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Pretty Little Liars | Recensione 6×15 – Do not disturb

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Pretty Little Liars | Recensione 6×15 – Do not disturb

È arrivato il momento di cambiare stile, ragazzi. Abbiamo riso, scherzato … Beh no, più che altro abbiamo assistito a un altro funerale, sospettato anche del Papa e litigato per via delle ship, ma adesso bisogna guardare in faccia alla realtà e capire che non possiamo più perderci in discussioni inutili, perché, per quanto mi riguarda, ogni singola coppia impallidisce di fronte all’unico vero team ufficiale di questa serie tv, l’unica squadra per cui vale la pena battersi, la coppia di partners in crime più efficiente di tutta Rosewood, ci siamo miei liars, sono tornate: Spencer Hastings & Aria Montgomery! Sparia back in business, bitches!

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A parte l’introduzione da speaker da stadio, credo che sia evidente come sia individualmente che in coppia, Spencer e Aria siano al momento le uniche ad essersi rimboccate le proverbiali maniche e a essersi tuffate senza riserve in questa nuova partita a scacchi messa in moto dall’omicidio di Charlotte DiLaurentis. Il Team Sparia, infatti, non è solo la testimonianza più evidente di quanto la situazione sia degenerata rapidamente, raggiungendo in pochi istanti l’oscurità più classica di questo show, ma rappresenta, al momento, la linfa vitale dell’episodio perché sono proprio Spencer e Aria a portare avanti le indagini senza troppi dubbi, pronte a guardarsi intorno senza lasciare nulla al caso e, soprattutto, approfittando di qualsiasi occasione o punto debole per riprendere il controllo delle loro vite e provare almeno a contrattaccare, inarrestabili, nel loro percorso verso quell’obiettivo che inseguono da sempre: la verità.

Sarà pure piccola ma è davvero forte. Parafrasando per l’appunto una delle più celebri frasi Sparia, si può riassumere con giustizia la nuova Aria Montgomery, probabilmente l’unica fin dal principio ad avere il coraggio di osservare la sua nuova vecchia realtà e vederla esattamente per ciò che è, senza nascondersi dietro mille maschere o dietro prospettive future illusorie. Per quanto il suo ritorno a Rosewood la spaventasse, Aria ha abbracciato con onestà questa paura, senza permetterle dunque di prendere il controllo sulla sua vita, senza lasciarsi spingere in un angolo, circondata da bugie che la intrappolerebbero come la Dollhouse. Aria, quindi, torna a Rosewood pienamente consapevole del suo passato, delle drammatiche conseguenze che questo ancora proietta sul suo presente ma, soprattutto, consapevole di ciò che è stato il suo rapporto con Ezra, senza fingere di poter essere la sua migliore amica, senza fingere di non provare davvero più nulla per lui. Fin dall’inizio, Aria è stata la prima tra le ragazze a essere trascinata nuovamente in un mondo di segreti, di dubbi impossibili da ammettere e di sospetti inaccettabili nei confronti delle persone a lei più vicine eppure, nonostante a Boston l’aspetti ancora una vita diversa, matura ma, più di tutto, normale, Aria ha accettato ben presto di essere tutto tranne che normale, realizzando di non poter sfuggire alla sua labirintica città. Determinata, quindi, a scoprire la verità, dovesse anche spezzarle il cuore, Aria al momento non si ferma davanti a nessuna porta chiusa, a nessun segreto nascosto in fondo al cassetto. Dall’appartamento di Ezra al bagagliaio dell’auto di suo padre, Aria affianca anche Hanna nella più autentica e meticolosa delle ispezioni in casa di Ashley alla ricerca disperata dell’hard-drive dei video di sorveglianza dell’hotel Radley, ma la sua missione più pericolosa l’aspetta proprio in casa sua, seduta al buio sul divano. Ancora una volta Aria è costretta a guardare negli occhi suo padre cercando l’ombra delle sue bugie, anche quando in realtà il suo segreto sembra il più innocente, Aria non riesce a crederci fino in fondo, mancante ancora di quella verità che non sente completa. Così, lottando con se stessa per provare ad essere felice per i suoi genitori, il suo nemico numero uno al momento resta Sara Harvey ed è nel suo mondo che ora ha intenzione di entrare. E c’è soltanto una persona che può aiutarla nella sua nuova missione.

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L’altra metà del team, Spencer Hastings, cerca adesso in tutti i modi di gestire con ordine i diversi aspetti della sua vita che convivono inevitabilmente in un equilibrio precario. Mentre Caleb diventa per lei sempre di più un supporto incondizionato, nonostante la loro storia sembri destinata a vivere in bilico ogniqualvolta Hanna ne è testimone, Spencer rischia di trasformarsi nella pedina inconsapevole del gioco di questa nuova minaccia che la muove a suo piacimento, indagando nella sua agenda e organizzando un pranzo strategico con Yvonne e con un dessert a sorpresa: il cellulare della sua rivale lasciato incustodito proprio davanti ai suoi piedi. Sperando di usufruire della possibilità per creare un contatto che risalga a chiunque stia provando a giocare con i suoi appuntamenti, Spencer raccoglie il telefono cadendo probabilmente in quel preciso istante in una trappola che aspettava solo lei e che non a caso assume ora le ritrovate sembianze di Mona Vanderwaal.

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Ma è soltanto al fianco di Aria che Spencer riesce a riappropriarsi della sua più autentica identità, entrando ufficialmente in partita come solo lei sa fare, con quell’astuzia che le permette di osservare la realtà intorno a sé, elevandosi sulla sua apparenza e notando i veri ingranaggi che la mettono in movimento. Nella camera d’albergo di Sara Harvey, il team Sparia mette a segno il primo vero punto dell’incontro dando alla gara un aspetto tutto nuovo.

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In un contesto, quindi, in cui ogni personaggio comincia ad occupare il posto che gli spetta sulla scacchiera di Rosewood, Hanna resta a mio parere ancora la più indecifrabile, l’unica, probabilmente, che ancora spera di poter fuggire da tutto ciò che non le piace della sua vita, rifugiandosi in quei progetti che diventano sempre di più sogni ad occhi aperti dai quali si ostina a non volersi svegliare. Nonostante un inizio di episodio promettente per lei, in cui cita Downton Abbey con eleganza come se fosse l’esempio più accurato da portare in quel momento, Hanna sembra vagare in una sorta di limbo in cui si pente di ogni decisione presa, di ogni bugia raccontata, ma allo stesso tempo non riesce ad essere sincera, né con se stessa né con gli altri, non riesce a far chiarezza in quel futuro che invece le sembrava così perfettamente organizzato, e soprattutto non riesce ad ammettere di essere intrappolata in una realtà posizionata esattamente nel mezzo tra ciò che era, ciò che sarebbe stata e ciò che vorrebbe che fosse. In un moto d’orgoglio e indipendenza, Hanna lascia il lavoro che doveva essere il trampolino di lancio per il suo sfavillante successo ma che, invece, si era rivelato come uno sfruttamento irrispettoso e sottopagato. A un passo avanti, però, corrisponde quasi immediatamente un passo indietro, durante il quale si pente della scelta compiuta l’istante dopo averla fatta. La stessa fitta confusione la dimostra quindi ogni volta che affronta la realtà di Caleb e Spencer insieme, fingendo, neanche al massimo delle sue potenzialità, di accettarlo quando l’imbarazzo e il fastidio sono talmente evidenti da ostacolare anche un pensiero razionale su come gestire una situazione ben più pericolosa della sua gelosia repressa. E proprio in quest’ultimo aspetto, Hanna mostra chiaramente ogni sua recente contraddizione: agendo impulsivamente, giudicando il modo in cui gli altri pongono rimedio alle sue azioni ma soprattutto accettando ogni forma di ricatto passivamente, senza neanche provare a combatterlo. Nuovamente tra le braccia di Jordan nel finale, Hanna non vuole tornare a Rosewood e non vuole tornare a New York, restando quindi ancorata a una vita immobile ma che, paradossalmente, sfugge al suo controllo, almeno fino al momento in cui non sarà pronta ad aprire gli occhi e a lottare per ciò che davvero desidera.

Nonostante s’impegni a disegnare un percorso da seguire per rimettere insieme il suo futuro, Emily invece sembra al momento particolarmente esasperata: da Hanna che chiama i genitori col nome di battesimo; dagli ormoni che prendono il sopravvento sulla sua personalità ma, soprattutto, da Alison appena tornata in città mano nella mano con il dott. Rollins, con la convinzione di ritrovare ad aspettarla a braccia aperte le stesse amiche che prima di andar via aveva spinto sotto il treno delle indagini della polizia.

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E dato che ad Alison piace da sempre vincere facile, Emily Fields è in cima alla sua lista. Lungi purtroppo dal credere alla sua buona fede, per quanto mi riguarda Alison diventa adesso soltanto l’ennesimo aspetto della vita di Emily che continua a prendere la piega sbagliata, bersagliata senza sosta da questo nuovo stalker che si nasconde alla luce del sole o nell’ombra onirica della sua camera d’ospedale, lasciandola a domandarsi cosa sia reale e cosa frutto della sua immaginazione.

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Nel finale dell’episodio, Caleb confeziona con maestria quel primo attacco sferrato dalle indagini del team Sparia, ripagando la nuova “A” con la sua stessa moneta e dimostrando ancora una volta una certezza che diventa sempre più evidente momento dopo momento: le ragazze sono tornate in partita e non resteranno sedute a guardare mentre il passato si ripete.

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Aspettando quindi la mossa successiva di questa nuova figura misteriosa, io vi do appuntamento alla prossima settimana. Sempre qui, Walkerit-A

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

1 COMMENT

  1. Io penso che Hanna sia quella che si sente più persa perchè non ha nulla che la tiene veramente legata a Rosewood, se non la situazione di Charlotte… Emily ha la sua donazione degli ovuli (storyline che fatico veramente a capire), Aria ha il racconto di Ezra e Spencer ha Caleb e la campagna di sua madre; metre tutta la vita di Hanna è legata alla sua nuova città, al suo nuovo lavoro e al suo nuovo fidanzato. Tutto ciò che la tiene ancorata a Rosewood è solo una causa di sofferenza. Penso che quella che è emersa per pochi secondi con il suo capo sia la vera Hanna Marin, forte e combattiva e spero che riesca a riprendere le redini della sua vita.
    Concordo pienamente su quello che hai detto su Aria e Spencer! E grande gaudio sul finale: nuovo villain stavolta le ragazze sono pronte a ribattere!

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