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Pretty Little Liars | Recensione 6×06 – No Stone Unturned

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Pretty Little Liars | Recensione 6×06 – No Stone Unturned

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Quanto mi erano mancate le mie ragazze!! Pretty Little Liars torna dopo una tragica settimana di pausa in cui mi sono rimpinzata di eventi del San Diego Comic Con per superare l’astinenza ma non appena ho rivisto le mie quattro piccole graziose disperate, è stato come se non ci fossimo mai lasciate, la nostra è una bellissima storia! Bene, una volta scritta la buffonata del giorno, entriamo nel vivo dell’episodio partendo con un solito parere personale: BELLISSIMO. Avanti, lo sapevate che l’avrei detto, se gli altri lo hanno definito noioso o inutile, era scontato che io l’avrei amato, ha sempre funzionato così tra me e PLL! Mentre ci addentriamo nella seconda metà di questi dieci episodi al cardiopalma, lo show mette a segno un altro punto fondamentale per la storia, importante per le relazioni e per i loro sviluppi futuri ma dannatamente interessante per i personaggi, che tornano ad essere e a sentirsi semplicemente ciò che sono sempre stati e questo per quanto mi riguarda è magnifico! Ovviamente eccezion fatta per Emily che in episodi come questo andrebbe presa a badilate, sempre con amore!

Le ho riconosciute. Per la prima volta da quando hanno lasciato la Dollhouse, nel bene o nel male, ho davvero riconosciuto la vera e unica personalità di Spencer Hastings, Aria Montgomery, Hanna Marin e purtroppo anche di Emily Fields. L’episodio mi è sembrato essenzialmente all’insegna di questo ritorno all’originalità dei caratteri, di questo bisogno di riappropriarsi della semplice quotidianità, senza essere ancora una volta le vittime davanti a cui tutti rallentano per vederne le ferite, senza essere considerate piccole e graziose bambole di porcellana, come tali sono già state trattate e non è stato piacevole. Proprio nel momento più opportuno, quando Charles infatti preannuncia il suo ritorno a casa, anche le quattro ragazze portano avanti gradatamente il loro percorso di identificazione, ricominciando a cercare la loro più autentica personalità al di là dell’ombra di A.

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Spencer Hastings quindi si mostra nuovamente nel suo aspetto migliore, nella sua straordinaria complessità, lei che ha sempre cercato di capire chi davvero fosse e chi invece volesse essere, oltre tutte quelle etichette che gli altri le affibbiavano e che lei puntualmente cercava di rispecchiare e rispettare al meglio, in pieno stile Hastings. Ma adesso, costretta a ricominciare di nuovo tutto da zero, con più consapevolezze e meno certezze di quante ne abbia mai avute, Spencer sente un estremo bisogno di conoscersi e sapere finalmente che tipo di persona voglia essere, la studentessa diligente che ispira gli altri raccontando delle sue esperienze drammatiche nel discorso di fine anno o la ragazza che a testa bassa si lascia alla spalle anni di traguardi e meriti raggiunti e indossati come maschere mentre la sua vera personalità veniva riposta in un cassetto, giorno dopo giorno. Ciò che mi affascina di Spencer in questo momento è proprio il suo aprirsi agli altri per aiutare se stessa a conoscersi, a scoprirsi e a capirsi meglio di quanto abbia mai fatto. Se Dean quindi l’ha aiutata a ripulirsi nuovamente in modo da poter affrontare qualsiasi sia la sua verità a mente lucida, è uno strano confronto con Sara Harvey a permetterle di guardare alle sue esperienze e al suo passato non più con vittimismo ma come un insegnamento futuro per se stessa e per gli altri perché Spencer Hastings è ancora lì, ancora in piedi e pronta a combattere come sempre. E forse sembrerò un disco rotto a volte ma è proprio in questi momenti che rivedo la vera Spencer, la MIA Spencer, la guerriera che scende nell’arena al fianco di quelle persone che la caratterizzano davvero, quelle ragazze con cui non deve neanche pensare a chi voglia essere perché con loro è tutto terribilmente facile, con loro è semplicemente Spencer e questo è sempre bastato.

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Anche o forse soprattutto Hanna Marin è stata in questo episodio il simbolo di quella che ho definito la storyline della puntata: il ritorno alle origini. Mai come in questi 42 minuti ho rivisto e rivissuto la vera essenza di Hanna Marin, la stessa ragazza del “Spencer, Jenna non può sentirci, è cieca!” ma con l’aggiunta di inevitabili e travolgenti evoluzioni. Inarrestabile, assurda, bizzarra e irresistibile, Hanna si tuffa completamente nella ricerca di A o di quelle prove che dovrebbero incastrarla, creando con Spencer un binomio investigativo che non potrebbe risultare più divertente neanche se lo volessero fare di proposito.

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Dall’auto di Leslie presa in prestito alla vista migliorata da occhiali NON graduati, Hanna dimostra minuto dopo minuto di voler tornare ad essere soltanto se stessa, di voler vivere come ha sempre fatto, di voler avere una madre che la rimprovera se lascia il frigo aperto e un fidanzato che la ama come merita e non come un custode della sua campana di vetro.

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E proprio da questo punto di vista, non posso non soffermarmi brevemente sull’unica persona che capisce Hanna meglio di quanto lei capisca se stessa, ossia sua madre Ashley, capace di leggerle dentro a tal punto da spingere anche Caleb a vederla come ha sempre fatto, come la solita Hanna un po’ pazza e non come una vittima da proteggere a tutti i costi.

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Hanna è tornata e ha portato con sé ogni aspetto della sua vita frizzante.

Stesso percorso eppure completamente diverso l’ha compiuto Aria Montgomery, il personaggio per cui ho da sempre un debole e su cui ho più difficoltà a scrivere. Sì, perché cercare di raccontarvi Aria o il motivo per cui mi piace da sempre non è affatto facile in quanto proprio questo suo essere difficile da descrivere è esattamente ciò che mi affascina. Aria è sempre stata la più imperscrutabile, quella impossibile da etichettare, la ragazza che chiude le sue emozioni dentro di sé, ma che per gli altri c’è sempre, leale e coraggiosa più di quanto si creda. Prendete gli ultimi episodi per esempio, da una parte Aria ha fatto esattamente ciò che è abituata a fare: chiudere tutto in una scatola e sperare che questa svanisca nel nulla perché lei è stata la prima a rincorrere una normalità impossibile da afferrare. Ma Charles sembra volerle dimostrare giorno dopo giorno quanto questa normalità sia ancora un miraggio per tutte loro quindi ecco che la nostra “ladybug” (come la chiama Holly Marie Combs) mostra l’altro lato di sé, quello che affronta l’ennesima minaccia a viso aperto, con razionalità, con lucidità, magari anche con un briciolo di rassegnazione, ma senza perdere il controllo delle sue emozioni. Affiancando Spencer e Hanna nelle loro indagini, Aria “visualizza ma non risponde” ai macabri regali di Charles e scende nuovamente in campo con le sue amiche perché insieme hanno cominciato e insieme dovranno mettere la parola “FINE” al loro incubo. E se anche Aria sceglie di tornare alle sue origini, il suo punto di partenza è inevitabilmente Ezra.

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Ammetto che recentemente mi sono ri-innamorata di questa coppia, proprio adesso che non sono insieme, perché è quando sono distanti che mi dimostrano quanto invece siano destinati l’uno all’altra. Ezra è sempre lì, al suo fianco, anche quando lei non lo vede e non in stile quarta stagione & “Every breathe you take” ma come un angelo custode che non può fare a meno di amarti e di proteggerti con discrezione. E Aria questo l’ha sempre saputo e se davvero questo episodio è stato per tutte loro un ritorno al passato, c’è una sola persona con cui Aria avrebbe ammesso quanto si senta al sicuro con Ezra e questa persona è inevitabilmente Spencer Hastings.

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Purtroppo però adesso sembra quasi troppo tardi per Aria e Ezra ma per quanto mi riguarda non è così, non sarà mai troppo tardi per loro che si sono amati dal primo momento in cui si sono visti.

E infine purtroppo anche Emily Fields sembra aver ri-abbracciato il suo non glorioso passato, non la detestavo così dai tempi della sua cotta per Alison DiLaurentis … hey un minuto, dov’era Ali in questo episodio? Mi è quasi mancata … quasi! Fine dell’inciso, torniamo da Emily. Come ho sempre riconosciuto, la vocazione di Emily è quella di proteggere le persone a cui tiene, sarebbe perfetto se riuscisse sempre a capire le persone giuste da tutelare e soprattutto da far entrare nella sua vita. L’apporto di Emily a questo episodio è stato:
– Lasciare Aria sola in balia delle bamboline di Charles;
– “Messaggiare”/Chiamare Sara con il cellulare;
– Smontare le teorie altrui;
Tutto questo perché la sua intera esistenza sembra ruotare intorno a una ragazza che nemmeno conosce e che, puntualmente, ogni volta che Emily prova ad allontanarsi, riesce a riportarla a sé in stile yo-yo con una qualsiasi crisi emotiva. E dulcis in fundo, Sara colpisce e affonda le barriere di Emily baciandola proprio nel momento in cui Emily controllava se anche lei avesse il microchip sottocutaneo. Coincidenze? Certo, e io sono Mona Vanderwaal!

 

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E a proposito di MonaDove c’è Mona c’è verità … e anche qualche stranissimo animale! Mona è sempre stata per me quel personaggio di cui non mi fiderò mai del tutto, che non capirò mai davvero ma di cui non riesco a fare a meno perché ogni volta che lei c’è, la storia compie puntualmente svariati passi di qualità in avanti. In un confronto che profumava tanto delle passate stagioni, Spencer, Aria e Hanna ritornano a guardare Mona come ad un eterno nemico mentre lei, ormai abbondantemente stufa di voler essere accettata a tutti i costi, incarna ancora una volta la figura del faro della situazione, facendo luce sulla verità e spazzando via la superficialità dei depistaggi e delle bugie. Solo Mona poteva rassicurarci sull’identità di Leslie, è pazza ma non è A; solo Mona poteva farci notare quell’ovvio che continuava a sfuggirci, con tutte le medicine che prendeva, Charles non avrebbe mai potuto donare gli organi; e infine sempre e solo Mona poteva darci quella certezza che in fondo già avevamo ma sentirlo dire aiuta: la famosa notte in cui tutto è cominciato, in due fuggirono dal Radley, Bethany Young e Charles DiLaurentis, ergo CHARLES È VIVO, accettiamolo una volta per tutte. Il motivo per cui Mona rappresenti un’eterna incognita per me non mi è ancora chiaro, non è dalla parte delle ragazze o direbbe tutto quello che SA, ma onestamente non credo neanche più che sia davvero dalla parte di Charles in quanto non riesco a immaginare qualcuno in cui riponga la sua lealtà. Sta di fatto che sia doppio, triplo o “infinito moltiplicato per infinito” gioco, l’unica certezza che forse avremo sempre è che Mona è fedele e leale esclusivamente a se stessa e l’unico interesse a cui riesco a pensare è quello di chiudere personalmente un gioco che le appartiene e che le è stato rubato.

Mentre le ragazze quindi inseguono un fumo nero, Charles le controlla meglio di quanto abbia mai fatto e contemporaneamente prepara anche il suo ritorno a casa, Ken DiLaurentis non potrebbe esserne più felice.

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A chiudere questo grazioso quadro ci pensa il caro vecchio Dean, è ufficiale, Spencer non può avere un amico maschio che non si innamori di lei! Purtroppo il ragazzo cade davvero troppo male, pensava sul serio di dividere coloro che sono sempre stati i Romeo & Giulietta di Rosewood? C’mon boy! Dai, va a prenderti una birra con Jake e Travis e finiamola qui!

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Come si leggeva sul tavolo della cella di Mona al Radley, il cerchio sta per spezzarsi o forse è soltanto sul punto di chiudersi finalmente, con Aria, Spencer e Hanna sempre all’erta mentre Emily paradossalmente forse, adesso è proprio la più vicina al loro peggior nemico.

Kisses, Walkerit-A

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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