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Pretty Little Liars | Recensione 6×05 – She’s no Angel

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Pretty Little Liars | Recensione 6×05 – She’s no Angel

Mettiamo in chiaro una cosa: così non si può andare avanti. Incubi, ombre, bambole, Radley, psicopatici, felpe nere con cappuccio, morti, tanti morti, STOP. Possiamo tornare ai messaggini sul cellulare e ai bigliettini nell’armadietto per favore? I 42 minuti canonici dell’episodio si stanno trasformando in un’odissea angosciante e terrificante durante la quale dubiti di tutto ciò che credevi di conoscere fino a quel momento e più ti avvicini alla verità, più ti sembra di sapere sempre meno o semplicemente di non sapere mai abbastanza. L’aspetto più difficile da affrontare in Pretty Little Liars sta nel discernere il vero dal depistaggio, l’indizio dalla coincidenza, la vittima dal carnefice e l’unica certezza giace al Radley, tra segreti e bugie, e in Mona, da sempre la sola chiave di tutta la storia perché con lei tutto è cominciato e in un modo o nell’altro, con lei tutto finirà.

EMBRACING THE CREEPY

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Dal mio punto di vista, mai come in questo episodio, Aria Montgomery si sta rivelando, con le sue parole e il suo modo di fare, l’emblema di questo nuovo Pretty Little Liars e la sua reazione al trauma subito si colora sempre di più delle stesse sfumature dark e oniriche che adesso invadono la serie, con quella vena d’inquietudine che passa dagli incubi di Spencer alla realtà di Aria vista attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. La ragazza che vuole disperatamente ricordare & la ragazza che cerca ardentemente di dimenticare, l’inizio di questa puntata ha rappresentato proprio grazie alla telefonata tra Aria e Spencer, il conflitto centrale che assilla le due persone che, a mio parere come ho già detto, sembrano maggiormente colpite dall’esperienza della Dollhouse.

La più ribelle, la più silenziosa e a volte purtroppo la più solitaria proprio nel momento in cui invece non dovrebbe essere sola. Aria continua a voler fingere che niente sia successo e che forse se non ci pensa e non ne parla, i ricordi andranno via, quelle tre settimane non saranno mai esistite e resterà soltanto una labile cicatrice. Ma più Aria si rifiuta di parlarne e affrontare la realtà, più quell’esperienza le entra dentro, in profondità sotto la pelle, come una malattia che si diffonde lentamente ma la pervade e ogni volta l’avvicina a Charles più di quanto lei non si renda conto. Aria crede di poter razionalizzare le sue emozioni e le sue paure e quando Clark commenta quello che è ormai il soggetto immancabile delle sue foto, lei minimizza, semplifica le sue scelte ma la verità è che secondo me Aria, da quando è tornata, stia intimamente e segretamente cercando di capire Charles o forse di capire se stessa nelle mani di Charles. Mi viene in mente in questo frangente la foto promozionale di questa sesta stagione in cui le quattro ragazze sono raffigurate come marionette legate dai loro fili e questa ossessione per le bambole che adesso sembra guidare Aria deriva per me esattamente dal suo essersi sentita una di loro ed è come se in questo modo una parte di lei cercasse di affrontare ciò che è successo mentre un’altra parte di lei progettasse azioni che non riesco del tutto a decifrare. Sta di fatto però che per la seconda volta consecutiva è proprio Aria ad avere l’ennesimo incontro ravvicinato con A e l’unico momento in cui il suo volto si è illuminato è stato quando Clark le ha improvvisamente mostrato la possibilità di lasciare Rosewood.

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Sono contenta di vedere invece che Spencer cominci a sentirsi davvero meglio … Incubi capaci di turbarmi anche guardando l’episodio in pieno giorno, iper-eccitazione, fame chimica, incredibile accuratezza nel mettersi in situazioni di imbarazzo, quando credi che Spencer abbia vissuto il suo momento peggiore, lei riesce puntualmente a smentirti.

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Contrariamente ad Aria, Spencer vive di domande, di dubbi, del bisogno di conoscere la verità, di arrivare a capo di un enigma che ormai da troppo tempo comanda la sua intera esistenza. Come succede spesso a chi paga il “conto” di un’esagerata genialità, anche Spencer ne affronta per l’ennesima volta le estreme conseguenze ritrovandosi nuovamente in una curva dell’infinito in cui più le sembra di correre, più il percorso davanti a sé sembra proseguire illimitatamente e il traguardo diventa un’illusione irraggiungibile. Perseguitata dal suo recente incubo e da ricordi che nessun altro condivide o riconosce, Spencer insegue una risposta che sente vicina ma che per qualche motivo non riesce ad afferrare. Se però abbiamo imparato una sola lezione in questa storia è che tutte le strade portano al Radley ed è da lì che bisogna ripartire.
Accompagnata da Hanna che continua ad essere l’unica davvero in grado di riprendere in mano la sua vita tanto da riconoscere immediatamente i disturbi della sua amica, Spencer irrompe nell’ormai chiuso istituto di igiene mentale, riuscendo in questo modo a dare un volto a tutti quei segnali che il suo subconscio le sta inviando. I momenti al Radley rappresentano senza dubbio la chiave di lettura di questa storia, il posto che collega come un’unica piazza tutte le strade principali intraprese finora.

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L’oscurità e l’inquietudine che quel luogo trasmette vengono perfettamente mixate dall’irresistibile personalità di Hanna e dalla straordinaria determinazione di Spencer che confluiscono alla fine inevitabilmente nella presenza perennemente chiaroscurale di Mona, un po’ la personificazione di tutti i segreti e i significati che il Radley incarna.

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Il ritorno di Mona, di Leslie e del Radley sanitarium mi permettono ora di provare a fare il punto della situazione. Sarebbe stato stupido credere che l’entrata in scena di Leslie nella passata stagione non avrebbe portato conseguenze ma adesso il suo coinvolgimento nella storia diventa più profondo ogni secondo che passa. Successivamente al confronto Spencer/Mona che profumava tanto di vecchio stile, le informazioni che le ragazze si ritrovano a gestire sono catartiche e spingono tutte loro a formulare le giuste domande.
Secondo i file ritrovati al Radley, Charles risulta effettivamente morto (sì, come no) e i suoi organi principali predisposti per la donazione, ciò che però apre uno scenario completamente diverso è scoprire che Leslie non solo condivide una parte del suo passato con il Sanitarium ma i suoi legami con Charles e Bethany Young si rivelano incredibilmente profondi, così come quei segreti che l’avvicinano pericolosamente alla solita Mona. Charles, Bethany, Leslie, Mona, chi manca all’appello? Avete indovinato, Sara Harvey.

Sara purtroppo si sta rivelando più deleteria del previsto, soprattutto per Emily la cui inutilità al momento raggiunge livelli allarmanti (sorry Em, ti voglio bene ma quando fai così mi spaventi). Troppo impegnata infatti a fare da babysitter alla giovane fuggitiva, Emily sembra aver perso di vista l’obiettivo principale, permettendo a Sara di occupare uno spazio sempre maggiore nella sua vita. Di fronte alla foto di Aria che sembra immortalare il profilo chiaramente femminile di una possibile A, la reazione di Sara si spiega esclusivamente in due modi: o è genuinamente terrorizzata dal suo rapitore che adesso “casualmente” riconosce come donna (ci crediamo?), o la sua paura è in realtà quella di essere costretta a mostrare il suo vero volto.

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Sorprendentemente esclusa al punto tale da vivere quasi una sua storyline indipendente, Alison DiLaurentis è reclusa in casa sua, con un padre la cui dolcezza fa quasi concorrenza agli Hastings, e i Rosewood Finest pronti a proteggerla più o meno con la stessa dedizione che avrebbero Lucas e Paige. L’unica ventata di freschezza e romanticismo nella sua vita viene dolcemente accompagnata da Lorenzo, forse il solo che riesce a vedere il volto della nuova Alison.

Nel finale dunque le quattro ragazze provano a rimettere in ordine tutte le informazioni raccolte, puntando inevitabilmente i loro radar sull’ultima sospettata e mentre uno spiraglio di luce sembra riemergere dall’oscurità di Spencer grazie a un buon amico, A prepara la sua prossima mossa soffermandosi sulla ragazza dalle ciocche di capelli rosa.

Kisses, Walkerit-A

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Occasionale inquilina del TARDIS e abitante in pianta stabile di un Diner americano che viaggia nel tempo e nello spazio, oscilla con regolarità tra Stati Uniti e Gran Bretagna, eternamente leale alla sua regina Victoria e parte integrante della comunità di Chicago, tra vigili del fuoco (#51), squadre speciali di polizia e staff ospedalieri. Difensore degli eroi nell’ombra e dei personaggi incompresi e detestati dalla maggioranza, appassionata di ship destinate ad affondare e comandante di un esercito di Brotp da proteggere a costo della vita, è pronta a guidare la Resistenza contro i totalitarismi in questo universo e in quelli paralleli (anche se innamorata del nemico …), tra un volo a National City e una missione sullo Zephyr One. Accumulatrice seriale di episodi arretrati, cacciatrice di pilot e archeologa del Whedonverse, scrive sempre e con passione ma meglio quando l’ispirazione colpisce davvero (seppure la sua Musa somigli troppo a Jessica Jones quindi non è facile trovarla di buon umore). Pusher ufficiale di serie tv, stalker innocua all’occorrenza, se la cercate, la trovate quasi certamente al Molly’s mentre cerca di convertire la gente al Colemanismo.

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