da parte di quest’ultima dell’identità segreta della sua dolce metà.
Io non so su che basi scientifiche Chanel #3 abbia fondato il suo test, ma per qualche strano caso del destino che sfugge alla mia comprensione e a ogni legge statistica sembra aver funzionato in maniera perfetta, aiutandola a capire non solo la causa alla base della condizione di morte apparente del ragazzo, ma anche il fatto che dietro alla maschera del serial killer che sta tormentando l’ospedale si nasconde proprio il nostro bel dottore.
La scoperta del segreto di Cascade ha portato inaspettatamente a un avvicinamento fra i due ragazzi: dopo un’intensa fase di consultazione con Myrtle, uno dei cadaveri ospitati dall’obitorio (strano che si trovi ancora qualcuno nell’obitorio, data la tendenza della Munsch a gettare gente a spron battuto nella palude), Chanel #3 decide di rischiare e di dare una possibilità alla sua neonata relazione, a dispetto dei rischi per se stessa e per le sue amiche.
Dal canto suo, Cassidy sembra subire l’influsso positivo della ragazza e ha cominciato a sentire un certo pentimento per gli omicidi di cui si è macchiato in passato.
La sua redenzione arriva al punto di fargli infrangere la promessa fatta alla sua alleata, l’infermiera Hoffel, e da spingerlo a rivelare l’esistenza del secondo assassino.
Con queste premesse comincio a temere che Cascade, che ormai ha sicuramente perso la sua connotazione di cattivo e comincia a tingersi di nuove sfumature. Mi dispiacerebbe perdere il suo personaggio proprio ora che comincia a mostrare un cospicuo numero di interessanti sfaccettature e che la sua storia con Chanel #3 si sta rapidamente affermando come una delle più interessanti dal punto di vista della profondità emotiva.
Rimane il mistero sulla sua ultima, criptica affermazione: a chi avrebbe promesso di fare in modo che tutto vada per il verso giusto? E che cosa intende con queste parole?

Menzione d’onore per Hester che, nonostante sia stata relativamente assente in questo episodio, ha fatto in modo da escludere Holt dalla lista dei sospettati e ha confermato di essere a conoscenza delle attività segrete di Cascade.

Dato che stavolta (per fortuna) Zayday ha brillato per la sua assenza, non mi resta che darvi appuntamento al prossimo episodio, che promette nuove, sconvolgenti rivelazioni…

https://www.youtube.com/watch?v=HY1Bd4HZFqU

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