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Recensione Lucifer – Stagione 5: quando un Tom Ellis immenso non basta

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Recensione Lucifer – Stagione 5: quando un Tom Ellis immenso non basta

RECENSIONE LUCIFER – Stagione 5

Netflix mi aveva stupito e lasciata super entusiasta dopo la quarta stagione, ora invece è successo l’esatto opposto. Questi otto episodi che rappresentano la prima parte della quinta stagione, mi hanno ricordato molto la terza, quando non sapevano cosa fare e inserivano episodi costruiti a casaccio e in cui le storyline risultavano confuse e spesso inutili. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di analizzare il tutto.

Tom Ellis e la sua impeccabile performance recitativa. Lucifer e Michael sono interpretati in maniera talmente perfetta, che quasi ti dimentichi di avere di fronte agli occhi sempre e solo Tom Ellis.
✔ Alexander Koch. Lo si ama, punto.

✘ La durata degli episodi. Netflix ha deciso di applicare la formula dell’ora quasi piena – o pienissima – anche a Lucifer, e il risultato è terribile. Già nella quarta stagione avevano portato gli episodi sui cinquanta minuti l’uno, ma questo ulteriore allungamento pesa, annoia e, soprattutto, non era necessario.
✘ Le storyline dei comprimari sono inesistenti, oppure di una banalità imbarazzante. Sono buttate lì giusto perché anche loro dovevano pur fare qualcosa. Se nei primi cinque minuti del primo episodio avessero detto “ah sì, Amenadiel, Linda, Daniel & co. si sono trasferiti tutti a New York e quindi non li vedrete più”, forse sarebbe stato (quasi) meglio.
✘ Colpi di scena citofonatissimi, anche qui, al limite dell’imbarazzante (a livello di scrittura).
✘ Niente Lucifer al pianoforte – non in maniera seria. Sono abbastanza sicura sia illegale.

RECENSIONE LUCIFER – Stagione 5

Lucifer – Perché fa davvero tenerezza vederlo alle prese con una storia seria e perché, oggettivamente parlando, è l’unico con un’abbozzo di storyline sensata. E poi c’è la performance di Tom Ellis – come ho già detto.

✔ Nella 5×01, il momento in cui Lucifer fa svanire l’illusione di essere a Los Angeles – Percepiamo quanto l’inferno gli stia effettivamente stretto, e quanto ormai il suo posto vero sia altrove.
✔ Nella 5×08, il momento in cui Lucifer e Michael fanno da diavoletto e angioletto sulle spalle di Amenadiel – Si tratta di una scena iconica perché rimarca ciò che questa serie ha tentato di dirci fin dal primo episodio della prima stagione. Lucifer non è malvagio solo perché viene dipinto così nell’immaginario collettivo. Esattamente come Michael non è buono solo perché è uno degli arcangeli che stanno in paradiso al fianco di daddy dearest.
✔  Menzione speciale alla devil face di Lucifer, unica cosa in grado di far smettere di piangere il piccolo Charlie.

RECENSIONE LUCIFER – Stagione 5

Sono rimasta parecchio delusa da questi otto episodi, perché sono stati scritti malissimo. Innanzitutto, ci eravamo lasciati con Lucifer costretto a tornare all’inferno e ci ritroviamo poi con Amenadiel costretto a prendere il suo posto perché l’inferno non può rimanere senza custode. Salvo poi scoprire che può, e non ci viene mai spiegato il perché. Cioè, abbiamo passato quattro stagioni intere a sentirci ripetere che l’inferno era allo sbando e ora tutto risolto, in tre minuti di screen time? Okay.

Maze e Lucifer hanno due interazioni – letteralmente due – in otto episodi.

Linda non ha nessun ruolo a parte quello di psicanalizzare Maze attraverso la propria storia personale – storia che, per altro, viene subito accantonata e messa nel dimenticatoio.

Trixie, non pervenuta. Fa una mini comparsata nell’episodio più noioso di tutta la stagione, giusto per ricordare al pubblico da casa che Dan e Chloe non hanno venduto la figlia al mercato nero dei personaggi dimenticati dagli autori.

Dan parte bene, finisce malissimo. Scopre l’identità di Lucifer – e finalmente, direi – salvo diventare una pedina fra le ali di Michael e avere come unico scopo quello di dimostrare che l’altro non è più invulnerabile se messo di fianco a Chloe. Detective Douche meritava di meglio.

Ella ha una storyline quasi carina, non fosse che il mega colpo di scena riguardante Pete lo si snasa nel momento stesso in cui Pete compare. Se non altro Alexander Koch si dimostra bravissimo nel cucirsi addosso personaggi che non stanno molto bene di testa. Al di là dell’ovvietà circa la sua vera identità, mi sarebbe piaciuto che l’avessero tenuto per qualche episodio in più, c’era del grosso potenziale per una trama orizzontale secondaria.

Su Amenadiel non neanche cosa dire. Molto divertente nei panni di signore e padrone del Lux. Tenerello in quelli di padre. Bellissimo in quelli di Detective improvvisato. Fine.

Infine c’è Maze, che vorrebbe essere umana ma non lo è, che vorrebbe essere un demone infernale ma Lucifer non ha mai tempo da dedicarle. Il suo è sempre stato un bellissimo percorso, e avrebbe continuato a esserlo se le sue scene fossero state inserite un po’ meno a caso. “Abbiamo dieci minuti da riempire per arrivare all’ora piena, mettiamoci Maze che fa cose” – io immagino sia andata più o meno così. Sicuramente il suo arco narrativo è quello più in linea con quanto visto nelle scorse stagioni, questo glielo posso concedere.

Michael e la sua capacità di attaccarsi alle paure altrui è molto interessante, lo sarebbe stato di più se ci avesse dato qualcosa oltre agli attacchi di gelosia nei confronti del fratello. Ha un’agenda, che non ci è concesso conoscere, al punto che ci vengono pure dubbi sul fatto che ce l’abbia realmente. Ha fatto tutto ciò che ha fatto per…? Perché l’ha fatto? Non lo sappiamo. È il grosso cliffhanger di metà stagione, che però perde completamente importanza di fronte all’altro, di cliffhanger. La comparsa di daddy dearest. L’abbiamo atteso per tantissimo tempo, e lui ha deciso di mostrarsi proprio nell’unico momento in cui ne avremmo fatto a meno. Tutto bene.

In più: io ho sperato per tutto questo tempo che daddy dearest fosse realmente Timothy Omundson – narrativamente parlando sarebbe stato geniale. Invece no, probabilmente solo io mi ricordo di lui e di God Johnson. Eh vabbè.

Come dite? Non ho ancora nominato i DeckerStar? Ah, i DeckerStar! Carini. Un sacco di spunti interessanti. Chloe che scopre di essere stata concepita per volere divino. Lucifer che sembra incapace di dire “ti amo”. Chloe che gli ruba il mojo. Lucifer che la prende male. Lucifer che ritrova il suo mojo e la propria invulnerabilità. Chloe che la prende male. Tutto molto bello, non fosse altro che in realtà tutti questi aspetti vengano solo accennati e poi dismessi in super velocità, per tornare a riempirli di paranoie da quattordicenni innamorati che non si addicono né all’uno né all’altra.

Un sacco di fanservice. E io sono una persona che spesso lo accetta senza fiatare, quando va nella direzione da me desiderata, ma forse hanno un pochino esagerato. Il risultato è che Lucifer perde gran parte della sua verve perennemente ironica e Chloe… Chloe passa il suo tempo a fissarlo in adorazione, il più delle volte senza apparente motivo.

40/100

C’è da considerare che questi otto episodi sono solo metà della quinta stagione, ma non si può comunque ignorare che per ora, l’unica cosa che si salva realmente è Tom Ellis in quanto attore. Non abbiamo idea di cosa voglia Michael, non sappiamo perché l’inferno può rimanere incustodito, i poteri di Lucifer che vanno e vengono. Va benissimo inserire molti temi e interrogativi, ma giunti a metà stagione un minimo di risposte bisogna iniziare a darle – o quantomeno suggerirle. Non si possono mettere dieci chili di carne sul fuoco tutti insieme e poi lasciarli lì a bruciare perché la grigliata è tre giorni dopo – e per giunta vi parteciperanno solo due persone.

Spero che la seconda parte di stagione riuscirà a ribaltare questo punteggio insufficiente, in fondo anche nella terza stagione alla fine qualcosa sono riusciti a salvarlo.

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Nella sua testa vive nella Londra degli anni cinquanta guadagnandosi da vivere scrivendo romanzi noir, nella realtà è un’addetta alle vendite disperata che si chiede cosa debba farne della sua laurea in comunicazione mentre aspetta pazientemente che il decimo Dottore la venga a salvare dalla monotonia bergamasca sulla sua scintillante Tardis blu. Ama più di ogni altra cosa al mondo l’accento british e scrivere, al punto da usare qualunque cosa per farlo. Il suo primo amore telefilmico è stato Beverly Hills 90210 (insieme a Dylan McKay) e da allora non si è più fermata, arrivando a guardare più serie tv di quelle a cui è possibile stare dietro in una settimana fatta di soli sette giorni (il che ha aiutato la sua insonnia a passare da cronica a senza speranza di salvezza). Le sue maggiori ossessioni negli anni sono state Roswell, Supernatural, Doctor Who, Smallville e i Warblers di Glee.

1 COMMENT

  1. io sinceramente ho odiato la storyline di Maze, innanzitutto perché il suo è un comportamento che già abbiamo visto con Caino nella s3, le promettono un qualcosa, lei puntualmente ci casca e tradisce i suoi amici.
    se Caino alla fine manda all’aria il loro piano, cosa le fa credere che Michael non farà la stessa cosa?
    sarò velenosa: oltre a non avere un’anima dimostra anche di non avere un cervello!
    ok che Lucifer ha la delicatezza di un elefante in un negozio di cristalli, ma Maze è recidiva a livelli patetici.
    un esempio è quando liberano Chloe, lei furiosa contro Michael perché ha rapito la sua amica…due secondi dopo si è alleata con lui! DUE SECONDI ci ha messo a cambiare idea. Ma sei scema?!?
    poi parlando della madre, se Lilith avesse voluto cercarla non l’avrebbe fatto già da un pezzo? senza neanche tanti problemi.
    Lucifer stavolta non gliela farà passare liscia come con Caino, e spero davvero che la punisca!

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