Episodio chiaramente di transizione quest’ultimo di Pretty Little Liars, una puntata che funge un po’ da riempitivo … cioè definitela un po’ come vi pare ma non ho amato particolarmente questo episodio! Forse perché in fondo secondo me non c’era davvero molto da amare o semplicemente perché molte delle storyline le avevo viste arrivare e non riesco a pensare a un’evoluzione talmente interessante da farmi apprezzare anche queste basi. Ad ogni modo però alcuni aspetti che mi sono davvero piaciuti ci sono stati e con queste parole intendo dire più che altro che a piacermi è stata Hanna, ormai a un passo dal diventare la nuova Spencer, grandiosa!
Di fondamentale importanza è per me iniziare questa recensione da uno dei punti cardine di questo episodio, ossia la registrazione di una delle sedute di terapia di Bethany Young al Radley. Tornando in seguito a parlare delle modalità in cui le liars sono entrate in possesso di questo nastro, la sensazione che ho da sempre con questa serie tv è che ci siano delle fazioni, delle squadre opposte i cui leader cambiano continuamente le loro pedine sulla scacchiera e quasi a intervalli regolari nuovi giocatori compaiono nell’arena e ciò che resta da capire è a quale team appartengano. Vi ho parlato dell’audiocassetta perché per la prima volta abbiamo avuto l’occasione di ascoltare la voce di Bethany Young e quello che abbiamo sentito era tutto il suo risentimento e il suo odio per una persona manipolatrice e crudele, una sorta di sirena mitologica in grado di affascinarti tanto da attirarti nella tua rete per poi renderti soltanto uno dei suoi tanti servitori, una delle sue marionette. Bethany non fa mai il nome di questa ragazza ma anche se ormai sono tre episodi che abbiamo avuto la fortuna di non vederla, il viso di Alison trova una perfetta corrispondenza nelle parole della giovane paziente del Radley e come uno di quei leader di cui vi parlavo prima, Alison passa da un aiutante all’altro a seconda delle qualità di cui ha bisogno, a seconda di quanto crede di poter sfruttare per sé stessa da questa nuova persona che è riuscita ad affascinare e ad attrarre nella sua orbita.
A dimostrazione di ciò infatti, l’episodio segna il ritorno del tanto atteso Holbrook il cui mondo ormai è crollato in pezzi in seguito alla sospensione dal lavoro e alla reputazione inevitabilmente rovinata dopo la scoperta di alcuni dei suoi momenti poco chiari e certamente non all’altezza di un detective. Ma se Holbrook sembra essere stato “scaricato” nonostante i suoi servigi leali, un nuovo giocatore sembra già pronto per prendere il suo posto alla corte reale di sua maestà Alison DiLaurentis e questa volta si tratta di qualcuno ancora più vicino alle liars.
Se da una parte abbiamo i seguaci di Ali, da un’altra sembrano sopravvivere ancora le risorse di Mona, ormai scomparsa ma in qualche modo sempre presente, tra flashback, ricordi e segreti che ha nascosto così bene da poter reggere da sola un’intera stagione della serie.
E come se fosse stata svegliata ora da uno stato di ibernazione, spunta a Rosewood Leslie, una criptica, inquietante e fantomatica amica di Mona, giunta in città per aiutare sua madre e per parlare con le liars di quanto accaduto alla giovane Vanderwaal. Leslie sembra un’incarnazione di una delle personalità di Mona, lucida, razionale e ordinaria all’apparenza, ma completamente diversa sotto la superficie, custode di chissà quanti segreti. Come risulta evidente in modo quasi geniale nel confronto con Hanna, Leslie forse non conosceva Mona bene tanto quanto vorrebbe far credere o forse semplicemente la sua è un’analisi preliminare della situazione e in questa fase sceglie quindi di non esporsi del tutto, restando in disparte per studiare le persone e le reazioni. La sua unica vera mossa nella partita è quella di puntare il dito contro Mike, secondo i suoi racconti non così vicino a Mona come abbiamo sempre creduto. Un passo avanti almeno è compiuto dalle ragazze che decidono di prendere questa nuova conoscenza con le dovute accortezze, memori dell’ultima ex-amica che avevano avuto la fortuna di conoscere al Brew.
Holbrook, Leslie, a chiudere il quadro dei tre personaggi più misteriosi in questo frangente troviamo Mike Montgomery, da sempre un personaggio problematico ma mai in fondo degno di reali sospetti o almeno di attenzioni. A quanto pare però il suo momento di celebrità è ormai giunto e la trasformazione del ragazzo, fisica e caratteriale, lo colloca in una posizione del tutto nuova e proprio per questo motivo giustamente incomprensibile. Mike è ancora alle prese con le fasi del lutto per la perdita di Mona ma i suoi lati ciechi adesso si colorano di sfumature ancora più buie che non riguardano più soltanto la semplice rabbia o il dolore per ciò che si è perso ma diventano un chiaro segno di qualcosa di più, di un obiettivo o di una missione che lo porta ad avvicinarsi pericolosamente al mondo di Alison.
Per quanto riguarda le ragazze invece, penso che sia quasi evidente al momento una sorta di dislivello nell’equilibrio delle storyline perché da una parte abbiamo Hanna Marin, il personaggio che probabilmente ha avuto l’evoluzione migliore dal principio dello show, un’evoluzione certamente necessaria, inevitabile e anche affascinante ma che adesso sembra aver raggiunto picchi quasi surreali, mentre dall’altra parte abbiamo Spencer, Aria e Emily a mio parere troppo ridimensionate e a volte anche snaturate dalle loro qualità e da quei caratteri che le rendevano uniche ognuna a modo proprio.
Spencer Hastings sta chiaramente perdendo sé stessa, dimenticando gli obiettivi e i sogni che la rendevano viva e cullandosi in una confusione alla fine anche comprensibile mentre si abbandona al solo desiderio di lasciare tutto e fuggire il più lontano possibile senza niente e nessuno che le condizioni la vita. Ma per quanto questa libertà faccia gola, la sua volontà di evasione e il suo atteggiamento sempre più dimesso non sono da Spencer, non fanno parte di quella guerriera che abbiamo conosciuto finora, non sono le caratteristiche che hanno reso Spencer l’unica vera leader dello show. Maggiore deterrente è a mio parere il nuovo arrivato Johnny, tanto geniale ed eclettico con la sua arte e la sua macchina dei sussurri, ma con un bagaglio di segreti tutti da scoprire e con un’influenza su Spencer che la allontana ancora di più dalla sua personalità più autentica.
Nonostante la ripresa nell’episodio della settimana scorsa, anche Aria è ricaduta in quell’oblio che comincia a renderla utile tanto quanto Ezra. Impegnata al momento a cercare di capire in che squadra suo fratello abbia iniziato a giocare, Aria continua a vagare a vuoto in realtà, senza una vera meta, senza un reale perché che dia particolare spessore al personaggio.
Senza speranza è la situazione di Emily Fields, il mondo cadrà anche a pezzi ma l’apocalisse può attendere se c’è una nuova storia d’amore all’orizzonte. Non metto in dubbio che una possibile relazione con Talia potrebbe anche rivelarsi interessante ma ridurre la storyline di Emily soltanto a questo diventa quasi inaccettabile. Unico momento degno di nota è probabilmente il suo confronto con Caleb che ampia il raggio d’azione di Emily a qualcuno che non intende conquistare.
Come avevo anticipato però, a risollevare le sorti della serie ci pensa Hanna Marin, soltanto l’ombra della ragazza svampita e senza cervello che ci era stata presentata nelle prime stagioni. Che riguardi Mona, Alison o Holbrook, Hanna sembra avere le risposte giuste per ogni occasione, per ogni momento in cui ciò che serve è andare oltre, è vedere lì dove le altre non riescono ad arrivare. Il suo aver vissuto Mona per davvero e in tutte le sue sfaccettature pone Hanna in una posizione privilegiata che le permette di interpretare e codificare il suo ricordo come nessun’altra. Non c’è da stupirsi quindi se soltanto lei riesca a capire dove guardare e questo la porta a trovare quel nascondiglio invisibile ad occhio nudo che conserva l’audiocassetta sottratta dal Radley. E per la prima volta dopo tanto tempo, l’intelligenza di Hanna mette le ragazze un passo avanti ad A.
Nel confronto con Holbrook invece Hanna mostra ancora un nuovo lato di sé, quello di una ragazza che sembra non aver più paura di niente, pronta a difendersi ma anche ad attaccare senza pensarci due volte, senza alcun tipo di dubbio o timore. Dopo aver affrontato a testa alta l’ex detective di Rosewood, Hanna ritorna nella sua auto e lo sguardo che vediamo nello specchietto retrovisore è quello di una ragazza cambiata più di quanto ci fossimo mai resi conto.
Infine le indagini sulla morte di Mona proseguono nonostante tutto e l’esame del dna sul sangue trovato nel magazzino che conservava il macabro barile hanno finalmente dato un riscontro: Alison DiLaurentis.
Pretty Little Liars continua ad aprire nuove storyline, porta in campo nuovi giocatori e nuovi segreti ma che ciò che conta è che un altro episodio è passato e il momento in cui molte verità verranno finalmente rivelate si avvicina innegabilmente. Nell’attesa, io vi do appuntamento alla prossima settimana sperando comunque in un episodio più vivo e con un’equa evoluzione di tutti i personaggi e soprattutto di quell’amicizia unica che da sempre lega Spencer, Aria, Hanna e Emily e che adesso mi sembra quasi che si dia un po’ per scontata.
Kisses, Walkerit-A