
Cercherò di contenere l’entusiasmo. Ma credo onestamente che questa stagione di Pretty Little Liars stia seguendo fedelmente le orme della straordinaria 6A, dove ogni dettaglio trovava la sua perfetta collocazione nella storia come pezzi che risolvono un puzzle. Se provate a fare un passo indietro in questo scenario, osservandolo in prospettiva dall’esterno, noterete come nell’ultimo episodio tutte le componenti principali della serie, ossia intrighi, amicizie, coppie, segreti e pericoli, siano state dosate con precisione, equilibrate perfettamente nella loro individualità e inserite con incredibile maestria professionale in un unicum complessivo che alla fine appare insolitamente lineare e piacevolmente soddisfacente. E in tutto questo tripudio di equilibrio, ciò che mi ha entusiasmato in ogni secondo è stato notare come ogni singolo personaggio abbia detto esattamente tutto ciò che volevo dicesse, rispettando fedelmente la sua originale caratterizzazione e tutti quegli aspetti personali che da sempre ammiro di ognuno di loro. A emozionarmi maggiormente in questo episodio è stato proprio quello che ho considerato un suo ritorno alle origini. In quel perfetto equilibrio di storia e personaggi, azione e sentimento, Pretty Little Liars mi ha ricordato il motivo per cui mi sono avvicinata a questo show, il motivo per cui me ne sono innamorata, per cui l’ho sempre difeso contro ogni opinione comune, forse troppo comune. In episodi come questo, infatti, PLL mi dimostra che ho sempre avuto ragione nel riconoscere la purezza di un’amicizia sotto le sfumature misteriose della sua essenza, nel fidarmi pazientemente di una sceneggiatura che in fondo non mi delude mai perché arrivano quei momenti in cui ogni parola è al posto giusto, ogni frase arriva quando ne hai bisogno. E il primo personaggio che mi ha permesso di riconoscere la vera anima di Pretty Little Liars, rimanendo semplicemente se stessa, è l’insostituibile Spencer Hastings.
“Are you ok?”
“I absolutely will be”
Credo che queste parole racchiudano perfettamente non solo la definitiva conclusione di una storyline discussa ma di cui difendo ancora il coraggio nell’averla proposta anche contro il fandom inferocito, ma penso anche che l’intero personaggio di Spencer possa essere definito da questa frase. Ho sempre visto Spencer Hastings come una fenice, così elegante, fiera e orgogliosa nella sua quotidianità ma anche passionale ed estrema nei suoi momenti di maggior crisi, quando sembra “bruciare” tra le fiamme che la sua stessa personalità emana. Ma nonostante gli abissi in cui Spencer è sprofondata nel corso degli anni, ho sempre notato in lei quella resistenza quasi stoica di tornare sempre a vivere anche dopo le crisi più profonde e oscure, e quando lo fa, ai miei occhi, appare ogni volta più bella e forte di prima, proprio come una fenice che rinasce dalle sue ceneri. In tanti hanno spesso provato a spezzare Spencer Hastings ma come disse Troian Bellisario una volta, credo che la domanda da porsi sia: in quanti ci sono effettivamente riusciti? Questo perché Spencer è quel personaggio che si rialza dopo ogni caduta, scuote la polvere, cura le sue ferite e senza ombra di dubbio sa che starà bene, perché stare bene è ciò che le riesce meglio e lo fa restando fedele a se stessa, anche quando il mondo intorno a lei ha cercato costantemente di cambiarla, di piegarla, di farle dimenticare la persona che è sempre stata e sempre sarà.
Fuori da uno dei tunnel più oscuri della sua storia, Spencer è tornata a brillare alla luce del sole e lo fa, a mio parere, con la consapevolezza di non aver sbagliato nulla, di aver rischiato mettendosi in gioco, di aver aperto nuovamente il suo cuore in un atto di puro coraggio e infine di aver saputo fare un passo indietro quando ha finalmente capito di meritare di più, di meritare un amore che sia solo suo con qualcuno che la metta al primo posto, esattamente il posto che le spetta.
A testa alta, Spencer chiude definitivamente la sua storia con Caleb, riappropriandosi lentamente di tutte quelle sfumature del suo carattere che aveva accantonato per colpa del suo cuore spezzato ma soprattutto mi sembra quasi che quella figura a tratti evanescente che abbiamo visto finora riprenda corpo, consistenza, spessore, e si riaffermi come punto di riferimento imprescindibile per le persone che contano su di lei, sul suo supporto, sulla sua forza incrollabile e più di ogni cosa, su quel senso di protezione che la caratterizza dall’inizio. Fin dalle prime battute di questo episodio, è quasi emozionante per me rivedere Spencer con Aria, Hanna e Emily, la sua luce ti colpisce minuto dopo minuto, mentre riprende tra le mani le redini di una storia che ha un estremo bisogno della sua tenacia e del suo coraggio, mentre osserva e analizza la situazione con razionalità e lucidità diventando un supporto per i dubbi e le paure di Hanna, ma soprattutto ho riconosciuto Spencer nella sua totalità mentre affronta a viso aperto Alison DiLaurentis, indossando progressivamente quelle sembianze di leader che non ha mai richiesto ma che in lei sono innate, perché ciò che riesce meglio a un vero leader è proteggere le persone che ripongono in lei la loro fiducia e, tante volte, anche la loro vita. In quello che sembrava quasi un “tableaux” teatrale, un quadro che riassumesse in un colpo d’occhio le situazioni e i sentimenti vissuti finora, Alison si staglia fieramente tra le sue amiche ad un livello superiore rispetto al loro, quasi come se si riappropriasse per un momento di quel piedistallo su cui ha vissuto l’intera adolescenza mentre quella giacca rossa che ora indossa con sicurezza e consapevolezza costringe le sue amiche ad abbassare lo sguardo per l’imbarazzo e il senso di colpa, in una scena che ricalca un iconico passato. Ma se Alison sembra voler provare ad interpretare nuovamente il suo ruolo più famoso, anche Spencer non si tira indietro, costringendola a un confronto diretto, sincero, emotivo, così simile eppure così diverso dai tanti di cui le due ragazze sono state protagoniste ai tempi del liceo. Con la stessa determinazione di un tempo, Spencer non ha paura di mostrare ad Alison quanto le conseguenze delle sue azioni siano ancora oggi un’eredità che nessuna di loro quattro ha voluto ma di cui tutte loro condividono il peso; contemporaneamente, con la stessa voglia di ricominciare e di vivere un’amicizia recuperata, Spencer costringe Alison ad accettare la sua compagnia anche quando lei cerca di respingerla, pur di proteggerla, pur di vegliare su di lei come ha sempre fatto con ognuna delle sue amiche.
Al di là, quindi, dei suoi lati bui, al di là della genialità e della tenace sopportazione di qualsiasi colpo inaspettato la vita le riservi, questa si rivela ancora una volta la vera essenza di Spencer Hastings, la stessa che le persone al suo fianco hanno sempre riconosciuto, la stessa che anche Hanna ha richiamato a sé nel suo momento più difficile, nella sua notte più lunga. Per la prima volta davvero insieme come non lo erano da troppo tempo, Hanna sceglie finalmente di essere del tutto onesta con Spencer, in tutti quegli aspetti di sé che ha nascosto sotto mura di cinismo e acidità che non solo non la rispecchiavano ma la allontanavano mille miglia da se stessa e dalle persone che più la amano. Credo, quindi, che su quelle altalene, Hanna e Spencer si siano finalmente riconosciute nella purezza di un’amicizia che le lega da sempre ma soprattutto è Hanna a rivedere in Spencer la mano che la spinge a rialzarsi dopo ogni caduta, la voce da seguire per trovare la via di fuga da ogni incubo.
E ancora una volta, insieme accorrono da Alison e restano al suo fianco anche dopo essere state respinte perché questo è l’unico modo che conoscono di vivere la loro amicizia, di essere una famiglia.
E nel suo percorso di riaffermazione di sé, Spencer abbraccia senza riserve il nuovo pericolo che le circonda e che cambia costantemente volto, letteralmente e metaforicamente parlando. Ed è quasi inevitabile che la sua strada si incroci nuovamente con quella di Mary Drake. Nell’ennesimo momento che condividono, Spencer e Mary riconfermano tutte quelle sensazioni che abbiamo già provato e testimoniato nei precedenti episodi. Che sia solo chimica indotta tra i due personaggi o che si riveli un legame più profondo, le scene tra Spencer e Mary Drake portano la storia ogni volta a un nuovo livello di intensità, le somiglianze non soltanto fisiche ma anche caratteriali sono impossibili da ignorare e superano a mio parere di gran lunga il rapporto sospettoso e analitico che lega Mary Drake a sua nipote Alison. Nonostante a lei appaia ancora come uno dei maggiori sospettati di questa nuova pericolosa collaborazione nata a spese delle liars, per qualche motivo Spencer guarda negli occhi di Mary Drake, ascolta le sue convincenti parole e assiste a una paura e a una sofferenza che sembrano sempre più autentiche e si ritrova incline a crederle, forse più di quanto la sua razionalità le dica di fare.
“Why can’t we be one of those people?”
Non ancora disposta ad accettare la prepotente riaffermazione del passato sulla sua realtà, credo che queste siano le parole perfette con cui descrivere invece la storia di Hanna in questo episodio. Hanna è il personaggio che ancora oggi continua a ripetere la frase “sembra quasi che non siamo mai andate via” e questo secondo me rappresenta il suo più grande limite a partire dalla 6B. L’ostinata volontà di respingere una realtà che invece esiste e diventa sempre più forte a dispetto delle sue vane battaglie per non riconoscerla, si è tradotta, nel caso di Hanna, in una reazione uguale e contraria che la colpisce in pieno volto e la riporta puntualmente al punto di partenza, come se la sua crescita e la sua evoluzione fossero vittime di un futuro a cui Hanna forza perennemente la mano per allontanarsi invano dal suo passato. Eppure, paradossalmente, credo che sia proprio di quel passato che Hanna ha bisogno per tornare ad essere la persona che le piaceva e che la rispecchiava davvero. Ed è esattamente ciò che Hanna ci ha mostrato in questo episodio. Sebbene infatti in lei sia ardente il desiderio di avere una vita normale, regolarmente imperfetta certo ma senza quella costante angoscia che la segue ad ogni passo, Hanna torna a incarnare la sua personalità più autentica, accettando le proprie fragilità e affrontandole con onestà, permettendo alle sue amiche di vedere quelli che lei considera fallimenti e che invece per loro sono soltanto lati da proteggere.
Aprendosi con sincerità prima con Aria e dopo con Spencer, Hanna si libera dal peso delle sue bugie e dei segreti almeno con quelle persone con cui non ha mai avuto bisogno di fingere perché l’hanno sempre vista e accettata nella sua complessità, e in quel momento lei stessa ricomincia ad essere tanto forte da diventare anche un supporto per chi le sta accanto, per chi come Aria ha bisogno di qualcosa in cui credere, di una speranza di un lieto fine. Sperando che questa volta sia per sempre, Hanna è stata perfettamente se stessa in questo episodio nonostante a definirla sia la volontà di essere qualcun altro.
“This is my business, Jenna!”
Anche Emily Fields ha bisogno di poche e importanti parole per definire il suo posto in questo episodio e, anzi, possiamo affermare in fondo che è proprio la sua insolita determinazione e l’incredibile coraggio che ha dimostrato, a spingere in avanti la storia con domande importanti e risposte che, per quanto criptiche, aiutano a ricostruire il quadro complessivo e a cercare di vederne l’immagine che si cela sullo sfondo. Emblema, così come Spencer, di un perfetto equilibrio tra coinvolgimento nel mistero e vita privata, duplice è la presenza di Emily in questo episodio. Come ho anticipato in quella frase che a mio parere evidenzia il suo momento più importante, lavorando al nuovo Radley, Emily ha la possibilità di assistere all’evoluzione di quell’assurda alleanza tra Jenna Marshall e Sara Harvey, rapporto a cui fa da soundtrack l’inquietante melodia del flauto traverso di Jenna. E se come agente segreto la sua discrezione ha certamente bisogno di migliorare, ad Emily non manca la schiettezza e la determinazione nel provare ad ottenere da Jenna e Sara quante più informazioni possibili. Epurando la sua storia da tutti quei segreti che, se rivelati adesso, ci costringerebbero a passare i prossimi episodi organizzando il matrimonio di Aria (scene che ad ogni modo pretendo), il fulcro delle rivelazioni di Jenna sta, ancora una volta, nei suoi insospettabili rapporti d’amicizia.
A quanto detto infatti dall’enigmatica Marshall, fu lei a fungere da cupido tra i Brangelina di Rosewood, Charlotte e Archer, diventando una parte fondamentale del loro piano di “fuga” ai danni dei sentimenti di Alison e probabilmente anche alleata strategica nella successiva vendetta di Elliott. Ma a parte aver realizzato quanta sfortuna Jenna sembri portare a chiunque le sia vicino, ciò che viene omesso dalla storia è lo stesso dettaglio su cui Sara invece tende ad insistere quando, in un impeto di sopportazione, cerca di convincere Emily di non essere lei il nemico e di volerla anche proteggere da colui (o colei) che, per vendicare la morte di Charlotte, sembra disposto a spingersi oltre ogni limite immaginabile. Se Mary Drake quindi è al momento confinata a bordocampo ed Elliott Rollins è esattamente lì dove le ragazze l’avevano lasciato l’ultima volta, Jenna e Sara appaiono ora a capo di indagini private sulla morte di Charlotte ma è ancora una volta il terzo lato del triangolo a spaventare tutti, che siano alleati o nemici.
Dal punto di vista personale invece, anche lo spazio dedicato al rapporto tra Emily e Alison mi è apparso ben inserito nella caratterizzazione di entrambi i personaggi. Nonostante il mio punto di vista non esattamente benevolo nei confronti di Alison, ciò che ultimamente mi spinge a provare compassione per lei è il bisogno di avere una presenza costante nella sua vita. Prima con Charlotte e dopo con Elliott, Ali si tuffa a capofitto in qualsiasi tipo di relazione pur di provare la sensazione di non essere mai sola, di poter avere quel tipo di legame unico e indissolubile che le sue amiche hanno costruito l’una con le altre durante la sua assenza. Questo disperato bisogno di affetto quindi la rende totalmente vulnerabile con le persone più sbagliate, conseguenza forse della sua bussola morale che troppo spesso non puntava a nord, e sulla difensiva con chi invece ha sempre cercato di far parte della sua vita con le migliori intenzioni. Ciò che questo episodio le ha mostrato secondo me è che per quanto lei abbia cercato in continuazione qualcuno che la accettasse completamente e senza riserve, non si è mai resa conto di aver sempre avuto quella persona al suo fianco ma di non averla mai vista e valorizzata quanto doveva. Perché di Emily Fields in fondo possiamo dire tante cose ma quando ama, lo fa con ogni cellula del suo corpo.
“Yes, completely, absolutely YES”
E infine arriviamo alle note più dolci della nostra storia. Negli ultimi due episodi infatti, l’attenzione di Aria è stata maggiormente rivolta alla sua sfera personale, meritatamente aggiungerei essendo stata per svariati momenti il perno fondamentale intorno a cui ruotava l’intera vicenda. Ma essendo costretta ad affrontare una domanda che non può restare senza risposta, Aria si ritrova a dover lavorare nuovamente su se stessa e su quello che desidera dal suo futuro.
Ciò che amo di questo personaggio è riuscire a capirla pienamente, riuscire ad anticipare le sue reazioni, i dubbi, le paure e se riesco a farlo è per il semplice motivo che Aria si è sempre mostrata in totale onestà, davanti alle sue amiche, alla sua famiglia e ad Ezra. Ma ora quella sincerità rischia di compromettere ancora una volta quel meritato lieto fine che è a un passo dal conquistare. Affidandosi completamente al supporto delle sue amiche e in particolar modo di Hanna, Aria capisce di dover almeno concedere alla sua storia con Ezra la possibilità di raggiungere quel traguardo che da sempre sono destinati a tagliare insieme, e di poterlo fare solo rischiando di perderlo, raccontandogli ancora una volta tutta la verità. Dall’altra parte invece, al di là della confusione e dei dubbi dovuti ai tentennamenti di Aria, Ezra si riconferma per ben due volte nel giro di pochi minuti l’unico uomo che vale davvero la pena sposare. Disposto a fare un passo indietro e ad attendere che Aria desideri raggiungere il suo stesso obiettivo, Ezra viene spiazzato invece dal racconto della ragazza che in quel momento gli affida anche il suo cuore. Ma come se quelle parole non facessero neanche parte delle loro vite, Ezra le ascolta e poi le accantona, provandoci ancora una volta e ribadendo la volontà di avere Aria nella sua vita a qualsiasi costo, pronto a restare al suo fianco nella proverbiale buona e cattiva sorte. E quando la strada sembra finalmente priva di ostacoli, Aria abbraccia il suo meritato momento di pura gioia, accettando di sposarlo, “assolutamente e completamente”.
Nelle battute finali di questo episodio così intenso, A.D. mette a segno due colpi che segnano un punto di non ritorno per la storia e se Hanna e Spencer cadono ingenuamente nella sua trappola, Sara Harvey capisce, come ultimo pensiero della sua vita, quanto avesse ragione a temerlo.
Sfidando Pretty Little Liars a fare di meglio la prossima settimana, io vi libero dalla mia morsa!
Sempre orgogliosa, Uber Walkerit-A
Finalmente Spencer sta tornando, grazie a Dio, perchè vederla aggirarsi per Rosewood come il fantasma di se stessa era una cosa troppo penosa da sopportare! Completamente d’accordo su tutto quanto hai scritto, come sempre del resto =)
Io ormai sono completamente conquistata dal personaggio di Mary Drake: conoscendo quella vecchia volpe di Marlene so che non i dovrei fidare, ma l’empatia che mi suscita questo personaggio è immensa e vedendo il suo sguardo quando Spencer si è presentata alla sua porta non ho potuto fare a meno di credere che il suo terrore fosse reale. Mi sentirei di escluderla dalla lista di super cattivi, uno poi di cui anche Jenna Marshall sembra essere spaventata… mi toccherà puntare tutto su Wren **leggere con grandissima ironia** 😀
Questa settima stagione sta colpendo alla grande, non c’è altro da dire!