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Revenge | Recensione 4×12 – Madness

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Revenge | Recensione 4×12 – Madness

Due su Tre, un altro sospiro di sollievo. Per quanto mi riguarda Revenge “azzecca” anche il secondo dei tre episodi di gennaio e pone certamente le basi per fare strike la prossima settimana. Non so voi, ma io perdo la testa per quella sensazione di precisione che si respira a volte in alcuni episodi di serie tv, soprattutto quelli dalla trama intrecciata come Revenge, la sensazione di soddisfazione che si prova quando i pezzi del puzzle si incastrano perfettamente nei loro spazi, permettendoti di intravedere la figura finale e convincendoti dunque che sei sulla strada giusta. Ed è proprio questo ciò che ho avvertito nell’ultimo episodio, la voglia di dare risposte importanti prima di rimettere tutto in gioco, prima di permettere a Malcolm Black di fare la sua magia.

 

Due grandi storyline sono state affrontate: una principale, quella che aspettavamo di conoscere dal season finale della terza stagione e che ovviamente porta il nome di David Clarke; l’altra secondaria ma gestita sinceramente benissimo, con quel piccolo carico di emotività quasi indispensabile ma che tante volte rappresenta solo un miraggio in Revenge e questa volta in fondo non fa eccezione. Menzione speciale per il perfetto collegamento tra le due storyline, apparentemente così distaccate ma in realtà più intrecciate di quanto gli stessi protagonisti potessero immaginare.

Partiamo dalla notizia del secolo: da quando la stagione è cominciata, questo è senza dubbio il primo ed unico episodio in cui io non pensi ad almeno dieci modi cruenti per uccidere David Clarke, tra i quali costringerlo ad ascoltare le canzoni di Justin Bieber e Paris Hilton o sottoporlo a un binge watching forzato dell’intera filmografia dell’Arcuri. Per la prima volta da quando è tornato, ho rivisto lo spessore e l’umanità di un personaggio che apprezzavo paradossalmente di più quando era solo il ricordo di una bambina la cui vita era stata distrutta e non adesso, che ho la possibilità di conoscerlo davvero e che troppe volte invece ho sperato che di lui fosse effettivamente rimasto solo il ricordo. Ma ecco che quando meno te lo aspetti, cominciamo a rivedere l’uomo e non solo il fantoccio ingrato e assetato di vendetta che portava il suo volto e il vero David Clarke, quello che è stato costretto a cambiare o forse sarebbe meglio dire a stravolgere la sua vita e la sua intera persona per colpa di un inganno, quel David Clarke inizia a mostrarsi in tutta sincerità di fronte a quei due bambini con cui giocava sulla spiaggia quando la sua fiducia negli altri era talmente accecata da non riuscire a vedere il tradimento che prendeva forma proprio al suo fianco. Deciso a portare a termine il suo piano di ripagare Victoria con la stessa moneta, David informa Emily delle sue intenzioni e in un tentativo disperato di avere una parvenza di vita e di lieto fine con l’unica persona di cui ha sempre avuto bisogno, Emily chiede a suo padre una sola possibilità, quella di conoscersi per davvero, fuori dagli Hamptons, al di là della vendetta e dei Grayson, oltre i torti subiti e il sangue innocente che inevitabilmente era stato versato. Emily chiede a David di andare via, soltanto loro due, di lasciarsi il passato e le sofferenze alle spalle, soprattutto ora che entrambi credono morto Malcolm Black, rimasto ucciso per quanto li riguarda nella trappola inscenata per lui da David. E per la prima volta da quando è tornato, anche lo stesso David è disposto a sperare ancora, è disposto a concedersi un’altra possibilità, quella di vivere la vita che ingiustamente gli era stata negata al fianco di sua figlia, rinunciando a Victoria, al suo desiderio di vendetta, a quell’oscurità che ormai lo aveva travolto pienamente.

Ma alla fine l’abbiamo sempre saputo, “this is not a story about forgiveness” e il lieto fine di Emily al momento è reale quanto un orizzonte. Malcolm Black è vivo, può sembrare banale ma in fondo è un’affermazione che non possiamo estendere a molti in questa serie tv, ben che meno al capitano del dipartimento di polizia, proprio ora che doveva promuovere Ben, che peccato! E mentre David & Emily cominciavano a fare le valigie e a salutare tutti gli amici, come Nolan e … poi c’è … ci sarebbe anche … vabbè andiamo avanti, Black, il cui quoziente intellettivo mi sembra la somma di quello di cinque o sei personaggi, comincia a collegare punti, volti e storie partendo da Jack Porter, l’ultima persona che a quanto pare aveva visto la sua cara figliola Kate. La scena è quasi surreale perché se Jack riesce a mantenere un ammirabile distacco e a restare lucido e freddo, Malcolm sembra riuscire a leggere al di là dei suoi occhi e delle sue bugie e sebbene non abbia ancora nessuna conferma, si congeda da Jack lasciandogli una non troppo velata minaccia rivolta al piccolo Carl, affidato momentaneamente alla custodia di una cugina di Jack (probabilmente ammazzeranno anche lei).

La reazione successiva di Jack è scontata ed è la reazione di un uomo che ha già perso troppo nella vita e adesso si ritrova anche a fare i conti con un omicidio che potrebbe portargli via tutto quello che gli resta ma nonostante tutto, nonostante quella che era la sua visione della vita, bianca o nera, buona o cattiva, Jack resta al fianco di David mentre cerca il modo migliore (o forse l’unico modo) per affrontare la minaccia che lo terrorizzava fin da quando ero tornato negli Hamptons, resta al fianco di un uomo che non riconosce più ma che continua a difendere e a cercare di capire, con la stessa lealtà che ha sempre dimostrato anche a sua figlia. E per quanto sia cambiato e irrimediabilmente “danneggiato”, mi ha anche sorpreso vedere il rispetto che David ha dimostrato nei confronti di Jack, fidandosi di lui a tal punto da raccontargli quella parte della sua storia ancora sconosciuta, quella parte che ha messo ordine e che ha dato una spiegazione all’uomo che è diventato. Creduto infatti responsabile del riciclaggio di denaro sporco per i terroristi che avevano fatto esplodere l’aereo con a bordo centinaia di passeggeri statunitensi, David aveva suscitato l’interesse di Malcolm Black che, una volta salvato, aveva costretto David a lavorare per lui ed è inutile dire che provare a discolparsi non aveva sortito grandi effetti. Sotto la costante minaccia di fare del male a quella che David credeva davvero essere sua figlia, Malcolm aveva usufruito di lui per numerosi affari non prettamente legali, costringendolo a vendere la sua anima pezzo dopo pezzo, fino alla totale distruzione con il suo primo omicidio, nato un po’ come punizione per aver cercato di contattare Amanda.

Jack ascolta le parole di David, cominciando forse a realizzare quanto sia impossibile provare a riconoscere in quell’uomo la stessa persona che conosceva quando era solo un bambino ma nonostante tutto Jack ancora crede nella giustizia, ancora crede in una redenzione che David ormai non conosce sebbene quella piccola speranza di poter recuperare il tempo perso con sua figlia fosse stato per lui all’inizio uno spiraglio per provare a tornare a vivere. E purtroppo, proprio in questo contrasto tra luce e oscurità, sta l’errore che porterà al definitivo crollo della situazione.

Mentre David infatti cerca di attirare a sé Malcolm facendogli credere di aver rapito sua figlia, Jack non riesce a restare immobile essendo a conoscenza dei piani di David, al compimento dei quali sarebbe quasi certamente rimasto ucciso, così sceglie di intraprendere l’unica via che conosce, l’unica che ha sempre perseguito consegnando dunque in forma anonima alle autorità le prove che David aveva messo insieme contro Black e le sue attività illegali. Ma per un uomo che riesce a giocare così facilmente con i servizi federali, non è un’impresa impossibile essere scagionato pochi minuti dopo l’arresto proprio per insufficienza di prove e quindi nuovamente in controllo, Black capovolge la situazione mettendo in atto quella minaccia con cui aveva tenuto al guinzaglio David per tutti questi anni: ferire le persone che ama, al momento rappresentate da Emily e forse inevitabilmente anche da Victoria.

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La seconda storyline invece riguarda la nostra rossa preferita, CrazyRed Louise Ellis. Storia introdotta da uno dei momenti Nemily più belli che abbia mai visto, mentre un Nolan dolcemente commosso si prepara a dire addio alla ragazza che è diventata la sua unica famiglia, Emily si lascia andare ad un’emotività raramente espressa quando scopre le cinque o sei rotelle mancanti alla nuova partner in crime del suo partner in crime.

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Ma  per una volta, per fare qualcosa di nuovo, Emily sceglie di fidarsi di Nolan e del suo giudizio perché alla fine sa quanto buono sia il suo cuore e decide anche di aiutarlo a scoprire la vera natura del fratello di Louise appena giunto negli Hamptons, dall’alto del suo successo come uomo politico.

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Stabile, elegante e pieno di sé, Lyman Ellis sembra deciso a voler rinchiudere sua sorella in una nuova clinica di igiene mentale e durante la cena organizzata da Nolan, non passano inosservate tutte quelle piccole frecciatine che portano inevitabilmente Louise a perdere il suo equilibrio instabile e a lasciarsi andare ad un episodio isterico e violento di cui Nolan subisce le conseguenze. Devo ammettere che sia Nolan che Louise mi hanno fatto sinceramente pena in quel momento, lui che quando viene ferito sembra un bambino indifeso e lei che alla fine cerca disperatamente soltanto di vivere la sua quotidianità circondata da persone che riescano a vederla per ciò che è in realtà.

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E proprio quando l’idillio che si era creato negli episodi precedenti sembra crollare come un castello di sabbia, è come sempre Emily a vedere qualcosa in più e a capire che ciò che Louise credeva Xanax per tutto questo tempo era stato invece sostituito con un farmaco dagli effetti e dalle conseguenze opposte, probabilmente somministrato dalla sua famiglia per evitare che Luoise potesse usufruire della parte di eredità che le spettava fin dalla morte del padre. E di fronte a questa rivelazione, è stato bellissimo scoprire quel lato di lei che Nolan aveva visto fin dall’inizio, ossia un’estrema bontà, tale da non voler incolpare suo fratello o compromettere la sua carriera politica. A mettere le carte in tavola però ci pensa Nolan che affronta Lyman minacciando un’azione alla Emily Thorne se avesse ancora cercato di far rinchiudere Louise. L’innocenza o meno del fratello di Red non è provata ma alla fine devo ammettere che neanche mi interessa particolarmente, ciò che ho amato è stato vedere, almeno per una volta, la purezza di un legame d’amicizia come quello tra Emily & Nolan e adesso anche tra Nolan & Louise.

Come anticipavo all’inizio di questa recensione, è stato importante evidenziare il collegamento tra le due storyline tramite la foto che Emily trova a casa di Louise, la stessa che aveva portato Kate Taylor sulla sua strada. Louise dimostra estrema riconoscenza e lealtà ammettendo di fronte ad Emily e Nolan tutta la verità sulla piccola commissione che Victoria le aveva chiesto di portare a termine nel precedente episodio e questo conduce Emily nuovamente faccia a faccia con Victoria, in un confronto dal potenziale straordinario ma interrotto purtroppo dall’ospite a sorpresa che dichiara l’incontro chiuso in perfetta parità.

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Una menzione è dovuta anche per Margaux & Ben, la mia nuova coppia preferita: lei è inutile, lui è odioso, un combo di noia che raramente ha avuto precedenti migliori, forse soltanto con Charlotte & Gideon. Mentre Ben continua il suo corteggiamento con Emily provocando un simpatico falò nei miei occhi, Margaux porta avanti la sua crociata “Salviamo il ricordo di Daniel” con tanto ardore da subire un mancamento per il troppo stress, pora figlia! A mettere una cornice al quadro idilliaco finora ritratto ci pensa Victoria che riesce a trovare le uniche due persone al mondo che ancora non conoscevano la vera identità di Emily e decide di rimediare.

Meno uno quindi alla triade degli episodi di Gennaio che termineranno con un nuovo mid-season finale che si prospetta tanto esplosivo quanto lo è stato quello di dicembre. E per quanto mi riguarda non solo questa stagione finora ha fatto centro ma ho la sensazione che il meglio debba ancora arrivare.

NOLANISMO DELLA SETTIMANA 

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

7 COMMENTS

  1. “He wasn’t nothing to me”, capisci che si AMAVANO???? ;_________;

    Dell’episodio io ho apprezzato tantissimo questa specie di “last mission” con Nolan, che sottolinea una volta di più il profondo legame di amicizia autentica che lega lui e Ems, sono fantastici insieme!

    Splendida recensione come al solito <3

    • He wasn’t nothing to me – Cara, non è che si amavano, diciamo che non si odiavano ecco!! (ovviamente dal punto di vista di Emily, lui era certamente cotto) xD I momenti Nemily sono stati bellissimi, soprattutto il “I’m protecting YOU”, che cucciola!! Grazie mille comunque, onorata! kiss!

  2. direi una puntata che mi ha lasciata soddisfatta, certo povera Louise!
    che trauma potrà avere questa ragazza la cui famiglia (bastarda!) l’ha fatta impazzire perché? perché così non avrebbe avuto diritto alla sua parte di eredità dopo la morte del padre, essendo un’instabile mentale!

    però penso che Lyman davvero non c’entri nulla, per me è stata quella gran bitch della madre! insomma lì negli Hamptons una mamma meglio dell’altra eh? -_-
    e mi piace il fatto che Nolan stia così vicino a Louise, che teneri!!

    alla prossima :*

    • Innanzitutto ciao cara!!!!! Devo dirti la verità, anch’io ho la sensazione che Lyman non c’entri niente però comunque non mi è piaciuto il modo in cui si comportava con Louise, è stato un po’ bitch! Nolan & Louise si assomigliano tanto, spesso sembrano entrambi cuccioli spauriti e indifesi, fanno tenerezza!!! Grazie bella, alla prossima!!!

  3. Puntata che mi è piaciuta, io giuro che però non c’è una puntata dove riesca a stare seria.
    Se poi mi presentano davanti agli occhi Morgaux che più che sconvolta a me sembrava solo indignata (ti muore il compagno e tu pensi solo a “vendicarti”? MAH) e Ben che riesce a ficcare il naso veramente DOVUNQUE (come fa?!) mi ricordo che comunque la serie è un po’ trash, e non passerà mai del tutto. Poi vabbè negli Hamptons devono fare tutto in grande stile.
    Per il resto ho adorato le parti con Emily e Nolan, bello il colpo di scena di Louise, almeno adesso non è più una pazza psicopatica ma solo gattamorta. Mi chiedo se le passerà la sua ossessione per Victoria..
    Sono d’accordissimo con te su David, per una volta ha cercato di mettere davanti a tutto la figlia e non la sua vendetta. Emily poi era veramente e incondizionatamente felice per la prima volta secondo me..
    Complimenti per la recensione, a presto!!

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