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Pretty Little Liars | Recensione 7×17 – Driving Miss Crazy

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Pretty Little Liars | Recensione 7×17 – Driving Miss Crazy

Con soli tre episodi rimanenti per chiudere definitivamente una storia che, lo si accetti oppure no, ha cambiato il volto dei teen drama inserendoci un’inedita componente mystery, “Pretty Little Liars” porta in scena un episodio che, forse banalmente, si potrebbe effettivamente definire interessante da un punto di vista analitico, con poche risposte, certo, ma con evoluzioni relazionali e sviluppi psicologici consistenti che riempiono facilmente e in maniera soddisfacente il tempo a disposizione, permettendo anche riflessioni a posteriori. Ciò che apprezzo sempre di episodi all’apparenza così transitori è in realtà quella componente comune che si ritrova in diverse fasi della puntata e che riesce ad attraversare tutte le storyline come una “linea gialla” costante, ordinata. E in questo caso, secondo me, tutto gira intorno al perdono. Un perdono concesso, sperato, non richiesto, messo a rischio, meritato, o forse no, sono tutte sfumature che quasi tutti i personaggi presenti nell’episodio indossano, come etichette, a volte così facili da scorgere e altre volte celate imperfettamente sotto un sorriso forzato.

FORGIVE EZRA & FORGIVE ARIA?

La prima storia di perdono su cui voglio concentrarmi è forse la più difficile e la più problematica, le cui radici si ritrovano sorprendentemente per entrambi in uno stesso evento scatenante, un momento del loro passato che per quanto sembrasse ormai archiviato, adesso torna a far sentire la sua presenza prepotentemente come echi di un incubo mai del tutto dissolto. Dopo un inizio di stagione in cui è apparso estremamente confuso, smarrito e preda di una situazione che, a conti fatti, non ha saputo gestire per il meglio, Ezra sembra aver ritrovato la sua bussola sentimentale, tornando ad essere per Aria l’uomo che merita, presente, impegnato, sicuro, attento a cambi d’umore, a sorrisi finiti e a dubbi che purtroppo sfuggono anche al suo controllo e di cui Ezra crede di conoscere l’origine. Fin dal momento in cui la verità sull’idea del suo primo romanzo e sulle ragioni che lo spinsero in primo luogo ad avvicinarsi ad Aria furono rivelate, Ezra ha sempre avvertito il bisogno costante di fare ammenda, di riparare quotidianamente una relazione nata da una bugia ma che fin dall’inizio si era mostrata vera, pura, intensa, una storia per cui valeva la pena lottare e cercare di meritare un perdono che ai suoi occhi non era mai davvero raggiunto. E quasi fatalmente infatti, dopo le distanze, le riappacificazioni, le strade differenti intraprese negli anni e la loro involontaria caparbietà di ritrovarsi ogni volta, questo fantasma ancora incombe sulla storia di Aria & Ezra, in maniera più profonda e determinante di quanto apparisse precedentemente. Se Ezra porta evidentemente i segni di una colpa che lui per primo non ha mai perdonato a se stesso e che adesso gli sembra di ritrovare in ogni espressione dubbiosa e dimessa della donna che sta per sposare, anche Aria percorre il suo stesso viale dei ricordi, da sola e circondata da un’oscurità che sta prendendo il sopravvento, per un errore compiuto in preda alla disperazione e che ora torna a chiedere il conto, riconducendola esattamente nello stesso abisso in cui si trovava quando tutto è cominciato. Il turno di Aria avvolge ora ogni aspetto della sua quotidianità, avvelena ogni suo passo, ogni rapporto a cui più tiene, la distrugge ad ogni ricatto che accetta, e tutti i compromessi a cui scende la allontanano sempre di più da quella serenità che ancora merita, mentre sconta la sua pena contemporaneamente alla colpa di cui si macchia. Tradire Spencer rappresenta per lei l’ennesimo incubo da cui non riesce a svegliarsi, il limite che non avrebbe mai voluto oltrepassare e che annienta e spegne un’altra parte di lei, spingendola sull’orlo di un precipizio in cui sarà difficile anche per lei riuscire a riconoscersi. Ezra cerca da Aria un perdono che in fondo aveva già ottenuto, per un errore che adesso però, come nel più crudele scherzo del destino, si ripercuote su di lei, su una reazione giustificata e sulle conseguenze che accetta di pagare mettendo a rischio così i rapporti che più l’hanno definita negli anni, in un futuro incerto in cui domandare perdono potrebbe non essere più abbastanza.

FORGIVE PETER & FORGIVE MARY?

Il bastone del perdono passa quindi nelle mani di Spencer e di una famiglia che, a onor del vero, era già distrutta molto prima che Aria agevolasse la rivelazione dell’ennesimo scheletro nell’armadio degli Hastings. E a distruggere questa famiglia ci ha sempre pensato Peter Hastings, un uomo che non è mai apparso davvero pentito e mortificato per l’interminabile serie di errori e tradimenti con cui ha costantemente vessato chiunque lo circondasse, a partire da sua moglie Veronica, l’unica ad aver lottato e sopportato per amore della famiglia, per arrivare a Spencer, a cui non ha mai concesso una piena verità, una giustificazione e magari una scusa per aver sempre preteso la perfezione quando lui per primo era ben lontano dalla decenza.

Di fronte all’ennesima confessione estorta, Peter ammette la sua complicità in un piano, elaborato con Jessica DiLaurentis, per archiviare definitivamente la questione Mary, ma ciò che ancora mi lascia esterrefatta è notare quanto Peter creda ancora una volta di aver agito nel modo più giusto per proteggere la sua famiglia, passando da vittima ad eroe nel giro di poche battute, aspettandosi quasi più di un perdono, un ringraziamento per aver cercato di risolvere come un qualsiasi criminale un problema che lui aveva creato.

Se, anziché tentare di rimediare per ottenere il perdono, Peter ottiene solo l’ennesimo sacrificio di Veronica, nonostante tutti i suoi lati bui, Mary Drake si rivela incredibilmente coerente nel rapportarsi con Spencer con estrema onestà, anche quando questa sincerità rischia di minare alla base un legame mai nato.

Le dinamiche del rapporto tra Spencer e Mary mi hanno affascinato fin dalla loro prima interazione, mi sono apparse da subito profondamente simili nelle esperienze, nei modi, nelle personalità così forti eppure così fragili al tempo stesso, una somiglianza che non deriva necessariamente dalla biologia e che non ha obbligatoriamente bisogno di spiegazioni. Il modo in cui Mary cerca con tutta se stessa di recuperare invano il tempo che le hanno rubato con sua figlia è puro e innocente e quel perdono che Spencer le concede senza neanche pensarci troppo è, almeno in parte, una piccola ricompensa, una speranza per un futuro magari più semplice in cui entrambe avranno la possibilità di riprendersi ciò che gli è stato negato. Ma per il momento Spencer appartiene ancora a Rosewood, appartiene a una casa che sembra quasi una trappola da cui è impossibile fuggire, ma soprattutto appartiene a quelle persone che hanno bisogno di lei e di cui lei non può fare a meno.


FORGIVE … MONA?

Il precedente episodio ha fatto nascere, almeno per me, una riflessione importante sul ruolo di Mona e su ciò che il suo finale potrebbe o dovrebbe realizzare. Episodi come quest’ultimo andato in onda dimostrano, secondo me, con evidenza quanto questo personaggio sia assolutamente vitale per la storia e per la serie così com’è, con tutti i dubbi, i lati oscuri, i segreti, i piani che non rivelerà mai del tutto, le carte che nasconderà abilmente nella manica perché l’unica squadra in cui le interessa giocare è sempre la sua.

La domanda, quando si tratta di Mona, è sempre la stessa fin dal principio ma riecheggia fortemente in questo episodio: possiamo fidarci di lei? La risposta, per almeno due liars su quattro, è sempre e ancora NO. Spencer in primis non ha mai accettato di abbassare la guardia nei confronti di Mona: forse perché ne conosce bene la pericolosa genialità, ritrovando, anche se non lo ammetterà mai, una parte di se stessa in lei; forse perché ha sperimentato in prima persona, più di tutte le altre, il potere del gioco di Mon-A, ne è stata avvolta e poi travolta, ai tempi del Radley e della sua militanza nell’A-Team. E Mona, dal suo canto, si è rivelata a Spencer la prima volta, alla fine del suo gioco, poiché ha sempre instaurato con lei un rapporto basato su un’eterna sfida e su una strana forma di rispetto, se non può essere amata allora le sta bene essere temuta.

Anche Emily però è apparsa in questo episodio visibilmente perplessa e restia ad accettare l’autoinvito di Mona nelle dinamiche più interne del gruppo, ritrovandosi anche costretta a dover collaborare con lei, per ottenere una risposta di cui ha personalmente bisogno. Ma ciò che questa storyline ci concede è in realtà solo un’altra domanda, riguardante l’effettiva lealtà di Mona e il suo reale coinvolgimento nel mondo di A.D.. Lo spiraglio aperto sull’appartamento, sul mondo e in qualche modo anche sulla mentalità di Mona sembra contrastare apertamente e paradossalmente con la mia sperata teoria che la Vanderwaal possa davvero rientrare in un gioco che lei ha cominciato e che il mio amore per le storie cicliche vorrebbe che fosse lei a chiudere, ma in fondo parliamo anche di una serie che ci ha mostrato CeCe Drake sotto un cappuccio nero e in una situazione ambigua anni prima che ci rivelassero la sua identità, nascondendola dunque alla luce del sole. In quanto persona, il bisogno mai realizzato di Mona di essere parte di qualcosa e, nella fattispecie, di quell’amicizia che aveva sempre invidiato alle liars mi spinge a provare un’innegabile empatia per una giovane donna che avrebbe forse potuto avere una vita completamente differente se le fosse stata rivolta una parola gentile nel momento più giusto. In quanto personaggio però, come ho già affermato nella precedente recensione, credo davvero che la serie necessiti del lato oscuro di Mona e della sua ambiguità, che rappresenta ormai quasi una costante irrinunciabile.

Addizionale la standing ovation con lode e bacio accademico per Janel Parrish e il suo talento da Broadway sfoggiato nell’incubo in bianco e nero di Aria.

Fiori d’arancio in conclusione per l’unica tra le ragazze al momento a vivere davvero il suo sogno romantico. Il ritorno di Ashley Marin e della sua straordinaria perspicacia quando si tratta di sua figlia e dei problemi perenni che sembrano accompagnarla spinge Caleb verso una proposta che inizialmente appare solo come una perfetta via di fuga, ma che nasconde in realtà il lieto fine a cui Hanna era destinata.

Mentre il tempo a disposizione si riduce drasticamente sempre di più, le risposte da ottenere dalla storia sono ancora numerose, ma ancora più importanti sono gli equilibri da ricomporre prima di affrontare il segreto finale. In preparazione per gli ultimi episodi, io vi lascio e vi do appuntamento alla prossima settimana.

Sempre vostra, Walkerit-A.D.

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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