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Recensione Wynonna Earp 4×06 – Le colpe degli antenati ricadono sugli eredi

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Recensione Wynonna Earp 4×06 – Le colpe degli antenati ricadono sugli eredi

RECENSIONE WYNONNA EARP 4×06

In un bilancio complessivo di questa prima parte di stagione, va innanzitutto riconosciuto in “Wynonna Earp” un andamento della qualità delle storie a tratti altalenante e anche scisso tra la storyline biblica non ancora del tutto conclusa e il ritorno alle origini con il dispiegarsi della faida familiare con i Clanton.

Ma nella fattispecie del mid-season finale, “Wynonna Earp” ha saputo recuperare sorprendentemente uno stile originario che racchiudeva in sé il fascino più autentico di una serie che aveva reinventato il genere scifi e sovrannaturale in un contesto western e con sfumature sia comedy che horror. In questo finale, lo show restituisce alla sua storia e ai suoi protagonisti la loro anima più intensa, investendoli della consapevolezza di dover presto capire quale ruolo voler occupare nella propria narrazione.

Recensione Wynonna Earp 4×06

✔ Il punto di forza di questa prima metà di stagione di “Wynonna Earp” ma soprattutto del suo finale sta proprio nell’aver dato un senso all’anarchia che sembrava regnare sia nella serie che in Purgatory in seguito alla fine della maledizione, con una storia che invece ha scavato nel passato degli Earp oltre la mitologia e gli stereotipi, portando i protagonisti a voler definire il proprio posto nella storia oltre l’eredità di cui sono stati insigniti dalla leggenda.

✔ Osando come mai nessuno prima in un network dal target di riferimento generico, il momentaneo ultimo capitolo della storyline di Waverly e Nicole ha impreziosito questo finale non solo con un epilogo bramato e perfetto nella sua semplicità, ma anche con una straordinaria e travolgente dinamica di gruppo comprendente Nedley e Jeremy e con interrogativi morali che non saranno lasciati al caso nella seconda parte di stagione.

✔ Plot twist dal sapore inizialmente random, il ritorno di Rosita si è rivelato invece uno degli elementi narrativi migliori di questo finale, non solo per una storyline che effettivamente meritava una conclusione individuale, ma anche per una caratterizzazione che dopo un’ultima apparizione dal retrogusto molto amaro, recupera ora tutta l’empatia che era stata provata nei confronti del personaggio nella seconda stagione, permettendo anche a Wynonna di abbracciare una zona grigia della sua moralità.

✘ Proprio per la ricchezza di significati e conseguenze che la storyline della faida ha espresso in soli quattro episodi, l’aspetto davvero negativo di questo finale e di questa prima parte di stagione sta proprio nello spazio ridotto dedicato a una trama che avrebbe potuto dispiegarsi su più episodi, in una storyline orizzontale che sarebbe stata degna dei fasti gloriosi di Bobo del Rey e della maledizione degli Earp.

✘ Di difficile gestione è apparsa a volte anche la commistione di generi che non sempre sono stati amalgamati con particolare armonia. Con il ritorno di sfumature horror e il ridimensionamento di momenti comedy il cui eccessivo utilizzo a volte è apparso stonato, questo finale ha riequilibrato ciò che all’inizio (e nella terza stagione) è sembrato a tratti un mix confuso di intenzioni.

 

Recensione Wynonna Earp 4×06

John Henry Holliday – In una storyline che ha trovato il suo punto di forza nelle proprie origini, Doc si è rivelato, nel bene e nel male, il personaggio che più ha abbracciato e amplificato il fascino di una mitologia che adesso va oltre la leggenda e mostra il vero volto dei suoi protagonisti.

Aver vissuto personalmente non solo gli esordi di una guerra che si è protratta per secoli tra gli Earp e i Clanton ma anche gli errori e le colpe di Wyatt stesso dipinto come un semi eroe ma ben lontano dalla descrizione, ha permesso a Doc di tornare John Henry, di affrontare a viso aperto i suoi stessi peccati e i suoi crimini e di raggiungere una nuova consapevolezza, accettando il passato per ciò che è stato ma definendo il proprio futuro attraverso la persona che sceglie di essere.

Recensione Wynonna Earp 4×06

✔ Sarò insolitamente romantica ma la definitiva “proposal” di Waverly a Nicole è senza ombra di dubbio una delle scene più belle di questo mid-season finale, per ragioni differenti in realtà. In primis la più evidente, che risiede nel sorriso accecante di Waverly, nei suoi occhi lucidi, nella felicità che annulla in quel momento ogni problema e ogni sofferenza passata, nel sollievo di Nicole che ha finalmente la possibilità di risponderle con quel “sì” che ha atteso fin troppo tempo, senza più segreti ora, senza più ostacoli.

Ma l’aspetto che rende questa scena così calda e accogliente è la famiglia che le circonda e le protegge: Nedley e Jeremy, che avevano appena trascorso la giornata tra rane e incantesimi per svincolare Nicole dalla maledizione di mama Clanton; Rachel, che è ufficialmente parte di questa famiglia così assurda e meravigliosamente disfunzionale; e infine Doc e Wynonna, distanti e diversi come non lo sono mai stati ma insieme per Waverly, esattamente come hanno sempre fatto.

Doc sveste il cappello, porge i suoi rispetti, osserva la scena con incredibile tenerezza, lui che le ha protette e difese anche quando fingeva indifferenza; Wynonna resta in un angolo ma mai troppo lontana da Waverly, che la guarda, quasi in cerca della sua ultima benedizione, prima di pronunciare la fatidica domanda mentre Wynonna piange commossa, per la felicità ritrovata dalla persona che più ama e per quella persa dalla persona che non accetta di amare.

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Recensione Wynonna Earp 4×06 – Guerra e Pace

Alla base di questo finale di metà stagione e soprattutto di questa storyline che, come ribadito inizialmente, meritava probabilmente un’attenzione maggiore e uno spazio più ampio che presentasse però ugualmente la stessa intensità dimostrata negli episodi 4×05 e 4×06, vi è non solo una sorta di confronto generazionale tra Wyatt e Wynonna ma anche il potere dell’ereditarietà, una tematica su cui “Wynonna Earp” come serie ha affondato le sue radici fin dal pilot e che adesso per la prima volta riemerge con particolare spessore, una profondità narrativa che a volte è stata “accantonata” a favore di uno stile eccessivamente comedy.

L’intero mid-season finale è stato in realtà un palcoscenico per gli anti-eroi, quasi nessuno di loro si può effettivamente definire un puro eroe, una vittima senza colpe o un villain senza rimorsi (forse solo Nicole tra i protagonisti rappresenta ancora un polo di moralità prettamente immacolata) ed è probabilmente inevitabile dover discernere queste sfumature etiche particolarmente grigie in un contesto come quello di Purgatory che rappresenta puntualmente uno scenario di guerra apocalittica dove spesso vige la legge della giungla. Anche Waverly, un angelo in senso letterale e metaforico, inizia a riconoscere bene i limiti oltre i quali è disposta a spingersi per salvare le persone che ama, seppure appaia ancora quasi inconscia del suo potere e confusa dalle conseguenze.

La questione dell’ereditarietà delle colpe degli antenati e forse anche di alcuni tratti caratteriali non fa che amplificare ancora di più la figura dell’anti-eroe e soprattutto le questioni morali che quindi circondano ogni protagonista scisso tra ciò che deve fare e ciò che dovrebbe fare, interrogandosi anche sulle modalità con cui dovrebbe portare a termine uno dei due obiettivi.

È insolito però ritrovare Doc e Wynonna agli antipodi di questa particolare discussione, soprattutto perché, almeno personalmente, è davvero difficile giudicarli rispettivamente nel torto o nella ragione.

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A livello di scrittura, come precedentemente affermato, questa storyline di Doc Holliday è probabilmente la migliore che il personaggio abbia vestito dalla seconda stagione, un personaggio la cui grandiosità sta proprio nella commistione di colpe e rimpianti, onore e lealtà, eroismo e umanità. Trovare Doc al centro di una faida familiare pur non appartenendo a nessuna delle due famiglie è fondamentale per capire proprio il suo legame eterno con gli Earp, a cui, tra errori e rimorsi, ha comunque guardato le spalle per secoli, diventandone in un certo senso un difensore. Sicuramente non si può considerare Doc un eroe senza macchia, e di questo lui il primo ne è ben consapevole, ma dopo 170 anni di vita e di peccati, per chi possiede comunque un animo buono come lui, è inevitabile aver bisogno di tracciare un bilancio delle sue azioni, bramando una pace che non ha mai avuto e che adesso è quasi necessaria.

Ma dall’altra parte c’è una donna il cui senso della vita è stato trovato nella guerra e in guerra forse lei si sentirà sempre. Mai come in questa prima parte di stagione infatti, Wynonna è apparsa smarrita, spaventata, priva di una missione, quella stessa missione che se da una parte era una maledizione, dall’altra paradossalmente per lei è stata anche una guida. Wynonna cerca Peacemaker come cerca se stessa e trovandola, trova anche una personalità che per il momento la identifica e che non è pronta a lasciar andare.

Uccidere lo sceriffo Clanton, sparandogli alle spalle nonostante la sua resa, ripercorrere in un certo senso i passi di Wyatt (di cui si domanda se sarebbe fiero di lei quando in realtà è lei che non dovrebbe essere fiera di lui), è un’eredità che Wynonna in parte non ha “subito” ma ha scelto, così come ha scelto quella che in realtà è anche una sua vendetta, per il tentato rapimento di sua figlia Alice. Ma in fin dei conti, si ritorna sempre alla sua guerra quotidiana, una guerra che sicuramente a volte non può evitare neanche se volesse ma che in fondo dà senso a una vita che altrimenti Wynonna non riuscirebbe a definire, non per ora, come ha ammesso anche lei, “perché dovrebbe volere una vita normale?”.

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Wynonna e Doc sono sempre stati molto simili ma adesso si trovano in fasi differenti delle loro esistenze, chi è pronto per fare ammenda e guardare a un futuro diverso e chi invece non può ancora lasciar andare l’unico presente che abbia mai conosciuto. E l’unica speranza per una coppia che fin dall’inizio è apparsa destinata a condividere il proprio percorso è che uno di loro aspetti e l’altra lo incontri a metà strada. Perché se è vero che Wynonna non è Wyatt e non fugge dalle responsabilità e dalla lotta, è anche vero che fugge da sempre dalla possibilità di conoscersi per davvero e magari essere felice.

80/100

In un ribaltamento di trame e storie, “Wynonna Earp” torna ai livelli delle prime stagioni riscoprendo il suo stesso passato e, si spera, impostando nello stesso modo il suo futuro.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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